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Autore: Evilcassy    27/05/2013    7 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

PART 6: Chasing.

 

Chapt 15:  For all the lies you told us - The hurt, the blame!

 

 

And what if you could go back in time and take all those hours of pain and darkness and replace them with something better?

 

"Se gratti dietro alle orecchie fa le fusa." Mormoro come giustificazione. Il pachiderma barrisce una lingua di fuoco che incenerisce un cespuglio e fa scappare la lupa che accompagna Loki con la coda fra le gambe, ed mi affretto a grattargli energicamente la peluria stopposa del sottorecchia: Grugnisce e si mette a vibrare di piacere. "Vedi, in fondo è un gattino di una trentina di tonnellate, e con una proboscide sputafuoco."

Loki allarga le braccia e borbotta qualcosa sul come io riesca sempre a stupirlo, mentre mi lascio scivolare lungo il fianco peloso del pentapalmo, appoggio i piedi a terra e mi avvicino.

Il viso livido e testo è incorniciato da ciocche scomposte di capelli stopposi dall'umidità, mentre profonde occhiaie gli infossano gli occhi dandogli uno sguardo folle e disperato, ed i suoi abiti insolitamente strappati e infangati: non ho davanti a me il Dio dell'Inganno o il mio amante, ma un uomo distrutto e bruciato dal dolore.

Non può essere stato lui ad attaccare Natasha.

Quando Loki provoca dolore, vuole vederne il risultato con i suoi occhi, avere il controllo, sentirsi potente in grado di seminare morte o disperazione.

Non avrebbe mai lasciato Natasha immobile con gli occhi sbarrati, in preda a chissà quale incantesimo. Se l'avesse attaccata per rubarle le Gemme, sarebbe rimasto lì, a costo di rischiare di essere catturato, per sentirla urlare ed inebriarsi di sadico potere.

Causare dolore per lenire il dolore subito.

Se solo Clint e gli altri si fossero sforzati di ragionare, invece che saltare subito alle conclusioni sbagliate e mettersi a litigare con la sottoscritta...

A rinforzare la mia tesi, il rilevatore segnala solo una Gemma.

Anzi no, due: Potere e Spazio.

Solo con queste due Gemme avrebbe potuto non dico vincere la guerra, ma comunque essere un elemento di disturbo notevole.

Ed invece perché è qui, seduto su una roccia a coccolare una lupa con l'aria di chi attende la Season Premiere del suo show preferito?

"Posso indubbiamente affermare che possiedi una capacità di presentarti decisamente fuori dal comune" rompe il ghiaccio fingendo di studiare il profilo imbronciato del pentapamo bruno con aria indifferente.

"L'entrata in scena è essenziale" Tergiverso colpendo con una pacca il dorso della mia montatura, incalzandolo a trotterellare lungo il pendio della radura. "Tu, piuttosto..."

Loki abbassa lo sguardo sulla casacca lisa ed impolverata e gli stivali sporchi, poi piega la testa di lato fingendo rammarico: "Se avessi immaginato di poterti incontrare, avrei dedicato parte del mio tempo ad una toeletta."

"Già, ma dato che per intrufolarsi di nascosto non è necessario essere presentabili..."

Lo sguardo di Loki si intensifica e alza la testa, un sopracciglio arcuato a sottolineare l'aria di sfida: "È stato più semplice di quanto potessi sperare: una volta conosciute le debolezze di una mente ampia ed ambiziosa come quella di Selvig penetrarvi e manipolarla nuovamente è fin troppo facile e perfettamente alla mia portata."

"Non parlo di Selvig." mento, osservandolo mentre simula orgoglio e soddisfazione per il suo operato con un sorrisetto. " Ma di Natasha. Ho sin pensato che il suo attacco fosse un messaggio per me."

"Mi pare che tu sia ancora in piedi, perciò..."

"Cercare di uccidere la mia migliore amica e farmela ritrovare esanime in un lago di sangue? Mi sembrava un messaggio piuttosto chiaro." Loki è un attore perfetto: non fa una piega, mantiene il suo ghigno sornione e malizioso e resta sul vago, facendo in modo che sia io a fornirgli dettagli su cui armare la sua menzogna: "Il prezzo da pagare per essermi d'intralcio, GreyRaven. Sono abbastanza certo di conoscerti da poter azzardare non sia in smania di subire lo stesso trattamento."

