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Autore: Meramadia94    27/05/2013    2 recensioni
Ryan viene ricattato. La vita di una persona a cui tiene molto è stata messa in pericolo. Per salvarla dovrà scegliere cosa è più importante: l'amore per la famiglia o il suo senso di giustizia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come avevano previsto, il rapitore aveva usato una linea telefonica protetta, e gli operatori avrebbero avuto bisogno di almeno tre giorni per rintracciare la chiamata, un tempo eccessivamente lungo per le loro priorità.

Considerando che avevano avuto la certezza che il rapitore o qualcuno per lui stava tenendo d'occhio tutti

Una volta preso atto di ciò, si occuparono di stringersi intorno a Ryan, che non aveva l'aria di stare molto bene.

''Ti vedo pallido, amico, perchè non vai a casa a riposare?''

Ryan lo fissò.

''Riposerò meglio quando questa storia sarà conclusa.... devo trovare Sherman.''- fu la risposta.

''Sono almeno una dozzina gli Sherman che vivono a Manatthan, non possiamo indagare sutti loro, chiedere mandati, perquisizioni e richiedere gli alibi senza qualcosa di concreto in mano.''- fece notare Castle.

''... e nel frattempo mia sorella è fuori, da qualche parte, magari tenuta in condizioni pessime....''- non riusciva nemmeno a pensare che cosa le stessero facendo.

Sapeva che le avevano sparato di striscio per avverirtirlo, ma chi gli assicurava che nel frattempo non le avessero fatto qualcos'altro?

''Ryan, va a casa e cerca di riposare, in queste condizioni non puoi fare niente.''- gli disse Beckett con il tono di chi non ammetteva repliche.

''E' mia sorella.''- ribattè lui-:'' non posso andarmene a casa a dormire, sapendo che lei è in questo guaio, per causa mia.''

''Ryan, lo so benissimo cosa provi....''- fece Beckett comprensiva.

Altrochè se lo sapeva.

Chi meglio di lei avrebbe potuto capirlo?

''So cosa provi quando qualcuno che ami è in pericolo, so quanto è grande la paura di perdere quella persona, ma se non ti riposi un po' non sarai capace di salvare proprio nessuno. Va a casa a riposare per qualche ora.''

Ryan fece un respiro profondo, afferrò la giacca e si fiondò fuori dall'edificio, verso la macchina.

''Esposito...''- fece Beckett al collega ispanico-:'' Forse è meglio che tu vada con lui, nello stato in cui è potrebbe commettere una sciocchezza. Non lo lasciare mai solo.''

Sarebbe suonato come un ordine, se non fosse stato dato con un tono apprensivo e preoccupato.

Esposito annuì e seguì il collega fino al parcheggio.

Era seduto in macchina, sul sedile del guidatore.

Con gli occhi lucidi.

Si affrettò ad asciugarli con un fazzoletto quando si accorse di non essere solo.

''Ehy...''- fece poi sforzandosi di sorridere.

Esposito lo guardò scettico e si sedette accanto a lui.

''Stavi piangendo, ammettilo.''

Ryan si finse sorpreso-:'' Ma no... mi è solo entrato qualcosa in un occhio, nient'altro...''

Esposito lo fissò più attentamente-:'' Quante possibilità ci sono che qualcosa entri nello stesso momento in tutti e due gli occhi? E non dire che è colpa dell'allergia, perchè non ti credo.''

Ryan sospirò rassegnato.

Il partner aveva colpito nel segno.

'' Dai spostati... guido io.''- fece l'ispanico usando i gesti per dire al collega di spostarsi-:'' in questo stato andresti a sbattere contro la prima cosa che capita a tiro.''

Ryan fece come il collega gli aveva consigliato, ma dopo un po' si accorse che c'era qualcosa che non andava nel tragitto.

''Ricordami di regalarti un navigatore satellitare per il tuo prossimo compleanno...''- fece l'irlandese-:'' casa mia è dalla parte opposta a dove stiamo andando.''

Esposito sorrise.

''Lo so.... ma non ti porto a casa. Stasera vieni a stare da me.''

Ryan lo fissò con occhi sgranati-:'' Come scusa?''

''Ho assicurato a Beckett che non ti avrei perso di vista nemmeno un secondo, fino a quando Deborah non torna a casa.''- spiegò Esposito.

''Ringraziala da parte mia, ma sono adulto e non ho bisogno della balia.''- fece Ryan sarcastico.

''Ti conosco... avresti detto di andare a casa e invece saresti andato a cercare Deborah da solo.''

