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Autore: annalisastyles    25/05/2013    16 recensioni
Penseresti mai che l'amore esiste davvero?
Penseresti mai che il vero amore esiste anche se hai un ragazzo che ti tratta come una cameriera?
Penseresti mai di trovare il vero amore sotto la cosa che odi di più? Un temporale.
***
"Ti rivedrò?" gridò quando ormai ero all'angolo della strada e lui al centro del porticato, sotto la pioggia.
"Lo spero" dissi timidamente tra me e me, per poi sparire su, lungo la strada di casa mia.
***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Here I am staring at your perfection
my arms, so beautiful.
This is guy is getting dired cause stalls are burning out.
Somebody slow it down.
This is way too hard, couse I know
when the sun comes out, I will leave.
This is my last glance that will soon be memory.
Maroon 5-Daylight



Dio, quanto piove.
Non avevo nulla contro la pioggia, anzi. Perdevo la maggior parte del tempo alla finestra per vedere quelle goccioline così limpide cadere piano, scendendo lungo il vetro. La pioggia mi rilassava e il suo profumo mi mandava in ecstasy.
Ma i temporali no.
I temporali pieni di lampi e tuoni erano il mio incubo, perlopiù se ero sola ad affrontarli.
Odiavo quei lampi capaci di illuminare un'intera casa anche alle 2 di notte. Odiavo quei tuoni capaci di far suonare gli allarmi delle macchine tanto il loro rumore.
Avevo il terrore dei temporali, odiavo veder squarciato il cielo.
Soprattutto se poi, con tutto questo temporale, ero costretta ad uscire, per fare la spesa a mio fratello.
Gli costava così tanto scendere e arrivare dietro l'angolo? Aveva anche una fottuta macchina lui. Perchè mandare per forza me? 'Non gli va! Dai, Abby scendi tu! Che ti costa?' aveva detto mia madre.
Ovvio che non gli andasse, lui era il preferito in casa, figuriamoci se si doveva scomodare per andare a fare la sua spesa con la sua macchina.
Mi trascinavo giù per la strada fradicia da capo a piedi, nonostante avessi un ombrello. I miei leggings blu ormai facevano parte della mia pelle e la felpona azzurra della Jack Wills era come se non ce l'avessi. Avevo tirato in su il cappuccio della felpa, alla ricerca di un riparo in più per i miei capelli già gocciolanti.
La strada era deserta e riuscivo a vedere solo i 5 metri dopo di me, perchè la pioggia fitta aveva trasformato l'intera strada in una matassa di grigio, troppo fitto per essere focalizzato.
Una folata di vento misto ad acqua fece si che il mio ombrello si piegò dal lato opposto, rompendolo.
"Dannazione" sussurrai tra me e me, ripiegando l'ombrello rotto nella sua custodia dato che ora era inutile.
Iniziai a correre più velocemente, alla ricerca di quel dannato supermarket. La velocità mi fece togliere il cappuccio, facendomi bagnare ancora di più il capo. Alzai lo sguardo cercando di notare qualche insegna luminosa davanti ai miei occhi, ormai stanca di quella corsa sotto quel fottuto temporale.
Un nuovo lampo squarciò il cielo, rendendo tutto più illuminato; lo susseguì poco dopo il tremendo boato del tuono, che mi accapponò la pelle. Il mio viso non era solo bagnato dalla pioggia ora, erano presenti anche goccioline calde appena sfornate dai miei occhi. Perchè ci sono dovuta andare io? Perchè?
Osservai una piccola insegna luminosa all'angolo della strada, affrettai nuovamente il passo per poi ripararmi sotto la tettoia del supermarket. Diedi un piccolo colpo d'occhio alle mie condizioni per poi alzare lo sguardo rassegnata. Alzando lo sguardo mi resi conto della saracinesca abbassata proprio davanti a me.
Cristo, ma la sfiga mi perseguita.
Mi strizzai leggermente i vestiti e i capelli per poi affacciarmi di nuovo sulla strada, alla ricerca di un nuovo negozio. Un lampo (questa volta di genio) mi illuminò la mente, facendomi ricordare quel negozietto appena dopo 100 metri di strada.
Iniziai a correre, questa volta come un fulmine, e riuscii ad arrivare in meno di un minuto a quel negozio, che sembrava essere aperto.
Entrai senza pensarci, dirigendomi subito agli scaffali di patatine che il mio adorato fratellino aveva bisogno.
Una suoneria familiare mi distolse dai miei piani malefici per uccidere mio fratello.
Afferrai il mio telefono senza neanche badare a chi mi stesse chiamando.
"Pronto?" dissi mentre ero presa alla ricerca dello shampoo più balsamo della Pantene. Non gli andava bene uno shampoo qualunque, no. A lui serviva quello giusto per 'idratare meglio' il suo cuoio capelluto.
"Abby, amore, dove sei?" la voce del mio ragazzo si fece spazio tra i miei mille pensieri.
