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Autore: C Dumbledore    27/05/2013    4 recensioni
Questa è la mia versione dei fatti successivi a Il Principe Mezzosangue. La coppia primaria sarà Draco/Harry, anche se ce ne saranno altre. Nuovi incantesimi, guerra, sesso, amore e sorprese.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Note dell'autore: LEGGERE PER FAVORE. Ci saranno un pochino di note qua e là, ma non molte. Questa storia è ciò che avrei voluto veder accadere dopo la fine del Principe Mezzosangue, almeno una parte. Non che avessi molta speranza che accadesse tutto.
La storia è completamente scritta.
Ho plagiato me stesso in due scene, e saranno segnalate. Se avessi i soldi, citerei me stesso. Godric's Hollow  è un punto di partenza. Ho scritto questa storia prima di imparare da JKR che l'Incanto Fidelius non finisce quando il Custode Segreto muore. Quindi - questa è un'altra varianza dai canon. Potrebbe essere che ce ne siano degli altri. Le mie storie contengono scene di sesso, ma si focalizzano di più sulla trama. Se siete alla ricerca di un sacco di sesso, questa potrebbe non essere la storia per te. Spero che le scene di sesso che vi troverai soddisfino le tue aspettative, ma non aspettatevene in tutti i capitoli. Non è il mio modo di concepire le fanfiction. Infatti, questa storia potrebbe essere letta (spero) senza scene di sesso e rimarrebbe in piedi comunque.
Draco ed Harry finiranno insieme, ma non subito. Ci sono anche scene di sesso con Harry ed altri personaggi. E' un adolescente per Merlino!
Spero vi piaccia e spero che vi prenderete un momento per recensire - è l'unico compenso che riceviamo.
Ed ora - via con lo spettacolo!
Note della traduttrice: Questa storia è degna di un perfetto settimo libro alternativo a quello della Rowling, leggete e recensite! L'autore ne sarà molto felice e anche io perchè tradurre a volte è davvero un lavoraccio, se notate errori vi prego di segnalarmeli. La storia in lingua originale la trovate qui.

 


Capitolo 1: These Are the Times

 
Non era nemmeno sicuro da quanti giorni fosse lì, o se fosse giorno, dopotutto. La luce del sole non filtrava fin laggiù, nelle segrete al di sotto del Manor e senza la sua bacchetta non poteva neanche lanciare l'Incantesimo Tempus. Era stato solo per... quanto?
 
Occasionalmente, sembrava ad intervalli casuali, un elfo domestico portava del cibo e puliva il secchio disgustoso che usava come toilette. I suoi vestiti erano sudici e non c'era modo di pulirli. Si domandò ancora se il Signore Oscuro l'avesse dimenticato. Forse sarebbe stato meglio se l'avesse fatto.
 
Severus Piton era il nuovo eroe dei Mangiamorte. Severus Piton era anche, ricordò Draco a sé stesso, l'unica ragione per la quale lui era ancora vivo. Non era giusto. Era lui, dopo tutto, che aveva scoperto il segreto degli Armadi Svanitori, ed era lui che aveva lavorato duramente per riparare quello nascosto nella Stanza delle Necessità. Erano stati i suoi sforzi, il suo disperato, meticoloso e spesso futile lavoro, che aveva permesso ai Mangiamorte di entrare ad Hogwarts. Ma tutto ciò sembrava essere stato dimenticato.
 
Tutto ciò che importava era che lui aveva fallito. All'ultimo minuto, dopo che tutto il lavoro era stato fatto, non era stato in grado di lanciare l'Anatema che Uccide. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non ne era stato contento, e Draco aveva sentito l'ira della sua Maledizione Cruciatus ancora e ancora. E poi, alla fine, era stato Severus Piton che aveva interceduto per lui.
 
«Mio Signore, il ragazzo ha solo sedici anni»
 
«Io ho ucciso quando avevo la sua età, Severus»
 
«Sì, mio Signore, e voi eravate l'eccezione allora come lo siete oggi. Non abbiamo tutti la vostra forza e astuzia. Sarebbe indecente se fosse così.»
 
«Il ragazzo ha fallito, Severus.»
 
