The Seventh:Winter
PART 6: Chasing.
Chapt 15:
For all the lies you told us - The hurt, the blame!
And what if you could go back in time and take all those
hours of pain and darkness and replace them with something better?
"Se
gratti dietro alle orecchie fa le fusa." Mormoro come giustificazione. Il
pachiderma barrisce una lingua di fuoco che incenerisce un cespuglio e fa
scappare la lupa che accompagna Loki con la coda fra le gambe, ed mi affretto a
grattargli energicamente la peluria stopposa del sottorecchia: Grugnisce e si
mette a vibrare di piacere. "Vedi, in fondo è un gattino di una trentina
di tonnellate, e con una proboscide sputafuoco."
Loki
allarga le braccia e borbotta qualcosa sul come io riesca sempre a stupirlo,
mentre mi lascio scivolare lungo il fianco peloso del pentapalmo, appoggio i
piedi a terra e mi avvicino.
Il
viso livido e testo è incorniciato da ciocche scomposte di capelli stopposi
dall'umidità, mentre profonde occhiaie gli infossano gli occhi dandogli uno
sguardo folle e disperato, ed i suoi abiti insolitamente strappati e infangati:
non ho davanti a me il Dio dell'Inganno o il mio amante, ma un uomo distrutto e
bruciato dal dolore.
Non può essere stato lui ad attaccare Natasha.
Quando
Loki provoca dolore, vuole vederne il
risultato con i suoi occhi, avere il controllo, sentirsi potente in grado di
seminare morte o disperazione.
Non
avrebbe mai lasciato Natasha immobile con gli occhi sbarrati, in preda a chissà
quale incantesimo. Se l'avesse attaccata per rubarle le Gemme, sarebbe rimasto
lì, a costo di rischiare di essere catturato, per sentirla urlare ed inebriarsi
di sadico potere.
Causare dolore per lenire il dolore subito.
Se
solo Clint e gli altri si fossero sforzati di ragionare, invece che saltare
subito alle conclusioni sbagliate e mettersi a litigare con la sottoscritta...
A
rinforzare la mia tesi, il rilevatore segnala solo una Gemma.
Anzi
no, due: Potere e Spazio.
Solo
con queste due Gemme avrebbe potuto non dico vincere la guerra, ma comunque
essere un elemento di disturbo notevole.
Ed invece perché è qui, seduto su una roccia a coccolare una
lupa con l'aria di chi attende la Season Premiere del suo show preferito?
"Posso
indubbiamente affermare che possiedi una capacità di presentarti decisamente
fuori dal comune" rompe il ghiaccio fingendo di studiare il profilo
imbronciato del pentapamo bruno con aria indifferente.
"L'entrata
in scena è essenziale" Tergiverso colpendo con una pacca il dorso della
mia montatura, incalzandolo a trotterellare lungo il pendio della radura.
"Tu, piuttosto..."
Loki
abbassa lo sguardo sulla casacca lisa ed impolverata e gli stivali sporchi, poi
piega la testa di lato fingendo rammarico: "Se avessi immaginato di
poterti incontrare, avrei dedicato parte del mio tempo ad una toeletta."
"Già,
ma dato che per intrufolarsi di nascosto non è necessario essere
presentabili..."
Lo sguardo di Loki si intensifica e alza la
testa, un sopracciglio arcuato a sottolineare l'aria di sfida: "È stato
più semplice di quanto potessi sperare: una volta conosciute le debolezze di
una mente ampia ed ambiziosa come quella di Selvig penetrarvi e manipolarla
nuovamente è fin troppo facile e perfettamente alla mia portata."
"Non
parlo di Selvig." mento, osservandolo mentre simula orgoglio e
soddisfazione per il suo operato con un sorrisetto. " Ma di Natasha. Ho
sin pensato che il suo attacco fosse un messaggio per me."
"Mi
pare che tu sia ancora in piedi, perciò..."
"Cercare
di uccidere la mia migliore amica e farmela ritrovare esanime in un lago di
sangue? Mi sembrava un messaggio piuttosto chiaro." Loki è un attore perfetto: non fa una piega, mantiene il
suo ghigno sornione e malizioso e resta sul vago, facendo in modo che sia io a fornirgli dettagli su cui armare la
sua menzogna: "Il prezzo da pagare per essermi d'intralcio, GreyRaven.
