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Autore: MoonClaire    26/05/2013    2 recensioni
Lettere.
Ogni romanzo d’amore che si deve inizia così.
“E anche il mio non fa eccezione…”.
Susi aveva tutto dalla vita. Un lavoro appagante e tra le tante aveva anche un vicino di casa bellissimo.
“Che sono riuscita a fare innamorare, mettiamo in chiaro la cosa per chi avesse brutte intenzioni!”
Per inseguire il sogno di una vita, entra nella scuola che aveva sempre desiderato frequentare.
Ora non c’è più nessuno che la frena, può diventare chi vuole ed essere chi vuole.
“Non si può mai essere chi vuoi veramente, finiresti sempre con il ferire qualcuno…”.
Il disegno era la sua più grande passione, e scrivere veniva subito dopo. Entrambi avrebbero dovuto rimanere tali, ma invece, entrambi, hanno deciso di cambiarle la vita.
“Il disegno più importante per me era quello chiamato amore…”.
Il pennello del destino le aveva disegnato cose che non si sarebbe mai aspettata, ora stava solo a lei rifinire quel disegno con tutti i particolari che mancavano.
“Ma avrei avuto il coraggio e l’egoismo di prendere in mano quel pennello sporco e posarlo su una tela non più bianca?”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 14
 
“Non hai intenzione di entrare?” domandò Kekko facendo sobbalzare sia Kia che Susi. Guardando gli abiti ospedalieri di protezione che indossava sopra i suoi, sospirò.
“Mi occorre ancora qualche minuto…” sussurrò Susi respirando a fondo.
“Lo so che è dura, ma lui ha bisogno di te più che di chiunque altro…” borbottò lui e le due ragazze lo guardarono sorprese. “Alex ha sempre parlato con me… ancora di più da quando si è innamorato di te…”. A quelle parole, Kekko notò la stretta che Susi già aveva intorno alla maniglia della porta, diventare più salda.
Mettendo una mano sulla spalla dell’amica, Kia tentò di darle coraggio “E’ solo la paura di entrare da lui Susi, ma nel momento in cui sarai al suo fianco, tutto andrà meglio…”.
Guardando la ragazza fissare tristemente Alex, Kekko diede un lieve colpo sul gomito a Kia. “Andiamo a prenderci un caffè. E’ una cosa che deve fare da sola con lui…”. Non del tutto convinta, la ragazza sembrò riluttante all’idea di lasciare Susi, ma notando come l’amica pareva non ascoltarli, stringendole lievemente la mano, iniziò ad allontanarsi.
“Puoi farcela!” la incoraggiò nuovamente e questa volta, Susi annuì.
 
“Ascoltai i loro passi lungo il corridoio fino a quando sparirono sulle scale, poi riportai la mia attenzione su quel dannato letto di metallo dove giaceva Alex… Occorreva solo fare un bel respiro, chiudere gli occhi e…”.
 
Lentamente, con il cuore che le rimbombava nelle orecchie, aprì la porta, entrando in quella stanza fredda.
 
“Già… il freddo presente in quella stanza mi avvolse facendomi rabbrividire. Sapevo che la temperatura doveva essere inferiore rispetto a quella comune degli ospedali, ma quei pochi gradi di differenza, mi congelarono completamente. Era la paura di dover affrontare la realtà, di dovermi avvicinare al letto, prendere la sua mano e realizzare pienamente che non avrebbe ricambiato la mia stretta…”.
 
Richiuse la porta alle sue spalle, facendo attenzione a non fare rumore e lasciando andare il respiro che stava trattenendo, riaprì gli occhi.
 
“E lui era lì, a pochi passi da me… in quello che sembrava un sonno senza sogni…”.
 
E come un magnete, si sentì attratta verso di lui, passo dopo passo. Lo osservava riposare. Era pallido, le ferite che aveva sul volto sembravano peggiorate rispetto al giorno prima. Le lunghe ciglia scure parevano stessero toccando le guance e la ragazza rimase ad osservarlo in silenzio, con la sola speranza di vedergli aprire quei suoi meravigliosi occhi scuri e potersi vedere riflessa.
Ma non successe…
Si morsicò le labbra e tentò di sorridere. Continuando a fissargli il viso, la sua mano cercò quella ferma del ragazzo. La strinse e per la prima volta, lasciò libere le lacrime di cadere. Era tiepida… quella mano che non ricambiava la stretta, aveva ancora il calore della vita. Sedendosi lievemente sul letto, Susi la alzò e la baciò. E poi, posandola insieme alla propria sulla sua gamba, tornò a guardargli il viso.
 
