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Autore: Pikachu4Ever    27/05/2013    3 recensioni
Fanfiction ispirata alla serie Ace Attorney. Il protagonista è un giovane avvocato di nome Lawrence Trueman, che insieme alla sua assistente Jean Watson ed al procuratore Travis Harley intende risolvere casi impossibili come il leggendario Phoenix Wright, cinque anni dopo la perdita del distintivo di quest'ultimo. Ma ci riuscirà in un mondo dove la corruzione e la falsità albergano in ogni dove...?
Nota: la storia presenta alcuni punti di contatto con la serie "Case: WL-0" di The Shadow. Per comprendere determinati punti (anche se non troppi), quindi, è consigliato leggere la suddetta serie.
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Giudice, Marvin Grossberg, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lawrence Trueman'
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LTAA31 LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY

Capitolo 30: Turnabout Reboot (udienza 2, preludio)

Tribunale Distrettuale
Sala Imputati n°2
23 Giugno
Ore 09.40


... Devo essere sincero, da quando sono diventato un avvocato, non sono mai entrato qui dentro così tranquillo.
Questo processo è iniziato in modo parecchio difficile... ma dopo l'investigazione di ieri, mi sento molto più sicuro.
Ero seduto sul divano della Sala Imputati, controllando ancora una volta tutte le prove all'interno del Registro Processuale: il Volantino Pubblicitario, la Borsa di Remy, la Patente di Hayden, il Pugnale insanguinato, la Lettera per Remy e la Lettera per Arwin, la Foto della Scena del Crimine, l'Immagine della Telecamera, la Collana con foto, il Disegno di Dave, il Poster di La Settimana del Cuore, l'Intervista di Steve Arwen, la Bottiglia d'Acqua ed il Biglietto della Revenge Association.
A questo punto, non credo che mi serviranno molte delle prove rimaste... ma forse so come sfruttare quelle nuove. L'unico problema sarebbe se Travis avesse qualche asso nella manica da usare contro di me...
"Ehiiii, Terra chiama Law! E' tutto ok lì?" mi chiese una voce conosciuta, sventolandomi la mano di fronte agli occhi ed attirando la mia attenzione, facendomi alzare lo sguardo ed incrociare quello di una sorridente Jean.
"Uh... scusa, Jean. Stavo solo riflettendo sulle prove..." mi scusai, grattandomi la nuca imbarazzato mentre la mia amica scuoteva la testa, in cenno negativo ed osservandomi con guardo di rimprovero.
"No, tu non ci stavi riflettendo, le stavi fissando cercando di capire a che servissero. Credimi, hai la faccia di chi non sa che pesci prendere..." mi disse quindi, con una nota di preoccupazione nella voce, mentre io sospiravo in risposta alle sue parole.
"... Forse un pochino sì. Ammetto che da quando mi sono svegliato ho le idee un pò annebbiate, anche perchè ieri non sono riuscito a dormire bene..." ammisi, mentre riguardavo le mie prove: riuscivo a ricordare solo a malapena come connettere le varie prove. Ed oltretutto, sono ancora preoccupato per Travis... sia per lui, sia per ciò che potrebbe fare al processo di oggi.
"Hai avuto incubi in cui entravi in tribunale in mutande di nuovo?" mi chiese Jean, sogghignando e facendomi arrossire con la sua domanda.
"E-ehi! E' successo solo una volta!" replicai, imbarazzato dal fatto che continuasse a ricordarmi di quel mio incubo. Certe volte penso sia meglio che tenga la bocca chiusa riguardo o ciò che penso o faccio...
"E' la stessa cosa che mi hai detto la terza volta che è successo." mi puntualizzò quindi la mia amica con un sorrisetto di superiorità, mentre io abbassavo lo sguardo, ancora più imbarazzato di quanto non fossi già.