Sono abbastanza certo di conoscerti da poter azzardare non sia in smania di
subire lo stesso trattamento."
"Quindi
cercheresti di uccidere anche me?"
Il
suo sorriso folle stende ulteriormente le labbra sottili in una risposta
eloquente.
Mani
sui fianchi e sibilo un cretino che
gli strappa il sorrisetto dalla faccia e gli stampa un'espressione di sdegnato
sgomento: "Non c'era nessun lago di sangue. E lo sapevo benissimo che non
eri stato tu - non è il tuo modus
operandi - ma ora ne ho la conferma. Anche perché non hai con te le altre
Gemme, quindi..."
"Le
altre Gemme?"
"Chi
ha lasciato in uno stato catatonico Natasha ha anche quasi affogato Darcy -
l'assistente di Jane, ma sì che la conosci, non fare quella faccia - se ne è
andato con Gauntlet e Gemme."
"Quante?"
"Tante."
"Tutte?"
È il
mio turno di mentire: "Quanto basta."
Per il
successivo quarto d'ora Loki è un fiume in piena di sibili e strilli acuti in
cui riconosco parole quali incompetenti,
massa di idioti e buoni a nulla. Fermo il suo sfogo al
punto in cui ci accusa di essere più
inetti della peggior guardia ebbra di Asgard, che mi pare un tantino
eccessivo come offesa. "Tornando al discorso principale, converrai con me
che è stata Amora a mettere su questo simpatico teatrino, non è vero?" Mi
da le spalle sibilando qualcosa che assomiglia tanto ad un indegna cagna e voglio credere non sia rivolto alla sottoscritta.
"Loki" lo chiamo, avvicinandomi per appoggiare una mano sulla sua
spalla: sotto il cuoio della casacca avverto lo spigolo dell'osso. "In
questo momento tu sei l'ago della bilancia: Qualsiasi sarà la tua decisione segnerà
la sorte di questa guerra. Io non posso far altro che chiederti, per favore, di prendere la mia mano e
seguirmi. Conosci i segreti di queste pietre, il loro utilizzo e come
sfruttarle al massimo. Credi che non abbia avvertito la tua presenza, a chiudere
il portale? Senza di te non ce l'avrei mai fatta..."
"Puoi
ben dirlo, sciocca presuntuosa che non sei altro." Loki sospira e piega la
testa di lato, così lascio scivolare la mano dalla spalla lungo il braccio,
fermandomi al gomito: un passo per volta.
"Tu vuoi solo le Gemme."
"No,
io voglio TE e le Gemme. Piccola ma
sostanziale differenza."
"Perché Gemme sono solo dei sassi se non
c'è qualcuno che possa direzionare bene la loro energia."
"No."
Scivolo davanti al suo viso, le mani lungo gli avambracci a sfiorare polsi e
palmi e gli occhi a cercare i suoi: "Ciò che desidero, dopo questa
battaglia, è poter avere la possibilità di aiutarti" ridacchia piano ma
non demordo: "Però non potrò farlo se non me lo permetti."
"Aiutarmi?
Tu? A diventare cosa, un eroe?"
"Non..."
"Ad
avere la mia vendetta? A tornare su Asgard per provare ad essere ancora ciò che
non sono?" I suoi occhi ora brillano di una luce sinistra. Scosta le mani
dalle mie e le alza con noncuranza. "Pensi davvero che potrei nuovamente
confondermi tra le schiere di Odino? Combattere dalla tua stessa parte? Ti
credevo più realista, Addison."
Ora
mi arrabbio: "Smettila di compiangerti e accetta il fatto di non essere da
solo!"
"Addison,
io sono Loki, non esiste nessuno come
me. Non c'è nessuno, in questo universo, che possa anche solo avvicinarsi alla
mia essenza. Io ho solo la mia parte. E per quanto tu possa tentare
di circuirmi, di aggirare le mie volontà, di ingannarmi, ciò non potrà mai
cambiare. Desideri portarmi su Asgard? Non mi dai l'occasione per vendicarmi,
mi dai quella per tradire. Ancora."
La sua voce è poco più di un sussurro mellifluo, e nel suo sorriso beffardo
leggo la conferma a tutti i sospetti che ho cercato di ignorare: è come un
pugno violento alla bocca dello stomaco.
