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Autore: TeddySoyaMonkey    25/05/2013    12 recensioni
[Interattiva]
"Ambarabà ciccì coccò
Un tributo mi schiattò,
era in vita da troppe ore
e di funghi avvelenati mangiò le spore.
La fine degli Hunger Games decretò,
Ambarabà ciccì coccò."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Bagno di Sangue:
quando arriverà la loro ora saranno morti da un pezzo.

 

Parte I
Trenta secondi per (re)agire. 

Del inclinò la testa all'indietro e rise, sovrastando anche lo scandire dei secondi che avrebbe annunciato il via die giochi.
-Davvero?- Chiese al cielo, di un'intensa sfumatura rosa.
Ventitrè paia di occhi la osservarono, sorpresi eppure in un certo qual modo contenti che qualcuno avesse avuto il coraggio di chiedere spiegazioni per una cosa simile.
-Un'arena... di zucchero?-
Del allargò le braccia, come a indicare ogni singolo filo d'erba che profumava di menta e ogni singolo bastoncino di zucchero e di liquirizia che si stagliava per l'arena come fosse un albero.
Dal cielo non giunse alcuna risposta e, soprendentemente, la piattaforma di Del non saltò in aria e la ragazza si limitò a scrollare le spalle; qualunque fosse stata l'arena avrebbe ammazzato gli altri ventitrè in ogni caso.
Così la pensavano James e Eyeliner che, a soli quindici secondi dal gong si scambiarono uno sguardo, come muta promessa che da lì a qualche attimo avrebbero fatto scintille come promesso, malgrado tutte le incomprensioni che c'erano state tra loro. Perchè se c'era una cosa che spingeva i favoriti a mettere da parte le divergenze era la morte altrui.
Anche Deianira, l'altra favorita, pensava alla morte. Ora che se ne stava lì, sulla pedana, pronta a scattare, sentiva che nulla sarebbe potuto andare storto. Mancavano dieci secondi.
Deianira abbassò il mento, portò il peso del corpo in avanti e si preparò a scattare. Fece vagare lo sguardo verso le altre postazioni, distrattamente, soffermandosi solo sui dettagli dell'arena che avrebbero potuto rappresentare una difficoltà o un aiuto, come le grandi meringhe che sarebbero potute servire ai più deboli per nascondersi. Erano parecchie. Fece una smorfia, pensando al fatto che sarebbe toccato a lei e agli altri perlustrare il territorio una volta che la ressa del bagno di sangue fosse terminata.
Con un sospiro scocciato lanciò un breve sguardo verso la cornucopia che, nella luce del sole rosa dell'arena quasi abbagliava. Così come le armi. Le sue armi, e degli altri favoriti, ovvio.
Tra poco le avrebbe raggiunte, avrebbe ucciso i più inutili e la vittoria sarebbe stata più vicina.
Perfetto, era tutto perfetto.
Ancora cinque secondi. Sorrise e fece scorrere lo sguardo sui tributi, tutti pronti a correre, tutti vittime che avrebbe mietuto. Guardò ogni ragazzo, soffermandosi appena su quelli che le pareva di ricordare meglio.
Come quel Jared, dal distretto cinque. Per qualche motivo, per qualche assurdo motivo, l'aveva colpita, all'intervista, con quel suo silenzio.
Lo guardò osservare con intensità le armi davanti alla cornucopia. Era ovvio che aveva intenzione di combattere.
Ma il povero illuso non aveva speranza ed era un peccato; sarebbe stato bello giocare al gatto e al topo con lui per l'arena.

Sospirò e, sentendo crescere l'adrenalina dentro di sè, non appena si arrivò al ventitreesimo rintocco, spostò lo sguardo su un altro tributo.
Nathan ricambiò l'occhiata. Anche dalla distanza che li separava, Deianira notò il sorriso del ragazzo. Un sorriso... un sorriso strano.
Un sorriso che le ricordava qualcosa. Dapprima erano solo immagini sparse, ma poi una strana inquietudine l'avvolse e il ricordo la colpì come uno schiaffo in pieno viso.
Dolore. Umiliazione.
Una mano grande e forte intorno al collo, l'altra che imprigionava entrambi i suoi polsi in una morsa ferrea. Il peso di un corpo sul suo, ancora dolore.
Deianira aveva urlato, ma, nel piano deserto dedicato al distretto quattro nessuno l'aveva sentita. Aveva tirato calci e pugni, aveva morso e graffiato, ma quei venti chili in più di muscoli che il ragazzo possedeva erano serviti a tenerla più o meno sotto controllo.
O almeno fino a quando non era riuscita a liberare le mani.
Era bastato un attimo e, con un colpo preciso, aveva mirato agli occhi.
Nathan aveva urlato, l'aveva guardata, sorpreso che fosse riuscita a reagire. E poi si era arrabbiato.
Deianira aveva cercato di colpirlo di nuovo, ma lui era stato più veloce. L'aveva presa per la gola e aveva attirato la testa verso la sua. L'aveva baciata con violenza, velocemente, per poi sbatterle la nuca con forza contro il muro a cui l'aveva intrappolata.
Lo fece con tanta brutalità che poi tutto si era fatto buio e l'ultima cosa che Deianira aveva visto era il sorriso di Nathan mentre approfittava di lei.
E solo in quel momento, davanti a quello stesso sorriso, se ne ricordava.
Il peso del corpo di Deianira era in avanti, pronto a scattare, e quando il ricordo appena rinvenuto di quanto successo la fece barcollare... Deianira cadde.
Mancavano due secondi.
Un'esplosione scosse l'arena e sciolse lo zucchero dell'erba.
Nathan sorrise.
Sì, si era proprio occupato bene della sua compagna di distretto.
Anzi, ex-compagna.