"Quindi cercheresti di uccidere anche me?"

Il suo sorriso folle stende ulteriormente le labbra sottili in una risposta eloquente.

Mani sui fianchi e sibilo un cretino che gli strappa il sorrisetto dalla faccia e gli stampa un'espressione di sdegnato sgomento: "Non c'era nessun lago di sangue. E lo sapevo benissimo che non eri stato tu - non è il tuo modus operandi - ma ora ne ho la conferma. Anche perché non hai con te le altre Gemme, quindi..."

"Le altre Gemme?"

"Chi ha lasciato in uno stato catatonico Natasha ha anche quasi affogato Darcy - l'assistente di Jane, ma sì che la conosci, non fare quella faccia - se ne è andato con Gauntlet e Gemme."

"Quante?"

"Tante."

"Tutte?"

È il mio turno di mentire: "Quanto basta."

 

Per il successivo quarto d'ora Loki è un fiume in piena di sibili e strilli acuti in cui riconosco parole quali incompetenti, massa di idioti e buoni a nulla. Fermo il suo sfogo al punto in cui ci accusa di essere più inetti della peggior guardia ebbra di Asgard, che mi pare un tantino eccessivo come offesa. "Tornando al discorso principale, converrai con me che è stata Amora a mettere su questo simpatico teatrino, non è vero?" Mi da le spalle sibilando qualcosa che assomiglia tanto ad un indegna cagna e voglio credere non sia rivolto alla sottoscritta. "Loki" lo chiamo, avvicinandomi per appoggiare una mano sulla sua spalla: sotto il cuoio della casacca avverto lo spigolo dell'osso. "In questo momento tu sei l'ago della bilancia: Qualsiasi sarà la tua decisione segnerà la sorte di questa guerra. Io non posso far altro che chiederti, per favore, di prendere la mia mano e seguirmi. Conosci i segreti di queste pietre, il loro utilizzo e come sfruttarle al massimo. Credi che non abbia avvertito la tua presenza, a chiudere il portale? Senza di te non ce l'avrei mai fatta..."

"Puoi ben dirlo, sciocca presuntuosa che non sei altro." Loki sospira e piega la testa di lato, così lascio scivolare la mano dalla spalla lungo il braccio, fermandomi al gomito: un passo per volta. "Tu vuoi solo le Gemme."

"No, io voglio TE e le Gemme. Piccola ma sostanziale differenza."

 "Perché Gemme sono solo dei sassi se non c'è qualcuno che possa direzionare bene la loro energia."

"No." Scivolo davanti al suo viso, le mani lungo gli avambracci a sfiorare polsi e palmi e gli occhi a cercare i suoi: "Ciò che desidero, dopo questa battaglia, è poter avere la possibilità di aiutarti" ridacchia piano ma non demordo: "Però non potrò farlo se non me lo permetti."

"Aiutarmi? Tu? A diventare cosa, un eroe?"

"Non..."

"Ad avere la mia vendetta? A tornare su Asgard per provare ad essere ancora ciò che non sono?" I suoi occhi ora brillano di una luce sinistra. Scosta le mani dalle mie e le alza con noncuranza. "Pensi davvero che potrei nuovamente confondermi tra le schiere di Odino? Combattere dalla tua stessa parte? Ti credevo più realista, Addison."

Ora mi arrabbio: "Smettila di compiangerti e accetta il fatto di non essere da solo!"

"Addison, io sono Loki, non esiste nessuno come me. Non c'è nessuno, in questo universo, che possa anche solo avvicinarsi alla mia essenza. Io ho solo la mia parte. E per quanto tu possa tentare di circuirmi, di aggirare le mie volontà, di ingannarmi, ciò non potrà mai cambiare. Desideri portarmi su Asgard? Non mi dai l'occasione per vendicarmi, mi dai quella per tradire. Ancora." La sua voce è poco più di un sussurro mellifluo, e nel suo sorriso beffardo leggo la conferma a tutti i sospetti che ho cercato di ignorare: è come un pugno violento alla bocca dello stomaco.