"..." non dissi assolutamente nulla alla mia amica, mentre lei sbuffava e mi osservava con aria seccata, probabilmente un pò stanca di vedermi reagire così per l'ennesima volta. Sinceramente non piace nemmeno a me comportarmi così... ma purtroppo, ci posso fare ben poco. Anche se non mi piace per niente...
"Oh, andiamo, non prendertela così! Se hai bisogno di fare chiarezza, posso aiutarti a fare il punto del caso! Che ne dici, ci staresti?" mi chiese quindi la mia assistente, diventando seria e sedendosi vicino a me, mentre io riflettevo sulla sua domanda, mantenendo la testa alta.
"Beh... non vedo perchè no. Grazie, Jean." la ringraziai, sorridendole leggermente e facendola sorridere a sua volta, prima che lei riprendesse a parlare.
"Di nulla, davvero! Allora... prima di tutto, facciamo il punto del caso in sè. Chi è la vittima e cosa sappiamo finora di certo?" mi domandò quindi, attendendo la mia risposta nonostante la facile domanda, ponendomela come semplice 'riscaldamento' mentale.
Io risposi un attimo dopo, spiegandole con calma e riflettendo su ogni parola "Beh... la vittima è Steve Arwen, star televisiva che doveva interpretare il Samurai d'Acciaio nel reboot della serie, ai Global Studios. E' morto all'interno dello Studio 3, nel quale è accerato fossero presenti Cody Hackins, Remy Horace ed Hayden Carson. Sappiamo per certo che è avvenuto un incendio all'interno dello Studio, e che c'è stata una colluttazione per qualche motivo tra Remy Horace ed Hayden Carson... ah, tra parentesi, Jean, Cody come sta? Non l'ho ancora visto...", per poi guardarmi intorno alla ricerca del mio cliente, sembrandomi piuttosto strano che non fosse ancora lì.
"E' arrivato Dave e sta chiaccherando un pò con lui prima che l'udienza inizi: non manca moltissimo, dopotutto." mi specificò la mia amica, dando un'occhiata all'orario sul suo orologio da polso mentre parlava.
"Ah... quindi c'è anche Dave qui... ammetto che sono un pò imbarazzato ora..." dissi, abbassando lo sguardo: dovrei anche ringraziarlo per le lettere che mi ha dato ieri... anche se sinceramente sono un pò preoccupato per come andrà il processo.
"Solo perchè sua madre è una dei sospettati? Dai, non è il caso di farsi problemi, non è nemmeno il nostro sospettato principale!" mi cercò di tranquillizzare la mia collega, capendo a metà il motivo della mia preoccupazione.
"Giusto, so che Hayden Carson è la più sospetta delle due... ma non dobbiamo dimenticare che Remy Horace è ancora un'incognita nell'intero caso. Sappiamo che era l'ex-moglie di Steve Arwen, che era al momento fidanzato con la Carson, e che aveva un Biglietto della Revenge Association... ma già questo significa che non può essere una disgraziata che è capitata lì per caso, considerando anche che ha delle connessioni sia con l'imputato che con l'altro testimone e la vittima..." feci quindi notare io, mentre continuavo a riflettere su quale ruolo potesse avere la madre di Dave in tutto questo, senza che mi venisse in mente nulla.
"Non vedo perchè dovrebbe aver ucciso Arwen se è stata lei... come ti ho detto, mi è parsa parecchio aperta nei confronti del suo ex-marito ed ha anche mantenuto la collana. Se davvero avesse voluto ucciderlo, non penso avrebbe tenuto con sè qualcosa del genere... ed oltretutto, non sarebbe stato più sensato tentare di uccidere la Carson?" riflettè la mia amica, anch'essa piuttosto incerta sulla posizione della signora Horace nel caso.
"Beh, sappiamo che c'è stata una colluttazione... magari sarà stato un tentativo di uccidere la Carson? Non mi vengono in mente altre giustificazioni... anche perchè da come me l'hai descritta non ce la vedo per niente come assassina." aggiunsi io, cercando di mettere in chiaro quanti più elementi possibili e sperando in una qualche rivelazione dell'ultimo minuto.
