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Autore: alillina    28/05/2013    2 recensioni
"Pensavi cosa? che siccome sei tanto bella e carina , siccome fai gli occhi dolci tu abbia l'autorizzazione di rovinare così la vita di qualcuno? Beh, sappi che ti sbagli, sappi che io non ho mai dimenticato"
La storia di Clove e Cato 5 anni prima dei giochi, di una vicenda un po' particolare. Una storia che nessuno ha mai immaginato. Gli eroi del distretto due come non gli avete mai visti prima
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le parole di Clove mi bloccano. L'ultima sua frase mi aveva reso immobile. Non è vero, non può averglielo detto a lei e non a me. Non ci posso credere: mio fratello si fida di una ragazzina che conosce appena e non di suo fratello. No, non può essere vero. E poi, anche se ci avesse visto prima di partire, non si sarebbe mai messo a piangere, perché lui è forte. Lui è il più forte. Non può averlo detto, mi rifiuto di crederlo: “ Bugiarda ” dico infine, perché è l'unica cosa che mi passa per la testa. “ E' tutta una bugia. Non è vero. ” i suoi occhi sono pieni di dolore, ma non sarei cascato nella sua trappola. No, io non sono il preside che qualche anno fa credette alla storia di quel piccolo mostro. Io sono Cato, futuro vincitore degli Hunger Games e mi rifiuto di credere ad una storia come questa.

Clove si sta avvicinando a me “ Cato, io.. ”

“ Tu cosa? Cosa vuoi? Che creda a questa storia? No, mi spiace, io non credo alle favole, soprattutto se le favole sono le tue. Io non sono tonto, non puoi farmi credere qualcosa che non sia la verità. Non mi prendi in giro! ” Clove si avvicina ancora di più a me. Mi prende le mani e me le stringe forte fra le sue. Poi mi guarda negli occhi e mi dice: “ Non te la prendere, lui ha fatto la sua scelta e noi dobbiamo rispettarla. ” levo bruscamente le mie mani dalla sua stretta e mi dirigo con passo svelto verso casa mia, mentre mia madre si avvicina a Clove e le sussurra qualcosa. Sicuramente si starà scusando da parte mia, le starà dicendo che non era mia intenzione, che l'avevo fatto solo perché ero accecato dalla rabbia e dal dolore, il che, in parte, è anche vero. Perché io la odio. Quando mio fratello tornerà dall'arena, dovrà ringraziarlo, perché non l'ho ancora strozzata solo per il patto che avevo fatto con Sieg. Non so dove andare: a casa no, perché arriverebbe mia madre e mi costringerebbe a parlare con Clove per ribadire le sue scuse. L'unica alternativa che mi viene in mente, sono i magazzini, ma escludo anche quelli, perché a quest'ora del giorno brulicheranno di pacificatori. Così mi infilo nel primo vicoletto che incontro. Dopo essermi accertato di essere solo, avvicino la mia schiena al muro. Non so più che fare. Spero solo che domenica non arrivi mai, perché mi toccherebbe allenarmi con Clove. La cosa che aspetto con ansia, invece, sono gli allenamenti pomeridiani del giorno dopo. Il martedì lo dedichiamo alla pratica e voglio mostrare a tutti il mio nuovo talento con le lance. L'unico problema è che dovrò aspettare una giornata intera. Così mi isolo e comincio a pensare.

In certi momenti qualsiasi cosa andrebbe bene, eccetto quei pensieri che ti confondono le idee. La mia testa è così furba che porta alla luce l'unico ricordo che non avrei mai voluto ricordare: il sogno.

Cerco di scacciare quella visione dalla mia mente, ma non ha la minima intenzione di andarsene. Quegli artigli, quella mano tesa verso il basso, io che cerco di afferrarla. È poi i miei “falsi amici” che mi strappano la pelle di dosso, che mi lacerano la carne. Il dolore è talmente forte, che mi sembra di sentirlo ora sul mio corpo. Rifugio la mia testa fra le gambe e tento ancora una volta di scacciare il pensiero. Ci sono quasi riuscito, quando una voce rompe il silenzio. È facile indovinare chi sia: “ Che fai? Ti torturi mentalmente? ” chiede Clove con un briciolo di ironia

“ E a te che importa? ”

