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Autore: Ely_fly    28/05/2013    1 recensioni
Una piccola serie di one-shot incentrate sulla famiglia Grayson, tutte collegate a vari episodi quotidiani.
Non sono collegate tra loro!!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Vera! Tesoro, siamo in ritardo!»

«Non ci vengo!»

Richard Grayson, al secolo conosciuto come Robin, soffocò una risata, mentre guardava sua moglie che sbuffava, aspettando la figlia nell’atrio del loro appartamento, borsa appesa ad un braccio e trench ripiegato sull’altro, le chiavi della macchina in mano.

La donna si voltò per fulminarlo, prima di ricominciare ad urlare verso le scale.

«Vera Grayson! Hai due secondi per scendere, prima che io venga a prenderti!»

«No! Ho detto che non ci vengo!» strillò in risposta la bambina, sottolineando la sua rabbia sbattendo la porta della sua camera.

«Vera!» urlò la donna, correndo sulle scale e cercando di aprire la porta. «Apri immediatamente questa porta!»

«No, no, no, no!»

«Vera, esci immediatamente da qui!» esclamò la donna, posizionando una mano sulla porta.

«Non ci vengo, non ci vengo e non ci vengo!» continuò imperterrita la bambina.

«Vera, sto per perdere la pazienza. E tu non vuoi che questo accada, vero?»

«Non voglio!»

La donna sospirò, si portò le mani alle tempie e cominciò a massaggiarsele, poi scese le scale di corsa ed entrò di furia nel salotto, davanti al marito.

«Richard, per favore, pensaci tu. Tua figlia sta esagerando.»

«Ah, adesso è mia figlia, eh?» sorrise l’uomo, alzandosi dal divano su cui era comodamente seduto.

«Non ti ci mettere pure tu!»

«Tranquilla, amore, ci penso io» rispose lui, continuando a sorridere e posandole un bacio sulla fronte, prima di avviarsi sulle scale.

 

«Vera?»

«No!» strillò la bambina dall’interno della stanza.

«Non sai nemmeno quello che voglio dirti. Mi fai entrare?» chiese l’uomo.

«No!»

“Tale e quale a sua madre” pensò l’uomo, sospirando. «D’accordo, allora te lo dico da qui. Mi ascolti?»

Interpretò il silenzio come un sì. Chi tace acconsente, no?

«Perché non vuoi andare con la mamma?» domandò, appoggiando un braccio alla porta per usarlo come sostegno.

«Non voglio andare a lezione di ballo!» gridò la bimba, tra le lacrime.

«Perché no?»

«Perché io voglio fare arti marziali, come te e come Will!» esclamò la piccola, aprendo la porta all’improvviso e rischiando di farlo cadere.

«Tesoro… Lo sai cosa ne pensa la mamma delle arti marziali» tentò di farla ragionare il padre.

«Ma lo faceva anche lei!» rispose la bambina, incrociando le braccia e mettendo il muso.

«Solo per necessità, credimi. Infatti, quando ha potuto finalmente avere del tempo per se stessa, si è dedicata al ballo» le raccontò l’uomo, prendendola in braccio.

«Sul serio?» domandò la piccola, sgranando gli occhioni azzurri che aveva ereditato da lui.

«Certo! Ti ho mai mentito?» le chiese lui, andando verso la libreria del corridoio. Destreggiandosi con la bambina tra le braccia, riuscì ad aprire un vecchio e spesso album di foto. «Vedi? Ecco la tua mamma al suo primo balletto. Aveva qualche anno in più di te, ma ha cominciato tardi perché prima aveva un’altra attività da portare avanti» continuò, mostrandole una fotografia.

«Faceva l’eroe come te, vero?» chiese la bambina, passando una mano sull’immagine di una ragazza con un tutù bianco.

«Si dice eroina, se è una donna, però, sì, era un eroe come me e come gli zii e le zie» la corresse Richard, facendole vedere una foto in cui tutte le ballerine erano disposte in fila, una accanto all’altra. Puntò il dito su una ragazza magra, aggraziata, i capelli scuri raccolti in un elegante chignon. «Ecco, guarda come era bella.»

«Era?» chiese una voce di donna con tono seccato da dietro le loro spalle.

Con fare colpevole, l’uomo si voltò: «Ho detto così? Intendevo è, naturalmente.»

«Naturalmente» gli fece eco la donna, avvicinandosi ai due.

«Davvero ballavi, mamma?» domandò la bambina, indicando le foto.

«Sì, tesoro. Ed ero anche brava, per aver cominciato tardi» rispose la donna, con una sfumatura di tenerezza nella voce, guardando le fotografie.

«Sul serio? Mi fai vedere?» chiese la piccola, allungandosi verso la madre per essere presa in braccio.

La donna la prese con delicatezza dalle braccia del marito, poi sorrise. «Se prima tu mi fai vedere come sei diventata brava.»

«Sì!» esclamò entusiasta la bambina, gli occhi illuminati di gioia.

«Quindi questo è un accordo? Possiamo andare, finalmente?» domandò la donna, ravviandole i capelli e sorridendole.

«Sì!» gridò Vera, saltando giù dalle braccia della madre per andare a prendere la sua borsa da palestra.

 

«Bella mossa, tirare fuori il mio vecchio album» commentò la donna, appoggiandosi al marito, che la strinse delicatamente tra le braccia.

«Modestamente» rispose l’uomo, sorridendo tronfio. «Quindi stasera ci delizierai con un balletto?» domandò dopo un minuto di silenzio.

«Non posso deluderla.»

«Posso invitare gli altri?» chiese Richard.

«Non osare.»

«È una minaccia?»

«Pensala come vuoi. Sappi solo che il divano diventerà il tuo migliore amico, se osi farlo» replicò la moglie sorridendo.

«Bel ringraziamento per aver convinto una bambina di sei anni a venire a ballare» si lamentò l’uomo, fingendo un’espressione arrabbiata.

«Pensavo che il balletto fosse già abbastanza» rispose lei, guardandolo con falso stupore.

«Mamma! Sono pronta!» esclamò la piccola Vera, uscendo di corsa dalla sua camera.

«Meraviglioso. Saluta papà, tesoro.»

La bambina saltò al collo del padre, stampandogli un bacio sulla guancia. «Ciao, papà!»

«Fai la brava, piccola» la salutò lui, posandola a terra e scompigliandole i capelli viola, ereditati dalla madre.

«Ci vediamo stasera, Richard» lo salutò la moglie, baciandolo sulla guancia. «Bada che William faccia tutti i compiti e non combinate disastri.»

«Vai tranquilla, Rachel. Ci penso io» la tranquillizzò il marito, sorridendo e guidandola verso la porta.

  
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