"Non saprei... direi che a questo punto, riusciremo a risolverlo solo quando capiremo QUANDO è avvenuto quell'incendio..." affermò quindi Jean, puntando l'attenzione sull'altra grande incognita del caso, ovvero l'incendio.
"Beh, io ho delle prove per dimostrare chi l'abbia fatto... ma finchè non ne avrò conferma, preferisco non confermarlo mentalmente. Rischierei solo di dover riscrivere completamente tutto ciò che ho pensato in caso si rivelasse sbagliato... ed in una parte così delicata del processo, è un rischio che non posso correre." affermai, pensando alla situazione in cui mi trovavo: se avessi fallito ad indicare un colpevole, Cody sarebbe stato automaticamente considerato colpevole... per questo, nonostante l'udienza probabilmente non avrebbe avuto nulla a che vedere con lui, non potevo assolutamente pensare di prendermela comoda o di rilassarmi prima del tempo.
"Dai, non essere così pesante, Law: sono sicura che..." provò a dire la mia amica, prima di essere interrotta da qualcuno che disse, con tono allegro "Ehilà, Law!"
"Uh...?" feci, voltandomi verso il parlante, e trovandomi di fronte mia cugina Colette, la quale era appena arrivata di fronte a me con un elegante balzo per aria.
Certe volte mi chiedo se si chieda mai come la gente la veda quando si muove a passi di danza... anche se conoscendola, non penso che se ne curerebbe.
"Oh, ciao Colette. Come mai sei qui?" domandai, un pò sorpreso dal rivederla, anche se potevo immaginare il motivo per cui si fosse presentata in tribunale.
"Me lo devi anche chiedere? Sono venuta per assistere al processo, ovviamente! E' un caso fin troppo allettante per lasciarmelo sfuggire!" ammise la mia parente con uno dei suoi ghigni, facendo una piroetta sul posto alla fine della frase, lasciando intendere quanto il caso alla mano la stesse eccitando in questo momento.
"Tecnicamente non potresti entrare, però... le aule di un tribunale non sono aperte alla stampa, o sbaglio?" provò a dire Jean, mentre Colette si limitava a sventolarle un dito di fronte alla faccia, prima di spiegare "Le telecamere lo sono, ma tutto il resto no... e la Hall of Shame è un giornale cartaceo: un metodo di comunicazione che sta iniziando a diventare datato... ma l'espressione è l'essenza! Mi basterà sedermi tra gli spalti e segnare tutto quello che succede.", utilizzando un'altra delle sue frasi tipiche in riferimento all'espressione.
"L-lo sapevo! Mi sono solo confusa un attimo!" ammise Jean, rossa in faccia, probabilmente non apprezzando molto di essere stata corretta dalla mia parente, mentre io mi litavo a dire un semplice "Uh... capito, allora..." in risposta alla spiegazione della giornalista.
"Sono certa che questo articolo mi frutterà davvero molto... Eh eh eh eh..." disse quindi tra sè e sè la mia parente mentre ridacchiava da sola, e prima che la conversazione potesse continuare, un'altra familiare voce ebbe modo di farsi sentire, affermando soltanto "Oh, salve, signor Trueman."
"..." riconoscendo subito quella voce, mi limitai a guardare il ragazzo appena arrivato mentre lanciava il suo cellulare da una mano all'altra, dicendo semplicemente "Frank Lytalk..."
"Non c'è bisogno di essere così freddi, dopotutto vi ho aiutato ieri..." mi ricordò Lytalk, senza perdere il suo usuale sorrisetto e concentrando la sua attenzione sul suo telefono.
"Saremmo più tranquilli se tu non ti rendessi sospettoso ogni volta che ti fai vedere." fece notare Jean, osservando il nuovo arrivato con sguardo scettico (e, visto l'alone di mistero che circondava Frank, per niente ingiustificato.)