Parte II
La causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia.

  La sirena suonò e i tributi scattarono, ignorando il punto annerito dove il primo di loro era morto.
Ted era veloce, sapeva di potercela fare. Doveva farcela.
Non gli importava delle armi, o degli zaini, o di qualsiasi altra cosa. Il suo obiettivo era un altro.
L'avrebbe raggiunta e sarebbero scappati, solo questo importava.
Non ci mise molto ad individuare Percy tra la folla e lei non ci mise molto ad individuare lui. Si scambiarono un'occhiata veloce. Ted fece un cenno verso la direzione opposta alla cornucopia; era la scelta più sensata considerando che presto un'esitazione come quella che stavano avendo avrebbe potuto costar loro la vita dato che, a pochi metri di distanza, i favoriti già iniziavano ad armarsi.
Persephone lanciò un'occhiata alle armi, in particolare ad un grosso set di coltelli. Distava... quanto? Cinque metri?
Forse anche di meno. Avrebbe potuto colmare quella distanza in pochissimo tempo, nemmeno i favoriti si sarebbero accorti di lei.

-Percy!- Le urlò Ted, notando che il suo sguardo d'un tratto si era fatto determinato. Subito dopo, però, il ragazzo rimpianse di aver urlato perchè l'attenzione degli altri tributi si catalizzò su di lui.
Subito qualcuno iniziò a corrergli incontro. Ted tenne lo sguardo fissso su Percy, iniziò a correre verso di lei a tutta velocità, le agguantò un braccio e iniziò a trascinarla lontano dalla cornucopia.
Ma ormai era ovvio che la vittima designata sarebbe stata lui.
James, il colosso del due, lo aveva puntato come un mastino punta una bistecca. Non aveva fatto in tempo ad armarsi con qualcosa di più sostanzioso di un coltello, ma non gli serviva altro per far fuori quel moscerino.
In un lampo gli fu addosso. Si lanciò con tutto il suo peso sul ragazzo, schiacciandolo a terra. Anche Percy venne spinta a terra dall'impatto, urlò di sorpresa facendo eco alle grida di gioia di James.
Ted si divincolò, cercò di scappare ma il peso dell'avversario era semplicemente troppo. Il favorito prese a menare fendenti con il coltello nel tentativo di colpirlo e diversi colpi andarono a segno ma entrambi si dimenavano così velocemente che era difficile capire quanto fossero gravi.
Percy guardò la scena ad occhi sganati e non tardò ad arrivare in soccorso del compagno. Seguendo l'istinto strappò una manciata d'erba appiccicosa e zuccherina e la scagliò in faccia a James, disorentandolo quel poco che bastava da rallentarlo abbastanza così che quando gli si scagliò contro di peso, riuscì a evitare la traiettoria del coltello.
Grazie all'espediente Ted riuscì a sgattaiolare dalla presa del ragazzo, a prendere fiato per un attimo e a scagliarsi nuovamente contro James, ma non per colpire. Il sangue, copioso, gli annebbiava la vista, ma non importava, con un movimento brusco riuscì ad artigliare le spalle di Percy e a sottrarla violentemente alla rissa. La ragazza emise un gemito strozzato, di sorpresa, mentre James mugugnava di frustrazione.
-Ne arriveranno altri!- Urlò Ted, alla ragazza, incitandola a correre.
Senza esitazione, senza aspettare un altro secondo i due si lanciarono in una corsa disperata lontano dalla cornucopia.
Ma James era ancora lì. Si rimise in piedi con un colpo di reni, agguantò il coltello per la lama e si preparò a lanciare. Si prese qualche istante per decidere a quale schiena mirare, e lanciò. Il colpo andò a segno e ci fu un altro morto.
James emise un grugnito frustrato quando il corpo di Georgie cadde a terra con un tonfo, un coltello piantato nel petto e le labbra ancora schiuse sul sussurro di qualcosa.
Si era messa in mezzo, la stupida.
James le si avvicinò, inginocchiandosi lì accanto. Afferrò il coltello e provò a estrarlo, ma si era conficcato in profondità così dovette prenderlo con due mani e puntare il piede sulla faccia della ragazza per estrarlo.
Sentì le ossa del cadavere frantumarsi sotto il suo scarpone, ma non ci badò. Una volta riappropriatosi del coltello lo pulì sui pantaloni della ragazza e alzò lo sguardo alla ricerca della sua prossima vittima, chiedendosi distrattamente perchè la ragazza del dodici si era interposta tra lui e il moscerino del sette.
"Perchè io non posso più provare cos'è l'amore." Gli avrebbe risposto Georgie. "Ma loro sì."