«No, mio Signore, se mi permettete, non l'ha fatto.»
 
«Mi stai contraddicendo, Severus?»
 
«No, mio Signore, sto semplicemente considerando un punto di vista differente»
«Spiegati»
 
«I vostri ordini per Draco erano di provvedere alla morte di Albus Silente. Mediante i suoi sforzi, Silente è morto.»
 
E così, con un gioco di ego e un po' di logica contorta, Piton gli aveva salvato la vita ancora una volta. Suo padre era ancora ad Azkaban, il destino di sua madre era sconosciuto, e lui giaceva in una cella ben al di sotto della sua casa antica. Aveva fallito.
 
Eppure il peso più grande di tutti era l'aver appreso che Potter era stato testimone del suo fallimento. Potter, 'Il Prescelto', aveva assistito alla sua lugubre manifestazione di incertezza, così come, settimane prima, aveva assistito alle sue lacrime di frustrazione in un gabinetto inutilizzato. Draco Malfoy era incerto su molte cose, ma più di tutto era incerto sul perché gli interessasse ciò che pensava Potter. Il Deficiente D'oro non era niente per lui. Perché gli importava?

 

***

 
Il viaggio fino alla stazione di King's Cross era stato quasi insopportabilmente silenzioso. Senza i suoni esuberanti dei bambini, nuovamente liberi, che correvano da una parte all'altra sul treno, l'Espresso per Hogwarts sembrava un guscio vuoto infestato dai fantasmi. Avrebbe dovuto esserci il caos. Chiassosi studenti avrebbero dovuto chiacchierare delle vacanze, dei progetti delle famiglie e delle speranze di giornate calde al sole. Ma non c'era speranza oggi. Quella speranza che c'era stata era caduta dalla torre di Astronomia solo otto giorni prima, privata della vita da un flash di luce verde.
 
Albus Silente era morto. Molti pensavano che non c'era più speranza. Altri credevano che fosse arrivato il tempo per Harry Potter di salvarli. I membri dell'ES avevano alzato una barricata umana alla porta del suo scompartimento, per tenere a bada quelli in cerca di una rassicurazione. Dentro, Harry Potter, Hermione Granger e Ron e Ginny Weasley sedevano in silenzio. Non era rimasto niente da dire: niente che potesse essere detto lì almeno.
 
Harry fissò la carta dei tarocchi nella sua mano. Era strano il modo in cui la Cooman gli si era avvicinata mentre lui stava attraversando l'ingresso. Di certo quasi tutto quello che faceva quella vecchia pipistrella era strano. Stava mescolando il suo vecchio mazzo di tarocchi, e quando aveva urtato contro di lui una carta era saltata fuori dalle altre. Lui di riflesso l'aveva afferrata mentre ancora fluttuava intorno alla sua testa come un boccino.
 
«Fammi vedere» aveva detto la Cooman con un singhiozzo che puzzava vagamente di sherry da cucina e incenso stantio. «Ah, l'Asso di Coppe. Bene, mio caro ragazzo, è giunto il tempo che arrivi qualcosa di bello sul tuo cammino. Almeno avrai una nota luminosa nella tua estate.»
 
Era già a metà della scalinata prima che Harry realizzasse che aveva ancora la carta in mano. «Andiamo, Harry»aveva detto Hermione, prendendogli il braccio «è comunque tutto un cumulo di spazzatura.»
 
Eppure, non poteva non pensare a quella notte: la notte in cui lei aveva estratto dal mazzo la Torre colpita dal fulmine.
 
Ma c'erano cose più importanti a cui pensare adesso. Quando il treno si fermò alla stazione di King's Cross, si alzò, raccolse le sue cose e lasciò lo scompartimento. La carta giaceva dimenticata sul sedile.
 
Molly Weasley li andò loro a prendere alla stazione con una macchina e li portò al Paiolo Magico, da dove tutti loro si Materializzarono o presero la Metropolvere fino alla Tana, per aspettare il tramonto. Avevano condiviso una cena silenziosa e si erano salutati, Ginny cercava di convincere gli altri a portarla con loro. Ma la decisione di Harry era ferrea. A dire la verità, avrebbe preferito affrontare la settimana seguente da solo, ma non sarebbe accaduto. Hermione aveva scritto ai suoi genitori che non sarebbe tornata a casa, e Ron aveva già messo in chiaro che Harry non avrebbe trascorso un solo momento da solo coi Dursley. Quando il sole fu tramontato, i tre amici uscirono di casa e scomparvero.
 
