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Autore: Ultraviolet_    27/05/2013    3 recensioni
La storia dei Malandrini, la storia di Lily, Alice, Marlene, Mary, Dorcas, James, Sirius, Peter, Remus e Frank durante il loro settimo ed ultimo anno ad Hogwarts.
Ma soprattutto, la storia di come James Potter e Lily Evans si sono innamorati a tal punto da non lasciarsi più.
"Perché Lily era una donna che colpiva. Non era una di quelle bellezze da perdere completamente la testa, era bella sì, molto, ma con i difetti tipici di un essere umano. Ma era la sua particolarità a colpire. Il suo modo di mettere due cucchiaini di zucchero nel caffè la mattina, i baffi di latte che le restavano sul labbro superiore al primo sorso. Il suo modo di prendere appunti, con la sua calligrafia accurata e ordinata, e il modo in cui mordicchiava la piuma quando non sapeva cosa scrivere in un tema di Trasfigurazione. La sua voce dolce, che diventava ferma quando lo rimproverava. Il suo modo unico di togliergli punti per le ragioni più svariate. La sua risata. Innocente, cristallina, contagiosa."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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“Tutti gli studenti dal terzo al settimo anno, soltanto dopo aver consegnato il relativo modulo correttamente compilato e firmato da un genitore o un tutore al direttore/la direttrice della propria casata, avranno la possibilità di recarsi al villaggio di Hogsmeade durante il secondo fine settimana di ottobre.
Si raccomanda la dovuta prudenza.
Il Preside”

 
Questo era l’avviso che era comparso nella bacheca della Sala Comune di Grifondoro, e anche in tutte le altre, un venerdì mattina di ottobre. Dall’inizio dell’anno scolastico, i giorni erano passati incredibilmente veloci, perché si sa, al tempo piace prendersi gioco degli umani, e durante le belle giornate che offrono qualche distrazione in più dalle lezioni e dai compiti sembra passare più in fretta. L’arrivo di ottobre aveva portato con sé, oltre alle prime piogge e al vento sferzante, anche un’atmosfera un po’ cupa, perché gli studenti di Hogwarts avevano iniziato solo allora a rendersi conto che l’anno scolastico era effettivamente iniziato e che era meglio iniziare a studiare, anche perché il bel tempo di settembre non aveva certo fatto desistere gli insegnati dall’assegnare la solita marea di compiti. Fu quindi principalmente questo il motivo per cui l’annuncio del primo fine settimana ad Hogsmeade dell’anno aveva mandato in fibrillazione la maggior parte delle persone nella Torre, che non vedevano l’ora di staccare un po’ e tornare all’atmosfera gioiosa del piccolo paesino.
Anche James Potter, quella mattina, appariva piuttosto allegro ed eccitato, il che contrastava non poco con il suo umore degli ultimi giorni, durante i quali si era finalmente reso conto che, essendo Caposcuola, non era più così facile organizzare scherzi ai danni di chiunque.
-Perché?– sbottò semplicemente Sirius, spazientito, guardando James che non riusciva a star fermo e lo infastidiva, impedendogli di terminare il compito in classe di incantesimi.
-Lo capirai quando usciremo da quest’aula maledetta, Black- rispose lui scarabocchiando distrattamente la sua pergamena.
Felpato lo guardò, poco convinto, sbuffò leggermente e tornò a dedicarsi alla definizione di Incantesimo Obliterante. Non riusciva assolutamente a ricordarsi di cosa diamine si trattasse. Posò la piuma con rabbia e lasciò vagare lo sguardo per la classe. Dorcas, davanti a lui, si attorcigliava una ciocca di capelli tra le dita, con aria pensosa. Accanto a lei Marlene teneva la testa tra le mani cercando di concentrarsi. Probabilmente stava pensando a Remus, pensò Sirius con un ghigno. Il suo sguardo incontrò proprio quello del ragazzo, che stava scribacchiando qualcosa poco prima di voltarsi e rivolgergli in sorriso. Poco distante, Lily, i capelli tutti scompigliati come ad ogni compito in classe, per via della sua mania di passarvi le mani quando era ansiosa, stava rileggendo quello che aveva scritto. All’improvviso notò un errore e fece una smorfia, prese la piuma e tracciò una lunga riga decisa, per poi riprendere a scrivere con foga. La sua mente stava giusto tornando all’incantesimo che gli serviva, quando uno scossone al banco lo fece voltare.