 Artemide fu fortunata per due motivi. Innazi tutto la sua piattaforma si trovava alla fine della schiera, vicinissima al canneto di bastoncini di zucchero rossi e bianchi immersi nel fiume di cioccolato, e poi c'era Inglès, nella postazione accanto alla sua.
Che, non appena la sirena squillò, si gettò su di lei senza alcuna esitazione, placcandola e inchiodandola a terra e impedendole di puntare verso i favoriti come era ovvio, considerando la sua intervista, che voleva fare.
Inglès aveva passato la notte a pensarci.
Si reputava ossessionato dalla ragazza, e ovviamente aveva accettato la cosa da tempo, così aveva passato la notte in bianco a immaginare tutti gli scenari possibili in cui avrebbe potuto salvarle la pelle dal destino che si stava andando a cercare.
In effetti il rimuginare di quella notte l'aveva aiutato.
Ben lungi dall'essere stanco per via dell'adrenalina, il ragazzo era scattato prontamente verso Mide, l'aveva inchiodata a terra e, ancora prima che potesse fare qualcosa di più che emettere un breve strillo di sorpresa le stava già sussurrando all'orecchio.
-Fidati.- Disse semplicemente. -Non c'è tempo, fidati e vieni con me.-
Mide si divincolò dalla stretta lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite e lanciò uno sguardo in direzione della cornucopia, dove Del, Eyeliner e Nathan avevano iniziato a colpire chiunque si avvicinasse troppo mentre James era partito alla rincorsa di un paio di tributi.
-Ti uccideran...- Iniziò Inglès, ma bastò un'occhiata alla ragazza per capire che non lo stava ascoltando.
Non seppe esattamente cosa fosse scattato nella testa di Mide, ma un secondo prima era per terra, accanto a lui e un secondo dopo l'aveva scansato con violenza ed era partita in direzione della cornucopia con uno sguardo determinato sul volto.
La prima reazione di Inglès fu la delusione nel constatare che se n'era andata così, senza degnarlo di uno sguardo in più, poi un lieve senso di panico gli scosse i muscoli delle gambe; era fermo davanti alla cornucopia, ancora pochi secondi e sarebbe morto.
Le gambe iniziarono ad indietreggiare con autonomia propria, ma il viso sfregiato di Inglès, rimaneva puntato verso Mide che stava correndo a tutta birra verso i favoriti.
Il ragazzo non osò chiamarla, per evitare di attirare l'attenzione, e proprio mentre prendeva la decisione di voltarsi e scappare Artemide si fermò di colpo.
Confuso da un arresto così repentino Inglès staccò gli occhi dalla ragazza per guardare più avanti.
La chioma bionda di Eyeliner riluceva nella luce rosa del sole dell'arena così come la spada che impugnava, ora macchiata di sangue ed infilata fino all'elsa nello stomaco di una ragazza.
Inglès riconobbe Edgy, la cervellona del tre, quella che aveva detto di volersi alleare con i favoriti.
Dalla bocca le uscivano fiotti rossi e densi, che macchiarono il bel viso della ragazza dell'uno.
Anche a quella distanza Inglès la sentì sussurrare al cadavere:- Il rosso ti dona, tesoro.-

 

Gli occhi di Edgy erano fuori dalle orbite, l'ottimismo che di sicuro l'aveva pervasa fino a trenta secondi prima non sfiorava nemmeno lontanamente i suoi lineamenti contorti, sporchi e mostruosi.
Con un ultimo sorriso Lyn sfilò la spada dal corpo della ragazza, si leccò le labbra sporche di sangue e con l'espressione più dolce del mondo si voltò verso Mide.
-Ora è il tuo turno, dolcezza.- Le disse, prima di iniziare a correre.
L'altra fece lo stesso, girò sui tacchi e si lanciò verso Inglès.
Lo guardò, tese una mano in gesto d'aiuto.
Interdetto, il ragazzo guardò la scena. Scappare e salvarsi o difendere l'oggetto della sua ossessione e, molto probabilmente, morire con lei?
La risposta arrivò da sola.
Fu un attimo, questione di un secondo, e un turbinio di capelli neri si intromise tra Eyeliner e Mide.
Quest'ultima non si voltò neanche indietro, raggiunse Inglès, gli afferrò la mano e lo trascinò verso il canneto.
Mentre fuggivano, mano nella mano, allontanandosi sempre più dal bagno, Inglès raggiunse la consapevolezza che, se quel colpo di fortuna non fosse piovuto dal cielo, avrebbe scelto di soccorrere la ragazza.
Infondo era già l'Angelo Sfregiato, che gli poteva costare diventare l'Angelo custode Sfregiato?

