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Autore: jawaadss    25/05/2013    0 recensioni
'Tell me with your mind, body and spirit
I can make your tears fall down like the showers that are British
Whether we’re together or apart
We can both remove the masks and admit we regret it from the start.'
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You saved me.


Magari quel giorno esiste. Magari quel giorno potrebbe arrivare; quel giorno in cui sarai felice, in cui piangerai di gioia, quel giorno in cui non potrai fare altro che sorridere, che guardare ogni persona attorno a te e pensare a quanto sia bella la vita, magari quel giorno arriverà.
Io lo so che arriverà, per me è arrivato.
Esattamente il diciannove maggio duemilatredici, voi non sapete di cosa sto parlando, ma io si. E’ stato il giorno più bello della mia vita, il giorno in cui le lacrime di speranza, di tristezza, si sono trasformate in lacrime di gioia, il giorno in cui tutto quello che si mostrava ai miei occhi sembrava perfetto, il giorno in cui l’ho abbracciato. Il giorno più bello della mia vita.
Vi racconto la mia storia.
Era il sette settembre duemilaundici, quando una mia amica mi fece sentire le voci di cinque ragazzi, gli One Direction, una band formata ad X Factor. Insomma, era il sette settembre e ora quel giorno è diventato parte della mia vita, sai? Io lo so.
Cantavano ‘What makes you beautiful’ il loro primo singolo d’esordio, quando quelle cinque voci, tutte diverse, si impadronirono della mia testa, quando quelle voci angeli mi fecero sorridere, così che la mia vita stava avendo una svolta, capì che qualcosa stava per cambiare.

Era il tre ottobre dello stesso anno che questi cinque ragazzi vennero qui, in Italia, nel mio paese ma non ci sono stata. Così successe il diciassette febbraio e il primo novembre.
Pochi giorni prima, però, del primo novembre lessi quello che avrebbe potuto permettermi di vederli: le date del loro tour in Italia.
Agitazione a mille, paura di non prendere i biglietti, lacrime, gioia e contentezza, tra tutto questo due settimane dopo il primo novembre il biglietto giallo arrivò in mano mia, si.
One Direction Arena di Verona, 19 Maggio 2013.
Era il giorno più bello della mia vita, sul serio.
Così siamo arrivate a lui, quel bellissimo giorno.

Andai là il giorno stesso, la mattina. Non stetti in fila, non mi andava. Avevo i posti numerati, sari entrata dopo che il casino sarebbe diminuito.
Mi feci un giro per la bellissima città di Verona, non che avessi mai pensato a quello che sarebbe successo poco dopo e invece successe.
Sapete cosa? No, beh ora ve lo racconto nel modo migliore del mondo.

Erano più o meno le sei, quando avvicinandomi all’Arena, sentì delle urla che urlavano One Direction, allora capì che erano usciti. Cominciai a correre più veloce che potetti, cercai di farmi largo nella folla, cercai di correre ancora più veloce, ero da sola. Correvo come una disperata con le lacrime che bagnavano il mio viso, dovevo vederli. Correvo, correvo, correvo. Arrivai davanti all’Arena troppo tardi, arrivai nel momento in cui Niall scese la gradinata e non vidi altro che una testa bionda andarsene.
Ragazze che piangevano a dirotto, ragazze che urlavano, ragazze che chiamavano le amiche, io? Io ero in mezzo a quella folla con lo sguardo perso, con lo sguardo disperato. Lo so, lo so li avrei visti tipo due ore più tardi ma io non volevo, mi ero persa un momento in cui erano loro stessi, mi ero persa un momento fantastico che sarebbe entrato nella storia, e chissà, magari anche nel film in 3D.
Cominciai a camminare senza un metà fissa, girovagai intorno all’Arena, con lo sguardo fisso verso il vuoto, senza pensieri per la testa, cominciai a girare senza sapere dove sarei arrivata.
Fu così che arrivarono le sei e mezza ed aprirono i cancelli, come ho detto prima io non entrai subito, non volevo.
Mi ritrovai sul retro dell’Arena, le lacrime che cadevano lungo il mio viso per essermi persa quella bellissima esperienza, le cuffie alle orecchie con Over Again a palla e niente le speranze finite.
Mi ero anche messa in testa che avrei potuto abbracciarli,un illusa ecco che ero.

Diciotto e quarantacinque.
La folla andava via, via diminuendo ma io me ne restavo li ad aspettare che se ne andasse del tutto per potrei entrare con calma, anche se mi sarei persa l’apertura poco mi importava.

