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Autore: Ronan    28/05/2013    1 recensioni
Merlino socchiuse gli occhi e si concentrò. Ma niente, buio più totale, quella ragazza proprio non riusciva a ricordarla. Eppure non doveva essere difficile tenere a mente una capigliatura così fiammeggiante o degli occhi così particolari, che sembravano argento fuso. No per forza c'era qulacosa che non andava. Oppure doveva arrendersi all'inevitabile e dare ragione ad Artù: gli mancava proprio qualche rotella.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Nel futuro
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-1-

«Sire! Buongiorno!» esclamò Merlino entrando nella stanza reale e spalanacando le tende del baldacchino.
«Emhpr.» fu la sveglia risposta del re di Camelot.
«Mio signore, la regina è già sveglia e mi ha raccomandato di non farvi restare a letto troppo, avete una giornata carica di impegni.»
Artù si sedette a malavoglia e osservò imbronciato il suo servitore mentre apparecchiava la tavola per la colazione.
«Non c’è il proscuitto.» commentò con voce atona.
«La cuoca se ne sarà scordata.»
«Avresti dovuto controllare, per quale motivo secondo te ho bisogno di un servo che mi porti il cibo?»
«Perchè voi non sapreste neanche da che parte è la cucina.» borbottò il mago.
«Non credo di aver compreso bene le tue parole Merlino, potresti ripetere?»
«Oh, niente, sire. Dicevo solo che la prossima volta farò più attenzione.»
«Mmm... Sarà meglio. Merlino, cosa stai facendo?»
«Esco dalla stanza, sire. Ho alcune faccende da sbrigare anche io e...»
«Certamente, certamente, ma vorrei aggiungere alle tue faccende un paio di altri lavoretti di poco conto, non credo ti dispiaccia.»
«Assolutamente no, sire.» rispose Merlin a denti stretti.
«Allora prendi pure la cesta dei vestiti da lavare e le parti della mia armatura da sistemare e pulire, le vorrei pronte per l’allenamento di questo pomeriggio.»
«Sono semrpe così pieno di gioia quando si sveglia di buon uomore, sire.» commentò il servitore.
«Sei ironico per caso Merlino?»
«Certo che no sire.»
«Cosa fai ancora qua, allora? I panni non si laveranno da soli.»
«Sì, sire.»
Merlino uscì con la pesante cesta tra le braccia e si diresse verso il lavatoio.
«’Giorno Merlino.»
«Buongiorno Galvano, Percival . Tornate dalla perlustrazione?»
«Già. Ci sono tracce di Sassoni lungo tutto il confine. Abbiamo trovato un accampamento di cacciatori completamente devastato.» commentò Percival.
«Non mi sembrava affatto opera dei Sassoni però.-commentò Galvano- C’erano pochissimi segni di lotta, senza contare che tutti i corpi erano straziati, con il torace aperto e privo di cuore. Era quaalcosa di orrible.»
«Saranno stati dei Sassoni perticolaremnte feroci.» disse Merlino.
«Lo spero.»
I due cavalieri si allontanarono e Merlin uscì nel cortile interno. Un paio di pantaloni cominciò a scivolare fuori dalla cesta e il ragazzo dovette fare un movimento piuttosto complicato per evitare che toccassero terra.
«Ahia!» esclamò una voce alle spalle di Merlino probabilmente colpita per il suo brusco movimento.
«Scusami! Dovevo riuscire ad afferare questi pantaloni prima che cadessero a terra e non sono riuscito bene a coordinarmi.» disse lui voltandosi.
La ragazza che si trovò di fronte era molto graziosa, era minuta e candida, con i capelli rossi legati con una semplice treccia e gli occhi grigi splendenti. Doveva essere nuova perchè non l’aveva mai vista al castello.
«Ma non sono già da lavare?» commentò lei.
«Ah. A questo non avevo pensato.»
La giovane sorrise e indicò la cesta
«Un bel di lavoro per una giornata sola.»
«Non ricordarmelo, te ne prego.»
