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Autore: Moon_Evil Sisters    10/12/2007    6 recensioni
Le pareti, le tende, l'atmosfera... persino la stessa aria che respirava, era impregnata di lei. Ipocrisia di una notte, ipocrisia di una vita. {To Giù, written by Macrì e Alex}
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inauguriamo il nuovo nick a tre, finalmente! Soltanto che… siamo solo in due XD Alex e Macrì, liete di – si spera, almeno – allietarvi un po’. Dall’unione delle menti di figlia e madre, non poteva che nascere una NonSense, ovviamente. Perché questo? Be’, oggi è un giorno speciale per noi.
In questo dì, ben quindici anni fa, è nata un’idiota.
La nostra idiota.
L’idiota che ci rallegra ogni giorno su msn, sostenendo i nostri sogni e consolando i nostri cuori. Nella tristezza, nella felicità e – perché no? – anche nell’apatia, Giù, ci sei sempre stata. E non potevi farci dono più bello.
Diciamo che hai indovinato solo in parte, little Pig: altro che Edward e GasGas (che, si sottolinea, appartiene solo alla MogliAh)!
Tutta la trama ruota attorno ad un legame che abbiamo cercato di fare nostro, immedesimandoci nei protagonisti.
Ciò che segue è, almeno per noi, il rapporto fra due dei più intriganti personaggi di J. K. Rowling: Rodolphus e Bellatrix Lestrange.
 
A Giù, con tanto affetto.  
 
P.S. Pretendiamo una fetta di torta tramite posta prioritaria!

 

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I Colori dell’Ipocrisia.
 
 
Si addentra ed investe – veloce, impetuoso.
Le alte finestre si scuotono in sua balia, il forte e glaciale sibilo frastorna i timpani, mentre i brividi attraversano il corpo.
Così, improvvisamente, il gelo s’impadronisce della camera.
Non basta il tepore di un fuoco per catturare la paura. Le sue fiamme vermiglie oscillano pericolosamente, minacciando di estinguersi fra le ceneri bigie.
E come le polveri sozze, tutto in questa stanza è grigio.
È cupo.
No, non è sufficiente un camino acceso, né una confortevole poltrona a frenare i tuoi sussulti.
È il timore di osservare la tua vita sgretolarsi fra le dita impotenti.
{Lo sai.}
È il timore di guardare negli occhi la persona che ami… senza trovare lo stesso barlume di rovente amore che fa ardere i tuoi.
{Non puoi.}
È il timore di comprendere che tu, per lei, sei solo un ignobile strumento.
{E, dentro, ti disperi.}
Le fiamme si piegano, si deformano, si innalzano ancora.
Vogliono sfiorare vette inviolabili. Tu sai che la sola volontà non porta a nulla.
L’ultima vampa, la più alta, si flette. Fino a spegnersi.
Sconfitta, domata.
Il vento è più forte, e sempre più gelido.
La porta di mogano scuro si apre, cigolando debolmente.
«Anche tu, Rodolphus?».
Che combinazione, sorridi.
La ammiri lì dove si erge, ritta vicino al battente aperto; una mano bianca ancora stringe il pomolo lucente, l’altra è chiusa sul grembo. La veste nivea che l’avvolge delicatamente, rende la tua sposa ancor più celestiale.
«Bella», rispondi soltanto, inspirando.
Le narici avvertono la fragranza che il vento ti porta.
Rose e crisantemi. Bellezza e morte. Letizia e disperazione.
È l’odore di Bellatrix.
Ti sorride con sguardo beato. Sembra serena e morbida.
«Non riesci a dormire?».
Asserisci col capo lentamente, osservando di sottecchi la sua figura sottile avvicinarsi alla poltrona.
Non dormi da mesi, vorresti aggiungere alla tua risposta taciturna.
Chiudi gli occhi con lentezza e volti il capo. Le tue palpebre tremano, quasi impercettibilmente. Ma tu, fiero erede Purosangue, non vuoi darlo a vedere. Niente debolezza, né pena.
Avverti il tocco leggero delle sue dita candide sulla spalla. Il profumo è distinto ed intenso: riempie i tuoi mesti pensieri.
«Rodolphus?».
Al suo richiamo, sollevi nuovamente lo sguardo. È impossibile farle fronte, consideri, mentre la contempli.
Bellatrix è alta, selvaggia e bella. Il suo fascino fiero e crudele ti piega, e non puoi far nulla.
Non vuoi far nulla.
Posi la tua mano sulla sua; Bella incrocia finalmente i tuoi occhi supplichevoli. Sorride, ma il suo sorriso non si estende fino agli occhi.
Il vento è divenuto più gelido, Rodolphus. Polare. Glaciale.
Come quel… ghigno.
Un paio di iridi nere – profonde, sconfinate – ti scrutano e ti ammaliano.
Fa freddo, nevvero?
«Ritorno di là. Tu rimani ancora? ».
«Sì, Bella».
Tutto, tutto è glaciale.
Osservi le sue movenze cadenzate e sinuose distanziarsi, finché Bellatrix non scompare dietro il tetro suono della porta chiusasi alle sue spalle. Serri le palpebre, arginando la sofferenza. Una folata di ghiaccio irrompe dalle finestre spalancate; ti senti raggelare il sangue nelle vene, nuovamente.
È impossibile catturare il vento – pensi, e le mani tremanti velano lo smarrimento di un uomo che ha perso fiducia.
{Sei un vile? Un codardo?}
Celere, inatteso e sfuggente.
Ti leviga le mani con amorevolezza per poi scappare, meschino, quando le congiungi l’una all’altra.
Tentar non nuoce? No, tentare uccide. Distrugge.
Rodolphus, quante volte la tua anima si è frammentata per lei?
{O forse è soltanto lei…
Ipocrisia fatta donna.}
 
