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Autore: RomanticaLuna    26/05/2013    1 recensioni
La famiglia Malfoy, rispettata da generazioni e temuta, ha la "sfortuna" di accrescere con un nuovo componente "diverso". Una nuova avventura tra maghetti, una ripresa della vecchia storia dei Malandrini, una FF di amicizia, amore e divertimento. =)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Manderò dei gufi ai vostri genitori per informarli del vostro scarso interesse per le regole!” il tono era serio e lo sguardo della professoressa metteva in soggezione persino James e Scorpius, sebbene fossero abituati a rimanere per ore seduti davanti alla cattedra.
Daphne e Lily erano state convocate solamente come testimoni dell’accaduto, ma la professoressa non aveva ancora deciso se punirle o no.
Daphne scrutava il fuoco finto saettare nel caminetto della presidenza. Quel movimento le dava conforto, riportandole alla mente le serate di Natale passate davanti al fuocherello scoppiettante, mentre nonna Theresa le leggeva le fiabe. Avevano raccontato uno per uno l’accaduto omettendo i dettagli più infimi, ad esempio il fatto della scommessa.
“Non è ancora cominciato l’anno e voi due siete già nei guai. Non potreste semplicemente provare ad andare d’accordo, anche per finta, senza provocare danni a studenti innocenti?”. Sbuffò spazientita, battendo senza un ritmo preciso le dita sulla scrivania. Poi inspirò e si diede nuovamente un contegno. “Nonostante la vostra disobbedienza alle regole mi sento clemente, quindi toglierò solamente 5 punti a testa!” annotò la sua decisione sul registro e poi guardò soddisfatta le espressione dei ragazzi confusi.
“Cosa?” urlarono i tre Grifondoro in coro. Era un’ingiustizia, perché dovevano appartenere tutti e tre alla stessa Casa?
“Se non volete che cambi idea, chiudete la bocca ed accettate la decisione. Le vostre famiglie verranno comunque avvisate per l’accaduto, ma dovete considerarvi veramente fortunati che non vi affidi al guardiano che saprebbe sicuramente quale lavoro farvi fare”. Dopo un attimo di silenzio aggiunse “Devo però avvisarvi che, se troverò ancora uno di voi svolgere un duello clandestino nel cortile della scuola rischiereste la sospensione” detto ciò, la McGranitt aprì con un tocco della bacchetta la grossa porta ed i quattro ragazzi uscirono.
“Potter!” urlò Paul Black, seduto sul primo scalino, in attesa che l’allegro quartetto uscisse dalla presidenza.
“Ehi amico! Grazie per averci aspettato, andiamo a mangiare?” James era tornato quello di prima, strafottente e senza pensieri. Non ricevette una risposta alla sua domanda, al contrario fu sorpreso di venire raggiunto da un pugno che lo colpì sulla guancia con la forza di una meteora.
“Se proprio devi sparare stronzate, fallo solo in tuo nome, capito? Non tirarmi in gioco quando non centro!” sibilò Paul, attaccato con forza alla camicia del Grifondoro.
“Ma cos’hai che non va?” gli chiese sorpreso James.
“Lo sai bene cos’ho! Solo perché il tuo cognome è Potter, non vuol dire che puoi decidere per gli altri o mettergli in bocca parole che non hanno mai detto, capito?” James era sicuro di non aver mai visto il suo migliore amico così arrabbiato nei suoi confronti e non riusciva nemmeno a capire il perchè di tanta rabbia!
“Non nasconderti, Paul! Ti ho sentita io stessa quando avete scommesso per prendervi gioco della Malfoy! Eravate tutti presenti: tu, James, Albus e Fred. Prova a rimangiartelo” intervenne Lily in difesa del fratello.
“Mia cara e dolce Lily Luna, tu ascolti solo quello che vuoi sentire, sorvolando sul resto. Nessuno ha accettato quella stupida scommessa! Albus per primo ha detto che era una cosa deplorevole da dire e pensare!” la zittì Paul.
Gli occhi blu di Daphne lo studiavano, cercando di capire se mentisse oppure dicesse la verità. Sentiva le dita ghiacciate del fratello stringerle il polso e capì immediatamente che quella non era più una sua battaglia. Incontrò per caso gli occhi neri del quattordicenne e lo vide arrossire leggermente. James non perse quel piccolo momento, alzò con due dita il mento dell’amico d’infanzia, studiandone il viso.
“Ah, ora capisco. Mi fai pena! Non ti pensavo così stupido!” e scoppiò a ridere.
Lily lo guardava senza capire, chiedeva una risposta con lo sguardo e, alla fine, il fratello la accontentò.
“Il nostro stupido amico si è preso una bella cotta per la Principessina”
Il viso della Potter si rabbuiò di colpo, cercò di imitare James ma non fu credibile.
Le piace pensò Daphne, osservando come una spettatrice estranea la scena. Li guardò allontanarsi da lei che, bloccata dalle dita di Scorpius, rimase immobile al suo posto.
“Wow, il tuo primo giorno a scuola ed hai già fatto frantumare l’amicizia più lunga della storia!” rise suo fratello, lasciandola libera ed intrecciando le mani dietro la nuca.
“Non l’ho fatto apposta! Non me li vado mica a cercare i casini, io!” disse stizzita. Vide che la frecciatina era andata a segno quando Scorpius perse per un attimo il sorriso. Con un abbraccio si salutarono ed ognuno si diresse verso la propria sala comune.