Loki c'entra, c'entra eccome con il tentativo di furto delle
Gemme da parte di Amora. Che sia stato solo la scintilla o anche il
combustibile, ha fomentato l'incendio che sta divorando tutto.
Con
il respiro che trema e l'aria che mi brucia i polmoni, mi scopro ad odiarlo. Lo
odio per quello che è e non riesce a
smettere di essere, lo odio per
avermi regalato un lato di sé che mi ha reso stupida ed ingenua nei suoi
confronti.
E mi
odio, soprattutto, perché io - razionale al limite del cinismo quando si tratta
di sentimentalismi di coppia - ci sono infine cascata, immerdandomi con entrembi i piedi sino alle ginocchia.
"Di nuovo" bisbiglio senza riuscire ad impedire al mio sguardo di
evitare il suo.
"Di
nuovo" Conferma, accennando una carezza al viso che allontano colpendogli
il polso con la mano. Deglutisce e per un istante la sua espressione quasi si
addolcisce quasi in un accenno di rimpianto: "Il tuo coinvolgimento non
era previsto in nessuno dei miei piani. Non così, almeno."
"E
quello di tua madre?" Le dita di Loki si stringono in un pugno che gli
sbianca le nocche "Neppure, giusto?" Fremo dalla rabbia, gli occhi
che pizzicano ed il cuore che si sbriciola in tanti piccoli pezzi. "Eppure
guarda come è finita. E chissà, magari prima che finisca questa storia, anche
io sarò cibo per vermi. Di nuovo."
"Ti
posso assicurare che non verrai neppure sfiorata."
"Oh
beh, allora posso dormire sonni tranquilli, con il Signore della Menzogna a
pararmi il culo! Bene, ora che abbiamo la situazione ben chiara" Estraggo
le asce dai foderi sulla schiena: "Direi che possiamo mettere da parte i
convenevoli e sistemare questa faccenda una volta per tutte. Da copione dovrei
domandarti un'ultima volta, con fare minaccioso, di consegnarmi le Gemme."
"Non
sapresti usarle. Ne saresti sopraffatta, così come sarebbe stato nel tentativo
di chiudere il portale con la Gemma della Mente."
"...
da copione tu avresti dovuto semplicemente rispondere no. No giammai, ecco, se
proprio vuoi strafare come tuo solito. Quindi, per cortesia, attieniti alla
proforma ed evita di pigolare un falso interesse per la mia salute."
"Addison..."
Gli
punto addosso il pungolo dell'ascia avvolto dalle fiamme: Faccio appello a
tutto il mio autocontrollo per mantenerla e scacciare le lacrime dagli occhi;
non sembra funzionare granché però. "Ti ho detto di evitare."
Scuote
la testa: "Vorresti batterti contro di me? Sarebbe stupido, Addison: ho
due Gemme."
"Ed
io due asce ed una solenne incazzatura. Puoi contarci che saprò
giocarmela."
“Maestà,
le schiere di Alfheim si sono unite ad Asgard.”
Le
labbra secche e annerite di Malekith si piegano contrariate. Da il permesso al
Generale di ritirarsi con un gesto brusco della mano e si mette a passeggiare
nervosamente per l’androne buio del palazzo.
“Non
angustiarti, mio Signore.” La voce di Amora è un dolce fiele tra i passi
felpati ed il fruscio del mantello nero ad accompagnarla. “Pensate che potrete
vincere tutti i vostri nemici in una sola battaglia.”
“L’Esercito
Asgardiano è una potenza che sola basterebbe a togliere il sonno ad ogni
guerriero. Se affiancata dagli Elfi bianchi…”
“Mio
Re e Signore, abbiamo lo Scrigno degli Antichi Inverni con noi, e le Gemme del
Gauntlet sono quasi completate. Manca poco e…”
“Il
Gauntlet. Appunto.” Gli occhi di Malekith sono due profonde voragini d’ombra.
“È ora che tu renda ciò che è mio.”
“Ma,
Maestà, mancano ancora due Gemme. La Gemma dello Spazio, che ci servirà per
aprire il portale per Asgard, e quella del Potere, che suggellerà…”
“Per
invadere Asgard basterà aprire un portale con lo Scrigno. Se l’hai fatto per
Midgard, potrai esserne capace anche per il Regno di Odino.”