Meredith aveva avuto quella sensazione di nuovo, mentre correva verso la Cornucopia alla ricerca di un'arma da usare.
Aveva visto la ragazza dell'uno, quella con cui aveva discusso durante gli allenamenti e aveva percepito che il momento di ucciderla era giunto.
Perchè Meredith l'avrebbe uccisa, lo sapeva perchè lo sentiva e le sue sensazioni non sbagliavano mai.
Lyn, con il viso sporco di sangue, stava rincorrendo la ragazzina del cinque, quella con il viso dolce, a Meredith non importava della sua vita; l'unca cosa che ora era vitale era uccidere Eyeliner come la sua preveggenza le aveva detto di fare.
Così ignorò le armi che si era sporta per prendere e si gettò sulla favorita con tutto il suo peso. Lyn cadde a terra, mugugnò di sorpresa per essere stata colpita e quindi di rabbia nel constatare che la sua vittima era ormai lontana e che Meredith le stava davanti.
Si squadrarono per un attimo e il fantasma della discussione avvenuta durante l'addestramento parve aleggiare tra loro. L'attimo dopo, con un colpo di reni, Eyeliner si tirò in piedi, brandì la spada e fronteggiò Meredith che, a mani nude, non si fece scoraggiare e assottigliò lo sguardo.
-Sei convinta che riuscirai ad uccidermi, carina?- Chiese dolcemente Lyn, scuotendo la chioma bionda.
Meredith non rispose, si limitò ad osservarla per un altro secondo e a fare un passo avanti per colpire.
Eyeliner aveva semplicemente fatto la stessa cosa, ma con la spada in mano.
La lama tagliò la carne come fosse burro, le viscere si lacerarono e Meredith cadde a terra con la spada nello stomaco, gli occhi sgaranati e la bocca storta in un'espressione mostruosa.
Non seppe cosa pensare, la sua sicurezza sparì di colpo, ogni sincola particella del suo corpo e della sua mente si chiese come la sua preveggenza avesse potuto tradirla.
E solo in quell'attimo capì che quella sensazione era stata tutto in gioco della sua mente, che non era mai esistita e, soprattutto, che la vita è danntamente bella e crudele.
Bella e crudele come Eyeliner, che estrasse la spada dal suo ventre.
Con le ultime forze che aveva, Meredith si portò le mani allo stomaco per far sì che l'intestino non uscisse. Il taglio era comunque troppo grave per essere guarito ed entrambe le ragazze lo sapevano.
Meredith iniziò a vomitare sangue e Lyn le si inginocchiò davanti. Con sguardo dolce le scostò una ciocca di capelli dal viso e le sorrise.
L'ultima cosa che l'altra vide fu il viso della sua assassina trionfante.

