“Arya” sussurrò una voce maschile
Aprii gli occhi, ma fui costretta a richiuderli subito dopo per la troppa luce. Una mano gentile spostò i capelli che mi erano caduti sul viso. La testa mi pulsava dolorosamente, mi sentivo disorientata e incapace di fare pensieri coerenti. Provai a riaprire gli occhi e cercai di mettere a fuoco la figura china su di me. Solo dopo vari tentativi mi accorsi che era Eragon, gli rivolsi un sorriso che lui senza esitazioni ricambiò. Che bel sorriso che aveva, dolce, ma la cosa che più adoravo erano le due fossette che si formavano quando sorrideva. Pensai con divertimento che diciassette anni prima sarebbe arrossito anche solo per rivolgermi quel semplice gesto, in quel momento invece fui io ad arrossire quando capii che qualcuno mi aveva lavata e fatto indossare la mia camicia da notte mentre ero svenuta. Era stato lui? Speravo vivamente di no.
Il mio sguardo venne attirato inevitabilmente verso il volto sorridente di Eragon. Il Cavaliere indossava ancora l’armatura a scaglie, il suo viso era sporco di terra e sangue, delle larghe occhiaie si allargavano sotto i suoi meravigliosi occhi blu, molto probabilmente era stato vicino a me per tutto il tempo, e i suoi capelli erano un completo disastro, ma anche così rimaneva l’affascinante e avvenente Cavaliere che aveva rubato il mio cuore.
“Bentornata tra noi dormigliona!” disse il Cavaliere continuando a rivolgermi quel sorriso che tanto amavo.
“Dormigliona?” chiesi divertita per il nuovo appellativo acquisito.
“Hai dormito per due giorni di seguito” disse serio “Come ti senti?”
“Non avresti dovuto, ma sono felice che tu l’abbia fatto” dissi
“Ehi, ehi. Fai attenzione” disse il Cavaliere facendomi sdraiare e rendendo i miei sforzi vani. “Non sai quanto ci hai fatto preoccupare a me e a F...”
“Fìrnen!” urlai alzandomi di scatto, come potevo essermi dimenticata di lui, del mio drago?
Espansi la mia mente in cerca di quella del mio compagno. Sorrisi quando lo trovai, era con Saphira a caccia in un boschetto nelle vicinanze di Teirm.
“Arya!” esclamò felice il drago
“Eragon aspetta devo dirti grazie.” Dissi
“Oh, non… non è niente” disse arrossendo leggermente.
“Allora ciao” dissi io
“Ciao” disse il Cavaliere uscendo dalla stanza.
“Bene, piuttosto tu, come ti senti?” chiese con apprensione
“Bene, ho solo sbattuto la testa” dissi con una punta di esasperazione
“No, ha detto che non voleva violare la tua intimità” disse il drago “come se gliene importasse qualcosa”
“Fìrnen” esclamai con tono accusatorio
“Si, si ho capito, il TUO Eragon non si tocca, certo” disse il drago con sarcasmo.
“…a godermi la giornata con la MIA Saphira”
“Ehi, guardate che io non appartengo a nessuno!” esclamò la voce della dragonessa
“Scusa Saphira” dissi
“Scuse accettate.” Disse la dragonessa ritirandosi dalla mia mente
“Lei sa tutto dei tuoi sentimenti per Eragon, ma ha giurato di non dirgli niente finché non lo avesti fatto tu. Mi dispiace, ma non ho potuto nasconderglielo” disse Fìrnen
“Ah… d’accordo, basta che non lo dice ad Eragon” dissi “Allora goditi il pasto”
Dopo che ci fummo salutati, mi issai in piedi e mi iniziai a vestire.