“Ma…”
“La
Gemma del Potere non serve: Le guerre non si vincono solo con la potenza, ma
con la tattica, con l’astuzia. Odino non è uno stratega: è un guerriero feroce
ed ingordo, e tale è suo figlio. Combatteranno con furia cieca, spinti dal
desiderio di vendetta ed imbestialiti dal loro dolore. Tu li hai piegati,
Incantatrice, ma sarò io a spezzarli. Ora dammi il Gauntlet, o dovrò iniziare a
dubitare che abbia raccolto tutte quelle Gemme per tuo uso. Scommetto che la
tentazione è forte in te: Non ti bastano i diamanti che ti dono, vorresti anche
con Gemme sì potenti. E come darti torto?” La mano pallida le accarezza la
guancia ed Amora si sforza di sorridere. “A battaglia vinta farò di te la mia
sposa. Ornerò il tuo capo del diadema più sfavillante di tutti i Nove Regni, ed
impreziosirò il tuo collo da cigno con le più candide delle perle. Prometto che
diverrai una Regina magnifica. Sarà abbastanza, per te?”
Amora
si posa una mano sul petto e lascia che gli occhi le brillino di gioia.
"Mi onorate, mio Signore, con una simile proposta!"
"E l'accetti?"
“Con
estremo piacere.”
“Allora
dammi il Gauntlet.”
Un solo movimento circolare delle mani, e il
Gauntlet e le quattro Gemme incastonate compaiono tra le dita
dell’Incantatrice. Le porge al Re di Svartalfheim con un sorriso forzato: “E Loki, mio Signore? Non resterà in
disparte. Con Odino o contro di esso, ce lo ritroveremo sulla nostra strada.”
“A te
il compito di spezzarlo.”
“Uccidere
la sua donna lo renderà solo più folle e pericoloso: sai cosa è successo su
Midgard. Ha avuto la forza e la capacità di distruggere il Tesseract e Thanos,
un Eterno!”
“E
allora tu spezza la sua stessa vita.” Le dita di Malekith scivolano via dalla
pelle candida del collo ed il Signore di Svartalfheim lascia la la stanza.
Amora
si avvicina alla finestra, a guardare il cortile della Rocca illuminato dalle
luci delle fiaccole e gremito di soldati. Quando Malekith si palesa sulla
gradinata dell’ingresso viene accolto
dal rullo dei tamburi di guerra e lame alzate in suo onore. Alza il Gauntlet
tra grida di giubilo e sprona i soldati alla battaglia, indirizzandoli alle
navi.
L’Incantatrice
storce la bocca: “Perderai, idiota.
Ma che io sia maledetta se affonderò nel fango con te.”
Urlo
quando una lama da lancio lacera la carne mio fianco. Carponi nel muschio
annerito dal Fuoco Fatuo la estraggo soffocando un gemito che è più di
frustrazione che di dolore: è una lama molto piccola, quasi un temperino, non
ha leso nessun organo vitale ed ho avuto ferite peggiori.
"Arrenditi
ora, Addison. Non puoi battermi, né io intendo darti le Gemme."
Richiamo
le asce, ma solo una me ne ritorna in mano: l'altra è bloccata a terra dal
piede di Loki e non sembra intenzionato a lasciarla andare. "Dovrai
uccidermi per impedirmelo."
Con
gli occhi piantati a terra allarga le braccia come se non gli lasciassi altra
scelta: "Puoi credermi, me ne rammarico."
Sento
la rabbia salirmi in petto e la concretizzo in una fiammata che sfiora di pochi
millimetri il suo volto impassibile. Un'altra fiammata, si scosta appena di
lato e si avvicina di un passo.
Un'altra ancora: la ferma con il palmo destro e
non fa cenno di arrestarsi "Anche a te spiace uccidermi." È una
constatazione amara, quasi malinconica, che non fa che aumentare la mia ira.
"Scommettiamo?"
Questa palla di fuoco è più forte e grande delle altre: la respinge con fatica,
gettandola a lato e si guarda le mani arrossate trattenendo una leggera smorfia
di dolore senza smettere di muoversi nella mia direzione.
Fiamma, Fiamma, Fiamma: il
viso di Loki è a pochi centimetri dal mio, quando ne intuisco il movimento alla
cinta della casacca ed afferro il suo polso: la punta di uno dei pugnali sfiora
il corpetto della mia tuta. È una lotta di resistenza, la nostra: se con una
mano cerca di trafiggermi, con l'altra è impegnato di impedire alla mia ascia
di colpirgli il collo. Mantengo lo sguardo fisso sul suo: c'è una lacrima, una
sola, ed è imprigionata nell'angolo delle ciglia, nello stesso punto in cui
sento pizzicare il mio occhio sinistro.