"Parole dure, ma non me ne curo: fintanto che non avrete prove per accusarmi di chissà che, ciò che faccio è perfettamente legale. Non sono l'unica persona in questo paese che entra all'improvviso nei tribunali per aiutare la gente, dopotutto, e non penso di aver fatto nulla di strano, finora..." disse quindi il ragazzo senza perdere d'occhio il telefono, afferrandolo poi con la mano sinistra a mezz'aria prima di riprendere a lanciarlo da mano a mano.
"Alt! Fermi un attimo. Chi saresti tu, esattamente?" chiese quindi mia cugina, probabilmente confusa da ciò che stavamo dicendo in questo momento.
Frank fu lievemente sorpreso dal vedere la ventiduenne, inarcando il sopracciglio per un solo attimo prima di riprendere la sua usuale espressione, domandando "Oh, un volto nuovo. Mi scuso se non mi sono presentato prima: il mio nome è Frank Lytalk, studente universitario. Mi interessano i processi ed ogni tanto li seguo... lei invece chi è?", pur non sembrandomi per niente convinto nella parte finale della frase. Perchè sta facendo così...?
"Colette Trueman, giornalista. Molto piacere di conoscerti." affermò Colette, sorridendo e mettendo le mani sui fianchi, mentre notai che lo studente cercava di evitare di incrociare lo sguardo con la mia parente.
"Oh, una giornalista... immagino che scriverà di questo caso una volta conclusosi. Le auguro un buon lavoro, allora." disse quindi in risposta, tenendo lo sguardo sul suo telefono e quasi facendolo cadere a terra mentre parlava.
"Grazie per l'interesse, e sono certa sarà un buon lavoro! Ho idea che sarà lo scandalo dell'anno... Eh eh eh eh!" commentò quindi in risposta Colette, ridacchiando nuovamente tra sè e sè mentre (presumo) ipotizzava nuovamente i guadagni che avrebbe ottenuto dal capitolo.
"Ben lo credo, ben lo credo..." disse semplicemente Frank, continuando a sembrarmi imbarazzato e come se stesse pensando ad altro. Mi faceva davvero strano vederlo così, dopo essermi abituato a vederlo sempre calmo ed in controllo della situazione...
"Per quale motivo sei venuto qui comunque, Lytalk?" chiese quindi Jean, senza staccare il suo sguardo dal sospetto diciannovenne ed attirando la sua attenzione.
In risposta, Frank tornò a sfoggiare la sua espressione rilassata, prima di rispondere "Volevo solo augurare buona fortuna per il caso all'avvocato Trueman, nient'altro. Ed ora che l'ho fatto, non ho motivo di rimanere qui... detto questo, vi saluto. Vi auguro una buona giornata, signor Trueman, signora Watson..."
"SignorINA, prego!" ribattè la mia assistente, non aprezzando troppo di essere definita una 'signora'.
"... e Colette. Ci si rivedrà in giro... magari al vostro prossimo caso." disse quindi Lytalk, voltandosi ed avviandosi verso gli spalti, salutandoci di spalle con la mano.
... Che strano. Non pensavo se ne sarebbe andato così all'improvviso... sarà stato per via di Colette? Anche perchè ho notato che l'ha chiamata per nome... boh, magari sarà un suo ammiratore segreto...
"Avete già incontrato altre volte quel tipo?" mi chiese quindi con aria interrogativa mia cugina, inclinando lievemente la testa ed osservandomi mentre io la osservavo, confuso da quella domanda.
"Beh, sì, un paio di volte... perchè me lo chiedi?" fu la mia replica, non capendo il perchè di quella domanda.
"Mi sembra molto interessante da come si è presentato, e da come parlavo mi da l'impressione di stare lavorando a qualcosa di grosso. Non so perchè però, ma credo di averlo già visto..."  mi informò quindi la mia parente, mentre continuava a riflettere, probabilmente cercando di ricordare dove avesse già avuto modo di incontrare il ragazzo.