**********
Immerso nei suoi pensieri il Cavaliere non si accorse di essere arrivato a destinazione. I due uomini a guardia delle massicce porte a battenti della sala lo annunciarono. Quando gli fu detto di poter entrare, il Cavaliere li ringraziò e si avviò con passa spedito. Nella sala del trono c’erano non meno di una trentina di nobili, alcune dame sedute su comode poltrone a ricamare, qualche guardia e naturalmente il duca. Notò con disappunto che tra le poche dame di corte c’era anche la contessina Liviana, al loro arrivo a Teirm aveva notato una strana luce negli occhi di Arya ogni volta che guardava la donna. Non sapeva spiegarsene il significato, non aveva mai visto quello sguardo in Arya. Qualunque emozione avesse provato l’elfa gli era nuova, ma in una cosa era certo: ad Arya Liviana non gli era affatto simpatica.
Arrivato davanti al trono su cui c’era seduto comodamente il duca, il Cavaliere chinò lievemente il capo “Duca”
Ad Eragon gli era fin dal principio piaciuto l’uomo. Il duca era un tipo gioviale, che teneva molto a cuore la salute del suo popolo.
“Ammazzaspettri” disse questi alzandosi e facendogli un lieve cenno col capo. “L’ho convocata qui per due motivi. Il primo vorrei sapere se Arya Svit-kona si è ripresa.”
“Si Arya si è da poco svegliata” disse Eragon
“Bene in questo caso passiamo al secondo motivo. Per questa sera avrei organizzato un ballo per festeggiare la vittoria di due giorni fa, so che le morti sono state molte, ma in questo modo il morale verrà anche risollevato” disse il duca “quindi volevo chiederle se voi Cavalieri avreste partecipato?”
Lo avrebbe prima dovuto chiedere ad Arya, non poteva prendere decisioni per lei.
“Accetta” disse Saphira
“D’accordo” si arrese il Cavaliere
“Si ci saremo” disse Eragon rivolto al duca
Questi sorrise trionfante “Ottimo, farò iniziare i preparativi”
“Io mi ritirerei per comunicare la notizia al Cavaliere” disse Eragon
“Certo, certo” disse il duca entusiasta
Il Cavaliere lo saluto con un inchino uscì dalla sala seguito dello sguardo lussurioso della contessina di Bagor. Eragon non se n’era accorto, ma la donna lo aveva osservato durante tutta la conversazione.
*********
Il Cavaliere bussò alla porta della stanza dell’Elfa.
“Sono Eragon, posso entrare o sei impresentabile?” chiese il Cavaliere
“No, entra” disse l’elfa
Il Cavaliere abbassò la maniglia della porta ed entrò.
L’elfa era davanti ad un grande specchio intenta a pettinarsi i suoi lunghi capelli corvini. Eragon si sedette sul letto e attese. Quando l’elfa ebbe finito si voltò verso di lui, gli sorrise e si sedette accanto a lui. Il Cavaliere rimase per alcuni secondi immobile vedendosi riflesso nei suoi bellissimi occhi verdi, ma si ricomposi subito dopo ricordandosi la ragione per cui era lì.
“Arya non so come dirtelo, ma il duca ha organizzato un ballo per stasera e mi ha chiesto se tu ci saresti stata e io, bè io ho detto di sì. Mi dispiace di aver dovuto decidere al posto tuo.” Disse il Cavaliere temendo la risposta dell’Elfa.
Arya corrugò la fronte “Tutto qui? Ti preoccupi per questo? Non preoccuparti Eragon hai fatto bene a rispondere e poi ci sarei andata di sicuro, ho bisogno di distrarmi un po’.”
“Ah, d’accordo.” Il Cavaliere arrossì leggermente “Poi ci sarebbe un’altra cosa”
“Cosa?” chiese l’elfa curiosa
“Io… io volevo…io volevo” il Cavaliere fece un respiro profondo “Io volevo chiederti se saresti venuta al ballo con me.” Disse poi tutto d’un fiato da rendere quasi impossibile comprendere la frase. Gli era venuta questa idea mentre andava dall’Elfa, ma molte volte l’aveva scacciata dalla sua testa non sapendo come avrebbe reagito. Alla fine con l’intervento di Saphira si era deciso a invitare l’elfa al ballo.