 -Scommetto un coltello che non riesci a colpire il ragazzo del cinque da qui con l'arco.- Disse Del, accaldata, scostandosi i capelli dal viso per fissare il compagno. Ai loro piedi l'ennesimo tributo che aveva sperato di poter prendere un'arma e fuggire incolume li fissava senza vederli davvero, un tridente piantato in una coscia e un coltello in mezzo alla fronte.
Nathan lanciò uno sguardo nella direzione indicatagli, dove un ragazzo con un grosso zaino da trekking stava correndo a tutta birra verso il fiume di cioccolato.
-Allora hai perso un coltello.- Ridacchiò Nathan, sottrasse l'arco dalla presa del tributo del dodici e lo puntò cinquanta metri più avanti, prese la mira e lanciò.
Meglio che uccidere la gente a sangue freddo, in ogni caso. Non era una mammola, ma mettersi a guardare negli occhi la morte non era il suo passatempo preferito. Premeditare tutto e vederlo realizzare per mezzo di espedienti com'era successo con Deianira era più nel suo stile.
Scoccò la freccia in direzione del collo del tributo, l'unico punto vitale scoperto dall'enorme zaino.
Il tiro era pulito e preciso, ma all'ultimo secondo, quasi avesse percepito l'arrivo della freccia, Jared- il tributo- si scansò e il dardo si perse da qualche parte davanti a lui.
Nathan fece una smorfia.
-Direi che mi prendo questo.- Soggiunse allora Del, scegliendo un pugnale da lancio dall'assortimento che Nathan portava legato alla cintura.
Il ragazzo sbuffò sonoramente. -Scommetto lo stesso coltello che non riesci a prendere... mmh, vediamo... quello!-
Indicò un ragazzino dai capelli rossi che proprio in quel momento aveva iniziato a correre nella stessa direzione di Jared. Era molto più vicino, ma si muoveva a zig zag e prendere la mia per colpirlo era difficile.
Del, comunque, non demorse, incoccò una freccia e mirò senza esitazione verso il ragazzo.
-Credo che sia quello che viene dal nove.- Borbottò Nathan sovrappensiero, giusto nel tentativo di distrarre un po' la ragazza. -Bee, credo si chiami. O forse Dee.-
Del non si lasciò abbindolare, prese la mira per qualche altro secondo e scoccò la freccia che centrò il bersaglio.
Sorprendentemente, però, quello non stramazzò a terra, anzi, rallentò appena ma continuò a correre. Del rimase troppo sbigottita per scagliare subito un'altra freccia, e presto il ragazzino fu fuori dalla sua portata.
-Maledizione.- Sbottò Del, battendo il piede sul terreno. Non aveva ancora ucciso nessuno da sola da quando era arrivata nell'arena e la cosa non le piaceva per niente.
Notandolo Nathan le battè una mano sulla spalla. -Due su tre, se riesci a prendere questo ti puoi tenere il coltello.-

 

Parte III
La causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia.