****

Caro papà, non arrabbiarti... giuro che non sono io che mi caccio nei guai, sono loro che mi cercano e mi costringono ad entrarci con tutta me stessa!
Tutto risolto, non angustiarti. Volevo fartelo sapere io prima che ti arrivassero voci esterne.
Ti voglio bene, Daf.

****

Daphne passeggiava in giardino, da sola, doveva smaltire la rabbia e schiarirsi le idee riguardo alla famosa scommessa. Con due matite babbane batteva il ritmo, così che i suoi pensieri prendessero un sentiero prefissato, senza perdersi in giro nella sua mente.
Si fermò al Lago Nero, dove immerse i piedi nell’acqua tiepida e limpida. Due petali caddero vicino a lei, seguiti subito da altri. Petali rosa, blu e gialli, fiori bianchi e rossi cadevano dall’alto per posarsi sull’erba morbida e verde, sui suoi capelli biondi, sulla gonna della divisa e sull’acqua cristallina.
Daphne guardò verso l’alto, vedendo un ultimo fiore bianco galleggiare a mezz’aria.
“Che fai?” chiese al ragazzo che stregava i boccioli, appostato su un ramo robusto.
“Mi faccio perdonare. Nel mondo babbano si regalano i fiori per chiedere scusa. O i cioccolatini, ma devo arrangiarmi con quello che ho” esclamò Paul, sorridendo e soffiando sulle sue mani chiuse a coppa.
Una piccola fatina di fiori danzò sospesa in aria, i movimenti delicati e sottili che la portavano verso il basso, fino alle sue mani.
“Tu non hai niente da farti perdonare!” gli sorrise. Le piaceva Paul, era capace di calmarla e non aveva mai conosciuto nessuno di simpatico come lui. Non le importava del suo aspetto fisico, non voleva essere la sua ragazza; le piaceva come amico.
Il Grifondoro scese dall’albero a fatica, cercando di non cadere, con una lentezza indefinibile.
“Ti va di fare il bagno?” chiese mentre, già in mutande, si immergeva nell’acqua del lago. Daphne lo guardò a bocca aperta, senza immergere più dei piedi nel liquido trasparente. Scosse appena la testa.
“Organizzate una festa in piscina senza nemmeno invitarci?” urlarono due voci in lontananza. Albus ed un ragazzo rosso correvano verso di loro, eliminando una parte della divisa ad ogni salto. Si buttarono nel lago con un tuffo, schizzando la giovane che li guardava ridendo. Era bello vedere un po’ di sano divertimento adolescenziale.
“Su, non farti pregare! Salta nell’acqua!” Paul rideva mentre cercava di invogliare l’amica ancora vestita e composta sulla riva a seguire il loro esempio.
“E’ splendida, si sta da Dio!” confermò Albus.
Daphne li guardava ammirata ma non si azzardava ad entrare e scuoteva la testa alle richieste dei ragazzi "Sto bene qui" balbettò.
Dopo qualche secondo sentì qualcosa afferrarle la caviglia e trascinarla verso il lago, facendola scivolare nel liquido tiepido.
Si trovò subito in difficoltà: non aveva avuto il tempo di prendere fiato e non sapeva muoversi sott’acqua. Nessuno le aveva mai insegnato a nuotare, era sempre rimasta rinchiusa nella villa e, nonostante la grande e profonda piscina, non le era mai passata per la mente l’idea di tuffarsi.
Mosse le mani per tornare in superficie ma furono delle braccia esperte a portarla verso l’aria fresca. Tossì, sputando l’acqua ingerita, cercando di afferrare un lembo di terra, ma le sue dita toccarono un corpo forte ed abbastanza muscoloso. Guardò il giovane in faccia, notando che le sorrideva divertito alla sua espressione di imbarazzo.
“Non sai nuotare, eh?”.
“Non si è visto?” tossicchiò ancora lei, cercando di sorridere e superare lo shock. Tremava per lo spavento.
Daphne sentiva le sue braccia stringerle la vita e le sue gambe nuotare agilmente. Dopo qualche secondo che si guardavano ebbe il coraggio di chiedergli “Ma…ma tu chi sei?” era imbarazzata, il viso rosso come un pomodoro. Conosceva Albus in quanto fratello di James Potter, ma non aveva mai visto quel giovane dai capelli di fuoco.
“Fred Weasley Junior, quarto anno, molto piacere" sorrise "Ero curioso di conoscere la famosa Daphne Malfoy che fa litigare il mio adorato cuginetto con il suo migliore amico” e scoppiò nuovamente a ridere. Poi la guardò più attentamente e le scostò una ciocca di capelli dal viso “Beh, effettivamente, sei davvero molto carina, ma secondo me nessuna ragazza dovrebbe avere il potere di distruggere un’amicizia!”. Rimasero qualche secondo a studiarsi, poi le propose di aggrapparsi alla sua schiena. L’avrebbe condotta lui sui fondali marini, lei non doveva fare altro che trattenere il respiro.
Daphne non ricordava di essersi mai sentita libera quanto in quel lago, rilassata e spaesata al tempo stesso. Osservò i pesci e le creature che li schivavano impaurite e cercò di toccare con la mano il raggio del sole che si allungava verso l'oscurità.