--- --- ---
 
Le tue dita risalgono in silenzio la spalla nuda dell’uomo che giace addormentato tra le pesanti coperte vermiglie.
Con insofferenza sempre maggiore, porti lo sguardo languido sulle pareti della stanza, anch’esse rosse.
Gli enormi tendaggi di broccato scarlatto impediscono alla fioca e pallida luce della luna di rischiare i vostri corpi.
Tutto riluce di un fastidioso color carminio; il sangue ti attanaglia le membra in una morsa martellante.
Che si tratti di rimorso dettato dal subconscio, non ti sarà mai concesso di saperlo.
Eppure, ti senti in gabbia dentro la tua camera da letto.
È un’alcova in cui ti sei chiusa tu stessa.
 
{La tua vittima giace accanto a te.}
L’amore.
{L’Amore.}
 
Fuoco e fiamme per un caduco periodo… e cenere tetra per il resto della tua dannata esistenza.
È duro, senza dubbio, non essere più amati quando si ama… ma è nulla in confronto ad essere ancora amati quando non si ama più.
Courteline.
Questa frase ti schiaffeggia senza pietà ogni volta che incontri gli occhi bui di Rodolphus, non è così?
Non hai fatto niente di buono nella vita, e questo pensiero ti riaffiora incombente mentre – con un accennato schiocco delle dita – la sigaretta si accende.
Percorri con la mano vuota il ventre leggermente rigonfio e liscio come il marmo.
Un ghigno sghembo si disegna sulle tue labbra piene.
Un altro misero errore.
Non puoi, e – sicuramente – non vuoi.
Quell’essere innocente è il centro dell’inferno per una perduta come te, Bellatrix.
Devi mantenerti calma davanti a quest’inaspettata sorpresa.
Ma essere calma, per te, significa solo una cosa: la vigliaccheria delle donne.
E non sei debole – né tanto meno vile.
La tua decisione, la prenderai; e chissà… magari un giorno te ne pentirai. Una strana ed esigua parte di te ti dice che non è troppo tardi per tentare.
Riusciresti a resistere a tutto, tranne che alle tentazioni.
Perché tu sei Bellatrix Black Lestrange.
{Il calore… il gelo.
Il fuoco…le ceneri.
Carminio. E cinereo.
 
 Sono questi i colori dell’Ipocrisia?}
 
 
  
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