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Autore: Jessica Fletcher    25/05/2013    2 recensioni
Nick è in crisi, in crisi col suo lavoro e in crisi con se stesso. Per ritrovarsi intraprenderà un viaggio che lo porterà a ripensare a buona parte della sua vita.
Nuovo capitolo della serie fra Nick e Anna
Attenzione: spoiler sul finale di stagione 12 e l'inizio di stagione 13, non molto rivelatore, però.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nick Stokes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una ragazza per Nick'
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via da las vegas?

Via da Las Vegas?


Se non avessi te

Di solito, quando Nick aveva il turno di notte, rientrava a casa appena un'ora prima che Anna si alzasse per iniziare la giornata, preparare Tommy, che ormai aveva quasi due anni di età, portarlo all'asilo e recarsi al lavoro.
Certe volte Nick la trovava già sveglia e avevano un'intera ora per stare insieme, per parlare o per fare l'amore; certe volte la trovava profondamente addormentata, così si coricava accanto a lei, la prendeva fra le braccia e, piano piano confortato dal tepore del corpo della sua compagna, si addormentava anche lui. E lei si svegliava fra le braccia del suo uomo. Nonostante le dispiacesse, poi, doverlo lasciare, Anna diceva spesso che non riusciva a ricordare risveglio migliore di quello.

Ma quella mattina, alle sette esatte, ora in cui lei, di solito, si alzava, di Nick non c'era nessuna traccia; né aveva lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica o un SMS nel telefonino. Anna era lievemente preoccupata, non era da lui, non avvisare che avrebbe fatto tardi, per lavoro o per altri motivi.
Decise comunque di non allarmarsi eccessivamente, almeno per il momento, e magari di provare a chiamarlo al cellulare  (di sicuro avrà le sue buone ragioni). Provò una prima volta proprio appena prima di uscire fuori casa ma l'unica risposta che ricevette fu la voce metallica dell'operatore che la informava che il numero era "momentaneamente irraggiungibile"....beh, si stava facendo tardi e lei rischiava di non arrivare in tempo al lavoro. Avrebbe riprovato più tardi.

Provò più volte quella mattina a telefonare, ma il telefono squillava a vuoto, senza risposta. Allora provò al telefono fisso, al centro operativo della CSI e  una voce rispose: quella di Sara.
Sara Sidle, vecchia collega ed ottima amica di Nick ("quasi una sorella" diceva lui) le stava parlando dall'altra parte della linea: "No, non ti preoccupare, Anna. Nick sta bene, non c'è nessun problema. E' molto impegnato, però, e non si trova qui, al momento. No, tranquilla, sta lavorando. Se vuoi ti faccio richiamare.....No? Dici che non importa? Va bene. Tranquilla che quando abbiamo finito te lo mandiamo a casa. Sì, dai un bacino a Tommy da parte della zia Sara, Ok? Ciao Anna. Ciao"

La giovane donna si tranquillizzò, dapprima, a quelle parole, rimase, però, in lei una certa ansia. Sapeva benissimo che, fino a che non avrebbe visto Nick o udito la sua voce al telefono non sarebbe stata tranquilla.

Dopo un'intera giornata trascorsa sui carboni ardenti, cercando di fare le solite cose di tutti i giorni e, soprattutto, di prendersi cura del piccolo Tommy senza fare trapelare la sua preoccupazione; quella sera quando, dopo avere dato la cena al bambino e averlo fatto giocare per un po', stava per metterlo a letto Anna sentì la porta di casa aprirsi. Lo riconobbe immediatamente dal rumore di passi (finalmente!!! che sollievo!). Si recò all'ingresso per dargli il benvenuto e....ci rimase di stucco.