Harry era esausto mentre il trio si avvicinava alla casa, che appariva agli occhi dei suoi compagni esattamente come tutte le altre lì intorno. Aveva dormito appena in quegli otto giorni. Otto giorni dacché l'ultima traccia di quel poco che avesse mai conosciuto della sua infanzia gli era stato strappato. Non c'era rimasto nessuno su cui contare: niente genitori, né padrino, né mentore... nessuno. Spettava veramente tutto a lui adesso.
 
L'Ordine... c'era ancora un Ordine, dopo tutto? Grimmauld Place era un posto sicuro? Silente era il Custode Segreto; era stato la Fenice... E ora? C'erano così tante domande, e nessuna risposta.
 
Era così preso dai suoi pensieri che non realizzò che erano alla porta, finché non si aprì improvvisamente e la forma di Vernon Dursley dall'ingresso si stagliò nella luce, Petunia in piedi dietro di lui.
 
«Che diavolo stai facendo qui, ragazzo? Non ti aspettavamo prima di un'altra settimana. E chi sono questi? Non porterai degli altri spostati in casa mia.»
 
«Questi sono i miei amici Ron ed Hermione. Staremo qui per due settimane. Abbiamo bisogno di due stanze. Quella di Dudley e la stanza degli ospiti dovrebbero andare.»La sua voce era piatta e fredda. Lui stesso la riconosceva a stento.
 
Vernon si infuriò, la sua faccia assunse un colore violaceo. «I tuoi amici non staranno qui. Lo permetteremo solo a te, perché non vogliamo avere di nuovo a che fare con quel vecchio pazzo...»
 
«Taci.» La voce di Harry era bassa, ma non si poteva non avvertirne la rabbia. «Se parlerai di nuovo di Albus Silente in quel modo, saranno le tue ultime parole.»
 
«Stai minacciando di uccidermi adesso!?» urlò Vernon.
 
«Silencio,»disse Hermione tranquillamente e improvvisamente la voce di Vernon svanì, sebbene le sue labbra continuassero muoversi. «In realtà, penso che avesse in mente più una cosa del genere.»
 
«Ma voi non potete fare magie fuori dalla scuola», disse Petunia. «Verranno a prendervi. Silente ha detto che tu avresti dovuto attendere finché non avessi avuto diciassette anni.»
 
«Hermione ed io abbiamo diciassette anni, signora Dursley» disse Ron senza espressione. «Noi due siamo maghi adulti ora. E Silente è morto, ed Harry è sconvolto. Tutti noi lo siamo. Ora, noi abbiamo bisogno di un posto dove stare per un paio di settimane.»
 
Petunia si torse le mani e chiese: «Ma dove dormirà Diddino?»
 
«Questo non è affar mio», tagliò corto Harry «nell'armadio sotto le scale, per quanto me ne importa. Ora spostatevi, a meno che non vogliate che i vicini ascoltino».
 
Era ciò che ci voleva. I Dursley immediatamente indietreggiarono nel salotto. «Troverete le nostre cose già nella stanza degli ospiti. Hermione può stare lì; Ron ed io possiamo dividere la stanza di Dudley poiché è più grande della mia».
 
«Che c'entra la mia stanza?» Venne una voce dall'ingresso.
 
Gli occhi di Ron ed Hermione si spalancarono mentre la mole incredibile di un ragazzo attraversava la porta, il suo sedere strusciava da entrambi i lati dello stipite mentre passava.
 
«Che fai qui, Potter? E chi diavolo sono quelli, qualche tuo strambo amichetto è venuto a giocare?»
 
«D-Diddino?» disse Petunia sottovoce. «Tuo cugino...»
 
«Sta zitta mamma. Sto parlando ad Harry.»
 
«Ah»disse Harry «i frutti della vostra buona educazione vengono a galla. Ciao, Dudley. Questa è la mia amica Hermione Granger, e credo che tu abbia già incontrato Ron Weasley.»
 
