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Autore: SusanTheGentle    27/05/2013    11 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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30. Un aiuto dal cielo

 

 
 
La finestra della torre era stretta e alta, ma spingendo una panca sotto di essa e salendovi sopra, Shanna riusciva a vedere quello che stava al di là del palazzo e del labirinto.
Anche se le nubi nere e verdi ricoprivano ogni cosa, c’era un momento in cui la fanciulla riusciva a scorgere tra di esse il suo amato cielo. Accadeva di solito durante le ore che precedono l’alba, quando tutto era immobile e le sembrava di essere sola al mondo. Da lontano ammirava, con una stretta al cuore, paesaggi sempre diversi man mano che i giorni trascorrevano, e che l’Isola delle Tenebre si spostava da un capo all’altro dell’Oceano Orientale. A volte vi erano solo cielo e mare. Una volta, intravide una terra arida con una grossa montagna simile a un vulcano. Altre ancora, colline verdi e rigogliose.
Se solo avesse potuto stendere la mano e togliere quel velo di oscurità, vedere le stelle, riuscire a brillare lassù con loro e mostrare ai Sovrani la via, avvertirli del pericolo che li aspettava alla Fine del Mondo, e dell’inganno...
Era lei, Shanna, la vera Stella Azzurra, non Lilliandil.
Possibile che la sorella si fosse davvero fatta traviare in quel modo, solo per la sua gelosia nei confronti della Regina Susan e il risentimento verso Re Caspian?
Shanna ricordò con malinconia i giorni felici che trascorreva insieme alla sua famiglia sull'Isola di Ramandu, poco prima che il Aslan giungesse ad investirla dell’incarico di guida del cielo.
Ramandu aveva preparato le figlie alla visita del Grande Leone, ma quando il Felino aveva pronunciato il nome di Shanna, sia l'anziano padre che la sorella maggiore erano rimasti alquanto sconcertati.
Ma se il genitore si era congratulato con la figlia minore, Lilliandil, da quel giorno in avanti, si era mostrata gelosa della sorella
“Non sarai la guida delle Loro Maestà, però sarai Regina di Narnia” aveva cercato di rincuorala Shanna.
Ma Lilliandil le aveva risposto con stizza. “No, non più! Aslan ha detto che il corso degli eventi è cambiato a causa di una decisione imprevista. Una decisione che, a mio parere, sembra più il capriccio di una ragazzina viziata e insignificante!”
“Di che stai parlando?”
Lilliandil si era voltata adirata. Mai Shanna aveva veduto sul suo volto una tale espressione.
“La Regina Susan! Ecco di cosa sto parlando! Ha abbandonato Narnia e ora vuole tornare! E Aslan le darà una seconda possibilità. Io non lo accetto! Non accetterò mai che mi porti via il mio sposo!”
“Ma se questo è il volere di Aslan…” aveva tentato Shanna timidamente.
“No! Non mi sottometterò mai a un’umana! Il Re ha preferito lei a me! Com’è possibile questo?!”
Le conseguenze delle sue parole erano giunte qualche tempo dopo, con il tradimento verso la propria famiglia, verso i Sovrani, verso il Leone.
Da quando Jadis le aveva rapite e rinchiuso separatamente nel suo palazzo, soprattutto da quando era passata dalla parte di Jadis, Lilliandil non si recava mai dalla sorella, non chiedeva di lei. E quand’era Shanna a farlo, si faceva negare.
Perché? Aveva chiesto la piccola stella ad Aslan.
E la risposta era arrivata immediata: Lilliandil era più debole di lei, per questo il Leone non l’aveva scelta come guida. Shanna aveva un cuore più saldo. E forse...forse c’era corruzione nel cuore di Lilliandil. Questo spiegava la facilità con cui si era fatta traviare dalla Strega, che le aveva promesso il trono di Narnia e Caspian. Promesse che non sarebbero mai state mantenute.
C’era forse un modo per far redimere la sorella? Shanna sperava tanto di sì.
Si appoggiò con la testa al davanzale e chiuse gli occhi. Pensò improvvisamente a Shira, all’aiuto che le aveva chiesto, alla risposta al suo richiamo e al suo non farsi più viva.
Che l’avessero scoperta?
Shanna l'aveva pregata di vegliare sui Sovrani al suo posto: finchè si trovava nel castello della Strega, le era impossibile prendere le sembianze di stella e i suoi poteri venivano limitati. Di certo, Jadis aveva fatto in modo che l'oscurità dell'Isola delle Tenebre offuscasse la sua luce.
Pur sapendo quanto fosse rischioso volare di nascosto, tutte le noti, fuori dalla propria gabbia e raggiungere il Veliero dell’Alba, Shira aveva accettato.
Si augurò con tutto il cuore che non le fosse successo nulla. Shira era la sua migliore amica.
Shanna aggrottò la fronte all’improvviso, rialzando la testa e voltandosi spaventata verso la porta. Dopo un paio di secondi, quella si aprì, e una figura ammantata di nero avanzò nella stanza.
Shanna tremò, ma dopo un attimo ancora, quando lo sconosciuto si levò l’ampio cappuccio, saltò giù dalla panca attraversando di corsa la stanza e gli gettò le braccia al collo.
“Padre! Padre!” esclamò colma di gioia.
Ramandu la strinse forte e poi la squadrò da capo a piedi, sospirando di sollievo nel vederla in salute, anche se i suoi begli occhi blu erano tristi.
“Cara bambina”
“Come…come sei riuscito ad arrivare qui?”
“In questo momento la Strega Bianca è debole, debilitata dal combattimento avuto con il Re Supremo.”
Shanna gli strinse le mani. “Hai saputo…hai visto?”
“Tutto quanto. E ho visto cosa sta accadendo ora sulla nave di Calormen. Hanno bisogno di te, bambina!”
“E come? Dovrei uscire per poter fare qualcosa.”
Ramandu sorrise. “E’ proprio quello che farai”
Lei lo fissò speranzosa e spaventata alla prospettiva di beffare la Strega.
“Tranquilla, non mi scoprirà. Mi crede morto, per questo sono riuscito a varcare i cancelli del labirinto.” sorrise gravemente Ramandu. “Credendo che non costituissi più un problema, li ha lasciati aperti quand’è tornata. Era così provata dalla stanchezza...”
“Anche se ha una delle Spade non riesce ad usarla, vero?”
“No. Non ancora, almeno.”
Shanna si fece molto seria. “Perché hai detto che la Strega ti crede morto?”
Ramandu la guardò negli occhi con estrema tristezza. “Mi ha tolto l’immortalità”
“Cosa dici?!” domandò lei, piena di spavento.
“Non sono più una stella. Sono divenuto come il cugino Coriakin”
“Quindi…quindi sei mortale?”
Gli occhi della fanciulla si riempirono di lacrime e lui l’abbracciò ancora.
“Aslan mi ha permesso di non spirare, anche se avrei già dovuto. Ma la Strega non lo sa. Per questo ti dico che mi crede morto”
“Ma Aslan farà tornare tutto come prima, non è vero?” esclamò Shanna  colma d’angoscia.
“Sì, bimba mia. Ristabilirà l’equilibrio in ogni cosa quando questa storia sarà finita. Ma per fare ciò, c’è assoluto bisogno che i Re e le Regine portino le Sette Spade sulla Tavola di Aslan”. Ramandu le strinse le mani più forte. “Li devi aiutare a tirarsi fuori dai guai! Solo tu puoi raggiungerli. Devono proseguire. Presto la Strega scoprirà come aprire le porte della Tavola di Aslan, e ora che io non possiedo più i poteri che mi permettevano di custodirla, non potrò fermarla. Se troverà le tre Spade che si trovano già laggiù, e porrà con esse quella che ha sottratto al Re Supremo, allora il loro potere inizierà a sprigionarsi e lei comincerà a riacquistare le forze”
“Non glielo permetteremo!” disse Shanna con decisione.
“Vieni” le disse allora Ramandu, conducendola all’esterno della torre.
Shanna vide i suoi carcerieri, i Ciclopi, stesi a terra svenuti.
Corsero poi lungo i corridoi, sbucarono in un ampio cortile, poi ne attraversarono un altro e un altro ancora. Altre stanze, altri corridoi e infine ecco l'alto portone di ferro. Le guardie erano poche, Jadis non voleva troppi intrusi nel suo castello.
Adesso erano fuori dal palazzo, tra le mura del labirinto.
Shanna si lasciò guidare tra le fronde che ricoprivano le mura e si addentravano in un altro labirinto, quello formato dalla vegetazione.
Era davvero impossibile uscire, ma Ramandu aveva trovato la soluzione.
La portò sotto un grande albero e Shanna fu attirata da un frullare d’ali. Guardò in alto, e vide appollaiati proprio sul ramo sopra le loro teste due enormi uccelli bianchi come la neve, i colli lunghi e snelli, il becco dorato e lucente, gli occhi neri e intelligenti.
 “Devi andare prima che io diventi troppo debole” le disse Ramandu svelto. “Purtroppo non posso farti fuggire, no ho la forza sufficiente a lacerare questa oscurità. Ti basterà uscire soltanto un momento dalle mura per fare ciò che devi. Tu sai che cosa. L’hai capito, vero?” le chiese, lanciando un’occhiata eloquente ai due uccelli.
“Sì, padre.”
Per un momento, Shanna aveva sperato che lui l’avrebbe fatta fuggire davvero. Ma aveva perduto i suoi poteri. A quel punto, poteva sperare solo nei Sovrani di Narnia.
“Padre, tu che cosa farai, adesso? Tornerai alla nostra Isola?”
“No. Vi aspetterò tutti alla Tavola di Aslan. Sono ancora il guardiano, dopotutto. Questo la Strega non può ancora togliermelo. E difenderò quel luogo fino all’ultimo”
Shanna gli fece una carezza sul viso e poi si strinsero di nuovo in un lungo abbraccio.
“Ora vai, bambina. Fra breve sarà l’alba, e allora la Strega Bianca si sveglierà. Non hai molto tempo”
Il primo uccello emise un verso, più simile a un soave canto. Scese dal ramo e allargò le ali, permettendo a Shanna di salire su di lui.
“Arrivederci, padre”
Nemmeno il tempo di sentire il suo saluto e l’uccello l’aveva già portata in alto con un possente battito d’ali. Sorpassarono le alte mura del labirinto, lasciandosi alle spalle il castello della Strega.
Subito, appena furono alti nel cielo a ridosso delle nubi, queste si addensarono per non lasciarli passare e un forte vento si abbatté su di loro. Shanna si strinse più forte al lungo collo del volatile, rischiando di venir sbalzata via dalla sua groppa.
Ma l’animale sapeva cosa fare e, aumentando la velocità, si spinse contro le nubi, fendendone la coltre.
Shanna vide il cielo brillare. Presto, dietro di loro, il sole sarebbe apparso dal mare.
L’uccello scese in picchiata, poi rallentò il suo volo e si posò dolcemente sulla spiaggia.
Quando Shanna mise i piedi a terra, una strana sensazione di soffocamento l’avvolse. Di certo era il malefico di Jadis.
Respirò a fondo, le orecchie le fischiavano. Poi si raddrizzò, alzò le braccia al cielo e le stelle rimaste parvero rispondere al suo richiamo, splendendo come se fosse ancora notte.
“Amici”chiamò Shanna nella sua mente, i lunghi capelli d’oro che le volavano davanti al volto, la veste bianca che danzava nel vento.
“Amici del cielo, non spegnete le vostre luci. Non ancora. E voi, Uccelli di Fuoco, libratevi dalle Valli del Sole e volate, volate...”