Loki c'entra, c'entra eccome con il tentativo di furto delle Gemme da parte di Amora. Che sia stato solo la scintilla o anche il combustibile, ha fomentato l'incendio che sta divorando tutto.

Con il respiro che trema e l'aria che mi brucia i polmoni, mi scopro ad odiarlo. Lo odio per quello che è e non riesce a smettere di essere, lo odio per avermi regalato un lato di sé che mi ha reso stupida ed ingenua nei suoi confronti.

E mi odio, soprattutto, perché io - razionale al limite del cinismo quando si tratta di sentimentalismi di coppia - ci sono infine cascata, immerdandomi con entrembi i piedi sino alle ginocchia. "Di nuovo" bisbiglio senza riuscire ad impedire al mio sguardo di evitare il suo.

"Di nuovo" Conferma, accennando una carezza al viso che allontano colpendogli il polso con la mano. Deglutisce e per un istante la sua espressione quasi si addolcisce quasi in un accenno di rimpianto: "Il tuo coinvolgimento non era previsto in nessuno dei miei piani. Non così, almeno."

"E quello di tua madre?" Le dita di Loki si stringono in un pugno che gli sbianca le nocche "Neppure, giusto?" Fremo dalla rabbia, gli occhi che pizzicano ed il cuore che si sbriciola in tanti piccoli pezzi. "Eppure guarda come è finita. E chissà, magari prima che finisca questa storia, anche io sarò cibo per vermi. Di nuovo."

"Ti posso assicurare che non verrai neppure sfiorata."

"Oh beh, allora posso dormire sonni tranquilli, con il Signore della Menzogna a pararmi il culo! Bene, ora che abbiamo la situazione ben chiara" Estraggo le asce dai foderi sulla schiena: "Direi che possiamo mettere da parte i convenevoli e sistemare questa faccenda una volta per tutte. Da copione dovrei domandarti un'ultima volta, con fare minaccioso, di consegnarmi le Gemme."

"Non sapresti usarle. Ne saresti sopraffatta, così come sarebbe stato nel tentativo di chiudere il portale con la Gemma della Mente."

"... da copione tu avresti dovuto semplicemente rispondere no. No giammai, ecco, se proprio vuoi strafare come tuo solito. Quindi, per cortesia, attieniti alla proforma ed evita di pigolare un falso interesse per la mia salute."

"Addison..."

Gli punto addosso il pungolo dell'ascia avvolto dalle fiamme: Faccio appello a tutto il mio autocontrollo per mantenerla e scacciare le lacrime dagli occhi; non sembra funzionare granché però. "Ti ho detto di evitare."

Scuote la testa: "Vorresti batterti contro di me? Sarebbe stupido, Addison: ho due Gemme."

"Ed io due asce ed una solenne incazzatura. Puoi contarci che saprò giocarmela."

 

“Maestà, le schiere di Alfheim si sono unite ad Asgard.”

Le labbra secche e annerite di Malekith si piegano contrariate. Da il permesso al Generale di ritirarsi con un gesto brusco della mano e si mette a passeggiare nervosamente per l’androne buio del palazzo.

“Non angustiarti, mio Signore.” La voce di Amora è un dolce fiele tra i passi felpati ed il fruscio del mantello nero ad accompagnarla. “Pensate che potrete vincere tutti i vostri nemici in una sola battaglia.”

“L’Esercito Asgardiano è una potenza che sola basterebbe a togliere il sonno ad ogni guerriero. Se affiancata dagli Elfi bianchi…”

“Mio Re e Signore, abbiamo lo Scrigno degli Antichi Inverni con noi, e le Gemme del Gauntlet sono quasi completate. Manca poco e…”

“Il Gauntlet. Appunto.” Gli occhi di Malekith sono due profonde voragini d’ombra. “È ora che tu renda ciò che è mio.”

“Ma, Maestà, mancano ancora due Gemme. La Gemma dello Spazio, che ci servirà per aprire il portale per Asgard, e quella del Potere, che suggellerà…”

“Per invadere Asgard basterà aprire un portale con lo Scrigno. Se l’hai fatto per Midgard, potrai esserne capace anche per il Regno di Odino.”