Dudley guardò i due sospettosamente. «Che fanno qui, e che c'entra la mia stanza?»
 
«Loro sono miei ospiti e noi prenderemo possesso della tua stanza per un po'.»
 
«Certo, Potter. Tu, il rosso smilzo e la dolce signorina avete intenzione di cacciarmi da camera mia?»
 
Dudley poteva non essere il più intelligente della sua classe, ma ricordava cosa una bacchetta potesse fare. Quando i suoi occhi si incrociarono per guardare la punta di una di queste, quasi sopra il suo naso, decise di prestare attenzione alla giovane donna arrabbiata che la stava brandendo.
 
«Ascoltami attentamente, odiosa palla di lardo. Tu ovviamente non hai nemmeno idea di quale sia il privilegio di essere imparentato con Harry, e non ho il tempo di spiegartelo, perciò semplicemente vediamo di andare al punto, ok? Harry, Ron ed io staremo qui per due settimane. È necessario per la sua protezione e siamo disposti a fare qualunque cosa per assicurarci che sia così. Useremo la tua stanza e la camera degli ospiti. Tu puoi dormire nella vecchia stanza di Harry, nell'armadio sotto le scale, sul sofà, o in giardino, ma la tua camera è fuori uso per quattordici giorni. Sono stata abbastanza chiara?»
 
Dudley ingoiò a fatica e annuì.
 
«Inoltre, fintanto che saremo qui, ci tratterai con rispetto. E non parlerai di nuovo a tua madre con quel tono» finì e lo colpì con la bacchetta.
 
Dopo ciò Dudley rimase tranquillo, totalmente tranquillo. Harry non era sicuro di dove fosse andato quando si trascinò fuori casa. Né gliene importava. I tre non mangiarono con la famiglia. Difficilmente interagirono con loro. Hermione andò a fare la spesa con Petunia il primo giorno per comprare qualcosa da mangiare. Harry cucinò, così come gli era familiare. Sentiva il bisogno, di fare qualcosa di familiare.
La sera andavano al cinema o camminavano nel parco. Durante il giorno guardavano la tv e parlavano. Era, pensava Harry, il periodo più noioso che avesse mai trascorso.
 
A metà della seconda settimana, Dudley era fuori con i suoi amici, come era ormai solito fare. Aveva, infatti, preso a stare fuori tutta la notte con loro a casa di uno o dell'altro. Vernon era andato a lavorare, e Petunia era uscita per un appuntamento al salone di bellezza, lasciando il trio alla loro colazione. Ron aveva chiesto se qualcuno pensava che un salone di bellezza avrebbe funzionato davvero.
 
Hermione stava leggendo la Gazzetta del Profeta quando rimase senza fiato: «Voldemort ha di nuovo fatto evadere i Mangiamorte da Azkaban. Ha usato i Dissennatori per tenere a bada le guardie. Due Auror e tre guardie sono state uccise.»
 
«Sono scappati tutti?» chiese Harry.
 
«Tutti tranne Lucius Malfoy. Voldemort probabilmente lo lascerà lì. Ora che sappiamo che il diario di Riddle era un Horcrux, credo che la notte al Ministero costituisse per Malfoy una possibilità di redimersi, dopo aver fatto sì che il diario fosse distrutto mentre era sotto la sua custodia.»
 
Tutti e tre si zittirono quando bussarono alla porta. Ron attraversò furtivamente il salotto e scrutò fuori dalla piccola finestra al lato della porta. «Harry, credo sia qualcuno che conosciamo. Vieni e dà un'occhiata.»
 
Harry lo raggiunse silenziosamente e sbirciò fuori. «È la signora Figg» disse aprendo il chiavistello. «Entri, signora Figg. È bello vederla.»
 
«Ron, Hermione, avete già incontrato Arabella Figg. È un membro dell'Ordine. Era lei che si prendeva cura di me quando i Dursley andavano in vacanza. Non hanno mai saputo che era una Maganò. Ovviamente, neanch'io.»
 