L'avrebbe fatto di sicuro, conosceva Ryan come se stesso.

Era un ottimo poliziotto, e non gli piaceva lasciare i casi in sospeso.

Ma questo non era un semplice caso di rapimento, avevano in mano sua sorella, e la cosa lo stava letteralmente mandando fuori di testa.

Sarebbe andato a cercarla da solo, e quei simpaticoni che avevano assassinato Wheastly non avrebbero esitato a sparare anche a lui e ad uccidere anche Deborah.

''Mi biasimeresti? Tu faresti lo stesso per qualcuno a cui tieni.''- e qui Ryan si riferiva sicuramente a quando aveva aiutato il suo ex partner a recuperare il registro che conteneva le prove della sua innocenza.

E non si sbagliava.

Entrambi erano disposti a rischiare tutto per le persone che amavano di più al mondo, persino il loro distintivo e la loro vita.

Ma nessuno dei due era disposto a permettere che l'altro combattesse da solo una battaglia.

Solo che Esposito non gli aveva permesso di accompagnarlo nella sua guerra personale perchè era terrorizzato all'idea di perdere il suo migliore amico, ma stavolta gli sarebbe stato accanto fino a quando non ne sarebbe venuto fuori.

''No, non ti biasimo, ma non intendo nemmeno lasciarti solo... starai da me fino a quando non avremo trovato Deborah.''

Ryan sorrise.

Ricordava ancora quando si era trasferito dalla narcotici alla omicidi, catapultato in un mondo completamente diverso da quello a cui si era abituato al suo vecchio distretto, era certo che non avrebbe mai combinato nulla di buono, poi Beckett lo mise in squadra con Javier.... da allora divennero inseparabili.

In breve furono a casa del detective ispanico e una volta parcheggiata la macchina entrarono nell'appartamento.

''Te lo dico fin da ora, non sono dell'umore per giocare ai video game...''- fece Ryan, ben conoscendo l'idea di Javier della ''serata tra uomini''.

Cena a domicilio e partite di video-game fino all'alba.

In un'altra occasione non si sarebbe certo tirato indietro, ma con Deborah in mano a qualche pazzo esaltato che voleva convincerlo ad archiviare un crimine, con nessuna possibilità che mantenesse la sua parola...

E poi non avrebbe fatto altro che pensare a Sherman.

Una parola senza senso per molti, e non sapeva nemmeno se era una pista attendibile viste le bugie che avevano raccontato a Wheastly.

''Non ti preoccupare, non ti chiederei mai una cosa del genere in un momento come questo.... anche perchè a vincere facilmente non c'è nessun gusto.''- commentò Javier prendendo l'elenco telefonico.

Una battuta nata sul momento ma che era riuscita a strappare un sorriso al collega.

''Scusa, non ho fatto la spesa, vuoi che ordiniamo il cinese o il giapponese....''

Quel sorriso sparì con la stessa rapidità con cui era apparso.

''Scusa... ordino le pizze...''- fece Esposito quando si accorse dell'errore fatto.

Preferisci la cucina italiana o giapponese per la cena?

Queste erano state le ultime parole di Debby prima di sparire, forse per sempre...

Durante la cena stettero a sedere sul divano divorando pezzi di pizza ai funghi e alla salsiccia, a fare zapping da un programma all'altro.

Era così strano... loro due durante le loro partite o alle serate che si prendevano per stare insieme, senza dover correre dietro a pazzi assatanati, erano soliti parlare sempre del più e del meno, di sport e soprattutto a chiedersi reprocicamente quando Castle e Beckett avrebbero smesso di raccontarsi a vicenda la balla del ''Solo Amici'' e a capire di essere pazzi l'uno dell'altra.

Quella sera invece erano incredibilmente taciturni, era come se l'uno fosse a casa da solo.

''Posso chiederti una cosa?''- chiese Javier tanto per rompere il ghiaccio.

Kevin annuì.

''Cosa voleva dire Debby con quella frase? Sai, usare il secchio con l'acqua...''

Ryan sorrise.

Incredibile che a distanza di anni la sorella se ne ricordasse ancora.

''Beh...''- inziò a spiegare-:'' è un codice che usiamo fin da quando eravamo bambini... quando dovevamo parlarci ma non volevamo far sapere i nostri affari agli altri, usavamo sempre una frase in codice che solo noi potevamo capire, soprattutto in presenza della vittima di uno scherzo premeditato.''

Javier sorrise divertito.

''Quella del secchio con l'acqua la usavamo sempre, quando uno dei due credeva di non riuscire a raggiungere un obiettivo prefissato, l'altro doveva minacciarlo con un secchio dell'acqua come per dire Non fare il vigliacco!!!''