Nessuno
dei due cede, nessuno abbassa lo sguardo: neppure quando sento dei cavalli
avvicinarsi al galoppo e la voce di Thor urlare il mio nome prima ancora che
compaia, Mjolnir in mano, dal limitare del bosco.
Quando
lascio cadere l'ascia a terra le labbra di Loki fanno appena a schiudersi di
sorpresa che apro le dita serrate sul suo polso, lasciando la lama del pugnale libera di trafiggermi.
"NO!"
Thor si getta da cavallo: scosta Loki afferrandolo per la schiena e mi
soccorre, piegata in due dal dolore. "Non è molto profonda." gemo, ma
mi accordo di sentire in bocca il sapore metallico del sangue, e questo in
genere non è un buon segno. Thor afferra l'elsa ed estrae la lama, poi si
prodiga a tamponare il taglio con un brandello del mantello.
Loki
ci fissa boccheggiando, gli occhi spalancati dallo stupore ed il filo della
spada di Sif vicino al collo. "L'hai fatto di proposito..." sibila.
"Certo:
si è fatta infilzare apposta!" La punta della spada di Fandral gli tocca
il petto: se gli sguardi potessero incenerire, Loki l'avrebbe già ridotto ad un
mucchio di polvere. "Dimmi: ormai credi tu stesso alle tue stesse
menzogne?"
"Dobbiamo
portarti subito nella camera della guarigione, Addison." Thor mi solleva e
si riavvicina al cavallo. Quando mi alza per issarmi in sella per poco non svengo
dalla fitta di dolore. "Riesci a teletrasportarci?"
Scuoto
la testa, forse questa volta ho esagerato, la vista mi si offusca e sento
mancarmi le forze velocemente: "Loki ha due Gemme. Una è quella dello
Spazio" mormoro tenendo premuta sulla ferita: il sangue ha trapassato il
tessuto del mantello e mi riga il braccio, colando su Thor e poi a terra. Cerco
e trova lo sguardo di ghiaccio di Loki, mentre viene alzato da Hogun e Volstagg
e le sue braccia piegate dietro la schiena per essere legate.
"Avanti,
Loki, usala!" incalza Thor. Lui si morde il labbro, prima di rivolgergli
uno sguardo canzonatorio: "...per?"
"Per
portarci su Asgard e salvarla!" ruggisce il fratello, mentre Sif fruga
sotto la casacca rovinata e trova la tasca interna.
"Risposta
sbagliata: era 'per favore'."
"Eccole."
Sul palmo della guerriera le Gemme del potere e dello Spazio sono aggrovigliate
ad una catenella d’oro, annodata attorno ad un piccolo ciondolo brillante. Vedo
Thor strizzare gli occhi dalla sorpresa, guardare prima il ciondolo e poi suo
fratello, e solo un colpo di tosse che non riesco a trattenere lo riporta alla
realtà.
"Posso
farlo, con la Gemma." geme allungando la mano: "Possiamo tornare ad
Asgard." Morrigan scende dal picco sul quale era posata e si sistema sulla
spalla di Thor, incoraggiandolo a seguire le mie indicazioni con piccoli colpi
di becco.
Hogun
domanda cosa farne di Loki e Thor cerca una risposta negli occhi del fratello,
fissi sul palmo di Sif tra le Gemme ed il ciondolo. "Non possiamo
lasciarti andare: Asgard è già abbastanza in pericolo."
"Indubbiamente
con me tra le sue mura, invece, sarà al sicuro."
"Sarai
al sicuro tu, per lo meno."
"Quel
ciondolo..."
"Rendimelo."
Loki ha ripreso il suo posto nella cella che l'aveva già ospitato, i polsi
stretti nelle catene ancorate al soffitto a limitargli i movimenti e ad
inibirgli i poteri. Nella penombra della cella, i suoi occhi verdi brillano di
collera feroce.
"Era
di Madre, vero? Lo rammento." La testa di Loki si piega leggermente di
lato: "Lady GreyRaven è nella camera di guarigione, si sta
riprendendo." Prosegue Thor, avvicinandosi nonostante il cenno infastidito
del prigioniero. "La guerra è imminente, fratello."