"Uh, davvero?" domandai, sorpreso dalla cosa: non mi aspettavo che Frank conoscesse qualche mio familiare... ma considerato che Gerald Ford conosce mio padre e mio zio, forse non me ne dovrei stupire più di tanto...
"Forse. Non conosco nessun Frank Lytalk, ma la sua faccia mi pare conosciuta... non so se è un impressione o magari l'ho incontrato in passato, e sinceramente non sono il tipo da immaginare abbia avuto chissà quale effetto sulla mia vita senza che io me lo ricordi: I castelli tra le nuvole troppo fumosi rischiano di essere spazzati via da una folata di vento, dopotutto, e come idea sarebbe sinceramente assurda." mi fece notare quindi mia cugina, accompagnando le sue parole con una delle sue usuali piroette, che terminò con un piccolo balzo all'indietro.
Se davvero Colette conoscesse Frank, però, mi piacerebbe sapere chi sia e perchè è così interessato a me... Non che non mi dispiaccia avere una mano ogni tanto, ma come Frank si comporta è fin troppo sospetto ed inusuale...
"Beh, l'udienza sta per iniziare: è meglio che mi vada a prendere un bel posto in prima fila, se voglio godermi il processo al meglio! E mi raccomando Law... Be yourself!" affermò quindi mia cugina, per poi piroettare verso la sala udienze dall'entrata per il pubblico.
Io abbassai lo sguardo, pronto a dare un'ultima riguardata alle mie prove, prima che Jean mi strattonasse e mi iniziasse a trascinare verso la Sala Udienze, dicendomi "Ci penserai dopo! Non abbiamo tempo!"
"Eh!? Aspetta! Devo darci un'occhiata! Non sono pronto!" provai a ribattere, preoccupato a morte per il processo mentre riguardavo ogni prova all'interno del mio Registro Processuale, quasi scordandomi dei vari significati per la preoccupazione.
"Hai risposto benissimo alle mie domande, Law! Sei più pronto di quanto tu creda, e non devi farti problemi!" mi disse quindi la mia assistente osservandomi con severità mentre continuava a trascinarmi nella sala udienze, mentre io sospiravo soltanto, accettando il mio infausto destino.
... Speriamo che abbia ragione... prima dicevo di essere piuttosto tranquillo... ma ora che devo entrare per davvero, non lo sono affatto. E poi sarebbe Jean quella con il panico da palcoscenico...
Beh... arrivati a questo punto, penso non ci sia altro da fare che avere fiducia... anche se non so quanto la fiducia possa effettivamente aiutarmi qui...
... Aaaaah, Law, smettila! Ce la farai, devi solo essere sicuro di te! ... O almeno questo sarebbe quello che mi direi, se ce la facessi ad esserlo...
... Meglio smetterla di pensare a come sarà il caso e concentrarmi sull'affrontarlo, o rischio di morire dall'ansia...

[Grossberg]

Mentre Lawrence e Jean entravano nella sala udienze, io tirai un sospiro di sollievo, prima di andarmi a sedere sul divano dove fino a poco prima si trovava il mio studente, dando uno sguardo alla porta della sala udienze.
Avrei voluto dargli qualche incoraggiamento o almeno cercare di farlo stare più a suo agio... ma avevo visto sua cugina Colette avvicinarsi, e visto ciò che è successo ieri al mio studio, preferivo non farmi avanti e rischiare di far sentire Law anche più stressato per via del battibecco che ne sarebbe derivato.
... Sono un pessimo mentore, e lo riconosco. Non ritengo nemmeno di essere tanto bravo come avvocato nonostante tutti i miei anni di esercizio della professione... anni fa, non sono nemmeno stato presente al primo processo di Mia perchè mi ero ubriacato il giorno prima, e quando ho provato a rimediare durante il suo secondo caso, alla fine è stata lei a fare il grosso del lavoro.