 
“Peter? Peter!” Lucy scosse il fratello per un braccio, e quando lui aprì gli occhi vide l’espressione preoccupata del suo volto.
“Che cosa è successo?”
Il ragazzo si alzò a sedere sulla branda. Miriel, in quella accanto, si mosse piano.
Peter aveva insistito perché dormisse con lui. Ormai si accettava tacitamente che dove c’era il Re Supremo ci fosse anche lei. Dal salvataggio del Magnifico dalle grinfie della Strega Bianca, tutti quanti avevano compreso il loro legame. Gli atteggiamenti, lo stare sempre vicini, erano chiari segni che il loro rapporto andava al di là dell’amicizia.
 “Non riesco a trovare Edmund, e nemmeno Emeth”  fece Lucy spaventata. “Non pensi che…?”
Peter la guardò. “Non può essere…”
“Oh, sì, può essere. Sai com’è fatto Edmund” replicò lei.
“Non starete dicendo” fece Miriel guardando dall’uno all’altra, “che sono andati da soli a…”
“Maledizione!” esclamò Peter balzando in piedi e afferrando Rhindon.
Chi si era coricato, anche se da poco, si destò al suo comando.
Cercarono per tutta la nave e sulla spiaggia. Qualcuno ipotizzò che i due ragazzi potessero essersi recati per una qualche ragione all’interno dell’isola, ma era assai improbabile.
“Ma perché ho un cugino così idiota?” esclamò Eustace, picchiandosi una mano sulla fronte. “Anzi, non uno, ma quattro! Uno peggio dell’altro, per giunta!”
“Ragazzo mio” gli disse Ripicì, saltandogli sulla spalla. “Mi sembra il momento meno adatto per fare battute”
“Non era una battuta! Era la chiara constatazione che hanno i cervelli più bacati dell’intero universo! Caspian compreso!”
“Ora che facciamo?” chiese Miriel angosciata.
Peter sospirò. “Mi pare ovvio: andiamo a riprenderceli. Tutti quanti. E quando trovo Edmund, lo strangolo! Giuro che stavolta lo faccio!”
“Se non lo hanno ammazzato prima quelli di Calormen” rimbeccò Eustace.
Il Re Supremo ordinò che si indossassero le armature e si decise per dividere nuovamente il gruppo. Parte della compagnia sarebbe rimasta sul veliero, ma la maggior parte dei guerrieri sarebbero andati con lui.
“Scusa, e io?” chiese Lucy corrucciata. “Non puoi lasciarmi qui”
“Lu, non so se…”
“Sì, sì, va bene. Lo so cosa vuoi dire e non m’interessa: io vengo. Non sono più piccola e avrete bisogno del cordiale”
Peter le sorrise e le diede un buffetto sulla guancia, come faceva sempre. Ma era vero: non era più una bambina.
“Non pensavo questo, Lu ”. Poi si fece molto serio. “Pensavo che uno dei Re di Narnia deve rimanere a guidare la spedizione, in caso…Voglio dire, dovrai pensare tu a tutto, se io non tronassi e se…anche gli altri non…”
I due fratelli si scambiarono uno sguardo, il cuore in gola.
“No, Peter” scosse il capo Lucy, lentamente. “Io vengo. E torneremo indietro tutti insieme”
Il giovane sospirò ancora e cercò lo sguardo di Miriel.
“Io sono pronta”
“Miriel…”
“Sì, invece” sorrise lei, interpretando il suo sguardo. “Io sono stata scelta e sono venuta per aiutarvi. E’ mio dovere. Non negarmelo, ti prego”
Peter si portò i pugni sui fianchi. “Siete peggio di Edmund” tentò di scherzare, lasciandosi andare tutti e tre a una breve risata nervosa.
Lucy corse a prepararsi e il ragazzo si avvicinò alla Driade.
“Non voglio che ti accada niente” sussurrò, passandole una mano sul viso. “Sarà uno scontro difficile. Non avremo la protezione del Veliero dell’Alba come la volta scorsa. Saremo scoperti”
Miriel gli si accostò e lo guardò dritto negli occhi azzurri.
“Starò attenta. Promesso. E se avrò bisogno di aiuto, sarà te che chiamerò”
Appoggiò la fronte a quella di lui e gli diede un tenero bacio.
Miriel sapeva che se lei era con lui, Peter non sarebbe riuscito a concentrarsi come doveva sul suo compito, poiché continuamente in ansia per la sua incolumità. Si era ripromessa di non fare mai una cosa simile, ma ora che il loro rapporto aveva raggiunto quel livello, le era impossibile stargli lontana anche per poco. E c’era un motivo particolare, oltre questo, che spingeva Miriel a voler andare con lui: dimostrargli che non doveva preoccuparsi per lei, che se la sarebbe cavata. Che gli sarebbe stata utile, non d’ingombro.
“Andiamo con le Blue Singer, vero?” esclamò Gael facendo un passo avanti, un po’ incerta.
“Tu non puoi venire, tesoro” le disse Rhynce, severamente ma senza rimprovero.
La bambina volse lo sguardo verso Peter e Lucy, e quando incontrò gli occhi dell’amica abbassò il capo imbronciata.
Lucy andò da lei e s’inginocchiò per guardarla in volto, mettendole le mani sulle spalle.
“Tu sei molto coraggiosa, Gael. Ma devi rimanere qui, capito? Insieme a Drinian e agli altri.”
 “Lo so…però salite sulle balene, proprio come ha fato Sua Maestà! Li raggiungerete in un lampo!”
“Sì, Gael” disse Peter, “faremo come hai detto” Poi chiamò: “Eustace…”
Il cugino fece un passo avanti.
“Tu andrai avanti con Drinian e gli altri, d’accordo?”
“S-sì. Ma tanto tornerete, giusto?”
Peter gli sorrise. “Certamente.”
Successivamente, si rivolse a Ripicì e al capitano.
“Rip, tu ci servi. Te la senti di venire?”
“Assolutamente sì!” esclamò il topo con gli occhietti fiammeggianti.
“Lord Drinian, se entro sera non saremo tornati, vi autorizzo a proseguire, proprio come ha detto Caspian.”
“E’ una pazzia, Sire. Senza l’aiuto della nave…”
“Lo so. Ma è quello che dobbiamo fare. Per Narnia. Per Aslan”.
Drinian non aggiunse altro, si limitò a fare un breve inchino.
“Ricordatevi qual è l’obbiettivo primario” disse il Re Supremo rivolto ai marinai già in armatura. “Trovare Caspian e Susan viene prima di tutto, lo stesso vale per Edmund e Emeth”.
I marinai annuirono e si prepararono a partire.
“Ehm, Peter…” chiamò Eustace all’improvviso. “Guarda un po’ là”
Tutti si voltarono nella direzione indicata.
Nel cielo sempre più chiaro, una massa di nubi bianche veniva verso di loro a una rapidità impressionante.
Guardandole meglio, però, si resero conto che non erano affatto nubi, ma uccelli. Enormi uccelli simili a cigni, più bianchi del bianco, aggraziati, i becchi dorati che brillavano sfavillanti. Tutti emettevano lo stesso identico suono: un canto acuto, come un richiamo. E a quel richiamo, le Blue Singer risposero con il loro, basso e vibrante.
Era uno spettacolo straordinario, e se non si fossero trovati in una situazione di tensione così forte, di certo si sarebbero volentieri seduti ad ascoltare e guardare quelle creature che creavano insieme il suono più bello che avessero mai sentito. Solo il canto dello stesso Aslan poteva esserlo di più.
“Gli Uccelli di Fuoco” mormorò Miriel incredula, gli occhi sempre rivolti al cielo.
“Cosa?” fece Lucy.
“Sono creature delle Valli del Sole. Non dobbiamo avere alcuna paura” spiegò la Driade, mentre i volatili si posavano sui parapetti e sul ponte della nave, arruffando le grandi ali e poi ripiegandole, osservando gli uomini e attendendo con compostezza.
“Scommetto che li ha mandati Aslan” sorrise Eustace.
“Non credo” lo smentì Miriel.
“E allora chi?” chiese il ragazzino molto stupito.
“Bè, potrebbe essere stata…la guida del cielo”
Tutti si scambiarono occhiate sbalordite. Possibile? Un aiuto dall’alto? Dall’alto…
Peter e Lucy si voltarono l’uno verso l’altra e in coro esclamarono: “Mi è venuta un’idea!”
Miriel sorrise, accarezzando il lungo collo di uno degli Uccelli di Fuoco.
 “Oh, ho capito!” esclamò Eustace.
Rhynce chiese: “Non vorrete salire su questi uccelli, Sire?”
“Bè…” fece Peter con un sorrisetto. “Certamente i soldati di Calormen terranno d’occhio il mare. Non penso si aspettino che qualcuno scenda dal cielo. Giusto, Lucy?”
“No” disse lei con gli occhi che brillavano. “Penso proprio di no”
 