«Certo essere il servitore del re non deve essere facile.»
«Tu sai chi sono?»
«Certamente! La cuoca è da anni che si lamente di “quel combinaguai del servitore del re”. Sei piuttosto famigerato in effetti giù alle cucine.»
«Tu sei qui da tanto?»
«Tre, quattrro anni. Perchè?»
«Ecco io credo di non...»
«Non sai come mi chiamo, vero?»
«Ecco in effetti...»
«Ahahah! Non ti preoccupare, capita di dimenticarsi un nome. Dopotutto sono solo una servetta. Mi chiamo Rowan.»
«No ecco, spero tu non te la prenda, il fatto è che proprio io non ti ho mai vista in giro. Io non so proprio chi tu sia.»
La ragazza lo fissò scioccata per alcuni istanti poi balbettò:«Oh, no, tranquillo i-io non credo che tu... Voglio dire, va tutto bene. Qui al castello siamo in tanti, come potresti ricordarti proprio di me? Va-va bene.»
Ma era evidente dall’espressione sul suo viso che non andava per niente bene. Era incredibilmente dispiaciuta, come se il fatto che qualcuno non si ricordasse di lei non le fosse mai accaduto. Non era diffcile immaginarlo in fondo. Merlino dubitava, in fatti, che sarebbe mai stato in grado di dimenticare una capigliatura così fiammeggiante.
«Senti, mi dispiace davvero tantissimo. Cercherò di farmi perdonare, promesso.»
«Tranquillo, davvero. L’unica cosa: la prossima volta cerca di non dimenticarti.» gli disse lei di nuovo sorridente.
«Certo tranquilla. Faccio un nodo al fazzoletto.» disse e si incamminò di nuovo verso i lavatoi rimuginando sulla pessima figura che aveva fatto con quella simpatica servetta.
Rowan invece non tornò alla sua occupazione fino a che non vide scomparire Merlino dalla sua visuale. Il fatto che il suo incantesimo di mimetizzazione non avesse funzionato solo con quel servitore era a dir poco seccante. Certo, nessuno gli avrebbe creduto se si fosse messo a dire in giro che lei in realtà in quel castello non ci aveva mai messo piede prima d’ora, ma era comunque un brutto colpo venire a sapere che non sei più brava come un tempo con certi incantesimi. E dire che ci aveva perso una notte intera.
Comunque adesso aveva lanciato l’incantesimo direttamente sul ragazzo mentre parlavano quindi non ci sarebbero più dovuti essere problemi. In effetti aver fatto amicizia con il servitore del re poteva tornarle utile, anzi forse avrebbe potuto pensare anche di lanciargli un incantesimo di sottomissione in modo da asservirlo al suo volere, ma ci avrebbe riflettuto meglio più tardi, adesso le era venuta una certa fame e aveva bisogno di mangiare qualcosa. O forse qualcuno.

***

La donna davanti a lei camminava svelta e con passo deciso.
Perché mai tutti devono andare di fretta in questa stramaledetta città. Pensava Rowan.
Certo non era tenere il passo con la donna che stava seguendo che la irritava così tanto, no, semplicemente non sopportava che quell’idiota della cuoca le avesse ordinato, ordinato a lei, di lavare alcuni grembiuli e tovaglioli e li voleva puliti il prima possibile. Così Rowan poteva permettersi solo alcuni minuti per mangiare, non avrebbe neanche potuto divertirsi un po’ e questo la indisponeva ancora di più che ricevere ordini da una sciocca e inutile cuoca di terz’ordine.
Finalmente la donna entrò in un vicolo buio e vuoto che dava solo su un paio di case fatiscenti.
«Ora da brava Rowan, vai dritta al punto. Non hai abbastanza forze per mantenere l’incantesimo di mimetizzazione e anche per convincere la cuoca a non darmi lavori da fare.» si disse poi fischiò: un fischio forte e deciso. La donna si girò e l’ultima cosa che vide fu il viso pallido della giovane che le stava saltando addosso.