“Ma…”

“La Gemma del Potere non serve: Le guerre non si vincono solo con la potenza, ma con la tattica, con l’astuzia. Odino non è uno stratega: è un guerriero feroce ed ingordo, e tale è suo figlio. Combatteranno con furia cieca, spinti dal desiderio di vendetta ed imbestialiti dal loro dolore. Tu li hai piegati, Incantatrice, ma sarò io a spezzarli. Ora dammi il Gauntlet, o dovrò iniziare a dubitare che abbia raccolto tutte quelle Gemme per tuo uso. Scommetto che la tentazione è forte in te: Non ti bastano i diamanti che ti dono, vorresti anche con Gemme sì potenti. E come darti torto?” La mano pallida le accarezza la guancia ed Amora si sforza di sorridere. “A battaglia vinta farò di te la mia sposa. Ornerò il tuo capo del diadema più sfavillante di tutti i Nove Regni, ed impreziosirò il tuo collo da cigno con le più candide delle perle. Prometto che diverrai una Regina magnifica. Sarà abbastanza, per te?”

Amora si posa una mano sul petto e lascia che gli occhi le brillino di gioia. "Mi onorate, mio Signore, con una simile proposta!"

 "E l'accetti?"

“Con estremo piacere.”

“Allora dammi il Gauntlet.”

Un solo movimento circolare delle mani, e il Gauntlet e le quattro Gemme incastonate compaiono tra le dita dell’Incantatrice. Le porge al Re di Svartalfheim con un sorriso forzato:  “E Loki, mio Signore? Non resterà in disparte. Con Odino o contro di esso, ce lo ritroveremo sulla nostra strada.”

“A te il compito di spezzarlo.”

“Uccidere la sua donna lo renderà solo più folle e pericoloso: sai cosa è successo su Midgard. Ha avuto la forza e la capacità di distruggere il Tesseract e Thanos, un Eterno!”

“E allora tu spezza la sua stessa vita.” Le dita di Malekith scivolano via dalla pelle candida del collo ed il Signore di Svartalfheim lascia la la stanza.

Amora si avvicina alla finestra, a guardare il cortile della Rocca illuminato dalle luci delle fiaccole e gremito di soldati. Quando Malekith si palesa sulla gradinata dell’ingresso  viene accolto dal rullo dei tamburi di guerra e lame alzate in suo onore. Alza il Gauntlet tra grida di giubilo e sprona i soldati alla battaglia, indirizzandoli alle navi.

L’Incantatrice storce la bocca: “Perderai, idiota. Ma che io sia maledetta se affonderò nel fango con te.”

 

Urlo quando una lama da lancio lacera la carne mio fianco. Carponi nel muschio annerito dal Fuoco Fatuo la estraggo soffocando un gemito che è più di frustrazione che di dolore: è una lama molto piccola, quasi un temperino, non ha leso nessun organo vitale ed ho avuto ferite peggiori.

"Arrenditi ora, Addison. Non puoi battermi, né io intendo darti le Gemme."

Richiamo le asce, ma solo una me ne ritorna in mano: l'altra è bloccata a terra dal piede di Loki e non sembra intenzionato a lasciarla andare. "Dovrai uccidermi per impedirmelo."

Con gli occhi piantati a terra allarga le braccia come se non gli lasciassi altra scelta: "Puoi credermi, me ne rammarico."

Sento la rabbia salirmi in petto e la concretizzo in una fiammata che sfiora di pochi millimetri il suo volto impassibile. Un'altra fiammata, si scosta appena di lato e si avvicina di un passo.

Un'altra ancora: la ferma con il palmo destro e non fa cenno di arrestarsi "Anche a te spiace uccidermi." È una constatazione amara, quasi malinconica, che non fa che aumentare la mia ira.

"Scommettiamo?" Questa palla di fuoco è più forte e grande delle altre: la respinge con fatica, gettandola a lato e si guarda le mani arrossate trattenendo una leggera smorfia di dolore senza smettere di muoversi nella mia direzione.

Fiamma, Fiamma, Fiamma: il viso di Loki è a pochi centimetri dal mio, quando ne intuisco il movimento alla cinta della casacca ed afferro il suo polso: la punta di uno dei pugnali sfiora il corpetto della mia tuta. È una lotta di resistenza, la nostra: se con una mano cerca di trafiggermi, con l'altra è impegnato di impedire alla mia ascia di colpirgli il collo. Mantengo lo sguardo fisso sul suo: c'è una lacrima, una sola, ed è imprigionata nell'angolo delle ciglia, nello stesso punto in cui sento pizzicare il mio occhio sinistro.