 
In meno di un’ora, Edmund e Emeth raggiunsero la grossa e scura sagoma della possente imbarcazione nemica.
L’aurora accendeva dei suoi colori tenui l’orizzonte. Stranamente, pareva che le stelle stesero brillando più intensamente che mai, quasi a non voler cedere il posto al sole, e le ombre della notte, ormai prossima alla fine, si allungavano in modo bizzarro proteggendo i due ragazzi.
Non avanzarono con fare furtivo, si mossero solo con una certa cautela, cercando di attirare l’attenzione il più tardi possibile, approfittando degli ultimi attimi di penombra.
Le balene e i due ragazzi scesero sotto il mare, poi di nuovo in superficie quando furono in prossimità dello scafo.
Emeth andò per primo, scendendo dalla Blue Singer che subito s’inabissò, nascondendosi tra le onde. Poi fu il turno di Edmund e la sua balena imitò la compagna.
Tutto intorno, il silenzio svaniva sostituito dai rumori dei primi marinai al lavoro.
I due giovani restarono aggrappati alla nave, attendendo che le Blue Singer raggiungessero l’altro lato, iniziando a sbuffare e cantare, giocando rumorosamente tra loro per attirare l’attenzione.
Le voci di alcuni uomini provennero dall’alto, Edmund e Emeth capirono che si erano affacciati al parapetto e ora osservavano le balene, forse credendo che qualcun altro tentasse di replicare il tentativo di Caspian.
In effetti era così, ma i calormeniani non potevano saperlo e vedendole sole non vi badarono più di tanto.
Ma nel tempo in cui erano rimasti affacciati sul mare, Edmund e Emeth, aggrappandosi con l’aiuto di due pugnali ciascuno, si erano mossi lungo la fiancata della nave fino a raggiungere un oblò, che secondo i calcoli di Emeth portava all’interno della stiva più grande.
Insieme, a suon di calci, riuscirono a far cedere la finestrella e a infilarsi all’interno. I mariani non udirono alcun tipo di rumore estraneo, poiché ogni suono era soffocato dal canto delle Blue Singer.
“Dove portano i prigionieri, di solito?” chiese Ed, cercando di farsi venire qualche idea in più, mentre cercava di non pensare al tempo che passava rapido.
“Giù nella stiva più piccola” rispose Emeth. “Ma è assai probabile che per la Regina, Rabadash abbia pensato a qualcosa di più confortevole.
Edmund contrasse la mascella. “Sì…probabile” ripeté. “Ok, fammi strada. Prima ci muoviamo e meglio è”
Il Giusto seguiva il soldato poiché era lui a conoscere a mena dito ogni angolo dell’Occhio di Falco, veramente enorme in confronto al Veliero dell’Alba.
Passò una prima pattuglia di soldati assonnati, indubbiamente appena destatisi per dare il cambio a chi aveva sorvegliato il ponte durante la notte. Ed e Emeth, appiattiti contro una parete, cercarono di carpire qualche parola della loro conversazione per capire dove si trovassero Caspian e Susan, ma tutto ciò che udirono fu il parlare a proposito di un’esecuzione che sarebbe avvenuta quel mattino.
Un senso di nausea li invase quando sentirono pronunciare il nome di Caspian.
“Portiamoli via da qui” sussurrò appena Edmund. “In un modo o nell’altro”
Emeth annuì con decisione. “Per di qua”
Proseguirono lungo i corridoi che al Re parevano infiniti.
Si sentivano come prede di lupi nascosti nelle ombre, pronti ad essere assaliti da un momento all’altro.
Quando giunsero alla stiva, entrambi si scambiarono uno sguardo perplesso. Perché nessun soldato la sorvegliava? Voleva forse dire che Caspian era già stato portato via?
“Oh non è mai stato richiuso qui”pensò Edmund.“Ma dove, allora?”
Forzarono la serratura e vi entrarono ugualmente. “Guarda” fece Emeth ad un tratto, inginocchiandosi a terra. “Sangue. Non fatico a immaginare di chi”
Edmund fissò la macchia scura sul pavimento per qualche istante, imponendosi la calma. Caspian doveva essere giustiziato, il che voleva dire che era ancora vivo. Una magra consolazione, ma almeno c’era la certezza che non era ancora finita.
“Troviamo Susan, alla svelta. E troveremo lui”
D’un tratto, qualcosa di piccolo e morbido sfrecciò sopra le loro teste.
Il Re estrasse la Spada di Bern, così il soldato la sua scimitarra, ma non videro nessuna minaccia.
“Cosa diavolo è stato?”
“Salute, Vostra Maestà, Re Edmund”
Il ragazzo si girò in varie direzioni, senza capire, poi la vide: un esemplare femmina (l’aveva capito ovviamente dalla voce) di una particolare razza di falco. Se ne stava appollaiata sull'unica lampada appesa al soffitto.
Emeth era senza parole. “Non posso crederci…tu sei Shira!”
Il falchetto arruffò le piume, felice di essere stata riconosciuta.
“Tu sei…tu parli?!”
“Sì” rispose semplicemente lei, rivolgendosi di nuovo a Edmund.
“Maestà, sono qui per aiutarvi. Posso portarvi da vostra sorella”
“Tu? E come?”
“Sono stata mandata da…”
“Non crederle!” proruppe Emeth, puntando la lama contro Shira.
Lei si librò in volo e si posò sulla spalla di Edmund.
“Perché non dovrebbe?” chiese.
Edmund la osservò, leggermente frastornato dalla stramba situazione. “E’ una creatura di Narnia, è evidente. Di sicuro stava dicendo che l’ha mandata Aslan”
“No, Edmund: Shira appartiene a Rabadash!”
Il Giusto guardò attentamente il falco negli occhi.
“Glielo faccio solo credere” replicò lei. “Sono un animale parlante, un animale libero, e non appartengo a nessuno! E smettetela di alzare la voce in questo modo, o ci scopriranno subito!”
I due ragazzi rimasero immobili, Edmund sempre rivolto a Shira, Emeth sempre con la spada puntata verso di lei.
“Tutti sanno che il principe usa esclusivamente te per comunicare con suo padre” insinuò ancora il giovane calormeniano, “e adesso mi spiego il perché: non c’è bisogno di lettere se tu stessa riferisci ogni parola dell’uno all’altro. Certo, così è molto più semplice e sicuro, vero?”
“Oh, molto perspicace” fece Shira sarcastica, “Sì, in effetti è così, e intendo continuare a farlo finché sarà necessario e mi permette di spiare l’Imperatore e suo figlio”
“Sei una spia?” chiese Edmund incredulo.
Shira alzò la testolina, fiera. “Proprio così, Maestà. La spia che Rabadash si sta tanto affannando a cercare sulla sua nave e che non ha ancora trovato. Credeva fossero i pirati. Ha sospettato anche di te, Emeth tarkaan”
“E vuoi farmi credere che su di te invece non nutre dubbi?” le chiese quest’ultimo, molto scettico.
“No, certamente ne aveva, ma io lo servo fedelmente e ho fatto sì che non notasse nulla di reprensibile in me. Inoltre, prima di essere stata donata a lui, mi sono recata a Calormen, da Tisroc, così che ci fossero ancora meno dubbi sul mio conto. Ho fatto un lungo viaggio, la ma casa è lontana, e l’ho lasciata solo ed esclusivamente perché è stato Aslan a chiedermelo. Sono stata brava a non farmi scoprire, non trovate?”.
Emeth fece una smorfia. “Sei un po’ troppo modesta, per i miei gusti”
“E tu, un giovanotto davvero maleducato e troppo sospettoso. Abbassa quell’arma!”
“Va bene, ora basta” esclamò Edmund prendendo Shira sul suo avambraccio. “Che prove ho che non sei davvero dalla parte di Calormen?”
“Toglietemi il bracciale e guardate l’incisione all’interno” disse Shira allungando la zampa verso Edmund.
Lui la fissò un momento, titubante, poi guardò Emeth, poi ancora lei. Infine, slegò il laccetto di cuoio rosso e lo rivoltò.
“Per la criniera del Leone!”
“Cosa c’è?” fece Emeth abbassando la lama e spostandosi per vedere cosa mai avesse stupido Edmund in quel modo.
Sul retro del bracciale c’era un disegno complicato, pieno di ghirigori che, intrecciandosi tra loro, formavano una F.
“Che cosa significa?”
 “E’ il vecchio stemma di Re Frank. Il primo Re di Narnia!”
“E Shira come fa a sapere…?”
“Non lo so, infatti” disse lei, trattenendosi per non beccare il soldato. “Aslan mi ha detto di mostrarlo a chiunque non avesse creduto che sono dalla parte di Narnia. Come vedi anche tu, giovanotto, per uno come te non significa nulla, ma per i Sovrani e altri che sanno, è la prova che non sto mentendo”
Emeth non era ancora convinto, ma le successive parole di Edmund frenarono un poco il suo sospetto.
 “Solo chi è di Narnia ricorda questo stemma” disse il Giusto, riallacciando il bracciale alla zampa di Shira. “Si parla dell’inizio dei tempi, quando ancora Calormen non esisteva. Non può essere un inganno. Né Tisroc né Rabadash avrebbero potuto sapere. Solo Aslan.”
I due giovani osservarono il falco, che sostenne fieramente il loro sguardo.
“Puoi davvero portarmi da Susan...e da Caspian?”
“Sì, Maestà” fece lei, alzandosi in volo e facendo loro strada. “Ma dovrete combattere!”
“Questo è ovvio” Edmund si volse verso l’amico. “Sei convinto, ora?”
Emeth sospirò e scosse la testa. “No. Ma abbiamo alternative?”
 