Nick aveva l'aria stanca ed abbattuta ma non era questo che aveva colpito maggiormente Anna,  quello che veramente le aveva fatto una brutta impressione era il volto del suo compagno. Aveva un grosso livido sullo zigomo destro, il labbro spaccato e l'occhio sinistro gonfio e cerchiato di nero.
"Nicky, ma che ti è successo?" gli chiese "come hai fatto a ridurti così?"
Lui la guardò con un'aria fra il colpevole ed il dispiaciuto;
"Annie....ehm....vedi...ieri sera mi sono ubriacato. Sono uscito dalla centrale pieno di rabbia e di rancore e ho pensato bene di affogare i miei problemi nell'alcool. Dovevo essere veramente sbronzo, tanto che sono stato fermato da una pattuglia notturna della polizia. Ho resistito al fermo, anzi, direi piuttosto che ho dato in escandescenze, li ho di sicuro insultati. E loro non hanno fatto complimenti, mi hanno gonfiato di botte e mi hanno messo al fresco per alcune ore. Poi è venuta Sara a tirarmi fuori: mi ha detto che dovevo mettermi al lavoro immediatamente, avevamo grossi problemi, noi della Scientifica."
Continuò raccontandole del rapimento della nipote di Russel, il loro supervisore, del ferimento del loro capo, Ecklie, del caso di omicidio che avevano dovuto risolvere e delle ripercussioni che tutte queste cose avevano portato su di loro.
"E lo sai, Annie, lo sai chi c'è dietro a tutti questi casini? chi ha rapito la piccola, chi ha ferito Conrad quasi a morte? chi ha continuato dalla prigione a comandare il suo giro di poliziotti corrotti e a ordinare omicidi come se niente fosse? lo sai, Annie, eh?"
"No, non lo so....come potrei? Nicky, calmati, per favore. Mi fai quasi paura"; il giovane agente aveva lo sguardo spiritato ed era rosso in viso dalla collera;
"McKeen, c'era dietro a tutto questo! L'uomo che ha ucciso Warrick!"

A queste parole Anna si sentì gelare il sangue nelle vene.
Non aveva mai conosciuto Warrick Brawn, sapeva però che lui e Nick erano stati molto uniti, un sentimento fraterno fortissimo li aveva legati per anni. E sapeva che, quando l'amico e collega era stato ammazzato da quel vice sceriffo corrotto, Nick  aveva sofferto enormemente, era andato vicino a perdere la testa ed era caduto in depressione.

- "Si volevano un gran bene" le aveva detto una volta Catherine mentre parlavano di Nick e dei fatti della Scientifica di Las Vegas "c'era fra loro due un qualcosa di speciale che andava al di là della semplice amicizia. Era come se si completassero a vicenda: il temerario, ribelle Warrick e l'emotivo, sensibile Nick. Quando Warrick è stato ucciso, probabilmente Nick ha sentito mancare una parte di se e non ha retto...sono stati giorni molto penosi per lui. Per lui e per noi che non sapevamo come confortarlo e che già soffrivamo tanto per conto nostro.  Tu lo hai aiutato molto ad uscirne, lo sai questo?"; ad Anna non era rimasto altro che annuire e pensare che così si era aggiunta un'altra tessera al quadro complicato che componeva la personalità del suo uomo.-

Già, il suo uomo che ora stava davanti a lei, lo sguardo colmo di rabbia e i pugni chiusi così fortemente che le nocche gli stavano diventando bianche (finirà con impiantarsi le unghie nel palmo, se non lo fermo), Anna prese le mani di Nick nelle sue e, piano, gli aprì i pugni facendo scivolare i propri palmi contro quelli di lui per poi intrecciare insieme le loro dita. Ma egli si liberò con uno strattone dalla presa e si allontanò per entrare in camera da letto sbattendo forte la porta.
Tommy incominciò a piangere "Papà..." disse con tono lamentoso (bella roba, Nicky, hai  spaventato nostro figlio!);
"
Vieni piccolo, che la mamma ti prepara per andare a nanna e ti racconta una bella fiaba per addormentarti" disse poi al suo bambino prendendolo in braccio e cercando di rassicurarlo.
Le ci volle tuttavia un bel po' per farlo addormentare; il piccolo era stranamente agitato quasi percepisse l'atmosfera tesa di quella strana sera, e non gli bastò la solita fiaba, ma gli ci volle una dose doppia di coccole per farlo rilassare. Alla fine, però, sbadigliò, poggiò il capo sul cuscino e, stanco, si addormentò.