“Anche in quel sonno, così simile alla morte, era bellissimo…”.
 
Con la vista completamente annebbiata dalle lacrime, Susi alzò la mano libera e la posò sul cuore di Alex. Sapeva che era ancora vivo, doveva solo essere rassicurata e sentire il battito della vita, così come lo aveva sentito l’ultima volta, quando era stata tra le sue braccia.
“Oh Dio…” singhiozzò lei portandosi la mano di Alex vicino al viso. “No… non doveva finire così tra noi due… Non dovevamo finire qui… volevo ancora vederti sorridere, sentire la tua risata…”. E come succedeva sempre quando era con lui, non ebbe paura di lasciare libere le proprie emozioni. “Io… ho detto quelle cose per tentare di convincermi di non essere innamorata di te, ma… non volevo… non volevo andare via da te. Volevo stare ancora tra le tue braccia. Ma io ho paura Alex… Ho paura perché con te è tutto diverso. Tu mi guardi con quegli occhi magici… con quegli occhi che rispecchiano la tua anima ed io davvero non capisco più niente. Mi osservi, mi capisci e mi sei vicino, qualsiasi cosa accada e qualsiasi cosa io ti dica, tu non ti arrendi mai. Lotti per quello che vuoi e per quello che ami, ma… adesso ti prego… devi lottare per te stesso, per tornare da me… Ti ho già perso una volta amore mio, non posso perderti ancora. L’ultima volta non è andata come volevamo… ero davvero fuori di testa ed ho fatto l’unica cosa che tu mi permetti di fare senza mai provare rancore… Mi permetti di ferirti, ma non ti pieghi mai… ed il mio cuore si spezza insieme al tuo… quando sei entrato nei miei pensieri le prime volte, pensavo solo che fossi lì perché sei così dannatamente bello e perfetto, ma sapevo che qualcosa non era giusto…”. Facendo una piccola pausa, cambiò posizione e sedendosi sulla sedia vicino al letto, riprese la mano pesante del ragazzo nelle sue, posando la fronte contro di essa. “Continuo a fare stupidi sbagli, e so che tu torni sempre da me, ma… questa volta non posso sperare di vederti arrivare spettinato davanti a me come succede ogni volta… Questa volta posso solo aspettare che tu rompa il silenzio che hai lasciato intorno a me…”.
 
“E sperai davvero di poter alzare gli occhi e vedere il suo sguardo fisso su di me…”.
 
Alzò gli occhi sul viso di Alex e lo vide ancora addormentato. Morsicandosi il labbro, Susi si asciugò le lacrime con la manica della tunica ospedaliera e reprimendo un singhiozzo, alzandosi, si avvicinò alla fronte del ragazzo e sorridendogli, la baciò delicatamente. “Torna da me… sono qui ad aspettarti…” sussurrò baciandogli poi la guancia.
Sedendosi nuovamente e tentando di riprendere il controllo di sé stessa, rimase in silenzio qualche secondo, continuando a tenere la mano di Alex stretta nella sua. Quando fu abbastanza calma, alzò il viso tentando di abbozzare un sorriso. “E’ una fortuna che non devi andare da nessuna parte, perché ho un sacco di cose da raccontarti…”. E facendo mente locale, iniziò a parlargli delle cose successe nella sua vita da quando lui vi era entrato. Partì a raccontargli da Nick e dal fatto che il suo sogno realizzato, le facesse credere di aver trovato il vero amore e finì con il raccontargli di Xander, ridendo imbarazzata a tale confessione.
Restò a parlargli per ore ed ore, completamente ignara che i suoi amici erano fuori da quella porta ad osservarla, sentendo il proprio cuore spezzarsi insieme al suo…
 
“Quando mi decisi ad uscire da quella stanza, trovai Kekko già cambiato e pronto a sostituirmi. Insieme a lui e Kia, si erano aggiunte anche Steph e Villy ed a giudicare dai loro sguardi, sembravano fossero lì pronte a darmi tutto il sostegno di questo mondo. Non appena il ragazzo entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle, Villy si avvicinò e mi abbracciò. Non disse niente, ma, d’altronde, in quel momento, non esistevano davvero molte parole. Pochi secondi più tardi, le altre due ragazze ci raggiunsero in quel abbraccio consolatorio… Avevo come la sensazione che fossero al corrente di quella strana ed ironica situazione che la vita aveva creato…”.
 