 
S’innalzarono nel cielo color malva e ben presto, la sagoma dorata e porpora del Veliero dell’Alba divenne sempre più piccola.
Peter, Lucy, Miriel e Rhynce, con Ripicì sulla spalla, volavano avanti a tutti, l’aria fredda del mattino che sferzava loro il volto.
Gli Uccelli di Fuoco correvano così veloci che per le Blue Singer, sotto di loro, era quasi difficile mantenere il passo.
Da lassù, il mondo sembrava svanire e fondersi in un unico colore. Notarono con un certo stupore che il sole non era ancora spuntato. Sembrava che il tempo si fosse fermato, o che avesse rallentato.
“Che cosa strana…” pensò Lucy.
I grossi volatili salirono ancora più in alto quando l’Occhio di Falco apparì come un puntino nero in lontananza. Un’occhiata in basso prima di sparire dentro le nubi, e Peter vide che le Blue Singer si erano inabissate. Fino al suo segnale, non sarebbero più riemerse.
Il Re Supremo rimase più in basso rispetto al resto del gruppo, inviando gli altri in direzioni diverse. Separarsi era certamente un rischio, ma prendendo i nemici da più lati avrebbero avuto più possibilità.
In quanto a numero, i calormeniani erano leggermente in vantaggio essendo i narniani appena la metà. Ma questi ultimi avevano dalla loro i possenti Minotauri e i Satiri, che valevano come due uomini, se non addirittura tre.
Attraverso le nuvole che lo nascondevano, Peter vide Lucy tentare per prima l’atterraggio sull’albero maestro e riuscire nell’intento.
Un paio di soldati e marinai calormeniani guardarono in alto, ma proprio come avevano pensato i due Pevensie, erano più preoccupati a scrutare il mare.
Il giovane attese qualche momento prima di decidersi a raggiungere la sorellina.
In ampi cerchi, l’Uccello di Fuoco si posò sull’albero di mezzana, aggrappandosi con i grossi artigli dorati al pennone. Peter scivolò svelto dalla sua groppa tenendosi alle sartie, nascondendosi dietro la vela. Pensò a Miriel ancora lassù in cielo, e si augurò di averla presto vicino. Sentiva che da un momento all’altro la battaglia sarebbe cominciata.
Lanciò uno sguardi in basso, poi a Lucy, ed entrambi notarono che qualcosa stava accadendo sul ponte. C’era un muoversi frenetico tra gli uomini di Calormen: erano agitati, o sarebbe stato meglio dire eccitati. Lucy, dalla sua postazione, osservò ancora il cielo. Il sole davvero non voleva saperne di spuntare e la cosa era sempre più strana. Ormai doveva essere sorto da un po’.
Volse di nuovo lo sguardo verso Peter per sapere cosa fare, aspettando il suo segnale. Il fratello guardava ancora verso il basso e così fece lei. E l’orrore la invase da capo a piedi.
Sei persone erano appena spuntate da sottocoperta: Rabadash, davanti a tutti, camminava con passo spedito verso il centro del ponte seguito da due soldati che reggevano Caspian per le braccia. Dopo di loro, Aréf tarkaan e Susan, legata e con un bavaglio intorno alla bocca.
Peter e Lucy si chiesero perché Caspian non reagisse, poi capirono che era gravemente ferito.
Quando Rabadash si fermò, il silenzio più completo scese sulla nave. Videro il principe estrarre la scimitarra dal fodero. Le guardie che tenevano Caspian lo fecero inginocchiare e gli piegarono al testa in avanti. Susan urlava disperata. Rabadash alzò la scimitarra e Peter e Lucy capirono cosa voleva fare.
“ATTACCATE!!!” gridò il Re Supremo con tutta la voce che aveva, “ADESSO!!!”
E in quel preciso istante, tutte le vele dell’Occhio di Falco vennero lacerate da grossi artigli dorati, e i narniani scesero in picchiata sui nemici.
 
