“I know I left
too much mess and
destruction to come back again
And I caused nothing but trouble
I understand if you can't talk to me again
And if you live by the rules of "it's over"
then I'm sure that that makes sense
I will go down with this ship
And I won't put my hands up and surrender
There will be no white flag above my door
I'm in love and always will be
And when we meet
Which I'm sure we will
All that was there
Will be there still
I'll let it pass
And hold my tongue
And you will think
That I've moved on....”
Dido, “White
flag”
White flag
“Sei brava. Dove hai imparato?”
Maes si è immedesimato subito nel suo nuovo compito.
Fare da miccia di accensione per qualsiasi dialogo tra i due, risulta facile solo all’apparenza – lo stesso Roy è sempre stato ironicamente incapace di dare il via a tutte le cose, anche le più semplici, che non fossero fiammelle nell’aria. Deve pensarci lui, il miglior amico.
E’ lui a iniziare, è lui a dirigere abilmente la conversazione – o la successione di poche frasi che dovrebbe rispondere al concetto - è lui a ritirarsi nell’ombra, come un burattinaio intento a non disturbare la storia che prosegue anche senza di lui.
Non sa nulla di alchimia, ma pensa che qualsiasi cosa ci sia o ci fosse stata tra loro, è un po’ come la fiammata in un camino: finché ci sarà ossigeno continuerà a bruciare; ha solo bisogno che qualcuno provochi la prima scintilla, e dia qualche riattizzata, di tanto in tanto.
Per cui “Sei brava. Dove hai imparato?” è il suo contributo a quella che reputa una buona causa, la sua buona azione quotidiana.
Riza sposta la pupilla concentrata dal mirino del fucile di precisione. Le sagome di cartone sparse per il campo di esercitazione, momentaneamente salve.
“Mio nonno è nell’esercito.”
Come se ciò spieghi tutto. Un dono naturale, un destino già scritto, qualcosa a cui non puoi sfuggire.
Il rumore secco di un altro sparo, il tempo di veder cadere la sagoma più lontana tra la polvere del deserto, e Maes è già un ombra confusa tra la folla di militari lontani solo qualche metro.
Roy si sfrega le mani tra loro, mentre la guarda sterminare la rada popolazione di cartone del campo. Vede cadere i modelli dalle forme umane, uno ad uno, e gli unici aggettivi che potrebbero rendere giustizia al suo talento sono precisa e letale.
“Sei davvero brava. Troppo.”
Lei ignora l’ultima parola.
E’ l’immagine della concentrazione: la mascella serrata, gli occhi più fissi del sole nel cielo polveroso, le braccia rigide e tese. Solo la spalla si muove di qualche millimetro, ogni volta che il rinculo dello sparo scuote la sua esile figura.
Sembra sia il fucile a bilanciarla, non il contrario.
“Mi dispiace…”
Come se fosse colpa sua, ogni sagoma caduta - ogni colpo andato a segno è una vita in meno sul campo di battaglia, l’indomani mattina – ciascun singolo granello di sabbia che le sporca il viso.
Il labbro inferiore è imprigionato tra i denti, torturato a sangue.
“Non importa. Chi uccido, è troppo lontano da me, perchè io possa rendermene conto fino in fondo.”
Roy sorride, pensando alla menzogna che si è creata attorno per trovare un equilibrio, anche se precario, il giusto per rimanere in piedi.
La canna traccia un arco nell’aria, scende lentamente fino a sfiorare il suolo. Lei sospira come se l’arma sia diventata improvvisamente troppo pesante.
“Non ha bisogno di preoccuparsi per me, maggiore Mustang. Come mio superiore non ha motivo di farlo.”
Mentre la guarda andare via, pensa che per la seconda volta è lei a fuggire il confronto.
Forse come superiore, non ha davvero ragione per essere li, come superiore non dovrebbe scusarsi, come superiore non ha bisogno di sentirsi in colpa.
Ma quella sua precisazione gli da la conferma, che come amico – o come qualsiasi altra ‘cosa’ sia adesso per lei – è suo preciso dovere farlo.
Approfitto
del periodo
post esame, di relativa calma per aggiornare un po’ tutti i
lavori…
Dal momento che ho
molta nostalgia di Maes, anche in questo capitolo fa la sua apparizione
(ma
penso sarà una cosa frequente: mi sono accorta che
è quasi indispensabile per
approfondire bene il personaggio di Roy senza contare che dargli spazio
mi da
modo di aprire anche tematiche un po’ diverse…
Certo questo theme si
concentra un po’ di più su Roy e Riza: volevo dare
bene l’idea dello sgelarsi
graduale del loro rapporto: è una cosa difficilissima, me ne
sono resa conto
soprattutto scrivendo Request: alla fine siamo abituate a pensare a
loro come
coppia, ma in fondo prima di diventare tali, anche loro sono stati
individui a
sé, con un atteggiamento addirittura diverso (basti guardare
Riza: non c’è
altro personaggio in FMA che
cambia di
più a mio parere).
Detto questo: grazie
per le recensioni! ^^
Metto la
traduzione
della canzone-citazione dell’inizio (il titolo non era
collegato, anche perché
mi sono ricordata di questa canzone proprio cinque minuti prima di
postare… di
recente mi capitano di questa folgorazioni… mah…)
“Sono
sicuro di aver
lasciato troppo caos e distruzione dietro di me
Non ho causato altro
che problemi
Capisco se tu non puoi
più parlarmi
E so che se hai deciso
di vivere secondo la regola del “E’
finita”
Tutto ciò ha
senso
Ma non abbandonerò la
nave ora
Non alzerò le mani
arrendendomi
Non ci sarà alcuna
bandiera banca sulla mia porta
Sono innamorato e lo
sarò sempre
E quando ci
incontreremo
Perché sono sicuro che
accadrà
Tutto quello che c’è e
c’era
Ci sarà ancora
E io lascerà andare
E terrò a freno la
lingua
E tui penserai
Che ho deciso di
andare avanti…”
P:S x
Shatzy: Chiedo
scusa per il “non lo sapevo”: in realtà
avrei dovuto scrivere “non me lo
ricordavo”!^^” Perdona la mia memoria colabrodo: se
fosse per me faticherei a
ricordarmi il mio, di compleanno! ^^” Un bacio e ancora tanti
auguri