''Però... ne avevate di fantasia...''- commentò l'ispanico.

''Gia... solo mi stupisco che ancora si ricordi di una cosa avvenuta così tanto tempo fa, l'ultima volta che l'abbiamo usata risale a quando ero tornato a casa dal collegio per una pausa e non credevo di poterci restare un altro semestre....''- e qui si bloccò di colpo.

Javier si preoccupò.

''Stai bene?''- chiese poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

''E se non l'avesse detto per caso?''- chiese Ryan sia al collega che a se stesso, anche se se lo domandava di più per se-:'' Si stava parlando della sua vita in quel momento, i codici che usava da bambina avrebbero dovuto essere l'ultimo pensiero... a meno che lei non avesse un'ottima ragione per usare quell'espressione.''

Javier cominciò a capire dove il collega e amico volesse andare a parare.

''Credi che l'abbia fatto per dirci qualcosa?''- tirò ad indovinare l'ispanico-:'' tipo... dove è nascosta?''

 

''Si, è possibile...''- fece Beckett.

Ryan ed Esposito erano tornati alla centrale in fretta e furia, dove avevano trovato Castle e Beckett a spulciare come si deve tutti gli Sherman trovati sino ad ora ed ipotizzare possibili coinvolgimenti.

I due detective spiegarono in fretta la deduzione del detective Ryan e del fatto che forse non era così errata.

''In fin dei conti parliamo della sorella di un poliziotto''- aggiunse Castle-:'' le hanno concesso di parlare con il fratello per ben due volte, non può non aver colto l'occasione di dargli un indizio sottinteso.''

'' Nel limite delle possibilità di dare indizi, quando hai una pistola puntata contro la testa...''- fece Ryan.

Però ne era sicuro, la sorella gli stava lanciando un messaggio, se avesse voluto solo dirgli di non perdersi d'animo avrebbe potuto usare benissimo altre parole, invece...

''Adesso che ci penso...''- intervenì Castle come colto da un illuminazione-:'' la prima volta che ha parlato ha detto di aver freddo... prima fa un commento sulla temperatura e poi minaccia di usare un secchio con l'acqua.. potrebbe voler dire che si trova in un luogo umido e non troppo caldo.''

Beckett annuì convinta, ma allo stesso tempo sconsolata.

''Sai quanti ambienti possono corrispondere a questa descrizione, solo a Manatthan? Edifici abbandonati, cantine, solai...''

''.... e le fogne....''- fece Ryan quasi in trance.

Lo scrittore e i colleghi lo guardarono scettici.

''Molto tempo fa...''- spiegò Ryan-:'' alla narcotici ci fu una retata, dove almeno due dozzine di spacciatori di cocaina ed eroina vennero arrestati, e avevano pensato di nascondere la merce nell'unico posto in cui nessuno poteva trovarla, vale a dire sottoterra.''

''In effetti la descrizione del luogo corrisponde....''- fece Beckett pensandoci bene.

''Inoltre, se è lì che la tengono hanno anche due vantaggi.... primo a causa del poco segnale è molto più difficile rintracciare la chiamata...''- continuò la detective.

''... inoltre, quando un posto è bruciato la polizia non lo controlla più, e quindi è un ottimo posto per nascondersi....''

Ryan afferrò il telefono per chiamare un suo ex collega della narcotici ed attuale amico per farsi dire le coordinate esatte del rifugio degli spacciatori.

Non ci vollero più di dieci secondi per convincerlo a vuotare il sacco e poi prese una mappa delle fognature cittadine, e fece un cerchio intorno a una zona con un pennarello nero.

Ringraziò l'amico e poi riattaccò.

''Ok... forse l'abbiamo trovata.''- fece Ryan un po' speranzoso e un po' pensieroso.

Era una teoria su dove poteva trovarsi Deborah e che reggeva abbastanza, ma il fatto che reggesse, le spiegazioni che la accreditavano, derivano dal suo disperato bisogno di sapere che la sorella era viva e che era in un posto che conosceva.

Cosa sarebbe successo se avesse sbagliato e i rapitori si fossero ritenuti in pericolo?

''Lo so che cosa pensi, e le probabilità sono alte....''- fece Beckett quasi avesse sentito i suoi pensieri e volesse tranquillizzarlo-:'' per questa ragione andremo solo noi quattro. Niente macchine, niente cani, niente elicotteri. Meno riusciamo a fargli sapere, meglio sarà.''

I quattro si diressero a passo svelto verso l'uscita del distretto, quando la suoneria del cellulare di Ryan li bloccò.