"Oh,
ne sarai inebriato, allora. Al comando del tuo esercito, in sella al tuo palafreno
ed alla destra del tuo onnipotente padre, avrai ancora l'occasione di
dimostrare il tuo valore e la tua forza, possente Thor. Sono certo che da qui
sentirò sia il clangore della battaglia che i canti di giubilo che
accompagneranno il tuo trionfo."
"Avresti
potuto condividerli con me."
Loki
scoppia a ridere: "Oh no, Thor. Io con te non ho mai potuto condividere
nulla di simile, per quanto ardentemente lo potessi desiderare."
"Questo
è ora il mio desiderio."
"Ed
io non sono disposto ad esaudirlo."
"Lasceresti
quindi che Asgard venga distrutta?"
"Oh,
assolutamente, io la lascio in mano ai migliori guerrieri che possono
difenderla!" ribatte sarcastico: "Non nutro alcun timore o dubbio
sulla vostra vittoria."
"Smettila!"
"Sei
tu che dovresti smetterla. Arrenderti alla mia natura che tu non potrai mai
cambiare neppure con tutti i tuoi sforzi e preghiere."
"Ti
sto offrendo di tornare tra di noi..."
"NON
E' QUELLO IL MIO POSTO!" Loki è scattato in avanti, le braccia piegate in
modo quasi innaturale dietro la schiena dalle catene tese e gli occhi
spalancati e furibondi: "Non lo è e non voglio lo sia! Non volevo tornare
ad Asgard, non volevo tornare a fingere di essere un figlio di Odino! Se tu ora
mi trascini a tuo fianco nella battaglia, tutto quello che ne otterrai sarà una
lancia piantata nella schiena dal sottoscritto!" L'eco delle sue urla
riecheggia nei corridoi delle prigioni, mentre Thor sospira e scuote la testa,
prima di voltare le spalle per lasciare la cella.
"Il
ciondolo. Rendimelo." La voce di Loki ora è solo un sussurro privo d'ira e
forza: a Thor ricorda improvvisamente l'infanzia, quando per dispetto sottraeva
qualcosa a suo fratello e lo poneva fuori dalla sua portata: un libro, un
gioco, un piccolo trofeo di caccia; lo teneva alzato sopra la testa con una
mano e con l'altra respingeva gli attacchi di uno stizzito Loki, finché questi
non aveva imparato a colpirlo alle parti basse.
"Non vale, non è onorevole!"
"Immagino che in battaglia troveri avversari più
leali."
È un
ricordo che gli strappa un piccolo sorriso triste. "Vorrei, ma temo che
possa diventare un'arma nelle tue mani."
"È
solo il gioiello che Madre mi ha lasciato."
"Devo
crederti?"
Le
catene di Loki tintinnano, Thor torna a guardarlo: ora è Loki ad essere di
spalle, dritto ed immobile con il volto ostinatamente rivolto verso la parete
scura.
"L'ho
posato sulla sua tomba" sussurra il Principe di Asgard uscendo dalla
cella. "Credo che quello sia il luogo più adatto per custodirlo.
"Questa
camera delle guarigioni è davvero portentosa: Ora scoppio di salute."
Addison riallaccia gli stivali e si assicura nuovamente sulle spalle le asce.
"Ti
sei fatta ferire apposta, su Niflheim?" La domanda di Thor è talmente
diretta da spiazzarla. Resta per un secondo ammutolita, le labbra appena piegate
in una smorfia indecisa, poi alza le spalle sostenendo che il fine giustificava
i mezzi e che in quel momento fosse a corto di idee. "Voi due siete più
simili di quanto sia lecito ammettere." sospira Thor.
"Sì,
non sono stata molto corretta nei suoi confronti. Ma è una storia molto
complicata."
"Tuttavia
non avrei mai pensato che sareste arrivati a cercare di uccidervi a vicenda.
Non voi due, almeno."
"Mai
notato quanto è irritante tuo fratello, spesso?" Ribatte con un mezzo
sorriso, prima di tornare nuovamente seria, mentre si raccoglie i capelli nella
sua solita treccia alta. "E quel gioiello?"
Thor
alza le spalle: "Sostiene sia solo un dono da parte di mia Madre, ma temo
di non essere in grado di credere alle sue parole."