Diciannove.
Mi alzai da terra, mancano così poche persone da far entrare che decisi che mi sarei lanciata dentro e sarei andata a sedermi. Sistemai i miei jeans dandoci qualche manata sopra, riposi il telefono nella borsa. Nel momento in cui stavo per mettere via la macchina fotografica sentì dei passi provenire da dietro di me.
Chiunque fosse stato non mi sarei girata per nessuna ragione al mondo, ma mi accorsi che la mia entrata era dall’altra parte dell’Arena. Sbuffai nei miei pensieri e cominciai a pensare a chi potesse essere, magari una fan che era entrata nel backstage, magari una fan che li aveva visti prima non lo so, so solo che mai mi sarei aspettata quel ciuffo sistemato male, quegli occhi blu, una maglietta nera, un paio di superga bianche e i pantaloni neri abbastanza stretti, mai mi sarei aspettata Louis William Tomlinson.
Alzai gli occhi nel momento preciso in cui riconobbi le scarpe, rimasi spiazzata. Un sorriso comparve sul suo volto non appena incrociammo i nostri sguardi, lacrime scesero dai mie occhi non appena successe ciò.
Ok calmati, devi riuscire a dire qualcosa.
Aprì la bocca due o tre volte prima di dire una lettera completa, perché in quel momento i miei dieci anni passati a imparare inglese si erano fottuti.
«Hi!» La sua voce cristallina riempì i miei pensieri non appena si accorse che non riuscivo a parlare.
Lacrime, mi ricordo solo questo. Lacrime di gioia forse, lacrime che stavano rendendo aspre le mie guancie. Mi portai una mano alla bocca, gli occhi divennero più gonfi, i singhiozzi divennero sempre più frequenti, faticavo a respirare.
«Oh, no baby don’t cry.» Si avvicinò al mio corpo mettendomi una mano sulla spalla incitandomi ad alzare il volto.
Sorrise. Che sorriso perfetto che si ritrovava quel ragazzo.
Dillo.
«It’s difficult in this moment don’t cry.» Non so come mi uscirono da quella bocca quelle parole sacrosante.
Rise, «I’m a normal people, like you.»
Dillo.
«Can I tell you one thing?» Stavo andando abbastanza bene con l’inglese.
«Of course!» Sorrise.
Dillo, non è così difficile.
«You saved me.» Così sputai fuori quelle parole che avrei voluto dirli da quando ho ascoltato what makes you beautiful la prima volta, così li dissi la verità, la fottuta verità che mi sembrava la frase più stupida ch’io avessi mai sentito nella mia fottutissima vita, la frase che in quel momento mi cambiò la vita.
Rimase lì, a fissarmi stranito, rimase lì con gli occhi fissi nei miei a capire quello che gli avevo appena detto, gli sembrava così strano?
Poi il vuoto. Sentì delle braccia avvolgermi il corpo, sentì quella sensazione di riparo, quella sensazione che descrivono tutte le ragazze che hanno la foto con il proprio ragazzo “tra le tue braccia, mi sento al sicuro.” eraproprio quello che sentivo in quel momento, proprio la sensazione che volevo da un anno e mezzo.
Sciolse l’abbraccio, mi asciugò le lacrime, mi sorrise. Sfilò la macchina fotografica dal mio collo, mi avvicinò a lui, la girò. Con tutta la buona volontà mi sforzai di fare un sorriso.
«Thank you so much, I love you.» Dissi a lui mentre mi rimise al collo la macchina fotografica.
«No, I love you more – sorrise, -now, I must go. We will see us after, ciao – si bloccò un attimo rendendosi conto di non conoscere il mio nome, rimase lì a fissarlo e poi terminò la frase – Giulia.»
Quella fottuta collanina è servita a qualcosa.
Rimasi lì, spiazzata. Ero completamente stravolta. Guardai la nostra foto e lo notai, il luccichio nei suoi occhi, la vidi la sincerità del suo sorriso, la vidi: la mia vita.
Entrai dentro l’Arena, cantai a squarcia gola, mossi la lucina e poi partì Over Again, la canzone che non avevo smesso di ascoltare nei minuti prima di vedere Louis.
«I just want to say one thing. This song is for – si bloccò – Giulia, yes. Today, before the show one girl, while she’s crying, say ‘you saved me’. No, it isn’t correct. YOU SAVED ME GIRLS. This song is for you, Giulia.»
I miei occhi si spalancarono, la vista cominciò a venire appannata e poi le lacrime. Cominciarono a cantare e giuro che non ho mai sentito una performance migliore di quella.
Grazie Louis, grazie di avermi abbracciato, ma ti sbagli:

you saved me.





HOLA FANZ. 
premetto una cosa l'ho inventata NIENTE, NIENTE, di quello che ho scritto è successo davvero, mi sto solo illudendo che un giorno magari potrà succedere, ok? Spero vi piaccia. Non so che altro scrivere, non è una delle solite one shot che leggete, tipo: harry, ragazza, discoteca. HAHAHA NO, ho voluto scriverla nel momento in cui ne trovo pochissime su louis e insomma lui è il mio louis, ci tengo moltissimo a lui è come un fratello maggiore. Spero che questa storia un po' strana vi piaccia, lo spero tanto. 
Vabbeh, vi lascio: 

twitter:  @haroldsjulie
prima storia: Dark paradise.
seconda storia: All too well. 
lettera a justin: and everything's gonna be alright.
one shot su liam: Obsession.

BACI JULIE, ALLA PROSSIMA.
  
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