... ed alla fine, è stata tutta colpa mia se è morta. E' diventata avvocato per riuscire a svelare la verità sul Caso DL-6 e su chi avesse causato la fuga di informazioni che avevano portato sua madre, Misty Fey, a scomparire nel nulla... non sapendo che era stata colpa mia.
Ed io cosa ho fatto, quando è stata uccisa? Ho ceduto a Redd White, mi sono lasciato controllare come una marionetta e non ho fatto altro che intralciare Phoenix Wright... cosa che non penso mi renda migliore di gente come Manfred von Karma.
E non è stata solo lei... Diego, Robert... Tutti i miei studenti sono stati o incarcerati o morti, e dubito che chiunque di loro abbia imparato chissà che da me. Io ho contribuito solo a lanciarli verso l'avvocatura... ed il loro tragico destino.
... Quando Lawrence e Jean si sono presentati da me chiedendomi di essere il loro mentore, ammetto di essere rimasto parecchio sorpreso. Pensavo che nessuno mi avrebbe mai scelto per un compito simile, eppure... loro lo avevano fatto.
Lo presi come una seconda chance, e sin dal giorno successivo ho fatto del mio meglio per insegnare ad entrambi tutto quello che sapevo sulla nostra professione, facendo attenzione al metterli al ripare da tutto ciò che possa comportare un rischio per loro, ed ho intenzione di continuare a seguirli ed aiutarli come meglio posso.
Non sarò il miglior mentore del mondo... ma non voglio assolutamente che Lawrence e Jean facciano la stessa fine dei miei altri studenti, e farò tutto ciò che posso perchè questo non accada.
Non solo per Mia, Diego, Robert, Lawrence, Jean e tutti gli altri miei studenti... ma anche per me stesso.
Mentre continuavo a riflettere, però, mi accorsi che il mio cellulare stava suonando e, riconoscendo immediatamente il numero, risposi dicendo "Sono io."
"Marvin, mi senti?" mi venne domandando immediatamente da una familiare voce femminile, mentre io annuivo in risposta, nonostante non potesse vedermi dall'altro capo del ricevitore.
"Sì... forte è chiaro. Hai avuto anche tu la notizia del ritorno della Revenge Association, immagino." ipotizzai, immaginando che quello fosse uno dei pochi motivi per i quali mi avrebbe mai chiamato.
"Avevo già sentito di presunta attività dell'RA durante il corso di quest'anno, ma non avevo avuto alcuna conferma che si trattasse davvero di loro fino a ieri." mi confermò la mia vecchia conoscenza, con tono teso e pienamente conscia della gravità della situazione.
"Pensi che si tratti della stessa associazione che abbiamo portato alla luce durante il caso EL-2?" le domandai, avendo notato più di un dettaglio fuori luogo rispetto ai casi precedenti di cui la RA si fosse occupata.
"Direi di sì... ma non penso che il capo sia lo stesso. Anche perchè il caso di cui Lawrence si sta occupando non mi pare per nulla simile a ciò che la vecchia RA avrebbe fatto..." disse quindi la voce in risposta, condividendo i miei stessi dubbi. Io annuì nuovamente, trovandomi d'accordo con lei.
"Concordo. Non ho detto nulla a Lawrence perchè non volevo si preoccupasse, ma ritengo anch'io che la RA attuale sia sotto una gestione differente. Il problema è cercare di capire chi sia il capo adesso..." feci quindi notare io, portando la discussione al punto che entrambi volevamo raggiungere.
"Beh, stando alle indagini, tutte le persone coinvolte nella prima Revenge Association sono state arrestate... e posso confermarlo personalmente. E nessuno ha avuto visite negli ultimi sette anni: non possono aver ricostruito l'associazione in alcun modo." mi puntualizzò lei, escludendo immediatamente tutti gli ex-membri dalla lista dei sospettati.
"... C'è qualcuno che può averlo fatto, però." feci notare, anche se anch'io avevo i miei dubbi sulla 'sua' identità.
"Dimmi che non stai pensando anche tu a lui..." mi disse allora la mia interlocutrice, per niente vogliosa di accettare l'unico sospettato plausibile rimasto.