James, di nuovo. Non lo vedeva così agitato da prima che si mettesse con Lily, e non capiva il perché. Lo osservò meglio: i suoi capelli erano piegati in strane angolazioni e una mano giaceva tra essi anche il quel momento. Gli occhiali, posati sul naso e leggermente storti, rischiavano di scivolargli. Stava osservando il suo compito, non aveva scritto molto, però continuava ad agitare il piede a un ritmo noto solo a lui. Lo sguardo di Sirius cadde sulle sue scarpe, che stavano lasciando impronte fangose sul pavimento. Sorrise, pensando che probabilmente era per via della loro scampagnata notturna fino al Platano Picchiatore la settimana prima. Il terreno era particolarmente fangoso e il fratello era stato costretto a cancellare le tracce con la bacchetta. Improvvisamente, guardando meglio le orme, ebbe un’illuminazione:
“Incantesimo Obliterante: cancella impronte lasciate in terreni morbidi come quelli innevati”diceva il libro di testo.
Innevati… o fangosi.
Sorrise leggermente, afferrò la piuma e si mise a scrivere la definizione scuotendo la testa, quasi incredulo. In fondo, il loro ingegnoso modo di stare vicini a Lunastorta anche durante la luna piena aveva dei risvolti positivi che non aveva considerato.
 
 
Intanto, dal suo posto in seconda fila Marlene pensava a tutto tranne che al compito. Il fatto era che da qualche settimana aveva notato che Remus non era più lo stesso. Dalla festa di Lumacorno si erano parlati davvero poco, e lui sembrava sempre impegnato come non mai. Se lei si avvicinava per parlare, lui chiudeva il suo libro e diceva cose come “Scusa, Lene, ma devo riportare questo in biblioteca o Madama Pince mi ucciderà” e in un attimo era scomparso, senza nemmeno darle il tempo di stupirsi. Ai pasti rideva e scherzava con gli altri Malandrini, era lo stesso di sempre, ma non incontrava mai il suo sguardo e si eclissava in fretta prima che lei lo potesse affiancare per andare insieme a lezione. Lei non sapeva più cosa pensare, e temeva di aver detto o fatto qualcosa di male. Non ne aveva ancora parlato con le ragazze, perché probabilmente in fondo sperava che fosse solo un brutto periodo, per lo studio e i molti compiti o addirittura per la luna piena.
-Mancano dieci minuti- avvisò Vitious camminando tra i banchi.
Marlene afferrò la penna e cercò di concentrarsi sul suo compito, scacciando momentaneamente i pensieri.
Alla fine dell’ora, dopo aver consegnato il compito a un professor Vitious piuttosto sommerso, tutti e dieci uscirono dall’aula con gli occhi fuori dalle orbite.
-Quel nano vuole farci impazzire tutti- fu il commento di Frank, che si gettò la borsa in spalla e filò nelle cucine a cercare di rimediare uno spuntino prima di Erbologia.
-Com’è andata?- domandò Lily a James avvicinandosi con un sorriso.
-Bene… ascolta Lils, devo chiederti una cosa- disse lui deciso.
-Oh ti prego, qualsiasi cosa voglia ascoltalo così la smetterà di agitarsi causando terremoti apocalittici- la implorò Sirius fingendosi esasperato.
La rossa parve piuttosto perplessa e guardò James con aria d’attesa.
-Lily, anzi, Evans… probabilmente ti metterai a ridere o cose simili ma per me è importantissimo… Evans, vuoi venire ad Hogsmeade con me?- chiese con la faccia di uno che si era tolto un peso enorme.
