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Autore: Ely_fly    01/06/2013    0 recensioni
Una piccola serie di one-shot incentrate sulla famiglia Grayson, tutte collegate a vari episodi quotidiani.
Non sono collegate tra loro!!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Papà! Papà! Papàààààààààà!»

 

«Richard, chiama te» commentò Rachel Grayson, conosciuta una volta come Raven.

«L’avevo intuito» sospirò il marito, alzandosi dal divano e dirigendosi con fare disperato verso il giardino, da cui proveniva la voce di sua figlia, Vera.

 

«Cosa c’è, tesoro?» domandò, uscendo di casa. La risposta era davanti ai suoi occhi: sua figlia penzolava da un albero, avvolta in una rete, mentre suo figlio, William, se la rideva beatamente in un angolo.

«Papà! William mi ha imprigionato!» strillò disperata la piccola, dibattendosi nella rete come un pesce fuor d’acqua.

«Stai tranquilla, adesso ti libero. William, posso chiederti perché l’hai fatto?» chiese l’uomo, marciando verso l’albero, per liberare la figlia minore.

«Ma papà, me l’hai detto tu che devo tenermi in esercizio per quando diventerò un Titan!» piagnucolò il ragazzino, smettendo di ridere.

«Questo non comprende imprigionare tua sorella in una rete, lo sai, vero?» commentò stancamente Richard, tagliando la rete e prendendo in braccio la bambina imprigionata.

«Ma allora come posso esercitarmi?» continuò in tono lacrimoso il figlio.

«Potresti, per esempio, utilizzare la stanza per gli allenamenti che ho fatto costruire appositamente per questo motivo dallo zio Victor, non credi?» gli rispose il padre, posando la bambina a terra. «Su, vai dalla mamma» le disse poi, dandole una spintarella. Vera si voltò verso il fratello, gli fece una linguaccia e poi scappò in salotto dalla madre, che la accolse in un abbraccio affettuoso.

 

«Ma così non è divertente» bofonchiò il ragazzino, mettendo il broncio.

«William. Vieni qui» ordinò il padre.

William sobbalzò, preoccupato. Di solito quella degli ordini era sua madre, non suo padre. Perlomeno, non con loro. Quando si trattava di coordinare la squadra di supereroi era in prima linea.

Tuttavia si avvicinò, meglio non contraddirlo.

Con sua enorme sorpresa, il padre gli posò un braccio attorno alle spalle e gli disse: «Vieni con me.»

Padre e figlio entrarono in casa, passando davanti al salotto, dove Rachel stava leggendo ad alta voce un racconto di Edgar Allan Poe alla piccola Vera, che ascoltava affascinata.

Sentendoli passare, la donna alzò gli occhi: «Dove andate?»

«Cose da uomini. Tu non terrorizzare la mia piccola con certe storie» rispose giocosamente Richard.

Rachel stava per replicare, ma Vera reclamò la sua storia e la donna dovette a malincuore distogliere lo sguardo dal marito e dal primogenito.

 

«Dove mi stai portando, papà?» chiese William, con un filo di preoccupazione.

«Per prima cosa in camera tua a cambiarti. Mettiti qualcosa di adatto a fare movimento. Direi calzoncini e maglietta. Hai due minuti» rispose il padre, spingendolo verso la sua stanza, prima di sparire nella sua.

Dopo un paio di minuti, i due maschi di casa Grayson si ritrovarono nel corridoio, vestiti in modo simile.

«Seguimi» disse Richard, dopo aver esaminato con occhio critico l’abbigliamento del figlio.

Intimidito, il ragazzo lo seguì senza dire una parola.

Il padre si fermò davanti alla porta della stanza per gli allenamenti e l’aprì. Lo fece entrare e poi richiuse la porta.

«Papà?» domandò William, con un pizzico di ansia.

«Facciamo esercizio. Tu contro di me» annunciò il padre, guidandolo al centro della pista e prendendo due bastoni dalla rastrelliera sulla parete. Ne tese uno al figlio, poi si mise in posizione di difesa. «Coraggio, attaccami» lo incitò, con un’aria spavalda, tipica di quando era ragazzo pure lui.

 

 

 

«La cena!» urlò Rachel, qualche ora dopo. Dei due uomini di casa, nessuna traccia.

La donna sospirò. Già sapeva dove li avrebbe trovati. Si slacciò il grembiule da cucina e si rivolse alla figlia: «Vera, vado a recuperare tuo padre e tuo fratello. Mi raccomando, non toccare le pentole mentre sono di là.»

«Sì, mamma.»

Rachel le sorrise, poi uscì dalla stanza. Arrivò nel corridoio davanti alla sala degli allenamenti. Spalancò la porta e vide i suoi due uomini addormentati sui tappetini, William appoggiato al padre. Represse un sorriso e si avvicinò al marito. Con delicatezza gli sfiorò la fronte, togliendogli dagli occhi una ciocca di capelli corvini. Subito l’uomo aprì gli occhi di scatto, temendo un pericolo.

«Ehi» sussurrò dolcemente Rachel, accarezzandogli i capelli per tranquillizzarlo.

«Mmh» fu la risposta dell’uomo, ancora assonnato.

«La cena è pronta. Tu e il tuo fido allievo ve la sentite?» chiese scherzando la donna.

«Cosa? Cena?» bofonchiò Richard, cercando di mettere a fuoco la situazione.

«Proprio così, cena. Uno dei pasti fondamentali. Hai presente?» gli chiese la moglie, scostandosi da lui per svegliare William.

Con calma, il dodicenne si mosse un po’ nel sonno, prima di aprire gli occhi, violacei, proprio come i suoi.

«Vai a lavarti le mani, tesoro. È ora di cena» gli disse Rachel, aiutandolo ad alzarsi e poi spingendolo fuori dalla porta, verso il bagno.

Poi si voltò verso il marito, che si era alzato e l’aveva raggiunta sulla porta. «Allora? Allenamento duro, vedo!»

«Quella peste mi ha quasi battuto, lo sai?» replicò Richard, posandole un braccio sulle spalle e guidandola fuori dalla stanza, verso la cucina.

«Tale padre, tale figlio» commentò semplicemente la moglie, scoccandogli un bacio sulla guancia, prima di andare a servire i due figli, già seduti a tavola e affamati.

  
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