“Ce la farà Alex… è forte e scommetto che non vede l’ora di tornare da te!” sussurrò Steph dopo qualche secondo.
“Già…” sorrise Kia “Dopo tutto quel chiacchierare che hai fatto, avrà avuto voglia di svegliarsi per dirti di smetterla di parlare!”.
Asciugandosi le lacrime, Susi sorrise alla battuta dell’amica. Con gli occhi ancora lucidi le guardò una ad una e poi stringendole nuovamente in un abbraccio sussurrò “Grazie ragazze… voi siete le mie rocce! Sempre pronte a spronarmi, ad indirizzarmi verso la giusta via… Voi siete le sorelle che non ho mai avuto…”.
“Sì sì… ti vogliamo bene anche noi!” e battendole lievemente la mano sulla testa, Steph le sorrise, lieta di essere stata d’aiuto.
Una volta calme, si voltarono a guardare Alex ancora immobile nel letto e Kekko al suo fianco intento a leggergli un libro.
“Vai a casa Susi… sei rimasta là dentro ore, non ti fa bene…” sussurrò Villy guardando l’amica con la coda dell’occhio.
Scuotendo la testa, la ragazza replicò “Lui ha bisogno di me…”.
Sospirando Kia la prese per un braccio e la scansò dolcemente dalla porta. “Ascolta Susi… Adesso ci siamo qua anche noi per Alex, quindi vai a casa a riposarti. E’ da stamattina che non hai abbandonato quella camera… Lui domani sarà ancora lì, solo ad aspettarti… non andrà da…”. Non appena si accorse delle parole che aveva detto, le venne d’istinto morsicarsi le labbra. “Scusa…”.
Susi, la guardò e dopo qualche istante, iniziò a ridere, seguita a ruota dalle altre ragazze.
“Oddio Susi, sono imperdonabile!” esclamò Kia una volta calma. Susi, però scosse la testa ancora con il sorriso sulle labbra “Non preoccuparti… Avrebbe riso anche lui…”.
Ritornando davanti alla porta della stanza, Susi guardò un’ultima volta Alex prima di voltarsi e prendere le proprie cose.
“Vai a casa?” domandò Steph avvicinandosi.
Scuotendo la testa, la ragazza replicò “Vado a lavorare un po’… Disegnando almeno ho un qualsiasi tipo di contatto con lui…”.
Salutandole, si avviò lungo il corridoio. Fermandosi davanti all’ascensore, notò la porta della stanza di Alex aprirsi.
“Aspetta Susi!” esclamò Kekko notandola pronta ad entrare prima che le porte si richiudessero.
Preoccupata, la ragazza lo osservò “Gli è successo qualcosa?”.
Con un lieve sorriso, lui scosse la testa e mettendosi la mano nella tasca posteriore dei pantaloni, ne estrasse una busta piegata.
“Dovevo dartela ieri, ma con Nick nei paraggi non mi è sembrata una buona idea… Era nella tasca della giacca di Alex quando l’hanno trovato...” spiegò porgendogliela.
Confusa, Susi accettò la busta e ringraziandolo, entrò in ascensore. “A domani!” esclamò prima che le porte si richiudessero.
Non ebbe il coraggio di guardare la busta e così la posò nella sua borsa. L’avrebbe letta appena tornata a casa, nella sicurezza del suo appartamento. Nel silenzio e nella calma.
Non poteva aprirla adesso, perché doveva riattraversare tutta la città per tornare a casa e di sicuro, la lettera di Alex non le avrebbe stampato il sorriso sulla faccia.
 
“Il proposito di andare a lavorare, fu dimenticato non appena arrivai alla fermata del bus. Volevo solo tornare a casa e leggere quello che aveva da dirmi. Guardando l’ora e calcolando il tempo che avrei messo a rientrare, mi accorsi che Nick non sarebbe stato in casa al mio ritorno. Ringraziai Dio…”.
 
Entrando di corsa in casa, non si curò nemmeno di posare con cura le proprie cose su un tavolo e si limitò a lanciarle sul pavimento. Togliendo la giacca e buttandola sul divano, prese la lettera che spuntava dalla sua borsa e aprendola senza cura, spiegò i fogli.
 