 Ora devi correre, Coco! Gli gridò Juliette, tanto forte da assordargli i timpani. Corri, corri, corri!
E Coco corse. Non aveva preso nemmeno in considerazione l'idea di andare verso la Cornucopia. Era dalla fine dell'intervista che Juliette gli raccomandava di fuggire via subito e lui non aveva osato andarle contro.
Così aveva passato i trenta secondi che precedevano l'inizio dei giochi dando le spalle al grosso corno dorato, senza curarsi di nulla, nemmeno dell'esplosione che aveva fatto tremare la postazione accanto alla sua. Aveva tenuto il viso rivolto a quello che gli stava davanti: una palude tanto acquitrinosa quanto cioccolatosa, con tanto di fronde che anche da quella distanza sembravano appiccicaticce come caramello.
Così una volta che la sirena aveva suonato si era gettato a capofitto verso quella zona dell'arena ancora prima che gli altri tributi iniziassero a correre.
Ed era andato tutto bene.
Si era addentrato per la palude, lasciando che il cioccolato gli inzuppasse i pantaloni fino alla vita e che i capelli si impiastricciassero con il caramello che gocciolava dalle fronde.
Juliette gli disse di non mangiare nulla, perchè in un'arena reperire del cibo non poteva essere così facile e di sicuro c'era qualche tranello. E Coco ubbidì, senza però resistere a leccarsi le labbra di tanto in tanto dopo essersi sporcato il viso di cioccolato mentre, casualmente, si asciugava il sudore.
Juliette gli disse anche di continuare a muoversi e così fece Coco: continuò a camminare.
E proprio quando iniziava a chiedersi perchè i cannoni non avessero già sparato per segnalare i morti, proprio nel momento in cui dava per scontato che non sarebbe stato tra quelli, un rumore gli arrivò alle orecchie.
Qualcuno che sguazzava, dietro di lui, che arrancava nella palude.
Si voltò di scatto, giusto in tempo per veder comparire due ghigni sulle labbra dei ragazzi che dovevano averlo seguito.
-Credo che abbiamo trovato la nostra prima vittima.- Disse il ragazzo, Coco lo riconobbe come il tributo del dieci.
La ragazza, quella che si era presentata nuda all'intervista, passò all'altro quello che aveva tutta l'aria di essere un pugnale. -A te l'onore.- Disse.
Corri! Strillò Juliette, con ancora più urgenza che quando gli aveva ordinato di scappare dalla cornucopia.
Coco non se lo fece ripetere due volte, arrancò a più non posso tra il cioccolato, cercando di non incespicare.
Sentiva dietro di sè gli altri due seguirlo, ma non si voltò, continuò ad avanzare.
Presto! Urlava Juliette Presto!
Ma come c'era d'aspettarsi la fortuna non poteva essere sempre a suo favore. Inciampò in una liana appiccicosa e cadde, fino ad immergersi fino al collo in quel fango zuccherino.
-Preso!- Strillò la ragazza, prima di raggiungerlo e gettarglisi addosso con entusiasmo, probabilmente nel tentativo di bloccarlo.
Coco tentò di afferrarla per i polsi e spingerla via ma l'impatto gli spinse la testa sotto il "fango", riempiendogli le narici di cioccolato. Con un colpo di tosse riemerse, cercando di liberarsi gli occhi senza mollare la presa sulle braccia di Evangeline, che teneva ancora bloccate.
Combatti! Ordinò Juliette, inutilmente. Coco avrebbe voluto risponderle che lo stava già facendo, ma non ne ebbe il tempo, perchè la ragazza non era sola e subito anche il suo compagno gli fu addosso.
Lo prese per i capelli, rispingendolo sotto. Coco non riuscì a mantenere la presa sui polsi di Evangeline, ma mentre veniva spinto sotto riuscì ad afferrarle la giacca e a tiarla, in modo da farla cadere con sè.
Quella emise un ringhio frustrato e si affrettò a rialzarsi, premurandosi di far leva sulle spalle di Coco in modo che finisse ancora più in basso.
Sotto il fango, l'aria mancava, i polmoni bruciavano e Juliette urlava.
Coco tentava disperatamente di riemergere, annaspava alla ricerca d'aria, sentiva le palpebre chiudersi, era tentato di inspirare e proprio mentre la forza lo stava per abbandonare Soar lo riportò in superficie, prendendolo per i capelli.
Gli ghignò dritto in viso, con scherno, probabilmente voleva che la sua prima uccisione fosse un bello spettacolo per Capitol City.
Ma aveva sottovalutato Coco. Dopo aver rantolato e ripreso fiato, con una gomitata violenta riuscì a spingere indietro Soar, a togliersi il cioccolato dagli occhi quel tanto che bastava per riuscire a scorgere qualcosa, e rivolgere la sua attenzione a Evangeline, che non sprecò un minuto e gli si scagliò contro a mani nude.
Lei gli afferrò i capelli e lui cercò di colpirla allo stomaco, il primo pugno venne schivato, ma il secondo la colpì in pancia, facendola piegare in due per una frazione di secondo sufficiente a far sì che Coco potesse prenderla per la nuca e spingerla sotto il fango.
Evangeline si dibattè a più non posso, ma la presa di Coco era ferrea, stava vincendo quella battaglia. Juliette esultava, si complimentava, era entusiasta e poi...
di colpo il suono della sua voce tacque, Coco sentì sapore di ruggine in bocca e, senza che lo volesse, le gambe gli cedettero e la presa sulla ragazza si allentò per fargli portare le mani alla gola squarciata mentre gli occhi spalancati si annebbiavano.
Soar si pulì il pugnale sulla felpa e guardò Evangeline rialzarsi, completamente coperta di cioccolato.
-Potrei pensare di farmi ringraziare con un assaggio.- Ammiccò il ragazzo.
L'altra gli fece l'occhiolino, leccandosi le labbra in modo provocante e soffocando l'ondata di fastidio che aveva provato nell'essere quasi stata uccisa da Coco.
-Quando vuoi, Bisteccone. Ma prima sarà meglio pensare a qualcosa di pratico. Vediamo se il nostro amichetto qui ha qualcosa che ci può servire.-
Soar acconsentì, afferrò il cadavere di Coco e lo issò contro un arbuso abbastanza spesso e così coperto di caramello che il corpo del ragazzo vi rimase appiccicato.
-Vuoi fare tu?- Fece Soar, indicando con un cenno malizioso il cadavere con la gola squarciata che aspettava di essere perquisito. Evangeline fece una smorfia disgustata.
-Non sono una necrofila, mio caro. Mi piace sentire le cose vive e palpitanti in mezzo alle...-
-I dettagli me li spiegherai in modo pratico più tardi.-
Con un sospiro Soar incominciò la perquisizione, ma quell'inutile tributo non aveva con sè nemmeno un laccio per le scarpe. Tastò le tasche dei pantaloni e della giacca, ma non trovò nulla.
-Nien...- Iniziò, ma proprio in quell'attimo qualcosa catturò la sua attenzione. Guardò il cadavere ad occhi sgranati, scosse la testa, e spalncò la bocca.
-Ehi, che ti prende?- Fece Evangeline, ma lui non le diede retta e con un colpo secco delle braccia squarciò sia la giacca che la maglietta del ragazzo. -Non è che sei tu ad essere attratto dai cadaveri? Potrei vedere di rendere la cosa eccitante e...-
Soar roteò gli occhi, per la prima volta spazientito dal modo di fare della compagna e indicò il corpo del morto.
Anzi, della morta.