"... Sì, è proprio a lui che sto pensando." confermai, sospirando: nemmeno a me piaceva ciò che stavo pensando... ma era l'unico altro sospettato a cui stavo pensando... e probabilmente l'unica persona che avrebbe voluto prendere le redini della Revenge Association.
"... Ammettendo che tu abbia ragione, perchè lo avrebbe fatto? Dopotutto, Heidi gli ha..." provò a ricordarmi la voce dal telefono, ma io la interruppi prima che potesse ripetermi cose che già sapevo.
"Ne so meno di te. Credo che dovremmo provare ad indagare, una volta che Lawrence avrà concluso il suo caso." fu il mio successivo suggerimento, pensando fosse meglio non perdere altro tempo vista la sutazione.
"Che IO indaghi, semmai. Non credo che tu sia nelle condizioni di occuparti di questo caso, Marvin: hai più di settant'anni, dopotutto, e per quanto tu possa essere un bravo avvocato, stai comunque invecchiando. Non penso ti farebbe bene invischiarti in situazioni pericolose... e non voglio assolutamente che tu faccia una brutta fine." mi disse quindi la donna con aria preoccupata, dicendomi ciò che realmente penava riguardo il mio coinvolgimento.
Io sorrisi lievemente tra me e me, prima di risponderle "Ahhh... la gioventù. Come il profumo del limone appena spremuto. Capisco bene la tua preoccupazione, ma non è necessario: ho passato fin troppo tempo a subire eventi del mio passato... se posso avere la possibilità di chiudere con anche solo uno di essi, non voglio sprecarla."
Ho passato fin troppo tempo a fuggire... è ora di smetterla e di affrontare il mio passato, senza sperare che qualcun'altro lo risolva per me.
"... Sei davvero sicuro?" mi chiese quindi la mia interlocutrice, piuttosto preoccupata ed esitante nel chiedermi quella domanda, ricevendo in risposta un altro cenno affermativo della mia testa.
"Certo. Vediamoci al mio studio oggi pomeriggio: non penso sia sicuro parlare al telefono, rischiamo di essere intercettati." feci quindi io, guardandomi attorno: temevo già che qualcuno stesse sentendo la nostra conversazione, anche se probabilmente ero solo paranoico. Ma in una situazione del genere, è meglio stare attenti e non correre rischi inutili...
"D'accordo allora. Stai attento però, Marvin." disse quindi la donna all'altro capo del telefono, probabilmente ancora non del tutto sicura che coinvolgermi fosse una buona idea. Mi dispiace farla preoccupare così, ma non ho intenzione di cambiare idea.
"Lo farò. Ad oggi pomeriggio allora, Samantha." dissi, mentre Samantha sospirava ancora, probabilmente seccata dal fatto che non avessi deciso di rimanere fuori dall'indagine.
"Buona giornata." mi disse lei, interrompendo la telefonata senza dire altro.
Una volta finito di parlare con lei, io mi alzai dal divano e mi diressi verso la sala udienze, cercando di mettere da parte le mie preoccupazioni e pensando al caso che il mio studente avrebbe dovuto affrontare.
Buona fortuna, Lawrence: sono sicuro che riuscirai a vincere questo caso... ma se avrai bisogno di me, io ci sarò.
Sempre.

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Il 'Robert' citato da Grossberg è Robert Hammond, la vittima del Caso DL-6, in caso non fosse chiaro.
Questo capitolo mi ha richiesto più tempo di quanto immaginassi, ma alla fine sono riuscito a completarlo: dal prossimo inizierà l'udienza finale, che immagino durerà cinque-sei capitoli come tutte le fasi d'udienza che ho scritto finora. Ringrazio parecchio The Shadow per la recensione come sempre, e mi auguro che anche questo capitolo di passaggio sia stato perlomeno carino da leggere. Detto questo, vi do appuntamento al prossimo capitolo, come al solito!
  
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