2.
Rimuginamenti
Emily era abbandonata sul divano di pelle marrone, fra una coperta di lana e le, ormai a memoria, pagine dell’ennesimo libro di Thomas Harris.
Il silenzio degli innocenti era un libro che le piaceva e ogni volta che poteva ne leggeva qualche pagina. Si immedesimava in Clarice e l’aveva anche molto ammirata per il suo coraggio; Lecter non era certamente un uomo tranquillo. Però le piacevano quel genere di cose. Per questo aveva sempre voluto fare la giornalista di cronaca nera. Era il mestiere di suo padre, ormai in pensione, e quando Emily era piccola le rivelava tutti segreti per la buona stesura di un articolo. « Emily, ti va un po’ di caffè? » domandò Mallorie.
« Sì, grazie. Ci vuole proprio, non riesco neanche a leggere. » disse Emily facendosi dei movimenti rotatori sulle tempie.
« Cosa leggi? » chiese l’amica.
« Il silenzio degli innocenti. Di nuovo. » rispose, enfatizzando sul di nuovo come per rimproverarsi.
Una parte di lei credeva che leggere lo stesso libro anche due volte era una perdita di tempo. Quello che ci impiegavi per farlo potevi sfruttarlo per un altro libro; ma adorava troppo quelle pagine e non se ne liberava vai. Ormai da tre anni a quella parte.
« E non riesci a leggerlo? » si chiese stupita Mallorie « E’ il tuo libro preferito di sempre! » esclamò.
« Triste verità, eh? »
« E’ come se Winnie the Pooh non riuscisse più a mangiare il miele. » ironizzò Mallorie.
« Ottima metafora, me ne compiaccio. » ridacchiai « Forza, portami questo caffè. »
Mallorie versò un po’ di quel liquido bruno dentro la tazza di Emily e gliela porse, era la sua tazza preferita; nera all’esterno, mentre la parte interna era color panna. Amava berci il caffè perché le piaceva il contrasto con il chiaro della porcellana. E il suono che si creava quando agitava il cucchiaino per far scogliere lo zucchero nel caffè le ricordava sua zia Molly. La sorella di sua madre che dopo la morte di quest’ultima si prese cura di lei. Le preparava sempre il tè verde con lo zucchero di canna e le faceva mescolare il tutto con un cucchiaino che aveva il manico lungo quanto quello di cucchiaio normale.
« Che hai? » chiese Mallorie, dopo essersi seduta sul tavolino di fronte a Emily.
« Nulla. » rispose secca mentre chiudeva il libro tanto amato.
« Ci conosciamo da sette anni circa e so quanto hai qualche pensiero che non va. Che succede? » insistette Mallorie preoccupata.
« Vorrei solo che Johnny avesse letto il mio libro. Ci credevo davvero. Forse hanno ragione quando dicono che i VIP se ne fregano della gente comune, che pensano solo a se stessi. » confessò Emily.
« E' ancora preso dalla sua storia con quella drogata di Kate Moss, magari ha solo rimandato. »
« Non illudermi. Tanto non lo leggerà mai. » si demoralizzò Emily avvolgendosi nella coperta « Io, se qualcuno avesse scritto un libro su di me l’avrei letto immediatamente. Non li capisco davvero questi very important person. Important un fico secco! » sbuffò.
Mallorie voleva molto bene a Emily, e si sentiva sempre un po’ triste quanto era così giù di morale. Dopo tutto erano passati solo due giorni. Lei impiegava un mese per leggere un libro. Anche se lei, dopotutto, sarebbe andata subito a leggere un libro del genere.
Questo Johnny Depp è un mascalzone.
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