****

“Tanto tempo fa, all'epoca dei nostri nonni per intenderci, quattro studenti giravano indisturbati per i corridoi di Hogwarts, amici per la pelle, Grifondoro dai cuori puri e coraggiosi” iniziò Albus, la prima sera che passarono tutti e quattro insieme spaparanzati sul morbido divano in Sala Comune. Gli era stato chiesto di raccontare una storia per far passare il tempo, visto che la pioggia oramai non permetteva nessuna gita all’esterno e lui aveva scelto quella di suo nonno e dei suoi amici.
“La conosciamo tutti la storia dei Malandrini, Al!” si lamentò sbuffando Fred.
“Io no” lo contraddì Daphne. Suo padre le raccontava delle storie su Hogwarts, ovvio, ma parlava soprattutto dei suoi successi e degli scherzi andati a buon fine, dei fondatori e dei fantasmi.
“Bene, allora state zitti” e Albus ricominciò a raccontare “Questi quattro giovani erano conosciuti come Ramoso, Lunastorta, Felpato e Codaliscia. Ad Hogwarts e fuori erano noti per i loro spettacolari scherzi. Si proteggevano a vicenda e l’uno colmava le lacune degli altri. Ramoso e Felpato erano conosciuti come veri Casanova, infrangevano spesso le regole e finivano quasi sempre in castigo. Lunastorta era la mente del gruppo. A lui toccava tirare fuori dai guai gli amici, aiutarli con gli studi ed assicurarsi che non finissero espulsi. Codaliscia era il più giovane dei quattro ed il più timido. Solitamente era quello che doveva essere difeso, ma i suoi amici erano contenti di essere sempre presenti per dare una lezione ad uno studente che lo aveva preso in giro o gli aveva nascosto i libri. I Malandrini passarono 7 anni felici, facendo gli scherzi più belli dell’intera scuola, facendo conquiste e divertendosi. Persino i professori li mettevano su un gradino superiore rispetto agli altri, perché nonostante lo sgarro alle regole erano gli studenti più dotati della scuola ed avevano il potere di farli sentire vivi e ridere e distrarre dal lavoro.
Basandosi sulle loro sole conoscenze, crearono una mappa di tutto il castello, delle aule, dei dormitori, dei bagni… e riuscirono a far sì che ogni persona presente ad Hogwarts si trovasse anche sulla mappa, si muovesse come nel castello reale…”
“Già, peccato che quella mappa sia andata persa durante la guerra contro Voldemort! Sarebbe stato utile potersi muovere con assoluta libertà, schivando i professori e le punizioni” lo interruppe Paul, intento a far librare in aria un piccolo uccellino di carta.
“Ma la smetti di interrompermi?” si arrabbiò l’altro, gli occhi verdi che lanciavano scintille verso l’amico.