“Come coppia intendi?” chiese Arya
“Si, cioè no, solo per il ballo, non come… bè hai capito” disse Eragon con imbarazzo
“D’accordo” accettò l’elfa
“Certo” disse sorridente Arya “Però dovrai chiedermelo con grazia” aggiunse maliziosa
Eragon arcuò un sopracciglio.
Il Cavaliere fece alzare l’elfa e si inginocchiò di fronte a lei
“Arya Svit-kona, vuole concedermi il piacere di invitarla al ballo di questa sera” esordì Eragon divertito
“Mmm… ci devo pensare” disse l’elfa
“Cosa? Tu non solo mi fai inginocchiare e poi mi dici che ci devi pensare? No no cara, tu dici di sì!” disse Eragon alzandosi.
“D’accordo, se proprio devo” disse Arya ridendo
I due Cavalieri rimasero a parlare tutto il pomeriggio di argomenti di varia importanza finché non furono in vista della sera ed Eragon si congedò per andarsi a preparare per il gran evento a palazzo.
“Io non saprei, c’è differenza?”
“La gialla è da scartare. Quindi resterebbe la rosa, la bianca e la rossa. Forse è meglio la rosa, non vorrei turbarla. Ma non posso nemmeno mentire a me stesso, io la amo. La bianca. No, sembrerebbe banale, la bianca è più da bambini, quindi rimane la rossa. Ma quando gliela darò lei cosa penserà? E se rovinerei ancora una volta la nostra amicizia? No non posso dargliela. No sarà meglio la bianca come buoni amici.” pensai.
“Prendo la rossa” dissi poco convinto.
Se non ci fosse stato il cappuccio del mantello a celarmi il volto, la donna avrebbe sicuramente visto che io fossi arrossito.
“Più o meno” dissi titubante
Io sospirai “No”
“Vedrà che con questa bella rosa la farà sciogliere” disse la donna
“Crede?” chiesi
Io distolsi lo sguardo
“Scusi, la sto mettendo in imbarazzo” disse mortificata la donna
“No, no, grazie per il consiglio” mi affrettai a dire
“Sarà anche una bella rosa, ma non è nemmeno lontanamente paragonabile al fiore che Faolin ha fatto per lei” pensai osservando la rosa
“Forse, ma è il pensiero che conta” disse Saphira
“Grazie” dissi prendendo delicatamente la rosa e porgendo alla donna una moneta di rame.
“Grazie a lei” rispose questa
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza e lei sapeva benissimo chi.
“Avanti” disse l’elfa
Eragon entrò velocemente e chiuse la porta subito dopo
Il Cavaliere indossava una camicia blu notte, dei pantaloni neri attillati e un paio di stivali lucidi dello stesso colore, il tutto coperto da un lungo mantello dello stesso colore delle squame di Saphira. Portava un paio di guanti e sulla mano destra era ben visibile Aren, l’anello donato all’amico degli Elfi. Brisingr pendeva al suo fianco.
“Arya, spero che tu sia pronta, perché…” le parole gli morirono in gola appena i suoi occhi videro l’abbigliamento dall’amica.
“Sei bellissima” sussurrò il Cavaliere guardandola con uno sguardo tanto intenso da farle tremare le ginocchia. Dopo un po’ le porse una rosa rossa.
“Grazie” sussurrò l’elfa assaporando il dolce profumo del fiore
“Come stavo dicendo è tardi e dobbiamo andare” disse il Cavaliere
Arya lo sorprese prendendolo sotto braccio e insieme si avviarono verso la sala del trono.
Questo è il vestito che ho immagginato per Arya (il disegno l'ho fatto su un sito per come dire vestire e creare personaggi)
Angolo autrice
Ecco il nuovo capitolo , anzi la prima parte del nuovo capitolo , è solo un'altro capitolo di passaggio, non succede un grnchè ma sarà importente per la ancora-non-coppia Eragon/Arya
In questi giorni non ho avuto tanto tempo per scrivere, sono sommersa di compiti e interrogazioni e l'unico spazio di tempo libero che ho trovato era tra le undici e mezzanotte (sono un tipo alquanto notturno)