«Ciao Harry. Ciao ragazzi» disse la vecchia donna mentre entrava. Era più malvestita che mai e portava il suo carrello per la spesa con le scatolette di cibo per gatti che tintinnavano sul fondo.
«Gradisce del tè, signora Figg?» offrì Hermione. «O preferisce qualcosa da mangiare? Stavamo giusto facendo colazione e siamo sazi. Harry cucina come se tutti mangiassero come Ron.»
 
L'anziana donna rise. «Il tè andrà benissimo, cara. E forse uno di questi biscotti, ma ho già mangiato e sono stata al mercato.»
 
Mentre si accomodavano intorno al tavolo, Harry si domandò cosa avrebbe pensato sua zia se fosse tornata in quel momento. Sarebbe stato esilarante, in realtà. Era il pezzo forte nelle chiacchiere del vicinato da anni, e non avrebbe potuto dirlo a nessuno. «Signora Figg, mi stavo domandando: una volta che ce ne saremo andati, io non tornerò più indietro. Cosa farà lei? Sicuramente non le è capitato per caso di venire a vivere nel vicinato di mia zia.»
 
«Oh Santo Cielo no, mio caro. Certamente no. Ma, per rispondere alla tua domanda, non è ancora deciso. Probabilmente andrò a vivere con mia sorella. Lei è una strega, sai, e non mi ha mai rinfacciato di essere una Maganò. Qualcun altro non avrebbe lasciato correre per la stessa ragione. Ma per ora, rimarrò con l'Ordine finché ci sarà qualcosa da fare per me. Suppongo che Silen... Oh, mio...» Le mani dell'anziana donna cominciarono a tremare.
 
«Signora Figg?»
 
«Scusate, cari. È solo che continuo a dimenticare che se ne è andato. Tutto qui. Sembra proprio impossibile.»
 
«Lo sappiamo» disse Harry tranquillamente, prendendole la mano. «L'ho vista al funerale. Mi dispiace che non siamo riusciti a parlare.»
 
«Si, beh, è molto dolce da parte tua, caro, ma sono sicura che tu avessi bisogno della tua privacy.»
 
«Ha sentito da qualcuno notizie riguardo all'Ordine? Esiste ancora? Grimmauld Place è ancora un posto sicuro?»
 
«Oh, beh, sì e no. Veramente è per quello che sono venuta a parlarvi. Ho ricevuto un messaggio da Minerva. Lei sa come la pensano i Dursley sui gufi e mi ha chiesto di informarti personalmente. L'Ordine si incontrerà nel suo ufficio ad Hogwarts venerdì, alle otto in punto. Mancano tre giorni, sarete pronti ad andarvene da qui per allora?»
 
«Stavamo pensando di andarcene venerdì comunque. Lei è certa che sia sicuro, comunque?»
 
«Minerva ha detto che Albus le ha parlato e se lui dice che è sicuro, allora deve essere così.»
 
«Le ha parlato?»
 
«Il suo ritratto, credo. Veramente non è stata molto chiara. Ho il sospetto che spiegherà tutto venerdì.»
 
«Lui aveva detto anche che Piton era affidabile» mormorò Harry.
 
«Pardon?»
 
«Silente. Ha detto che Piton era affidabile. Ha detto che ci potevamo fidare di lui. Mi lascia da pensare, tutto qui.»
 
La signora Figg lo guardò tristemente. «Beh, Harry, caro, mi dispiace se lui ti ha deluso, ma non dimenticare che ci possono essere cose che tu ancora non comprendi. Albus Silente era una persona sicuramente enigmatica. Credo che farei meglio ad andare. I miei bambini vorranno presto il loro pranzo.»E così dicendo si alzò e varcò la soglia. «Ci rivedremo con tutti voi venerdì, allora» gridò mentre se ne andava.
 
«Beh, è stato interessante.»
 
«Ha ragione, sai, Harry» disse Hermione dolcemente.
 
«Ragione a proposito di cosa?»
 
«A proposito di Silente.»
 
«Io ero lì, ricordi? Ho visto Piton lanciare l'Anatema che Uccide. Come può qualcuno fidarsi ancora di lui?»
 
I suoi amici rimasero in silenzio, ma gli occhi di Hermione avevano quello sguardo che diceva che non era finita, almeno non nella sua mente.

  
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