"E
fai bene. Con lui la prudenza non è mai troppa e noi siamo stati tutti fin
troppo larghi di maniche."
"Cosa
vorresti dire?" domanda aggrottando la fronte. GreyRaven salta a terra dal
tavolo su cui era seduta, evitando di rispondere o guardarlo mentre si
allontana dalla stanza con la pietra viola in mano. "Vado a recuperare gli
altri, non ci perdonerebbero mai se iniziassimo la festa senza di loro."
La
cella non ha più luce al suo interno, poco dopo che Thor se ne è andato la
fiammella della candela consunta ha tremato e si è spenta.
C'è
solo la torcia alle sue spalle, nel corridoio della prigione, a gettare una
debole luce guizzante ed instabile
Loki
studia la sua ombra proiettata sul muro scuro, il taglio netto dei fianchi e
delle braccia alzate, le catene che gli allungano i polsi verso il soffitto
quasi fossero le zampe anteriori di un ragno velenoso o le ali di un uccello
private dalle piume. Sospira e scosta la testa di scatto per scansare una
ciocca ribelle dal viso: gli viene quasi da ridere, pensando a come le sue
condizioni debbano essere un tale disastro, lui che ha sempre cercato di
comparire impeccabile, quasi a dissimulare e a nascondere la confusione ed il
disordine che provava dentro.
Inspiegabilmente,
ora, è solo lucidamente stanco. Sente di avere solamente voglia di
coricarsi, chiudere gli occhi ed annullarsi nel buio. Dormire così
profondamente da non sentire i rombi della battaglia, per non provare l'impulso
di tendere le orecchie ad ogni grido, ad ogni urlo di dolore, cercando di
risalire a chi appartiene.
Quello
di Thor sarebbe un ruggito rabbioso, esasperato più dalla rabbia e
dall'orgoglio abbattuto che dal dolore fisico. Odino non urlerebbe mai, neppure
con il più atroce dei dolori: non l'ha fatto neppure quando gli hanno
strappato l'occhio in battaglia, o almeno così dicono.
L'urlo
di Addison lo conosce, è un grido acuto e vibrante: una volta scherzando
durante il loro soggiorno negli Inferi, sosteneva di avere un'antenata banshee, viste le sue origini irlandesi
e la voce che poteva perforare i timpani.
Loki
alterna un piccolo sorriso ad una smorfia di dolore, quando la consapevolezza
di aver ferito Addison - non solo fisicamente, ma anche dentro, dove nessuna camera di guarigione può operare - prende il
sopravvento sul ricordo di un piccolo attimo di serenità condivisa. La luce
della fiaccola trema alle sue spalle e si affievolisce. Tra poco anche quella
si spegnerà, e lui resterà al buio.
Solo.
Questa
volta non ci sarà neppure il conforto di sua madre.
Loki
si è spinto troppo oltre, ha allargato la crepa e ha fatto crollare il
castello. Tra la polvere delle macerie ritrova le lacrime e la disperazione.
La
rabbia di aver perso.
Di nuovo.
Qualsiasi
cosa valesse la pena tenersi stretto.
================================================================
Eh, ma come siamo depressucci! Su con la
vita, che tra un po' ci saranno mazzuolate a non finire!
Ok, a parte questo:
Io
Sono
Estasiata
Ancora di più.
Esaltata, come la peggiore delle
bimbeminkia davanti a una fanfiction
rossa sugli Uandairecscion.
Io sono felicissima, perché sto ricevendo
tutti questi riscontri positivi, tutti questo 'affetto', tutto questo
interesse.
E' vero, questa è 'solo' una fanfic, una
delle tante di un fandom popolare, non è neppure la migliore ed io non sono di
certo la più grande tra le fanwriter. Ma mi sento un leone, davvero.
Vedere che riesco a comunicare la mia
passione e l'amore che ci metto nello scrivere, vedere che viene recepito e
ricevuto, per me è fantastico.
Forse sono infantile, forse dovrei 'uscire
e farmi una vita' (Grazie al cactus, ce l'ho di già -mi basta e mi avanza), ma
davvero, io sono quasi commossa.
Grazie, Grazie, Grazie.
Alla Prossima,
EC
PS: Titolo tratto da 'The Gollum Song'
(LOTR: The Two Towers soundtrack) e citazione da Donnie Darko.