Non è possibile, pensarono quasi all'unisono.

Come diavolo li avevano scoperti stavolta?

Si guardarono intorno a cercare una traccia che poteva indicare i segni di un controllo ma non trovarono niente di strano.

''Rispondi...''- fece Beckett.

Ryan annuì premendo il pulsante del vivavoce.

''Pronto...''

''Kevin!!!''- la voce di Deborah terrorizzata come non l'aveva mai sentita, nemmeno quando aveva rotto per errore il vaso preferito della loro madre e non sapeva come fare per dire la verità.

''Debby.... Debby, che succede?!?''- fece Ryan altrettanto preoccupato.

Quella chiamata però era un segno, il segno che ci aveva visto giusto, ma allo stesso tempo poteva voler dire che Debby era in pericolo immediato.

''Debby, ascolta, cerca di mantenere la calma... ho capito, sto venendo a prenderti...''

''No, Kevin, mi devi ascoltare.... sono riuscita a prendergli il telefono, vogliono portarmi via da qui...''

Ok, ora era terrorizzato...

''Dove, sei riuscita a capire dove intendono spostarti?''

''N-no..... eccoli, li sento stanno arrivando...''- raramente ricordava di averla sentita così spaventata-:'' Ho paura...''

Ryan inspirò profondamente.

Come darle torto?

''Lo so, ma cerca di mantenere la calma...''- a quel punto Kate si mise in mezzo, non sopportando più di vedere l'amico in quello stato.

''Deborah, sono il detective Beckett, polizia di New York, forse Kevin ti ha parlato di me.... ascolta, lo so che hai paura e nessuno ti biasima per questo, stiamo cercando di venire a prenderti... sai dirmi quanti sono gli uomini che ti tengono prigioniera e se tra loro c'è uno Sherman?''

Si sentì una specie di singhiozzo dall'altra parte del telefono-:'' Sono tre...''

''Ok, e di Sherman cosa puoi dirci?''- fece ancora Beckett mentre Ryan si armava di taccuino e stilo-:'' Dimmi solo se lo hai visto, e in quel caso ogni dettaglio fisico su di lui che riesci a ricordare, cercando di essere più precisa che puoi...''

La ragazza prese un lungo respiro per calmarsi e poi iniziò a rispondere-:'' E'.. è sul metro e ottanta, barbetta, capelli biondi, occhiali, quarant'anni...''- in quel momento si sentì la porta aprirsi.

''Scherzo che ti costerà, ragazzina...''- fece una voce chiara e distinguibile.

''AHHHHHH!!!!! NO!!! NO!!!!''- le urla di Debby squarciarono il silenzio come un fulmine a ciel sereno.

Poi il telefono che la ragazza aveva sottratto fu ripreso dal proprietario-:'' Ti avevo avvertito di smetterla di indagare, ora ne pagherai le conseguenze.''

Gli occhi di Ryan si ridussero a due fessure e lo minacciò cattivo-:'' Tu torcile un capello e ti giuro che una volta dentro non esci più!!!''

''Non è solo a causa tua...''- continuò la voce-:'' ma è anche per insegnare alla ragazzina che con me è meglio non giocare.... arrivederci detective Ryan. C'è qualcosa che vuoi dire al tuo fratellino prima di morire?''- fece parlando a Deborah.

La ragazza rispose con la voce tremante-:'' Si... gli lascio in eredità la macchina.''

Dopodichè il telefono fu distrutto.

''Dannazione...''- fece Beckett.

Ryan era terrorizzato, ma poi disse-:'' Vicino al posto dove l'hanno nascosta finora, c'è un centro commerciale con parcheggio sotterraneo..... è probabile che la portino lì.''

I tre lo fissarono straniti.

''E tu come lo sai?''- chiese Esposito.

''Deborah non ha nemmeno la patente, figurati se mi lascia in eredità la macchina.''- spiegò il detective.

''Allora andiamo....''- fece Beckett, poi si voltò e chiamò-:'' KARPONSKY!!!''

L'agente arrivò subito, e Beckett le diede il taccuino con gli appunti di Ryan.

''Inserisci nella ricerca con nome Sherman e associala a questi dati.... teniamoci in contatto radio, e dimmi tutto quello che hai trovato.''

''Agli ordini.''- e si mise ad eseguire, mentre la squadra composta da tre detective e uno scrittore si fiondava su una macchina della polizia per andare al luogo in cui credevano, i rapitori volessero uccidere Deborah.

Pregando di vincere quella corsa contro il tempo. 

  
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