 
Susan era sveglia da ventiquattrore e la stanchezza l’avvolgeva facendole sentire la testa e gli occhi pesanti. Si era assopita accanto a Caspian solo per alcuni minuti, mentre dava sfogo a tutto il suo dolore, per poi destarsi all’improvviso a un impercettibile movimento di lui. Piangere non l’aveva aiutata a sentirsi meglio, peggio semmai.
Caspian respirava piano, debolmente, e lei si chiese per quanto ancora avrebbe resistito.
Aveva provato a forzare la porta ma si era subito fermata, udendo fuori dalla stanza le voci dei soldati. Li sorvegliavano senza che potessero avere anche una minima via di scampo.
Allora era tornata dal Re, vedendo che aveva fatto scivolare via dalla fronte la pezza bagnata, la riprese e la immerse nuovamente nell’acqua. Nella brocca ne rimaneva poca, ormai.
“Caspian…” provò a chiamarlo una volta soltanto, riappoggiando il panno sulla sua fronte. Lui non si mosse.
Desiderava più di ogni altra cosa vedere i suoi occhi, sentire la sua voce.
“E’ quasi l’alba, ormai” pensò con una dolorosa stretta al cuore.
No, non poteva finire così. Non era possibile. Era qualcosa che il suo cervello non accettava neanche lontanamente.
Le ombre nella stanza andavano schiarendosi. Susan, abbracciata a Caspian, gli accarezzava piano i capelli, sempre, lo sguardo fisso sul pavimento dove una striscia di sole si insinuò tra il buio…E li rimase, un po’ sbiadita. Non si allargò, non divenne più luminosa.
La Regina Dolce se ne accorse, ridestandosi come da uno stato catatonico. Guardò per un momento fuori dall’oblò e vide una porzione di cielo leggermente screziato di rosa e lilla. Lo fissò a lungo, di tanto in tanto spostando lo sguardo su quella pallida striscia di sole sul pavimento. Non una nuvola era presente quel mattino, il cielo era limpido come uno specchio, e questo la portò allora alla conclusione che stava accadendo- o non accadendo- una cosa alquanto assurda: il sole non spuntava. Tutto rimaneva sospeso nelle prime luci dell’alba, come se il mondo si fosse addormentato e non avesse alcuna intenzione di destarsi.
Il suo cuore fece un balzo quando udì un forte trambusto fuori dalla porta.
“Vi avevo ordinato di portarlo sul ponte all’alba!” udì tuonare Rabadash.
“Non è ancora l’alba, Vostra Altezza” replicò la voce di Aréf tarkaan.
“Dovrebbe esserlo da un pezzo! Non capite che è opera di quel demone che chiamano Leone!”
Susan strinse a sé Caspian, ma a poco servì il suo tentativo di proteggerlo quando i soldati, il capitano delle guardie e il principe varcarono la soglia della camera.
“Che ci arrivi camminando o strisciando” esordì quest’ultimo, “non importa come, ma portatelo su quel maledetto ponte! Adesso!”
“NO!” gridò Susan automaticamente, anche se era inutile.
Li separarono bruscamente. Caspian aprì gli occhi non appena lo trassero in piedi e la ferita al fianco ricominciò subito a sanguinare. Era così debole che le due guardie faticarono per farlo stare dritto.
Rabadash gli si parò di fronte e lo fissò con odio. “Hai ancora il coraggio di essere vivo…bè, meglio così. Almeno avrò la soddisfazione di ucciderti io stesso”
“Rabadash! Vi prego, vi scongiuro!” esclamò Susan, incapace di fare diversamente.
“Zitta!”
“Va bene! Va bene, accetto di venire con voi a Calormen!” urlò lei e tutti si bloccarono all’istante, guardandola stupefatti.
“Sì, lo faro!” ribadì. “Vi sposerò, vivrò nel vostro palazzo, sarò la vostra regina, ma vi scongiuro, vi imploro di lasciarlo andare!”
“No, sei pazza?! Che stai facendo?!” gridò Caspian di rimando, ignorando la stanchezza e il dolore.
Lei s’impose di non voltarsi nemmeno dalla sua parte.
“Siete davvero disposta a tutto, dunque?” chiese il principe rimanendo di stucco. “Sopporterete in silenzio purché egli abbia salva la vita?”
Finalmente la vide piegare la testa.
“Susan, non farlo!”
“Promettete, allora” Rabadash le si avvicinò, scoccando un’occhiata al Liberatore.  
La Regina guardò il principe. “Prometterò solo dopo che avrò visto il Re andarsene e sarò assolutamente certa che sia sano e salvo. O sapete che cosa farò”
Egli strinse gli occhi. “Vi mettete a contrattare?”
“La promessa è sacra. Promettere sulla vita di vostro padre. Solo così saprò che non la infrangerete”
“Come osate?!” esclamò Rabadash, furibondo.
“Ditelo! Dite che lo lascerete andare e io giurerò a mia volta”.
Caspian cercò di divincolarsi dalla stretta delle guardie. “Susan, no! Ti prego, amore, no!”
Lei chiuse gli occhi e inspirò profondamente, cercando di non ascoltarlo.
Rabadash sospirò stancamente e dopo un attimo rispose: “E va bene. Lo prometto. Siete contenta?”
“Cosa…?” fece lei rialzando il capo, incredula.
Non poteva davvero aver ceduto così, era incredibile, impossibile. Eppure…
“Sulla vita di vostro padre?”
“Sì…” ribadì Rabadash. Poi si volse verso le guardie che tenevano Caspian. “Portatelo via come è volere della vostra futura Regina. Da oggi ubbidirete anche a lei, oltre che a me”.
“No, Susan! Susan!” la chiamò Caspian, e lei allora incontrò i suoi occhi che la guardavano imploranti.
Lui scosse il capo. La ragazza sorpassò Rabadash e Aréf, e lo baciò.
“Perdonami, ma non posso lasciarti morire”
“Sue…non lo farà. Non manterrà la promessa”
“Lo farà, o sa che sarò io a togliermi la vita” disse la ragazza, prendendogli il volto tra le mani.
Negli occhi chiari aveva una luce che spaventò il giovane. Lo avrebbe fatto se fosse stata costretta, pur di non essere toccata da un altro uomo che non fosse lui.
“Ti amo, Caspian. Questo non dimenticarlo mai” sussurrò Susan, pianissimo, in modo che solo lui potesse udirla. “Vieni a prendermi. Ti aspetterò” aggiunse infine, prima di baciarlo di nuovo.
Il Re di Narnia continuò ad urlare il suo nome mentre lo trascinavano fuori dalla cabina.
Susan avrebbe voluto correre lontano per non udirlo, ma presto, troppo presto, fu la sua voce ad essere lontana e poi a svanire. Forse l’avrebbe odiata, ma non gliene importava. La vita di Caspian valeva più della sua.
Rabadash la fissò sorridente. “Bene, ora tocca a voi”
La Regina Dolce abbassò il capo e annuì una volta.
“E sia! Sarete mia moglie. Avete promesso, ricordatelo”
Susan serrò le labbra, soffocando un singhiozzo. “Sì, lo so”
“Aréf, vi affido il compito di riportare il Re di Narnia alla sua nave” disse Rabadash poco dopo. “Prendete in prestito da quel pirata la balena azzurra che ha catturato ieri. Basterà che sventolerete una bandiera bianca e vi lasceranno avvicinare. Non combatteremo più con Narnia finché non avranno pianto il loro Re come merita. Dopotutto, voglio essere magnanimo”.
“Cosa?!” esclamò Susan con il cuore che le sprofondava nel petto.
Rabadash rise, vedendo l’espressione angosciata sul volto di lei e provando una sorta di malsano piacere.
“Avete giurato!” esclamò lei sbarrando gli occhi chiari.
“Solo per un Sovrano di Narnia il giuramento è sacro, dovreste saperlo. Per me sono solo parole. E poi io ho giurato...di lasciarlo andare. E lo farò, dopo averlo ammazzato!”
Susan gridò, iniziando a battergli forte i pungi sul petto, cercando più volte di colpirlo, ma fu lui a colpire lei. La schiaffeggiò così forte che cadde a terra.
“Imparate a dimenticarlo, o vi mostrerò io come fare!”
“Non lo farò, mai!” ribadì Susan premendosi una mano sul viso bruciante. “Potrete costringermi a fare ciò che vorrete. Minacciatemi, maltrattatemi, umiliatemi, ma non servirà a niente!”
Si fissarono per un lungo istante, Rabadash che chiudeva e apriva i pungi. Mai nessuno si era comportato così con lui. Nessun uomo, e men che meno nessuna donna, gli si era opposto con così tanta caparbietà come il Liberatore e la Dolce.
“Aréf! Portate anche lei sul ponte, proprio com’era stato deciso. Voglio che assista”
“Altezza, non è uno spettacolo adatto a una signora”
Ma Rabadash l’afferrò per un polso e la trasse in piedi, spingendola in avanti verso il capitano delle guardie che la sostenne quando lei si sbilanciò e rischiò di cadere di nuovo.
“Non siate così premuroso con lei, Aréf. Non lo merita.” Rabadash le puntò un dito contro.  “Portatela immediatamente di sopra, non fatemelo ripetere!”
Il principe li precedette e sbatté forte la porta nell’uscire.
Susan si accasciò tra le braccia di Aréf, il quale le pose una mano sul capo, accarezzandola brevemente con fare paterno.
“Fatevi coraggio. Venite”
Per tutto il tragitto, lui la sostenne con una mano attorno alla vita, ma Susan si rimise presto dritta e alzò la testa con fierezza. Non si sarebbe mostrata debole davanti a quei cani!
Tuttavia, una volta fuori, Aréf fu costretto a legarla e imbavagliarla di nuovo, perché iniziò a gridare e lottare per correre dal Re.
Caspian venne fatto inginocchiare proprio nel centro del ponte, così che tutti potessero vedere. Il giovane tremava, la ferita al fianco continuava a sanguinare, la schiena in fiamme, la testa pesante, la vista offuscata. Nonostante ciò, cercò di usare le ultime energie per non piegarsi davanti ai nemici. Comunque sarebbe andata, sapeva che non poteva guarire da quelle ferite, ma sarebbe morto con onore se questo doveva essere il suo destino. L’unica cosa che non poteva sopportare, era che Susan fosse lì. Lei non doveva vedere…
La Regina urlò e urlò, completamente in preda alla disperazione, la voce soffocata dal bavaglio. La sua mente gridava no, sempre e solo no, non riusciva a pensare ad altre parole.
Era colpa sua. Solo colpa sua.
Caspian venne ammanettato. Rabadash estrasse la sua spada e torreggiò su di lui con un’espressione di assoluto trionfo, mentre i  due soldati che avevano trascinato il Re di Narnia gli piegavano la testa in avanti e lo tenevano fermo.
Rabadash alzò la scimitarra, la lama brillava alla strana luce del sole che non voleva sorgere.
Caspian continuò a tenere gli occhi aperti, respirando affannosamente.
Susan stretta tra le braccia di Aréf che le impediva di gettarsi sui due uomini al centro del ponte.
“Non potete fare più niente, ormai” le disse il padre di Emeth con uno strano tono di voce.
Fu un attimo interminabile per tutti quanti, ma alla fine accadde qualcosa, proprio mentre Rabadash calava con decisione la sua lama sul Liberatore.
Un enorme uccello bianco si abbatté sul principe del sud, graffiandogli il volto, le braccia, facendogli cadere la spada di mano e afferrandolo per le spalle con i suoi grandi artigli. Lo sollevò e poi lo fece ricadere pesantemente e dolorosamente addosso ad alcuni suoi uomini.
Un secondo uccello arrivò addosso ai due soldati accanto a Caspian, i quelli lasciarono immediatamente andare il giovane per coprirsi gli occhi con le mani.
Il Liberatore cadde a terra e gridò di dolore.
Stordito e dolorante, Rabadash si guardò attorno per capire cosa stava succedendo e non gli servì molto tempo per rendersene conto: i narniani avevano attaccato, si riversavano sull’Occhio di Falco scendendo dalle grosse creature che avevano ridotto a brandelli le vele della nave.
Poco dopo, decide di rampini si agganciarono con un suono metallico al parapetto dell’imbarcazione. I Satiri e i Minotauri, arrivati a dorso delle Blue Singer, si issarono a bordo e cominciarono a seminare il panico. Sapevano quanto i calormeniani avessero terrore delle creature di Narnia e ciò voltò a loro favore. I soldati indietreggiarono prima di trovare il coraggio di attaccarli, mentre i grossi animali brandivano minacciosi le loro lance, spade e asce.
Nello stesso momento, qualcuno chiamò Susan e Aref la lasciò andare, mentre la sua spada cozzava contro quella dell’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere.
“Emeth!”
Il ragazzo sostenne lo sguardo del genitore con leggera insicurezza.
“Perdonatemi, padre, ma non posso permettervi del far del male a queste persone”
Aréf rimase immobile.
Chi aveva chiamato Susan, però, era Edmund. Il ragazzo le tolse in fretta il bavaglio e la slegò.
“Io sto bene, aiuta Caspian!” esclamò la ragazza non appena fu di nuovo in grado di parlare.
“Tieni” le disse Edmund in tutta fretta, passandole il suo arco, le frecce e il corno. “Dov’è? Dov’è Caspian?” chiese subito dopo.
Susan si voltò spaventata. Il Re di Narnia non era più dove l’aveva visto solo pochi secondi prima.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo terrorizzato. Si voltarono verso Emeth che fece cenno loro di andare.
Fortunatamente, Caspian non era lontano. Rhynce era al suo fianco, l'aveva portato al riparo dell'albero maestro e premeva la ferita sul fianco del Sovrano. Era stato lui ad allontanare Rabadash.
I due Pevensie s’inginocchiarono accanto a loro.
“Dobbiamo portarlo via, e in fretta” disse Rhynce, mentre con Edmund cercava di farlo alzare in piedi.
Caspian respirava veloce ed era molto pallido.
“Coraggio, amico mio. Puoi farcela”
“E’ troppo debole, Ed!” esclamò Susan. “Ha perso molto sangue. C’è bisogno di Lucy, immediatamente!”
“Non sono venuto con…bè, ma ormai sarà qui anche lei”
Susan non capì il significato delle sue parole, ma non importava adesso. Si guardò attorno freneticamente, ma non riuscì a vedere la sorella.
“Ed! Susan!” chiamò improvvisamente una voce.
Il Giusto e la Dolce alzarono gli occhi al cielo. “Peter!!!”  gridarono in coro.
“Scendi, vai!” il Magnifico incitò il suo Uccello di Fuoco, che si gettò in picchiata nella direzione indicatagli.
Ma non si erano quasi mossi che un fischio fin troppo familiare arrivò alle orecchie del ragazzo. Un nugolo di frecce sibilò tutto intorno a loro. Peter si appiattì tra le morbide piume del volatile, mentre questo faceva un giro su se stesso per evitare i colpi.
Infine, riuscì a raggiungere i fratelli e Rhynce, e subito issò Caspian sul dorso del volatile con l’aiuto degli altri.
“No, voglio rimanere” protestò debolmente Caspian.
“Sei impazzito?!” esclamò Edmund. “Guarda in che condizioni sei!”
“Un Re non abbandona la battaglia per primo”
“Gliela faremo pagare, Vostra Maestà E’ una promessa!” fece Rhynce stringendo i pugni.
Peter scese dalla sua cavalcatura volante e fece posto a Susan.