In un primo momento la ragazza lo fissò stranita, ma poi un consapevolezza si fece strada nella sua mente. Ma certo, loro due non erano mai andati ad Hogsmeade come coppia. Lei non aveva mai accettato un suo invito, anche perché dopo essersi messi insieme non c’era stato il… tempo. Sorrise, incredula per il fatto che lui desse ancora tanta importanza a quel dettaglio, ma allo stesso tempo colpita e intenerita.
-Potter… sì, mi piacerebbe venire ad Hogsmeade con te.
James la sollevò per la vita e la fece girare, ridendo.
-Ma ricordati che è la prima e l’ultima volta che faccio una cosa così smielata…- aggiunse senza riuscire e trattenere le risate.
-Forse intendevi la prima di una lunga serie…- la corresse Sirius prendendo a braccetto Dorcas e andandosene, malandrino.
Marlene, dopo aver assistito alla scenetta divertita, vide Remus che usciva dall’aula e si avvicinò.
-Ehi Rem! Come…
-Oh, ciao Lene, scusa ma devo vedere… Hagrid! Prima della lezione… a dopo!- la interruppe lui per poi allontanarsi nella direzione opposta alla capanna del guardiacaccia.
 
 
Il giorno dopo Lunastorta era seduto comodamente su una poltrona della Sala Comune, osservando Lily e James che si preparavano a uscire.
-No Potter, non ci vengo da Madame Piediburro… Rem! Allora, vai ad Hogsmeade con Marlene?- chiese la ragazza con una punta di incertezza.
-Oh… no, non credo… noi abbiamo… deciso di rimandare- disse lui frugando a casaccio nella borsa.
Lily rimase interdetta ed emise un piccolo “ah” prima di salutarlo insieme a Ramoso e sparire nel buco del ritratto.
Remus rimase dov’era, a guardare la stanza deserta. Stava per appisolarsi osservando le figure nei quadri che si grattavano il naso pigramente, quando un turbinio di capelli biondi scese dalla scala del dormitorio femminile.
-Ciao Remus…
-Marlene!- esclamò lui facendo per alzarsi.
-Senti, prima che tu possa dire qualsiasi cosa, non mi importa niente di dove devi andare di tanto importante proprio in questo momento. Ti prego di aspettare un secondo- attaccò lei decisa.
-Io…- tentò lui.
-No, Lupin, non posso continuare così. Spiegami perché mi eviti, per favore, o dimmi soltanto che non vuoi venire ad Hogsmeade con me. Insomma, dimmi qualcosa!
Remus era colpito dall’uso del cognome. Non l’aveva mai chiamato così.
-Senti Lene, adesso proprio non…
-Vedi! Lo vedi come fai?!- gridò lei allargando le braccia e facendo qualche passo verso il divano. Si lasciò cadere a sedere e non disse nulla per un po’. Il ragazzo cominciò a sentirsi decisamente a disagio e non sapeva che fare.
-Cosa ho fatto? Cosa ho sbagliato?- riprese lei.
Guardandola, Lunastorta si rese contro con orrore che stava piangendo.
-Ma no… non hai fatto niente… è colpa mia, io non… credo che sia il momento per una relazione- balbettò.
Lei alzò lo sguardo lentamente, e il suo orgoglio esplose.
-NON E’ IL MOMENTO?- gridò –Sei un grande egoista, Remus Lupin! Passi mesi a cercare il coraggio per invitarmi a una festa e quando finalmente lo fai inizi ad evitarmi dicendo che non è il momento? E non me l’avresti neppure detto se non ti avessi bloccato qui. Non ci pensi agli altri? A come potrebbero stare per le cose che fai?
-No Marlene, io ci penso a te. Ti garantisco che non penso ad altro che al tuo bene- disse lui con un tono fin troppo serio, per poi dirigersi fuori dalla Sala Comune.
 
 
Intanto, Lily e James bighellonavano nei dintorni della Stramberga Strillante. Per lo più la ragazza lo provocava con battutine sarcastiche e poi scappava quando lui tentava di inseguirla.
-Va bene, va bene, mi arrendo!- gridò ansimando e lasciandosi cadere a sedere, subito raggiunta da James.
-Non puoi vincere contro di me, Evans- ghignò inclinando la testa.