Sì, ero 'fidanzata'. Ma credetemi, potevo sembrare di tutto tranne che quello. Non sembravo molto la sua ragazza, sembravo quasi una sua manager o anche la solo la sua cameriera personale. Eravamo fidanzati 9 mesi quasi, e da 9 mesi io non facevo altro che ubbidirgli e accontentarlo in qualsiasi fosse il suo ordine.
9 mesi peggio di una gravidanza.
"A fare la spesa. E sono a piedi sotto questo temporale" dissi sottolineando il mio stato attuale. Ma come sempre, sembrò sorvolare.
"Amore, le mie vans sono fradice! Le mie amate!" cantilenò al telefono quando io ero alla ricerca del dopobarba. Forse amava di più quelle scarpe che direttamente la sua ragazza. "Sono finito accidentalmente in una pozzanghera e ora sono bagnate" continuò notando il mio silenzio.
Ma era normale da parte sua essere trattata in quella maniera, dopotutto le sue vans adorate erano bagnate.
"Cristo, Louis! Io sono bloccata in mezzo alla strada, nel pieno di un dannato temporale, sono fradicia da capo a piedi, sono stanca di correre e ho un ombrello rotto e tu pensi alle tue vans bagnate?!" sbottai non riuscendo più a controllarmi. Notai un paio di occhi osservare la scena così in silenzio pagai ed uscii dal locale.
"Non è che puoi venire qui?" domandò imperterrito mentre io riprendevo la mia corsa.
"Cosa non ti è chiaro della frase 'sono a piedi sotto questo temporale'?" dissi affannosamente mentre cercavo una scorciatoia possibile per evitare altri lampi nelle vicinanze. Sembrava quasi la fine del mondo.
"Si, dai lasci la spesa a casa tua e prendi un nuovo ombrello. Che ti costa?" egoista. Ecco cos'era.
Ormai venivo considerata da tutti la cameriera. Non esisteva amore o affetto, ero solo una sguattera.
Sentii un urlo di avvertimento davanti a me, ma non feci in tempo ad alzare gli occhi, perchè mi ritrovai già a terra, con la spesa sparsa dovunque e il mio telefono, che continuava a parlare, poco lontano da me.
Avevo sbattuto la testa pesantemente e mi sentivo avvampare in una determinata parte del lato sinistro. Portai una mano per controllare se fosse tutto apposto ma nel riportarla davanti ai miei occhi notai perdessi un po' di sangue.
"Ma che bella giornata" dissi soprappensiero. Sentii una risata davanti a me, da un corpo ancora seduto, anche lui, a terra. Mi sarò scontrata con lui?
Alzai lo sguardo e vidi un ammasso di ricci castani tutti bagnati che ricoprivano la fronte del ragazzo. Era in ginocchio davanti a me distante forse un metro. Cercava di raccogliere i vari pezzi della mia spesa per potermi aiutare.
Mai nessuno era stato così gentile con me.
Rimasi incantata a vedere quel suo atto di generosità, notando di tanto in tanto un urlo proveniente dal mio telefono. Una nuova fitta di dolore si fece spazio tra i miei pensieri, facendomi portare spontaneamente la mano sul piccolo taglio sul mio capo. Il ragazzo si rese conto di quel mio movimento e si avvicinò a me, preoccupato in viso. I ricci gli cadevano lunghi sulla fronte, rendendomi impossibile guardarlo negli occhi.
"Ma tu ti sei fatta male!" disse notando il sangue sulle mie dita. Si affrettò a prendere un fazzolettino asciutto per poter tamponare leggermente sulla ferita. Ma l'acqua della pioggia non aiutava il tutto.
"Tranquillo" dissi cercando di scansarmi, ma poi capendo che ero senza forze. "E' solo un taglietto" dissi cercando di divincolarmi dalle sue cure preoccupate. Il ragazzo alzò lo sguardo portandolo sui miei occhi, lasciandomi spiazzata.
Aveva gli occhi di un verde mai visto, verde smeraldo, sembravano essere l'unico punto di colore in tutto quel grigio fitto. Aveva la bocca socchiusa, permettendomi di osservare le sue labbra rosso fuoco splendere sul suo viso bagnato. Mi osservava in silenzio, senza spiccicare una parola.
"Abbyyy" sentii urlare dal mio telefono ancora lontano da me. Fui costretta a staccarmi da quel suo sguardo magnetico per raccogliere il mio telefono e spegnerlo. Non mi andava di dare spiegazioni ad un tipo a cui importava solo delle sue vans tutte bagnate.
"Leggermente insistente il ragazzo, ah?" domandò il ragazzo alzandosi da terra; sorrisi appena, imbarazzata dalla sua presenza. "Lascia che ti aiuti" disse porgendomi una mano.
Incerta l'afferrai e lui mi tirò subito su, poco distante dal suo petto.
Era terribilmente alto, ed io al suo fianco sembravo un tappo da sughero.
Aveva ancora la mia mano sulla sua e non appena si rese conto del mio sguardo la strinse ancora di più a se, tirandomi verso un porticato, così potevamo metterci al riparo da quella odiosa pioggia.