Nessuno dei due cede, nessuno abbassa lo sguardo: neppure quando sento dei cavalli avvicinarsi al galoppo e la voce di Thor urlare il mio nome prima ancora che compaia, Mjolnir in mano, dal limitare del bosco.

Quando lascio cadere l'ascia a terra le labbra di Loki fanno appena a schiudersi di sorpresa che apro le dita serrate sul suo polso, lasciando la lama del  pugnale libera di trafiggermi.

 

 

"NO!" Thor si getta da cavallo: scosta Loki afferrandolo per la schiena e mi soccorre, piegata in due dal dolore. "Non è molto profonda." gemo, ma mi accordo di sentire in bocca il sapore metallico del sangue, e questo in genere non è un buon segno. Thor afferra l'elsa ed estrae la lama, poi si prodiga a tamponare il taglio con un brandello del mantello.

Loki ci fissa boccheggiando, gli occhi spalancati dallo stupore ed il filo della spada di Sif vicino al collo. "L'hai fatto di proposito..." sibila.

"Certo: si è fatta infilzare apposta!" La punta della spada di Fandral gli tocca il petto: se gli sguardi potessero incenerire, Loki l'avrebbe già ridotto ad un mucchio di polvere. "Dimmi: ormai credi tu stesso alle tue stesse menzogne?"

"Dobbiamo portarti subito nella camera della guarigione, Addison." Thor mi solleva e si riavvicina al cavallo. Quando mi alza per issarmi in sella per poco non svengo dalla fitta di dolore. "Riesci a teletrasportarci?"

Scuoto la testa, forse questa volta ho esagerato, la vista mi si offusca e sento mancarmi le forze velocemente: "Loki ha due Gemme. Una è quella dello Spazio" mormoro tenendo premuta sulla ferita: il sangue ha trapassato il tessuto del mantello e mi riga il braccio, colando su Thor e poi a terra. Cerco e trova lo sguardo di ghiaccio di Loki, mentre viene alzato da Hogun e Volstagg e le sue braccia piegate dietro la schiena per essere legate.

"Avanti, Loki, usala!" incalza Thor. Lui si morde il labbro, prima di rivolgergli uno sguardo canzonatorio: "...per?"

"Per portarci su Asgard e salvarla!" ruggisce il fratello, mentre Sif fruga sotto la casacca rovinata e trova la tasca interna.

"Risposta sbagliata: era 'per favore'."

"Eccole." Sul palmo della guerriera le Gemme del potere e dello Spazio sono aggrovigliate ad una catenella d’oro, annodata attorno ad un piccolo ciondolo brillante. Vedo Thor strizzare gli occhi dalla sorpresa, guardare prima il ciondolo e poi suo fratello, e solo un colpo di tosse che non riesco a trattenere lo riporta alla realtà.

"Posso farlo, con la Gemma." geme allungando la mano: "Possiamo tornare ad Asgard." Morrigan scende dal picco sul quale era posata e si sistema sulla spalla di Thor, incoraggiandolo a seguire le mie indicazioni con piccoli colpi di becco.

Hogun domanda cosa farne di Loki e Thor cerca una risposta negli occhi del fratello, fissi sul palmo di Sif tra le Gemme ed il ciondolo. "Non possiamo lasciarti andare: Asgard è già abbastanza in pericolo."

"Indubbiamente con me tra le sue mura, invece, sarà al sicuro."

"Sarai al sicuro tu, per lo meno."

 

 

"Quel ciondolo..."

"Rendimelo." Loki ha ripreso il suo posto nella cella che l'aveva già ospitato, i polsi stretti nelle catene ancorate al soffitto a limitargli i movimenti e ad inibirgli i poteri. Nella penombra della cella, i suoi occhi verdi brillano di collera feroce.

"Era di Madre, vero? Lo rammento." La testa di Loki si piega leggermente di lato: "Lady GreyRaven è nella camera di guarigione, si sta riprendendo." Prosegue Thor, avvicinandosi nonostante il cenno infastidito del prigioniero. "La guerra è imminente, fratello."