Lei gli fece il verso e prese dalla borsa un grosso libro di incantesimi.
-Guarda, volevo farti vedere una cosa…- disse sfogliandolo, le guance ancora arrossate per la corsa e per l’aria fredda.
Quando arrivò alla pagina giusta, lasciò scorrere lo sguardo lungo le parole stampate e il suo respiro si calmò gradualmente.
-E’ un incantesimo che permette di sacrificare la propria vita per proteggere quella di una persona amata. Non ne avevo mai sentito parlare- spiegò.
Il ragazzo prese il libro, interessato, e lesse il paragrafo in silenzio.
-Nemmeno io- concluse piuttosto stranito.
-E’ un libro del Reparto Proibito che mi serviva per approfondire il mio tema per Vitious… forse è per questo che non è conosciuto- ipotizzò lei.
-In ogni caso, perché chiedi proprio a me?- domandò lui malizioso -Cioè, so di essere un genio e tutto il resto, ma insomma…
-Volevo solo sapere se era normale il fatto che non lo conoscessi- rise lei colpendolo leggermente con il libro –Magari era un incantesimo famosissimo che non so per quale motivo ignoravo… ci avrei fatto una figura tremenda chiedendolo a qualche professore! E magari mi avrebbero tolto il posto di Caposcuola etichettandomi come Vergogna di Hogwarts…- continuò.
James capì che la ragazza era partita per la tangente con i suoi discorsi puramente improvvisati e maniacali, così si mise a fissarla quasi senza battere le palpebre.
-…e poi sarei finita su Storia di Hogwarts come la studentessa più immeritevole del… Ehi che hai da fissarmi?- si interruppe portandosi una mano ai capelli.
Ramoso scoppiò a ridere e si sdraiò a terra, gli occhi socchiusi. Lily assunse un’espressione oltraggiata e si chinò su di lui per rubargli gli occhiali, ma il ragazzo, preparato, le afferrò la mano tirando leggermente e lei gli crollò addosso ridendo.
-C’è troppo freddo- riuscì ad articolare prendendo fiato.
-Ti va una burrobirra?- chiese James alzandosi e aiutandola.
-Affare fatto- sorrise.
 
 
I due rientrarono al castello solamente per l’ora di cena, e raggiungendo la Sala Grande di corsa trovarono che Alice aveva tenuto due posti per loro. Si sedettero, non potendo fare a meno di notare il silenzio innaturale che regnava nel loro gruppetto. Sirius fissava preoccupato Remus, che mangiava con le testa china sul piatto, apparentemente ignaro di qualsiasi cosa accadesse attorno a lui. Mary e Frank si guardavano e mimavano gesti estremi come il puntarsi una pistola alla tempia. Alice aveva l’aria di quella che aveva già capito tutto e Lily le lanciò uno sguardo interrogativo. La ragazza roteò gli occhi in direzione di Marlene, accanto a lei, che raccoglieva la sua minestra nel cucchiaio con foga e se la ficcava in bocca. La scena andò avanti ancora per pochi minuti, il chiacchiericcio di tutto il resto degli studenti a fare da sottofondo, poi la bionda mollò la posata sul tavolo e si alzò.
-Scusate, mi è passata la fame- affermò con un leggero tremito nella voce, correndo verso l’uscita.
James mollò un colpo di tosse un po’ troppo finto per essere credibile. Lily inclinò il viso verso di lui, che rispose con un’occhiata che significava “lascia fare a me”.
-Allora… Rem, che succede?- chiese con voce chiara.
Remus non diede segno di averlo udito.
-Rem?- il ragazzo sobbalzò e alzò lo sguardo.
-Scusate, ero sovrappensiero. Che c’è?- disse.
-Diccelo tu- intervenne Alice con sguardo severo.
Lunastorta la fissò, apparentemente senza capire, al che lei lo guardò severamente e tornò a concentrarsi sulla carne.
-Remus… è chiaro come il sole che è successo qualcosa tra te e Marlene, e visto che questo tavolo sembra una ghiacciaia e lei è nostra amica vorremmo sapere che hai combinato- riprese James.