Cara Susi…
 
“In quel momento, tutto intorno a me si bloccò… Scrutando il foglio, la grafia, il modo in cui aveva scritto il mio nome, lo riconobbi… Inconsciamente sapevo già quello che c’era scritto su quella lettera…”
 
Prima mi sono seduto a questa scrivania, ed illuminato da questa lampada ho deciso di scriverti la mia ultima lettera.
Fuori piove… come qualche giorno fa, quando tu, piangendo mi hai detto addio. Ti ho visto andare via, non ho lottato abbastanza per fermarti. Avrei dovuto rincorrerti, convincerti a stare insieme a me, a dare una possibilità concreta a noi due… Ma non sono riuscito. Invece, per tentare di farti ragionare, ho detto cose che ti hanno ferito. Hai tentato di non darmelo a vedere, ma io l’ho percepito nei tuoi occhi… Volevo prenderti tra le mie braccia e baciarti e poi tornare qui, a casa mia e fare ancora l’amore… invece tu sei tornata da Nick. Dal ragazzo che non ami.
Non deve essere così Susi… devi essere libera di amare chi vuoi, non devi aver paura di lasciare andare quello che hai per poter rincorrere la felicità. Puoi fare tutto quello che vuoi. Puoi avere chi vuoi…
Ti ho guardato dormire sai… Ho aperto gli occhi e tu riposavi appoggiata alla mia spalla. Era quello che avrei desiderato vedere ogni mattina. Ma tutto è finito nel giro di poche ore.
Pensando a te, mentre sono in questo appartamento tutto solo, spero sempre di poterti vedere girare indossando solo una mia camicia. Ti sorriderei divorandoti con gli occhi e tu, sedendoti sulle mie gambe, mi baceresti e passeremmo il pomeriggio sul divano. E sai bene che pregherei sempre per farti ritrarre… Mi piace vederti ridere, sentirti parlare e vedere i tuoi occhi illuminarsi. Starei le ore ad osservarti e guardarti arrossire sotto il mio sguardo.
Ancora non so quanto tempo in classe ho speso ad osservarti… Ringrazio il cielo che non sei a scuola con me tutti i giorni,, altrimenti le mie lezioni sarebbero pessime ed io girerei per i corridoi come un povero pirla innamorato…
Avrai capito che non mi chiamo Xander… o meglio… Alexander è il mio nome completo e mentre ero in America, non so perché, molte persone hanno iniziato a chiamarmi così ed io, volente o nolente, ho accettato la cosa. Ma sono stanco di vivere dietro a questo nome. Con te voglio essere solo Alex. Ti chiedo scusa di non averti detto niente fino a questo momento, ma queste lettere erano le uniche cose che mi legavano a te. Mi permettevano di conoscerti fino in fondo, di avere quel contatto che desideravo follemente. Io sapevo tutto di te e tu sapevi tutto di me. Era bello la spensieratezza con cui scrivevi dei tuoi problemi e, ancora più bello è stato sapere che non avevi problemi ad aprirti con me anche nella realtà. Sono imperdonabile Susi, ma adesso potrai capire come il mio amore non era creato su una persona immaginaria, ma sulla vera te.
E poi Susi, perché l’amore deve sempre essere logico?
Se dopo questa lettera, deciderai comunque di escludermi dalla tua vita, sono pronto a chinarmi definitivamente.
Dall’America, proprio oggi, mi è arrivata una lettera dal mio professore d’Arte a Princeton. Mi ha chiesto di tornare da lui per fargli da assistente a tempo pieno. Capirai, Susi, che è un’occasione a cui davvero non posso rinunciare. Insegnare in università tanto prestigiose è davvero un onore, soprattutto per un professore giovane come me.
Lascerò l’Italia a fine anno scolastico e fino allora tu avrai tempo per pensare e decidere se venire con me o stare qui…
La decisione è solo tua…
Ti aspetto…
Alex
 
Alzando gli occhi dal foglio, Susi non prestò attenzione alle lacrime che scendevano.
 
“Xander… Era sempre stato lui a sostenermi in tutto questo tempo. Aveva messo me prima di ogni altra cosa e lui, come sempre, era rimasto in disparte, ad aspettarmi… Come avevo fatto a non accorgermi di nulla?”.
 