Anna uscì dalla cameretta del figlio per rendersi conto che di Nick non c'era nessuna traccia in giro e che la porta della camera era ancora chiusa: probabilmente lui stava ancora segregato là dentro. Risolutamente decise di entrare nella stanza.
Lo trovò disteso sul letto, sul copriletto, la schiena appoggiata alla spalliera, si era tolto le scarpe ma aveva ancora i vestiti addosso e l'aria funerea;
"Nicholas!" lo redarguì (e quando lo chiamava col suo nome per intero, voleva dire che era incacchiata a bestia) "si può sapere che cosa ti salta per la testa? Non ti ho mai visto agire così! Hai spaventato nostro figlio, mi ci è voluto un sacco di tempo per calmarlo e farlo dormire! Che cos'hai? Cosa ti succede stasera?";
"Che cosa ho? Vuoi sapere che cosa ho?...ah....LEI VUOLE SAPERE CHE COSA HO!!!"quasi senza accorgersene aveva alzato la voce ;
"Ssstt....Nicky, piano, abbassa la voce, svegli Tommy....con la fatica che ho fatto per farlo addormentare! Nicky, Nicky vedi di calmarti. C'è qualcosa che ti turba? dimmelo. Non tenerti tutto per te!";
Lui rimase per un attimo in silenzio, abbassò la testa, prese fiato e poi continuò a voce più bassa;
"Scusami, non mi sono reso conto che stavo urlando. Che cosa ho mi chiedi.....ho che non credo più in niente, meno che mai nel lavoro che faccio. Ho che non so più che cosa sia la giustizia e che cosa ci sto a fare nella polizia se, poi, le persone che riesco ad arrestare continuano a farsi i fatti loro e ad uccidere come se niente fosse. Ho che sono stufo e arcistufo di rischiare tutti i giorni la vita per niente ed in cambio di un stipendio da fame. Ho che .......che non so più nemmeno io chi sono e che ho una voglia matta di lasciare tutto e tutti: Las Vegas, l'unità scientifica, la polizia ...ogni cosa tranne.... tranne te e il nostro bambino.....voi non vi lascerei mai, vi amo più che la mia stessa vita, lo sai. Per il resto ....." e  Nick tacque, profondamente abbattuto, scuotendo più volte la testa.
Anna sedette sul letto accanto a lui, come lui appoggiò la schiena alla testiera, lo guardò e gli chiese:
"Che cosa vorresti fare?";
"Non lo so, proprio non ne ho idea. Temo di non essere certo più di nulla, ormai, tutte le mie convinzioni sono crollate; non so più nemmeno chi sono o cosa sono.....aiutami, Anna, aiutami tu perché io.....questa volta non so proprio come uscirne, proprio non lo so!!!"; Nick sospirò penosamente, nascondendosi il viso fra le mani;
"Ssssh, tranquillo; vedrai che ne usciamo, insieme ne usciamo, c'è sempre una soluzione.....vieni qui" e lei mise un braccio a circondargli le spalle e lo attirò verso di se in modo che lui potesse poggiare il capo sul suo seno.
Lo sentiva rigido fra le sue braccia, come se la tensione nervosa avesse raggiunto il massimo e lui non riuscisse proprio a rilassarsi. Cominciò ad accarezzarlo lentamente, sfiorandogli i capelli, il volto, le mani, a massaggiarlo piano sulle spalle; tutto questo senza parlare, senza dire niente perché, in certe circostanze, le parole sono di troppo. Ma fare sentire la propria presenza, il proprio appoggio e il proprio affetto è fondamentale.

Nick si abbandonò alle carezze e ai massaggi della sua compagna e, piano piano, incominciò a rilassarsi; chiuse gli occhi, non per dormire, ma per assaporare meglio quella sensazione di benessere che, nel silenzio della stanza, cominciava a diffondersi nel suo corpo. (Come farei, cosa farei se non avesse lei, ora, qui con me? Cosa farei se fossi tutto solo, in casa....solo con la mia delusione?). Non ci voleva pensare, non riusciva nemmeno a pensarci, ad immaginare se stesso senza Anna. Lentamente si rese conto che la sua inquietudine si stava attenuando, che la rabbia stava lasciando il posto a una grande malinconia; non si mosse, però, rimase fermo in quella posizione, fra le braccia amorevoli della sua donna, rasserenato, pur con i suoi problemi, dal fatto di essere lì con lei.

Fu solo dopo parecchi minuti che Anna gli parlò nuovamente:
"Va un po' meglio, adesso?";
"Sì, grazie Annie, grazie" non aggiunse altro ma alzò il viso a guardare la sua compagna e i suoi occhi esprimevano più di mille parole;
"Sai cosa potremo fare?" disse invece lei "potremmo prenderci qualche giorno di vacanza e andarcene via per un po'. Potremmo portare Tommy a vedere le Montagne Rocciose, poi andare a trovare i tuoi genitori, a Dallas, di sicuro saranno entusiasti di potersi godere il loro nipotino: lo vedono così poco. Tu staccheresti la spina, come si suol dire, e potresti valutare con calma la situazione e, se proprio decidi di lasciare la polizia di Las Vegas, incominciare a vagliare qualche alternativa; comunque, un po' di riposo farebbe bene ad entrambi....che ne dici?"