-Non mi va di parlarne- rispose l’interrogato alzandosi e allontanandosi.
-Solo io ho notato che quei due si evitano?- chiese Ramoso esasperato.
-Anche io… per la precisione, credo che sia Rem ed evitare Lene. E lei sembrava piuttosto arrabbiata prima- fece Alice agitando la forchetta.
-Che sia successo qualcosa ad Hogsmeade?- ipotizzò Peter confuso.
-Non ci sono andati…- spiegò Lily.
-Ahia- commentò la ragazza addentando il pollo.
-Propongo che voi ragazze andiate da Marlene a cercare di calmarla mentre noi facciamo cantare il lupo- intervenne Sirius per la prima volta.
-Andata- approvarono Lily e James annuendo.
 
 
Meno di mezz’ora dopo Remus era stato immobilizzato in un angolo del dormitorio da James e Sirius e trascinato sul suo letto con l’obbligo di non tentare la fuga per non rischiare di perdere qualche parte vitale del corpo.
-Allora, lupastro, ci vuoi dire che diavolo hai fatto?- fece Sirius spazientito.
-Senti Sirius, io non ho fatto proprio niente. Non era destino, punto- tentò lui piuttosto irritato.
-Remus, sai bene quanto me che Marlene non perde mai la pazienza. Mai. E prima mi sembrava piuttosto arrabbiata, quindi deve essere successo qualcosa.
-E va bene, e va bene! Le ho detto che non volevo più uscire con lei, è così grave? Siamo usciti solo una volta, non credevo che questo volesse dire che ora devo sposarla per forza!- gridò improvvisamente infuocato.
-Lunastorta, non inganni nessuno. Tu adori Marlene, perché non dovresti più volerla?- chiese Peter seriamente confuso.
-Credo di averlo capito. Sei un idiota, Lupin- intervenne Sirius.
Gli altri due lo guardarono, come a chiedere spiegazioni, e lui si passò una mano tra i capelli, frustrato, e parlò guardando Remus negli occhi.
-Il caro lupo qui ha respinto Lene per via del suo piccolo problema peloso. Crede che non sia un bene per lei stare con un Licantropo, soprattutto adesso che Voldemort cerca seguaci tra essi e si suppone farà di tutto per eliminare chi non sta dalla sua parte, così ha deciso di farsi da parte per il bene di tutti. L’unica cosa che non ha considerato è il suo, di bene.
-Voi non capite… Voldemort ci vuole o con lui o morti. Sapete bene che non mi unirei a lui per nessun motivo al mondo, quindi verrà a cercarmi, e non voglio che Marlene sia in pericolo per colpa mia. E poi… pensate a come sarebbe anche se andasse tutto bene. Magari lei vuole avere figli, in futuro, e come potrei accontentarla sapendo la maledizione che trasmetterei loro? No, condannerei altri innocenti o, in alternativa, le impedirei di avere una vita normale con dei bambini e una famiglia. E’ meglio che non ci frequentiamo. Io so che non potrò mai dimenticarla, ma lei può ancora innamorarsi di una persona normale e avere un futuro florido- disse Remus a testa bassa.
-Sirius ha ragione- lo contraddisse James cercando di ragionare -Tu dici “è meglio”, ma l’unica cosa che non ti sei chiesto è quale sia il meglio per te. Sai com’è Marlene, non è il tipo da avere paura o da disdegnare il tipo di futuro che potresti offrirle, lei vuole veramente stare con te. Pensi che sia così spregiudicata da non aver pensato lei stessa a tutte queste cose? Se non ti ha respinto la prima volta significa che ha accettato tutto questo e che le importa solo di te. Non rovinare tutto.
Il ragazzo annuì, per niente convinto, probabilmente solo per accontentarli e borbottò qualcosa sul fatto che ci avrebbe pensato. Gli altri capirono che non lo avrebbe fatto, perché era testardo come pochi, e che aveva già preso una decisione, così quando si alzò dal letto lo lasciarono andare.
-Deve capirlo da solo- mormorò James lasciandosi cadere sdraiato.