Sentendo la porta aprirsi, Susi non fece niente per nascondere quello che provava.
“Ehi piccola!” la salutò Nick entrando in salotto. “Giornata dura? Ho visto che hai abbandonato tutto… Cosa succede?” domandò subito vedendo lo stato in cui era la ragazza. Inginocchiandosi davanti a lei, osservò i fogli che aveva tra le mani e gli occhi caddero subito sulla firma in fondo al foglio.
Non disse più nulla, inumidendosi le labbra la fissò qualche istante e poi togliendoglieli dalle mani, si avvicinò e le baciò la fronte.
Quando si allontanò, Susi trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.
 
“I suoi occhi cambiarono colore ed io capii, in quel momento, che tutto gli fu chiaro…”
 
Scuotendo la testa, Nick si alzò da terra e borbottando un “Vado a cambiarmi poi possiamo preparare qualcosa da mangiare…” si avviò verso la porta della sala.
“No Nick… è finita… io non riesco ad amarti come vuoi tu…” sussurrò guardandolo.
Fermandosi, il ragazzo respirò a fondo e poi continuò per la sua strada, come se non avesse sentito nulla.
Con un peso sul cuore, Susi si alzò dal divano, per poter seguire il ragazzo in camera. Entrando nella stanza lentamente, lo trovò in piedi davanti all’armadio intento a respirare, le mani sui fianchi. Quando si voltò verso di lei, a Susi si spezzò il cuore. Nick, guardandola mormorò “Abbiamo tutta la vita Susi… Non puoi rovinare tutto per una stupida sbandata…”.
Scuotendo la testa Susi si appoggiò allo stipite della porta “Saresti felice sapendo di avere vicino una ragazza che non ti ama?”.
Coprendosi la faccia con le mani, Nick chiuse gli occhi “Che cazzo hai fatto Susi? Che cazzo ti ha messo in testa quel coglione di pittore?”.
“No Nick… sono stata io a capire che qualcosa non andava… Avanti… Tutti i dubbi che ho avuto sul dirti due semplici parole, non erano normali…” tentò di spiegare Susi, ma il ragazzo, la interruppe.
“Ci sei andata a letto?”. Gli occhi di Nick gelidi, si rispecchiavano dentro i suoi e quando Susi abbassò lo sguardo, lui trovò la risposta che stava cercando.
“Quando…”.
“Nick io non credo che…” iniziò Susi, ma il ragazzo, parandosi davanti a lei urlò “Quando cazzo è successo?”.
Deglutendo ed abbassando lo sguardo, rispose “La settimana scorsa…”.
In quel momento la confusione di Nick, fece largo allo stupore “Quel giorno quando non ti trovavo, eri con lui?”. Annuendo si sentì presa per le spalle dal ragazzo. “Perché sei tornata da me? Cazzo Susi vai a scoparti un altro e poi corri tra le mie braccia? Abbiamo anche fatto l’amore quella sera!”. Respirando a fondo, si allontanò di qualche passo da lei e Susi, trovò l’occasione per tentare di spiegarsi.
“Io non volevo ferirti… Dopo tutto quello che mi hai dato, volevo provare a mia volta a darti qualcosa e l’unica cosa che volevi tu era essere amato totalmente…”.
Nick rise “Bella cosa Susi! E poi cosa avresti fatto? Saresti scappata a scoparti il pittore ogni volta che ne avevi voglia?”.
Susi scosse la testa. “Gli avevo detto addio…”.
Il silenzio calò nella stanza e venne interrotto solo dal respiro dei due ragazzi. Nick sospirò e poi scosse la testa. “Mi lasci per lui? Non sai neanche se riaprirà mai più gli occhi…”.
Tentando di non fargli vedere quanto quelle parole l’avessero ferita, Susi replicò sottovoce “Ti lascio per trovare il vero amore Nick… magari mi sto sbagliando e sei tu il vero amore, ma adesso non ne sono sicura… Non posso toglierti la possibilità di essere felice, tu sei troppo importante per me, non voglio spezzarti il cuore…”.
Senza dire nulla, Nick uscì dalla camera e prendendo la giacca, si avviò verso la porta d’entrata. Fermandosi e senza voltarsi verso la ragazza, sussurrò. “E’ troppo tardi per questo Susi… lo hai già fatto quando sotto la doccia, hai sussurrato il suo nome…” e uscendo, chiuse la porta dietro di sé.
 
“Quel lieve click della serratura fu il suono più triste che avessi mai sentito…”.
 
   
 
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