Nick rimase un po' a pensarci valutando i pro e i contro. Se da un lato non gli sarebbe dispiaciuto staccare almeno per un po',  levarsi da quella situazione che lo turbava così tanto, e godersi la sua compagna ed il loro bambino per qualche giorno, dall'altro aveva paura che suo padre si potesse accorgere che qualcosa in lui non andava e ritornare alla carica col proporgli di lavorare a Dallas presso il Procuratore Distrettuale. Certo, lasciare la Scientifica, avrebbe comportato doversi cercare un altro impiego ma lui non era il tipo da farsi raccomandare, meno che mai dal proprio padre, anche se, ora che era padre lui stesso, capiva che non poteva più permettersi di fare tanto lo schizzinoso. Tuttavia, in cuor suo, avrebbe preferito fare il lavapiatti piuttosto che il  raccomandato-figlio-di-papà. D'altro canto aveva nostalgia dei suoi genitori e dei suoi fratelli: era un po' di tempo che non li vedeva e gli sarebbe piaciuto tanto passare un po' di tempo con loro....(ma sì....sia quel che sia! Tanto peggio di così non posso stare!)

"Si potrebbe fare.... hai avuto una buona idea." rispose, quindi alla sua compagna;
"Non mi sembri tanto convinto";
"No...è che...." Nick le confidò i suoi dubbi, ma concluse "alla fine, però, penso che abbia ragione tu"
"Allora partiamo?" chiese lei
"Sì, andiamo, pensi che ce la facciamo a organizzare in....diciamo un paio di giorni?";
"Penso proprio di si";
"Okay," disse lui con un mezzo sorriso, poi, guardandola più intensamente "Annie, cosa farei se non avessi te?";
"Non lo so....e non ci voglio nemmeno pensare. Di sicuro ti troveresti qualche stangona bionda che ti farebbe impazzire a letto e fuori...Ma non ti libererai di me facilmente, sappilo!" la donna ridacchiò  brevemente. Lo guardò con dolcezza, rattristata da quel viso ammaccato e da quegli occhi malinconici e continuò "e adesso andiamo a vedere cosa si può fare per quei lividi".

Gli sfiorò con delicatezza lo zigomo e l'occhio pesto, si alzò dal letto, si recò vicino a lui per prenderlo per mano e esortarlo ad alzarsi.
"No, non ancora! Vieni qui, abbracciami ancora per un po'. Ne ho bisogno" disse Nick, e, afferratele entrambe le mani, la attirò a se per riportarla sul materasso. La baciò, a lungo, con una forza che quasi lo stupì, date le condizioni del suo labbro; ma la ferita non importava, non ne sentiva quasi più il dolore.
I lividi potevano aspettare; ora quello che contava veramente era stare lì con lei, tenerla stretta e sentire che lei, a sua volta lo strigeva forte. Percepirne la presenza e il calore del suo corpo rappresentavano la migliore cura per lui.

Rimasero per parecchio tempo abbracciati l'uno all'altra, in silenzio, senza  quasi muoversi. Forse dal giorno successivo la loro vita sarebbe stata diversa,  ma cosa importava  fintanto che erano insieme?


E, eh; leggero momento di crisi...ma loro sono più forti di ogni avversità.
Questo è il primo capitolo, contiene spoiler sul finale di 12sima e inizio di 13sima stagione ed è, come dire, l'introduzione alla parte più interessante della storia che vedrà Nick ripensare alla propria vita  e al proprio passato.
Nel secondo capitolo vedremo la famiglia di origine di Nick e ci sarà anche un po' di spazio per il baby Tommy che, ormai, ha quasi due anni.

Non so se le Montagne Rocciose siano la scelta migliore per portare in vacanza un piccolino di due anni, ma sono la prima cosa che mi è venuta in mente e comunque l'unica cosa più o meno di strada fra Las Vegas e Dallas.  Comunque la location non è importante ai fini dello svoglimento della storia.

Dedicata (naturalmente) a Mick e Rosalie, che adorano questa coppia che ho creato, ma siete benvenuti ed invitati tutti a leggerla e a commentarla.

Bacioni
Love
Jessie


PS: ma non è che sto diventando un po' ripetitiva?
  
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