 
 
Nei giorni successivi fu praticamente impossibile stare tutti assieme. Marlene, arrabbiata com’era, non si era soffermata a pensare nemmeno per un minuto e non era arrivata a capire i motivi che stavano dietro al rifiuto di Remus con la stessa facilità di Sirius, così le ragazze glielo avevano spiegato come potevano, ma visto l’orgoglio della bionda questo aveva solo portato a far aumentare la sua rabbia. Non riusciva a credere che il ragazzo potesse essere così stupido e soprattutto che non avesse pensato che lei sapeva benissimo a cosa andava incontro. In definitiva, anche per via del pizzico di ingenuità che l’aveva sempre caratterizzata, era offesa, ed era disposta a riparlarne soltanto se fosse stato Remus a sollevare l’argomento scusandosi.
Cosa che dall’altra parte sembrava impensabile. I ragazzi avevano deciso di lasciar stare la faccenda e aspettare che lui si accorgesse da solo di quello che doveva fare, se voleva. Ma non potevano certo abbandonarlo totalmente al suo destino, quindi stavano molto tempo con lui e cercavano di distrarlo per evitare che quel litigio rovinasse irrimediabilmente il loro ultimo anno. Anche per tirare su di morale Marlene, che in fondo, mettendo da parte la rabbia, ci era rimasta davvero male, era richiesto l’aiuto di tutte e quattro le ragazze. Ormai Lily e James riuscivano a stare insieme soltanto durante le ronde, che erano comunque soltanto una sera a settimana, e per le altre due coppiette la faccenda era ancora più complicata.
Per questo, ben presto Lily e James furono costretti ad ideare un’alternativa.
 
 
James saltò giù dalla botola che portava al passaggio per Mielandia, il mantello dell’invisibilità in mano.
-Ehi!- esclamò Lily alzandosi dal suo giaciglio di coperte per andargli incontro.
Dalla fretta urtò la lampada che stava a terra con un piede e questa si rovesciò rompendosi e si spense. La ragazza, rimasta al buio, vi inciampò e cadde dritta tra le braccia di James, che rideva divertito.
-Accidenti- disse lei recuperando l’equilibrio.
Ramoso puntò la bacchetta a caso nell’oscurità, e un rumore di cocci gli confermò di aver raggiunto il suo obbiettivo. Riaccese la lampada.
-Mamma mia, quanta fretta- disse stringendola tra le braccia.
Lei emise un piccolo sbuffo, la guancia posata sul suo petto.
-Questa cosa di doverci vedere sempre qui e così poco mi innervosisce…- sussurrò.
-Lo so… anche a me. E’ stressante, ma quando si fissa Remus è persino più testardo di Sirius…
-O di te- aggiunse Lily ridendo.
-Io non sono testardo!- protestò James adagiandosi a terra senza lasciare la rossa.
-Ah no? E chi è che è stato fissato con la stessa ragazza per anni e l’ha stressata finché non ha ceduto?- chiese maliziosa.
-Ehi, non mi sembra che ti sia dispiaciuto così tanto cedere…- insinuò lui affondando il viso nei suoi capelli.
Iniziarono a baciarsi e rimasero stretti l’una della braccia dell’altro per parecchio tempo, fino a quando Lily non mugugnò qualcosa.
-Che hai detto?- chiese James aprendo gli occhi, i capelli terribilmente spettinati.
-Dobbiamo fargli fare pace… dobbiamo parlare con Marlene. Ormai sono due settimane che si tengono il muso, la situazione è pressoché ridicola!- disse lei a bassa voce.
-Pensi che sia possibile convincerla?
-Ci proverò… è molto orgogliosa, non credo che sarà facile farle fare il primo passo- spiegò.
-Va bene…
-Però…- esitò lei.
-Però cosa?- chiese James ad occhi chiusi, il mento sulla testa di lei.
-Però magari dopo- rispose maliziosa.
James sorrise leggermente e riprese a baciarla.
 
 
La sera dopo, prima di cena Lily, James e Marlene scesero in Sala Grande. Si fermarono nel corridoio.
-Mi raccomando Lene, ricorda tutto quello che ti ho detto- ripeté Lily per l’ennesima volta all’amica.