“Ma se è finita!” Fred si mise a ridere, mentre Albus sbuffò, seccato dall’impertinenza dei suoi amici.
“Però pensate…quattro Malandrini, tutti di Grifondoro e amici per la pelle. Utilizzavano le lezioni per architettare magnifici scherzi…” sognò ad occhi aperti ed a voce alta il ragazzo “due che cercavano di sistemare la situazione utilizzando la loro prestigiosa intelligenza e bontà d’animo” e si ritrovò ad indicare sé stesso e Daphne. Paul e Fred si scambiarono uno sguardo d’intesa e scoppiarono a ridere, immedesimandosi nei due Malandrini che utilizzavano la loro esperienza magica nel modo più spassoso che esistesse.
In quelle poche settimane di scuola Daphne aveva dimostrato di possedere una buona mente aperta e sempre all'erta e, in poco tempo, avrebbe potuto imparare l’intero programma di incantesimi e trasfigurazioni del primo anno. Lei ed Albus erano perfetti per dare una finta facciata angelica al gruppo, coprirli con i professori e trovare scuse plausibili per ogni singolo scherzo.
Daphne, cresciuta da Serpeverde Purosangue con dei nonni severi ed un padre esigente, aveva imparato a mentire da quando aveva detto la sua prima parola ed Albus, cresciuto con due fratelli ritenuti perfetti da genitori ed insegnanti ed allevato dal mitico Harry Potter, il mago più famoso di tutti i tempi, aveva dovuto imparare a dire bugie per nascondere prima i voti della scuola babbana, poi le piccole marachelle fatte col cugino.
“Puff…siete solo un branco di mocciosi, non conoscete abbastanza incantesimi per poter riformare quell’antica mappa” si intromise James passando loro alle spalle e frantumando tutti i loro sogni ad occhi aperti.
“Fatti i cavoli tuoi! Se non sbaglio, fino a ieri eri sicuro che noi 4” esclamò suo fratello indicando Fred, Paul, James e se stesso “non avremmo avuto problemi. Daphne è sicuramente più intelligente di te!”
James guardò la ragazzina in cagnesco prima di tornare al suo angolo buio tra le braccia di una bella ragazza.
“Non dargli ascolto, te l’ho detto che è stato risparmiato ai Serpeverde probabilmente solo per il suo cognome!” le bisbigliò Albus con un sorriso dolce e rassicurante.
“Tranquillo, sono abituata alle critiche ed alle prese in giro, le sento da quando sono nata!” sorrise Daphne, tornando ad immaginarsi il gruppo unito di amici di cui parlava la storia del moro.
Amici, che bella parola. La gustò sulla punta della lingua e sentì un calore inebriante invaderle il petto.

  
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