"Oh, ne sarai inebriato, allora. Al comando del tuo esercito, in sella al tuo palafreno ed alla destra del tuo onnipotente padre, avrai ancora l'occasione di dimostrare il tuo valore e la tua forza, possente Thor. Sono certo che da qui sentirò sia il clangore della battaglia che i canti di giubilo che accompagneranno il tuo trionfo."

"Avresti potuto condividerli con me."

Loki scoppia a ridere: "Oh no, Thor. Io con te non ho mai potuto condividere nulla di simile, per quanto ardentemente lo potessi desiderare."

"Questo è ora il mio desiderio."

"Ed io non sono disposto ad esaudirlo."

"Lasceresti quindi che Asgard venga distrutta?"

"Oh, assolutamente, io la lascio in mano ai migliori guerrieri che possono difenderla!" ribatte sarcastico: "Non nutro alcun timore o dubbio sulla vostra vittoria."

"Smettila!"

"Sei tu che dovresti smetterla. Arrenderti alla mia natura che tu non potrai mai cambiare neppure con tutti i tuoi sforzi e preghiere."

"Ti sto offrendo di tornare tra di noi..."

"NON E' QUELLO IL MIO POSTO!" Loki è scattato in avanti, le braccia piegate in modo quasi innaturale dietro la schiena dalle catene tese e gli occhi spalancati e furibondi: "Non lo è e non voglio lo sia! Non volevo tornare ad Asgard, non volevo tornare a fingere di essere un figlio di Odino! Se tu ora mi trascini a tuo fianco nella battaglia, tutto quello che ne otterrai sarà una lancia piantata nella schiena dal sottoscritto!" L'eco delle sue urla riecheggia nei corridoi delle prigioni, mentre Thor sospira e scuote la testa, prima di voltare le spalle per lasciare la cella.

"Il ciondolo. Rendimelo." La voce di Loki ora è solo un sussurro privo d'ira e forza: a Thor ricorda improvvisamente l'infanzia, quando per dispetto sottraeva qualcosa a suo fratello e lo poneva fuori dalla sua portata: un libro, un gioco, un piccolo trofeo di caccia; lo teneva alzato sopra la testa con una mano e con l'altra respingeva gli attacchi di uno stizzito Loki, finché questi non aveva imparato a colpirlo alle parti basse.

"Non vale, non è onorevole!"

"Immagino che in battaglia troveri avversari più leali."

È un ricordo che gli strappa un piccolo sorriso triste. "Vorrei, ma temo che possa diventare un'arma nelle tue mani."

"È solo il gioiello che Madre mi ha lasciato."

"Devo crederti?"

Le catene di Loki tintinnano, Thor torna a guardarlo: ora è Loki ad essere di spalle, dritto ed immobile con il volto ostinatamente rivolto verso la parete scura.

"L'ho posato sulla sua tomba" sussurra il Principe di Asgard uscendo dalla cella. "Credo che quello sia il luogo più adatto per custodirlo.

 

 

"Questa camera delle guarigioni è davvero portentosa: Ora scoppio di salute." Addison riallaccia gli stivali e si assicura nuovamente sulle spalle le asce.

"Ti sei fatta ferire apposta, su Niflheim?" La domanda di Thor è talmente diretta da spiazzarla. Resta per un secondo ammutolita, le labbra appena piegate in una smorfia indecisa, poi alza le spalle sostenendo che il fine giustificava i mezzi e che in quel momento fosse a corto di idee. "Voi due siete più simili di quanto sia lecito ammettere." sospira Thor.

"Sì, non sono stata molto corretta nei suoi confronti. Ma è una storia molto complicata."

"Tuttavia non avrei mai pensato che sareste arrivati a cercare di uccidervi a vicenda. Non voi due, almeno."

"Mai notato quanto è irritante tuo fratello, spesso?" Ribatte con un mezzo sorriso, prima di tornare nuovamente seria, mentre si raccoglie i capelli nella sua solita treccia alta. "E quel gioiello?"

Thor alza le spalle: "Sostiene sia solo un dono da parte di mia Madre, ma temo di non essere in grado di credere alle sue parole."