“Ce la fai a condurlo?”
La Ragazza osservò l’uccello, che sembrò dirle con i suoi begli occhi lucenti di affidarsi completamente a lui.
“Sì” disse lei semplicemente, poi prese posizione dietro Caspian.
“Peter…” mormorò quest’ultimo.
“Ora siamo pari. Mi ringrazi dopo” tagliò corto il Re Supremo, toccando il collo dell’animale e poi facendo un passo indietro, mentre quello si librava in aria.
Susan guardò in basso solo per un istante e vide i suoi fratelli e Rhynce già impegnati a combattere.
Grazie al cielo erano arrivati! Ora doveva assolutamente trovare Lucy. E la vide...e il sangue le si gelò nelle vene: la sorellina combatteva contro Rabadash.
“LUCY!!!” gridò terrorizzata, vedendola cadere sotto un colpo possente del principe.
La Regina Dolce spronò l'Uccello di Fuoco in quella direzione. D’un tratto, però, il povero animale emise un verso acuto e l’aria tutto intorno a loro si riempì di nuovi dardi nemici.
Susan non poteva usare l’arco, non in quel momento. Con una mano reggeva Caspian, stringendogli la vita. Lui, sfinito, aveva richiuso gli occhi e si era appoggiato a lei.
“Non so per quanto resisterò, ancora…” mormorò.
“Resisti. Ci sono io” lo incoraggiò la ragazza “Vai! Vai!” gridò poi all’Uccello di Fuoco.
Ma la povera creatura era stata colpita ad un’ala da diverse frecce, e non riusciva più a volare dritta. Ben presto cadde pesantemente sul ponte, Caspian e Susan con lui.
Allora, la Dolce prese le sue armi. La stanchezza era tanta, le mani le tremavano per la troppa tensione e sentì che presto i nervi sarebbero ceduti di nuovo. Ma almeno per un altro po’ doveva restare in piedi. Doveva proteggerlo. Caspian era così debole ora, e toccava a lei prendere in mano la situazione.
Colpì senza riserve chiunque tentasse di avvicinarsi. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo. Però, Lucy…
Fa che non le sa successo niente!
“Susan! Susan!” una voce concitata chiamò il suo nome.
“Miriel!”
La Driade correva verso di lei, il viso sconvolto alla vista del Re di Narnia, ora svenuto tra le braccia della Regina.
 “Portalo via! Io devo aiutare Lucy” le disse subito Susan, ma quell’attimo di distrazione le valse una ferita di striscio al braccio destro. Gridò e l’arco le cadde di mano.
“Ci penso io” le disse la Driade, ritrovando il sangue freddo. “Tu stai con lui”
“Miriel, aspetta! Miriel!”
Troppo tardi. L’amica era corsa avanti e Susan la seguì con lo sguardo attraverso la massa di calormeniani e narniani che si battevano. Questi ultimi erano davvero fuori di sé per ciò che i nemici avevano tentato di fare al loro Re.
Miriel si fermò, e come la prima volta che Susan l’aveva vista combattere, estrasse dal nulla un Fiore di Fuoco. Soffiò su di esso e quello sparse i suoi petali in aria. Come una pioggia scarlatta, i petali volarono in direzione di Rabadash, posandosi sul suo braccio. Quello che avvenne dopo fu davvero portentoso.
Rabadash stava per colpire Lucy. L’aveva vista atterrare da uno dei grossi uccello bianchi, a pochi passi da lui. La giovane Regina non si era accorta di nulla e il principe l’aveva sorpresa alle spalle.
Grazie alla statura inferiore e al fisico agile, la Valorosa era stata in grado, anche se per troppo poco, di schivare e parare un paio di affondi. Ma Rabadash era così forte che le braccia le avevano fatto male al terzo colpo. Aveva cominciato ad indietreggiare, fino a che egli non l’aveva colpita di striscio alle costole lacerandole appena la camicia, fortunatamente senza ferirla. Tuttavia, la ragazza era caduta all’indietro e se non fosse stato per Miriel, Rabadash l’avrebbe certamente uccisa.
Ma il braccio del principe cominciò a fumare e subito dopo prese fuoco. I petali mutarono in lingue scarlatte che si avvolsero intorno all’arto, facendolo urlare di un dolore mai provato.
“Spostati Lu!” fece una voce alle spalle della ragazza. Dopo un secondo, Peter apparve nel suo campo visivo e atterrò Rabadash con un colpo.
Il Re Supremo e la Driade si scambiarono uno sguardo complice e si sorrisero brevemente.
“Trova Susan!” disse poi il ragazzo alla sorellina. “Caspian ha bisogno di te! E’ ferito gravemente!”
Lucy si alzò immediatamente e corse a perdifiato per la nave. Ma non aveva fatto molta strada che si sentì strattonare per il colletto della camicia e tirare indietro. Cadde di nuovo a terra e appena si voltò, vide  uno dei pirati: Ader, il capo, che le si avvicinò con espressione minacciosa.
La ragazzina indietreggiò, a tentoni cercò la sua spada, ricordando che Rabadash gliel’aveva tolta di mano e fatta cadere lontano.
“Stupida, dovevi recuperarla prima di correre via!”si disse, ma la preoccupazione per Caspian era così tanta che se n’era completamente scordata.
Ader fece per colpirla ma qualcuno si infrappose tra loro.
“Lasciala stare!”
“Emeth!” strillò Lucy.
Il soldato si girò appena. “Allontanati!”
Lei non voleva e cercò di correre a recuperare la sua arma, quando un altro soldato le bloccò la strada.
Aréf tarkaan la fissò qualche istante e inaspettatamente la superò, lasciandola passare.
Il capitano delle guardie irruppe nel combattimento tra Ader e Emeth.
“Lasciate il ragazzo a me!” esclamò, con dipinta sul volto un’espressione severa.
Il pirata lo guardò poco convinto. “E’ vostro figlio, se non sbaglio”
“Sì e pagherà come merita per avermi tradito! Voi occupatevi del principe. Presto!”
Ader allora si allontanò, mentre i soldati e i marinai di Calormen gridavano a squarciagola attorno a Rabadash, spaventati e ancor più furiosi.
“Non voglio mettervi nei guai, padre” disse subito Emeth ad Aréf, il quale, sorpreso e commosso, iniziò un finto combattimento con lui.
“La Regina Susan mi aveva detto che sei con i narniani, adesso”
“E non intendo tornare indietro. Vi prego di perdonarmi”
Aréf annuì. “Colpiscimi” gli disse poi. “Colpiscimi e poi vai.”
Emeth lo fissò sbalordito. “Fingerò solo di colpirvi”
“No, devi farlo davvero”
“Non posso…”
“Devi!”
Emeth strinse i denti e colpì allora Aréf  al viso con un pugno. “Perdonatemi, padre. Un giorno…”
“Sì, un giorno. Ma non oggi. Và!”
Il ragazzo lo guardò con affetto e notò sul suo volto un sorriso che raramente vi aveva visto.
“Padre, venite con me” non poté fare a meno di chiedere, come l’ultima volta.
Aréf volse per un attimo lo sguardo dove Lucy era scomparsa. “Il tuo posto ora è con loro”
“Non vi ringrazierò mai abbastanza per quel che avete fatto per me. Che Aslan vi protegga”.
Emeth corse via e in quel momento Ader riapparve accanto ad Aréf.
“A che gioco giocate, capitano?” domandò con un ghigno malevolo sul volto.
Aréf non rispose e ciò incrementò ulteriormente i dubbi del pirata.
In quel preciso momento, ci fu un boato incredibile e un colpo che fece vibrare la nave come se si fosse scatenato un sisma sulla terraferma. Molti caddero a terra, altri riuscirono ad aggrapparsi a qualcosa e rimanere in piedi.
L’Occhio di Falco era completamente circondata dalle Blue Singer, le quali si abbatterono una, due, tre volte sulle fiancate.
“Fermate quegli animali!” sbraitò qualcuno. Ma le frecce e i dardi scalfirono appena i possenti dorsi dei giganteschi cetacei, che non smisero mai di colpire finché riuscirono a provocare una e più falle nello scafo.
Solo allora i calormeniani si resero conto di essere stati sconfitti e cominciarono sul serio a spaventarsi. Erano in mezzo all’Oceano, con le vele lacerate dagli Uccelli di Fuoco, e l’acqua del mare che entrava velocemente dalle fiancate danneggiate dalle balene azzurre.
“Lucy!” gridò Emeth tra la folla. Non riusciva a vederla. “Lucy, dove sei?”
“Sono qui!” esclamò la voce della ragazza alle sue spalle.
Il soldato si volse rapido e non appena lei lo raggiunse la prese per mano.
“Devo trovare subito Susan e Caspian!” esclamò la Valorosa.
“Sono laggiù, eccoli!”
“Lucy, il cordiale!” gridò Susan alla sorellina appena la vide.
Lucy si staccò la boccetta dalla cintura, gettandosi in ginocchio accanto a Caspian e alla sorella.
Lui era pallido e privo di sensi, ma non appena la Valorosa fece scivolare il liquido tra le sue labbra, il Re iniziò a tossire e riprendere un poco di colore.
“Andiamocene!”  ordinò subito Peter.
Ormai non c’era più ragione di rimanere. Avevano salvato Caspian e Susan. Avevano ritrovato Edmund e Emeth. Il resto non contava.
All’ordine del Re Supremo, i narniani corsero verso gli Uccelli di Fuoco.
“Aspettate, dov’è Edmund?” chiese Susan guardandosi intorno.
Gli altri fecero lo stesso, allarmati. Subito dopo, però, lo videro e tirarono un sospiro di sollievo.
Edmund stava ancora combattendo, in piedi su uno dei parapetti della nave. Saltò giù, menando un fendente poderoso con la Spada di Bern e una scimitarra probabilmente sottratta a un nemico.
Era sempre incredibile osservarlo mentre usava due spade.
Dopodiché, il ragazzo corse verso il punto in cui erano tutti radunati. “Che diavolo fate lì impalati! Muoviamoci!”
“Non lasciateli scappare!” tuonò la voce di Ader.
“Via, svelti!” esclamò Peter.
In pochi secondi, tutti erano in volo di nuovo verso est. Le frecce degli arcieri calormeniani tentarono di nuovo di colpirli ma stavolta non ci riuscirono.
Finalmente, l’aurora si trasformò definitivamente in giorno. Solo una stella brillava ancora contro la forte luce del sole.
“Accidenti, ma quella è…” fece Edmund emozionato. “E’ la Stella Azzurra, non c’è dubbio!”
Gli occhi di tutti puntarono su di essa. Sì, era proprio lei, era vero. Era grande e luminosa e brillava come un altro sole.
Edmund la fissò per tutto il tempo, incantato, rendendosi conto che anche al suo arrivo l’aveva vista. Forse- anzi, sicuramente- la Guida del Cielo li aveva aiutati, li aveva protetti. Dopotutto, quasi nessuno era rimasto ferito, e Caspian ormai era fuori pericolo.
Edmund si voltò indietro, la nave di Calormen ormai era un puntino lontano. Sorrise, pensando che in quelle condizioni c’erano davvero poche possibilità per loro di riprendere l’inseguimento del Veliero dell’Alba, a meno che anche a loro non giungesse un aiuto dal cielo...
L’infinita distesa del mare sotto di loro proiettava le ombre degli Uccelli di Fuoco. Le Blue Singer li seguivano balzando dentro e fuori dell’acqua, festeggiando la vittoria.
E poi eccolo finalmente: il Veliero di Narnia. Avevano sinceramente temuto di non vederlo mai più.
“Eccoli!” gridò Gael sporgendosi dal parapetto, con il dito puntato conto l’alto. “Lord Drinian, venite!”
Il capitano lasciò il timone e strinse gli occhi al riverbero del sole.
Anche Eustace si sporse agitando le braccia in alto, e se un marinaio non l’avesse afferrato per la cintura, sarebbe caduto di sotto.
Gli Uccelli di Fuoco eseguirono un largo giro sopra la nave, con le enormi al distese per prepararsi alla discesa. Si posarono sulla spiaggia dell’Isola delle Acque Morte, tra le grida di giubilo dei membri dell’equipaggio rimasti ad attendere il loro ritorno.
I primi a scendere furono Susan e Caspian, il quale venne fatto portare immediatamente nella sua cabina per essere visitato dal medico di bordo.
“Basta eroismi, per un po’, Sire” tentò di sdrammatizzare Drinian.
Caspian, che aveva ripreso appena i sensi, avrebbe voluto obbiettare, ma aveva la gola talmente secca da non poter parlare e le forze lo stavano abbandonando di nuovo.
“Non stategli così addosso, fatelo respirare, non è ancora guarito” ammonì il dottore con severità, esaminando subito le ferite. Poi sorrise a Lucy “Come sempre, la vostra pozione compie miracoli, mia Regina”
“Starà presto bene, vero?” chiese subito Susan, mentre Lucy sorrideva a sua volta al medico.
“Sì, certo, Ormai non dovete più temere per la sua vita. Anche se la ripresa sarà piuttosto lunga”
La Regina Dolce tirò un sospiro tremulo.
“Susan!” esclamò improvvisamente Peter, sorreggendola.
Susan si era improvvisamente accasciata. “Sto bene…sto bene” li rassicurò lei, rimettendosi dritta in piedi.
Il medico fece vagare gli occhi su tutti quanti, insistendo perché ognuno di loro, a turno, si recasse nella sua cabina per una visita. “Voi per prima” disse a Susan, mentre Caspian veniva portato di sotto.
“Prima vorrei…”
“Lo so, lo so, mia cara” le disse il dottore con un debole sorriso. “Ma sia voi che Sua Maestà avete subito notevoli ferite e notevole stress. Stendetevi un poco, prima di tutto, e mangiate qualcosa. Usate pure la mia cabina. Se non vi dispiace, è meglio che il Re stia solo e tranquillo per qualche ora”
Susan annuì.
“Questo ovviamente vale per tutti” aggiunse il dottore.
Ubbidienti, i Sovrani e i guerrieri scesero sottocoperta. Lucy diede il suo cordiale a Eustace e incaricò lui e Gael di curare i feriti, animali e umani. Dopodiché raggiunse i fratelli e gli amici negli alloggi dell’equipaggio.
Anche Susan aveva deciso di rimanere nella grande camerata, non aveva voglia di star sola. Avrebbe dormito nel letto di Caspian.
Ma la ragazza non riuscì a riposare. Continuava a tenere d’occhio chi andava e  veniva dallo stanzone, e quando vide entrare il medico balzò in piedi.
“Posso vederlo, adesso?”
Lui sospirò con un sorriso un po’ stanco. “Non ancora, mia signora. Riposate, per favore”
Susan fece per tornare a letto, sconsolata, quando incontrò lo sguardo di Drinian.
“Posso sapere almeno come sta? Si è svegliato?” chiese, andandogli incontro.
“No” le rispose secco il capitano, prendendo alcuni asciugamani che il dottore gli consegnò. “Il Re dorme profondamente e non deve essere disturbato in alcun modo”
Le voltò le spalle e fece per uscire, ma Susan gli andò appresso.
“C’è qualcosa che non mi dite? Perché vi comportate così?”
Drinian si fermò e si voltò. “Sta bene, non preoccupatevi. Non ha bisogno di voi”
“Cosa…?”
“Non ha bisogno di voi adesso e non avrà bisogno di voi in futuro”.
“Che state dicendo?” esalò Susan, con un senso di disagio nel cuore.
“Che ho taciuto per troppo tempo. E non posso più farlo. Da quando siete con lui, Re Caspian non ha fatto altro che incorrere in un pericolo dopo l’altro, e francamente non posso più accettarlo.”
 