“ Scusa, mister che te ne frega. Ero venuta solo per darti la lettera di Sieg. ”

“ Non mi interessa. Vattene via. ”

“ Almeno leggila ”

“ No. E ora vattene, se non vuoi fare una brutta fine ”

“ Non lo faresti mai, Sieg mi ha detto del patto. “

“ Hai finito di fare la sapientona? ”

“ Scusa se tuo fratello mi ha detto qualcosa, ora me ne vado, stai tranquillo! ”

“ Bene ”

“ Bene ” conclude lei. Non è capace a fingere, si vedeva subito che non era arrabbiata con me. Aspetto un attimo. Poi, quando penso che Clove si sia allontanata abbastanza, mi alzo in piedi e solo allora scorgo la lettera per terra: deve averla lasciata lì Clove prima di andarsene. La prendo e me la infilo in tasca.

Raggiungo casa in un batter d'occhio. Non c'è nessuno. Mia mamma si deve essere fermata a parlare da qualche parte, come al solito. Così faccio il giro della casa, fino a quando non raggiungo una piccola tettoia. Mi arrampico su di essa e da lì, entro dalla finestra della camera di Sieg. Sul letto ci sono ancora i vestiti di ieri sera, probabilmente neanche lui se li deve essere levati per la notte. Sul comodino c'è una foto in cui io sono sulle sue spalle. L'avevamo scattata all'inizio di quest'anno, il primo giorno in cui andai ad allenarmi ai magazzini. Quella fu l'unica foto in cui sorridevo di mia spontanea volontà. La prendo tra le mani e mi dirigo verso la mia camera. Mi chiudo dentro a chiave, poso la foto sul mio letto e inizio a rigirarmi la lettera tra le mani. Cosa devo fare? La apro o la lascio chiusa? Sono molto tentato, ma alla fine la poso sul comodino e ci metto sopra la foto. Mi sdraio sul letto e, senza neanche rendermene conto, mi sono già addormentato. Mi risveglio verso mezzanotte. Dovevo avere tanto sonno, perché ho dormito un pomeriggio intero. Mi alzo lentamente e mi siedo sul letto. È talmente buio che mi ci vuole un po' prima di riuscire ad abituarmici. Dubito che riuscirò a dormire ancora, perciò mi avvicino alla finestra. Non è tanto lontana dal suolo. Uno, massimo due metri. Mi cambio velocemente e mi metto le prime cose che mi capitano: tutto è più comodo di quello stupido abito da mietitura. Poi mi siedo sul davanzale e salto giù dalla finestra. Non ero mai uscito da casa di notte. È fantastico. Mi dirigo verso il confine del distretto. Non è tanto lontano da casa mia, dunque ci arrivo abbastanza in fretta. Una volta arrivato, mi sdraio sul prato verde e rivolgo la mia attenzione alle stelle: non le avevo mai osservate, almeno non così attentamente. Sembrano tante lucciole rimaste impigliate in un gigantesco telo blu. Da qualche parte, scommetto che anche Sieg le sta osservando. Penso a lui, che è finalmente riuscito ad incoronare il suo sogno. Ora che ci penso, abbiamo lo stesso sogno. Poter uccidere altre 23 persone in sole due settimane... ah! Che bello! Non vedo l'ora di compiere diciassette anni, così potrò finalmente essere pronto per offrirmi volontario. Non vedo l'ora! Se poi Clove si offrisse volontaria il mio stesso anno, potrei ucciderla io, lentamente e in modo molto sofferente. Sarebbe stupendo non vederla più girare per il distretto.

“ Sei ancora arrabbiato o posso sedermi? ” la voce di Clove mi coglie alla sprovvista, facendomi sobbalzare. È odioso il fatto che riesca ad incontrarla ovunque vada. Sembra quasi che mi segua!

“ Perché? A te cosa interessa se sono ancora arrabbiato o no? ”

“ Scusa, volevo solo sapere se non rischio qualcosa a sedermi vicino a te. ” e così dicendo si sdraia di fianco a me: “ Anche tu guardi le stelle? ”

“ Qualcosa del genere. Perché sei qua? ”

“ Ehi, guarda che io qui ci vengo tutte le sere! Semmai dovrei chiedertelo io. ”

Non voglio risponderle. Parlare con lei mi mette ansia. Neanche lei ricomincia a parlare.