Rimanevo in silenzio guardandolo tutto preoccupato per la mia ferita al capo. Notai avesse tra le mani ancora la mia spesa.
"Mi dispiace così tanto" disse ritornando a fissare i miei occhi fermandosi davanti a me. "Non ti avevo proprio vista e così ti sono venuto addosso. Ti prego di perdonarmi" disse ancora una volta, mettendosi una mano tra i capelli, tirandoseli indietro, mettendo bene in mostra i suoi occhi verdi, ancora più luminosi. "Cosa ci fai sotto questo temporale della Madonna tutta sola? In più senza un ombrello!" mi guardava premuroso, abbassandosi appena per potermi guardare negli occhi.
"I-io...." balbettai, ero incantata da quegli occhi smeraldo, non riuscivo a trovare una tregua per potermi staccare da loro. "Dovevo fare la spesa" dissi indicando appena la busta.
"Che sbadato! Giusto! Ecco!" disse in fretta dandomi la busta raccolta.
Un lampo illuminò ancora quel tardo pomeriggio, seguito da un tuono mai avuto prima. Un albero poco distante da noi cadde, facendomi sussultare. Dallo spavento finii tra le braccia del ragazzo, che vedendomi terrorizzata non ci aveva neanche pensato due volte prima di abbracciarmi.
"L'ombrello si è rotto" cercai di giustificarmi, allontanandomi dal suo corpo bagnato, ormai più che imbarazzata.
"Ohw.." disse lui sentendosi di nuovo solo, dopo quell'abbraccio. Aveva uno sguardo spento, rivolto verso l'alto, quasi ad implorare a qualcuno un aiuto con quella pioggia.
"Tu che ci fai sotto questo temporale e senza ombrello?" dissi guardando ogni suo minimo movimento. Lentamente si grattò la nuca e riportò il suo sguardo magnetico su di me. Una collanina appena al suo collo penzolò, trascinata dal vento; era un ciondolo di un aereoplanino di carta fatto d'argento. Rimasi incantata.
"Sono scappato di casa" disse alzando gli angoli della bocca, con una naturalezza che mi disorientava. Un sorriso si formò sul suo volto e una fossetta si fece largo sulla sua guancia sinistra. Aveva un sorriso perfetto.
"C-come?" dissi visibilmente spiazzata. Come poteva scappare di casa nel pieno di un temporale? Rise prima di darmi una risposta. Mi incantai al suono della sua risata, come poteva farmi tutto quell'effetto?
"Ho litigato con mia madre, e ci pensavo da un po'. Così.." fece spallucce, torturandosi appena il labbro inferiore.
"Ed ora? Come farai? Dove andrai? Diavolo, dovevi scappare oggi che diluvia?" dissi preoccupata per la sua condizione, sembrava quasi fossi la sua ragazza. Ma purtroppo ero fatta così, mi preoccupavo per chiunque, anche per uno sconosciuto. Rise divertito dalla mia reazione, come poteva rimanere così tranquillo?
"Ora non lo so, aspetto che la pioggia termini e poi mi troverò un posto in cui stare" aveva un sorriso dolce e tranquillo, che mi metteva un'ansia ancor più grande addosso.
"Hai amici che ti possono ospitare?" domandai più ansiosa di prima, sbarrando appena gli occhi dopo quel suo racconto stupido. Serrò la bocca e mi guardò ancora una volta.
"Sì, stavo giusto andando da uno dei più stretti" sorrise tranquillo, osservando divertito i miei gesti preoccupati.
Spostai lo sguardo sul mio orologio. 20:42. Quanto cazzo ero stata via da casa?
"Sarà meglio che vada" dissi affrettandomi a girare dopo la colonna che ci copriva.
"Aspetta" urlò nel vedermi lontana. "Vuoi che ti accompagni?" si avvicinò a me.
Come, scusa? Chi sulla faccia della terra era mai stato così gentile e premuroso con me? CHI?
"Tranquillo, hai già fatto tanto per me" mi sentii in dovere di dirgli. Lessi una leggera delusione sul suo volto, ma non mi illusi, di certo non poteva importargli davvero o no di accompagnarmi. Lo aveva chiesto solo per educazione. Mi avviai, iniziando a correre di nuovo sotto la pioggia, permettendo alle goccioline salate di lavare il sangue incrostato tra i miei capelli.
"Ti rivedrò?" gridò quando ormai ero all'angolo della strada e lui al centro del porticato, sotto la pioggia.
"Lo spero" dissi timidamente tra me e me, per poi sparire su, lungo la strada di casa mia.



Torno a rompere con una nuova ff, lo so :')
Spero vi piaccia anche questa.
E spero che continuerete a leggerla perchè ho in serbo per voi mille colpi di scena e sono sicura che vi piaccia. :)
Mi farebbe molto piacere anche trovare qualche recensione <3
Confido e spero in voi, lol.
Spero di riaggiornare presto (dipende da voi).
Con amore, Anna :3

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