London se l'era filata a tutta velocità dalla parte opposta della palude, verso il punto in cui zucchero e liquirizia si facevano più fitti, fino a formare una sorta di bosco. Non si era fermata nemmeno per prendere uno zaino, aveva iniziato a correre e non aveva mai rallentato.
O, meglio, non lo aveva fatto fino al momento in cui il ciclone che, da sempre, sconvolgeva la sua vita non le era arrivato addosso.
Probabilmente non fu una cosa premeditata perchè quando London alzò lo sguardo, confusa, verso Klaus, quello era per terra e si guardava attorno circospetto, il petto che si alzava e abbassava velocemente per via della corsa.
London assottigliò lo sguardo e non appena il ragazzo si rese conto di chi aveva davanti fece lo stesso.
Ci misero un istante a scattare l'uno verso l'altra per ottenere la resa dei conti che aspettavano da quando erano bambini e un istante ancora a separarsi quando la prima freccia venne scagliata contro di loro.
London emise un suono strozzato, spaventato e nervoso al tempo stesso, mentre si guardava intorno alla ricerca della fonte delle frecce.
Era mai possibile che il momento di gloria in cui avrebbe ucciso Klaus fosse stato rovinato dall'attacco di un qualche tributo?
Klaus pensò di approfittare di quella distrazione per saltarle addosso, ma l'ennesima freccia lo fermò.
Ci mise un attimo a trovarne la fonte: un ragazzo che aggrappato ad un bastoncino di liquirizia con le gambe tirava frecce, prendendo la mira goffamente, intralciato sia dall'inabilità, sia dalla liquirizia stessa che si frapponeva tra l'arco e i bersagli.
Quando Justin incoccò una nuova freccia, però, la testa bianca di London si trovò ad un'angolazione tale che anche per le mani insesperte di Justin sarebbe stato facile colpirla.
A Klaus venne da sorridere; e così, quella era la fine di London Bridge.
Una fine senza onore, una fine veloce, mentre ancora cercava di capire da dove venisse chi cercava di ucciderla, una fine che non sarebbe arrivata da lui.
Ancora prima di rendersi conto che la cosa lo infastidiva il ragazzo l'aveva afferrata per un braccio, attirandola verso di sè, esattamente il secondo prima che Justin scoccasse la freccia, che si conficcò nel terreno.
Con il cuore in gola, London si ritrovò tra le braccia del suo odiato promesso sposo che, per qualche strano motivo, non la stava stringendo per ucciderla, ma per... proteggerla? Il fatto le suonò incredibilmente losco, spinse via il ragazzo con una spinta e iniziò a correre lontano sia dalle frecce che da Klaus.
Justin non si preoccupò che una delle sue potenziali prime vittime se la stava filando, ma rivolse la sua attenzione a Klaus che, distratto dalla fuga di London non si accorse della freccia fino a quando non ne fu colpito.
Un urlo strozzato gli uscì dalla bocca prima che lo potesse fermare quando il dolore alla spalla lo colpì con tanta violenza da farlo contorcere.
London, nel sentirlo, si bloccò, si voltò lentamente verso Klaus ad occhi sgranati, sorpresa che stesse morendo.
Era successo dopo così poco tempo, così improvvisamente.
London cercò di convincersi che il dispiacere che iniziava a sentire non era dovuto a quell'atto di pietà che Klaus gli aveva rivolto poco prima, ma al fatto che si rammaricava di non poterlo uccidere con le sue stesse mani.
Per sua fortuna, però, Klaus non era ancora morto.
Justin aveva già incoccato la freccia successiva quando lui si era alzato ed aveva iniziato ad arrancare goffamente ma velocemente verso London rivolgendole uno sguardo che voleva dire "aiutami, me lo devi. Prima ti ho salvato e ora mi devi lo stesso trattamento."
London pensò di fregarsene di quello strano patto e andarsene, ma non lo fece. Spinta da Dio solo sa che impulso, corse indietro verso Klaus, lo sorresse e insieme arrancarono a tutta velocità lontano da Justin e dai suoi dardi che già non riuscivano più a farsi strada tra la vegetazione zuccherina.
Ma malgrado l'aiuto reciproco entrambi sapevano che nelle loro vite si erano inferti troppo dolore a vicenda per considerarsi davvero alleati.