 
A molti chilometri di distanza, la Strega Bianca irruppe con espressione furibonda nella torre.
“Piccola impudente!” inveì la donna con tono minaccioso. “Che cosa hai fatto?!”
Shanna era affacciata alla finestra della sua camera, come se non si fosse mai mossa da quella mattina, o dal giorno prima. Tutte le volte che Jadis veniva da lei, la trovava là.
La piccola stella non si voltò e non la guadò, cercando di regolare il respiro ancora un po’ affannato.
Dopo aver chiamato gli Uccelli di Fuoco e gli astri, era riuscita ad assumere la sua forma di stella e l’aveva mantenuta finché le forze glielo avevano permesso. Normalmente poteva assumere la sua vera forma quando voleva, ma a causa di quel luogo di tenebra, era davvero difficile per lei riuscirvi.
Quando era stata assolutamente certa che i narniani non corressero più alcun pericolo, era tornata a riprendere le sue sembianze umane ed era tornata indietro. Vegliare su di loro era stato faticoso, ma ce l’aveva fatta.
“Rispondimi!”
Shanna si voltò facendo un gran sospiro e sorrise tra sé. Aveva sempre avuto così paura di Jadis, ma adesso…
“Adesso non più!”
 Così si voltò e fissò la Strega come se non capisse di cosa stava parlando.
“Non guardarmi in quel modo, furbetta. Lo so che hai fatto qualcosa. Perché c’è una nave, là” disse Jadis, puntando un dito verso il cielo “completamente ridotta a brandelli. E chi l’ha attaccata non ha quasi un graffio. Ora dimmi: com’è stato possibile questo?”
Shanna alzò le spalle “Io non lo so”
La Strega fece volteggiare il bianco mantello, cerea in volto, più del solito. Non si era ancora ripresa del tutto dallo scontro con Peter. Chiamò le guardie e quelle avanzarono con dei grugniti sommessi, massaggiandosi le grosse teste.
“Non lasciatela mai sola. Rimanete nella stanza con lei”
Shanna tremò un poco. Odiava quei mostri, di loro non avrebbe mai smesso di avere paura.
Jadis le si avvicinò e le parlò a un centimetro dal viso. “Quando scoprirò cos’hai fatto- perché lo scoprirò- sai chi pagherà per te”
La ragazza trasalì senza cercare di mostrarlo, ma alla Strega Bianca non sfuggiva nulla.
Shanna sapeva che si riferiva a suo padre.