"E fai bene. Con lui la prudenza non è mai troppa e noi siamo stati tutti fin troppo larghi di maniche."

"Cosa vorresti dire?" domanda aggrottando la fronte. GreyRaven salta a terra dal tavolo su cui era seduta, evitando di rispondere o guardarlo mentre si allontana dalla stanza con la pietra viola in mano. "Vado a recuperare gli altri, non ci perdonerebbero mai se iniziassimo la festa senza di loro."

 

La cella non ha più luce al suo interno, poco dopo che Thor se ne è andato la fiammella della candela consunta ha tremato e si è spenta.

C'è solo la torcia alle sue spalle, nel corridoio della prigione, a gettare una debole luce guizzante ed instabile

Loki studia la sua ombra proiettata sul muro scuro, il taglio netto dei fianchi e delle braccia alzate, le catene che gli allungano i polsi verso il soffitto quasi fossero le zampe anteriori di un ragno velenoso o le ali di un uccello private dalle piume. Sospira e scosta la testa di scatto per scansare una ciocca ribelle dal viso: gli viene quasi da ridere, pensando a come le sue condizioni debbano essere un tale disastro, lui che ha sempre cercato di comparire impeccabile, quasi a dissimulare e a nascondere la confusione ed il disordine che provava dentro.

Inspiegabilmente, ora, è solo lucidamente stanco. Sente di avere solamente voglia di coricarsi, chiudere gli occhi ed annullarsi nel buio. Dormire così profondamente da non sentire i rombi della battaglia, per non provare l'impulso di tendere le orecchie ad ogni grido, ad ogni urlo di dolore, cercando di risalire a chi appartiene.

Quello di Thor sarebbe un ruggito rabbioso, esasperato più dalla rabbia e dall'orgoglio abbattuto che dal dolore fisico. Odino non urlerebbe mai, neppure con il più atroce dei dolori: non l'ha fatto neppure quando gli hanno strappato l'occhio in battaglia, o almeno così dicono.

L'urlo di Addison lo conosce, è un grido acuto e vibrante: una volta scherzando durante il loro soggiorno negli Inferi, sosteneva di avere un'antenata banshee, viste le sue origini irlandesi e la voce che poteva perforare i timpani.

Loki alterna un piccolo sorriso ad una smorfia di dolore, quando la consapevolezza di aver ferito Addison - non solo fisicamente, ma anche dentro, dove nessuna camera di guarigione può operare - prende il sopravvento sul ricordo di un piccolo attimo di serenità condivisa. La luce della fiaccola trema alle sue spalle e si affievolisce. Tra poco anche quella si spegnerà, e lui resterà al buio.

Solo.

Questa volta non ci sarà neppure il conforto di sua madre.

Loki si è spinto troppo oltre, ha allargato la crepa e ha fatto crollare il castello. Tra la polvere delle macerie ritrova le lacrime e la disperazione.

La rabbia di aver perso.

Di nuovo.

Qualsiasi cosa valesse la pena tenersi stretto.

 

 

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Eh, ma come siamo depressucci! Su con la vita, che tra un po' ci saranno mazzuolate a non finire!

Ok, a parte questo:

Io

Sono

Estasiata

Ancora di più.

Esaltata, come la peggiore delle bimbeminkia davanti a  una fanfiction rossa sugli Uandairecscion.

Io sono felicissima, perché sto ricevendo tutti questi riscontri positivi, tutti questo 'affetto', tutto questo interesse.

E' vero, questa è 'solo' una fanfic, una delle tante di un fandom popolare, non è neppure la migliore ed io non sono di certo la più grande tra le fanwriter. Ma mi sento un leone, davvero.

Vedere che riesco a comunicare la mia passione e l'amore che ci metto nello scrivere, vedere che viene recepito e ricevuto, per me è fantastico.

Forse sono infantile, forse dovrei 'uscire e farmi una vita' (Grazie al cactus, ce l'ho di già -mi basta e mi avanza), ma davvero, io sono quasi commossa.

Grazie, Grazie, Grazie.

Alla Prossima,

EC

 

PS: Titolo tratto da 'The Gollum Song' (LOTR: The Two Towers soundtrack) e citazione da Donnie Darko.

 

 

 

 

   
 
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