 Ailanda si era chiesta, fin dal primo rintocco del conto alla rovescia cosa potesse fare di sovversivo ora che conosceva la cornucopia.
 Ed ora che aveva trovato quel qualcosa si reputava abbastanza soddisfatta.
Certo, era rischioso, lento e faticoso, ma era l'unica cosa che le era venuta in mente per far vedere a Capitol City che non era una sua dannata pedina.
Si inginocchiò accanto ai due corpi che si era trascinata dietro dalla cornucopia, gli unici che era riuscita a recuperare, affondò le dita nella terra appiccicosa e iniziò a scavare più in fretta che poteva, come un cane che fa una buca per sotterrare l'osso, con fare animalesco e senza curarsi di quanto fosse esposta.
Man mano che andava avanti le braccia le dolevano sempre di più, la terra si faceva sempre più dura e le unghie si spezzavano, ma ad Ailanda non importava. Pur di andare contro Capitol City avrebbe fatto di tutto.
Continuò imperterrita a scavare, senza fermarsi.
Non demorse, continuò a ritmo rapido a togliere terra anche quando i cannoni spararono otto volte, facendo apparire nel cielo i volti dei morti: Coco, Edgy, Chip, Deianira, Meredith, Elen, Georgie e Gunnar.
Guardandoli con la coda dell'occhio la ragazza si sorprese nel constatare che ricordava tutti i loro nomi.
E solo quando il sole rosa che illuminava l'arena tramontò, facendo sorgere una luna verde, che baluginava sopra lo scintillio dello zucchero sulle meringhe, Ailanda si fermò.
Afferrò i corpi di Elen e Chip, più delicatamente di quanto avesse fatto in tutta la sua vita con i vivi, e li depose nella fossa, prendendosi del tempo per accarezzare i loro volti, scostar loro i capelli dagli occhi e far vedere a Capitol City che lei non avrebbe preso parte al suo folle gioco di morte.
Dopo aver deposto i cadaveri nella buca, li sotterrò con cura. Il procedimento fu più veloce di quando aveva scavato, ma finì comunque dopo qualche ora, quando la ragazza si alzò,rivolse la faccia alla luna e si aprì in un ghigno animalesco ma che era anche, in quel momento, il più umano del mondo.

 

(Lungo) angolo di Ted:
Capitolo dedicato ad Ari, perchè è il suo non-compleanno e perchè credo che abbia fatto un qualche saggio di una qualche cosa.
Ho accantonato l'idea di ispirarmi a TIW, perchè usciva una cosa troppo artificiosa e non ve l'ho detto perchè mi piace farvi pensare che accadranno cose che in realtà non accadono.
A parte questo: l'arena. Faccio un appello a tutti coloro che pensano che sia una brutta idea (sì, J, sto parlando con te): avevo accantonato la cosa perchè in effetti mi sembrava che lo zucchero cozzasse troppo con il sangue e le morti e bla bla bla, ma poi ho visto Death Note, Elle è morto ed io dovevo onorarlo in qualche modo. In pratica, vi sto dicendo che l'arena è in onore di un personaggio di un anime.
Per le sponsorizzazioni: avevo in mente un finale diverso, dove tutti i tributi erano accasati e voi potevate vedere cosa gli servisse, ma avevo parecchia fretta così dovrete andare a intuito. (Le sponsorizzazioni me le prenotate OR-DI-NA-TA-MEN-TE sul gruppo, se no vado in palla e tutto sarà un incasinato cumulo di richieste che non riuscirò a prendere in considerazione).

Ora, mie care, parliamo dei tributi che ho ucciso:
Deianira: sono stata piuttosto felice quando ho estratto il suo biglietto, perchè era una di quelli che avrei potuto strapazzare di più in quanto la sua mentore è anche la mentore di Jared e, di conseguenza, possiede due tributi ed è "avvantaggiata" rispetto agli altri.
Georgie: credo che sia la morte per cui mi è dispiaciuto di più, per questo ho cercato di renderle onore e farla morire in modo nobile. Nella mia testa Georgie si era accorta della... uhm, amicizia particolare, di Ted e Percy e ha voluto salvarli perchè in loro rivedeva lei e Geordie.
Edgy: lei e Mide avevano l'intenzione di andare dai favoriti, presentarsi e allearsi con loro ed era ovvio fin da subito che questi piani non avrebbero funzionato. Quindi, siccome Edgy era stata estratta, ho voluto usarla come monito per far capire a Mide che stava facendo una cazzata.
Meredith: ci ho trollato troppo nell'accopparla. Insomma, lei è così convinta di riuscire ad uccidere Lyn e poi viene amazzata in modo così semplice. Mentre scrivevo ero tipo "LOL!"
Coco: dopo Georgie, è quello per cui mi è dispiaciuto di più. Era così originale! Non ho molto da dire sulla sua morte, più che altro voglio sprecare due paroline a parlare della sorpresina finale. Che ne pensate? Ve lo aspettavate? Siate sincere. Credo che più avanti parlerò più accuratamente della storia di Coco, se Mito non lo fa prima con una OS.
Gunnar, Elen e Chip: Renderò giustizia alle loro morti più avanti, parola di scout. Non ho parlato di loro perchè volevo postare in fretta e tutto (capitemi, voi e le vostre 31 notifiche siete parecchio brave a rompere le palle).
Nel complesso, mi dispiace così tanto per averli uccisi. Uhm, no, questa era una balla.
Potete iniziare con le bandierine rosse,
Teddy
In the next chapter... i tributi cui ho solo accennato avranno più rilevanza rispetto agli altri, le alleanze che mancano verrano sancite e altra gente morirà (muahahahah).

 

  
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