-Remus arriverà tra pochi secondi, cerca di non far esplodere una bomba- sorrise James allontanandosi con la rossa.
Marlene rimase sola nel corridoio attraversato da frotte di studenti affamati. Si appoggiò a un’armatura, nervosa. Era stato incredibilmente facile convincerla a perdonare Remus e a cercare di rimettere a posto le cose. Lily le aveva detto per filo e per segno cosa fare per evitare di perdere le staffe e peggiorare la situazione. Si stava giusto ripetendo nella mente le parole che aveva immaginato di dire, quando il ragazzo comparve di volata dalle scale.
-Rem!- esclamò lei fermandolo.
Lui la fissò confuso e leggermente spaventato, ma con una certa decisione negli occhi.
-Ti devo parlare.
-Ah ecco, ti stavo cercando.
Si guardarono negli occhi, arrossendo. Marlene gli fece segno di continuare.
-Allora, è complicato. Io sono il tipo che pensa molto al bene delle persone, ma, come mi ha fatto notare Sirius, spesso rischio di dimenticarmi del mio, di bene. Hai iniziato a piacermi un po’ di tempo fa, e ho esitato tantissimo a chiederti di uscire per via del mio… problema. Quando ho trovato il coraggio mi sono imposto di non fartelo pesare in alcun modo perché non volevo che questo danneggiasse non solo me, ma anche te. Al quinto anno, quando James, Peter e Sirius hanno iniziato a trasformarsi in Animagus per venire con me non ero per niente d’accordo, ma li ho lasciati fare quando ho visto quanto si divertivano, pensavo che fosse una cosa divertente per loro. Solo molto dopo ho capito che in realtà era un bene principalmente per me. E stavo per fare lo stesso errore con te. Pensavo che tu mi piacessi perché mi avevi permesso di farlo accettandomi, pensavo addirittura di amarti per questo. Ma non è così, ho fatto un errore enorme-
Ci fu una breve pausa, durante la quale Marlene non smise di guardarlo negli occhi e fece di tutto per non lasciar scappare le lacrime che premevano per uscire.
-Ho fatto un errore perché tu non mi piaci perché mi accetti, tu mi piaci perché l’ho deciso io. Io ho deciso che tu sei la persona giusta per me, che tu sei la persona in grado di farmi stare bene. Il mio bene. Sono stato così presuntuoso da pensare di dover provvedere a quello che è meglio per te, ma questo tu lo sai da sola, non servo io ad aprirti gli occhi. Magari in queste due settimane hai capito che non possiamo andare avanti, e non avresti nemmeno tutti i torti, ma io ti amo Marlene, amo tutto di te, anche i tuoi difetti, anzi, forse soprattutto i tuoi difetti. I tuoi capelli scompigliati al mattino, il fatto che tu ci metta così tanto a prepararti anche per un’uscita di cinque minuti, il tuo orgoglio ingombrante e la tua caparbietà. E quindi credimi se ti dico che ti amo Lene, perché ora posso dirlo senza riserve: ti amo-
Quando Remus tacque, le lacrime erano ormai uscite da tempo e avevano fatto colare gran parte del trucco di Marlene, ma per un motivo totalmente diverso da quello precedente. La ragazza gli buttò le braccia al collo e gli bagnò la maglietta.
-Ce ne hai messo di tempo…- soffiò a fatica, prima che le sue labbra fossero catturate da quelle di lui.






Note:
Vi chiedo mille, duemila volte perdono per il ritardo davvero spaventoso. Purtroppo però è stato un periodo un po’ complicato, tra migliaia di cose da studiare e una specie di blocco che mi ha preso per qualche giorno. Non riuscivo a mettere insieme niente di leggibile nemmeno nei pochi momenti liberi che avevo, scusate ancora.
Questo capitolo è stato un po’ un parto, l’idea di base in realtà mi piace abbastanza, spero di essere riuscita a svilupparla in modo accettabile :)
A voi il giudizio, recensite!
Alla prossima!
PS: Venerate l'immagine come me, la adoro *-*




  
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