Mi sta fissando, la vedo con la coda dell'occhio. Di solito quasi tutte le mie compagne mi fissano, ma rimango indifferente. Essere fissato da Clove mi mette ansia. Probabilmente perché è un piccolo demonio e non voglio avere nulla a che fare con lei. Qualunque sia la ragione della mia ansia, non dico nulla e lascio che mi osservi. Poi la sento mentre trascina la mano sull'erba, fino a giungere alla mia. La scosto subito. Lei fa lo stesso.

Poi Clove interrompe il silenzio: “ Perché sei così freddo? ”

“ Perché è il mio carattere. E poi cosa te ne importa? ”

“ Scusa, ho solo chiesto. ”
Il silenzio piomba di nuovo tra noi due. Poi ho un sobbalzo: “ Le mietiture! ”

“ Le hai viste anche te? ”

“ No! Me ne sono dimenticato! ”

“ Aspetta, te le racconto. Distretto 1: due volontari, come sempre. La femmina è una 17enne. Ha l'aria abbastanza furba. Si chiama Wird. È anche abbastanza carina. Il maschio ha 18 anni. Si chiama Morgen. Sembra cattivo, crudele, ma secondo me è solo un pallone gonfiato.

Distretto 3: non hanno speranze. La femmina ha 14 anni, si chiama Abend. Il maschio ha 16 anni e si chiama Raven.

Distretto 4: sembrano svegli, ma mai quanto Lilie e Sieg. Lei si è offerta. Ha 17 anni e si chiama Adler. Lui, invece, quando è stato estratto tremava come una foglia. Si chiama Grund e ha 13 anni.

Distretto 5: di sicuro moriranno nel bagno di sangue. Lei si chiama Himmel e ha 12 anni. Lui Luft e ha 15 anni.

Distretto 6: non li darei così per spacciati, se non ci fossero quelli del'1 e del 2. lei si chiama Wind ed ha 17 anni. Quando è salita sul palco, non era per niente spaventata. Lui lo era un po' di più, ma non così tanto. Ha 15 anni e si chiama Haufen.

Distretto 7: spacciati. Hanno tutti e due 16 anni. Lei si chiama Kind e lui Mock.

Distretto 8: lei ha 13 anni e si chiama Geist. Per me muore dopo un giorno o due. Lui sembra un po' più sveglio: si chiama Airbeit. Potrebbe resistere qualche giorno in più della sua compagna. Distretto 9: potrebbero arrivare tra gli ultimi 8. Lui si chiama Brot. 16 anni. Non sembra messo così male per quanto riguarda la corporatura. Lei e un po' patita, ma sembra abbastanza furba. Ha 17 anni e si chiama Sprae.

Dal 10 in poi non resisteranno al bagno di sangue. Distretto 10: lei ha 14 anni e si chiama Weir, lui ha 17 anni e si chiama Swarz.

Distretto 11: lei ha 12 anni e si chiama Zeniz. Lui ha 15 anni e.. come si chiama? Ah si, ora ricordo. Si chiama Erin.

Distretto 12 : lei ha 15 anni e si chiama Kassie. Lui si chiama Lein ed ha 13 anni. Tutto chiaro? ”

“ Primo: chi te lo ha chiesto. Secondo: quanti sono i 17enni? ”

“ Vedi che ho fatto bene a dirtelo? ”

“ Si si va bene. Quanti sono i 17enni? ”
“ 5 in tutto. ” rimaniamo in silenzio per un po' di tempo. Poi mi alzo e mi dirigo verso casa.

“ Ciao. A domani ” dice Clove. Non capisco perché abbia detto “a domani”. Domani non c'è scuola. Probabilmente se ne sarà dimenticata. Senza neanche salutarla, continuo a camminare verso casa.

Prima di rientrare in camera mia, osservo un'ultima volta le stelle e sussurro: “Ah, Sieg. Se solo fossi qui con me!”


NOTE DELL'AUTRICE
hi there!! scusate se vi ho fatto aspettare un po', ma con la scuola e cose varie, non sono riuscita ad aggiornare. ho scritto questo capitolo tutto in una sera, infatti è un po' più corto degli altri. 
Grazie a tutti quelli che hanno recensito e che mi hanno segnalato gli errori. 
-Ale

 

  
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