 
 
 
 
Siamo al capitolo 30!!!!!! Incredibile!!!!!
Vi chiedo umilmente scusa per non aver postato prima, ma è stato un capitolo sudatissimo anche questo, cari lettori, mi ci è voluto molto per sistemarlo e ancora mi sembra di aver narrato il tutto con troppa fretta. Voi che ne dite?
Sono 17 pagine!!!!!!! @.@
Finalmente a Rabadash gliele hanno suonate! Un po’ per uno, ma soprattutto Miriel! Ora anche lei rischia, Peter è avvertito!
Il nostro amato Caspian ormai non è più in pericolo. E poi l’avevo detto che a lui ci avrebbe pensato la sua Sue <3
Ma Drinian incombe! Cosa vorrà mai dire a Susan? Purtroppo, nulla di buono per lei…
Vi rimando all’Angolino per sapere cosa accadrà.
Ma prima, ringraziamenti:
 
Ringraziamenti:
 
Per le preferite:ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, elena22, english_dancer, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, Martinny, piumetta, SrenaVdW, susan the queen, TeenAngelsRbd e TheWomanInRed.
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, Lucinda Grey, Miss Hutcherso, postnubilaphoebus, susan the queen e TeenAngelsRbd.
 
Per le seguite:Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, irongirl, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro, Mari_BubblyGirls, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, Revan93, Riveer, SerenaVdW, Smurff_LT, susan the queen, SweetSmile, Yukiiiiii e _Autumn
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:Angie_V,Babylady , Charlotte Atherton, EstherS,  FioreDiMeruna, FrancyNike93, Martinny, piumetta, SerenaVdW, e susan the queen.
 

Angolino delle anticipazioni:
Più che altro, il capitolo 31 sarà incentrato su Caspian e Susan.
Il viaggio verso la Fine del Mondo riprenderà, ma accadrà qualcosa che cambierà molte cose tra di loro. Voi sapete cosa, vero?
Se ci riesco, nel capitolo, ci sarà finalmente la tanto sospirata Shandmund!!! Come, direte voi, se lei è ancora prigioniera? Eh, vedrete…
 
Sto un po’ risistemando il blog e aggiungerò nuove foto anche questa settimana.
Tra poco arriverà anche un nuovo video, che ovviamente metterò nel capitolo attinente. Vi piacerà, lo so!!! ^^
Infine, devo darvi due notizie, una bella, e una un po’ brutta. Prima quella brutta: forse il prossimo week end non riuscirò a postare, ma la notizia bella è che il 31 capitolo arriverà prima del previsto!!! Giovedì, precisamente!!! Contenti miei cari??? ^^

Ok, io vi lascio come sempre con un grazie infinito, un bacio grandissimo e un abbraccio spacca costole!!! XD Perché 300 e più recensioni non me le sono nemmeno mai sognate nel più fantasioso dei mei sogni!!!
A prestissimo gentaglia! Vi adoro!!!!!!!!!!!!
vostra Susan<3
   
 
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