I denti acuminati di Rowan penetrarono la carne morbida della donna come se fosse stato pane rompendo la giugulare già dal primo morso, mentre gli artigli affilati già premevano sul torace alla ricerca del cuore.
La ragazza dovette fare molta attenzione per non sporcarsi troppo con il sangue della sua vittima. Quando risollevò il viso dal corpo esanime si sentiva di nuovo piena di energie e pronta per sopportare di nuovo quella sciocca e idiota della cuoca.
Si alzò cercando di togliere un residuo del muscolo cardiaco da un interstizio tra i denti con la lingua vermiglia e si diresse verso il lavatoio.
Avvicinandosi al lavatoio, dietro cui aveva nascosto la cesta delle cose da lavare, notò che Merlino si trovava ancora lì. Rowan imprecò sottovoce e controllò di essersi pulita bene le mani dal sangue del suo pranzo.
«Salve Merlino!» lo salutò dopo un accurata ispezione del resto degli arti.
«Ciao Rowan! Visto? Oramai ho imparato la lezione. » esclamò lui sorridente. La ragazza non stentava a capire come mai tutti ne parlassero così bene, tutti tranne la cuoca certo, ma quella era un’idiota.
«Allora sei ancora qua a lavare i reali mutandoni?»
«Ahahah! Prega che Artù non ti senta mai parlare così. Comunque sì, purtroppo. Non riuscirò mai a finire prima di pranzo e avevo promesso a Gaius di aiutarlo con le visite pomeridiane.»
Rowan cercò di ricordare chi fosse Gaius. Medico di corte, sì, giusto.
«Sono certa che appena saprà quanto lavoro avevi da fare ti perdonerà.»
«Lo spero.»
Anche la ragazza recuperò la cesta nascosta dietro ad una roccia, per fortuna Merlino non fece domande, e si occupò dei grembiuli.
«No, no non devi lavarli così, se no li rovini tutti.»
Ecco, come se non bastasse prendere ordini in cucina.
«Ah sì?» rispose lei decisamente irritata.
«Bè sì, non voglio infastidirti, però conoscendo la cuoca so che non le piacerebbe se tu le rovinassi tutti i grembiuli.»
Rowan prese un bel respiro per calmarsi e disse:«Allora fammi un po’ vedere come si fa.»
Merlino prese in mano il sapone e un grembiule e le mostrò i movimenti esatti e il modo in cui doveva sfregare il sapone.
«Oh ma che bravo, tra un po’ Artù in persona dovrà incoronarti re del lavaggio dei panni.»
«Dovrebbe essere una battuta quella, signorinella?»
«Ti prego, sembri la cuoca.»
«Ehi! Per questo sì che mi offendo!» esclamò lui imbronciandosi e la schizzò con dell’acqua fetida del lavatoio.
«Ehi tu!» non sapeva se essere stupita o furiosa e l’unica cosa che le venne in mente di fare fu di schizzarlo a sua volta.
Andarono avanti così per un po’ ridendo e urlando fino a che due cavalieri non comparvero dietro di loro.
I due si girarono rossi in viso e ancora sorridenti.
«Leon! Galvano! Che ci fate da queste parti?» chiese il ragazzo cercando di ricomporsi.
«Stavamo cercando Gaius, ma non è a casa vostra. Sapresti dirci dov’è?»
Lo aveva chiesto Leon perché Galvano era troppo occupato a scrutare torvo la ragazza dai capelli rossi come se lo avesse offeso nel profondo.
«Credo che stia facendo il giro di visite mattutino, se volete vi accompagno.»
«Grazie Merlino.» disse il cavaliere.
«Ma è successo qualcosa?» domandò il servitore.
«Abbiamo trovato un corpo di donna straziato come quelli dei cacciatori nella foresta.»
«Capisco. Andiamo allora. Rowan ti dispiacerebbe guardare i miei panni finché non torno?»
«Assolutamente no.»
I tre uomini sia allontanarono parlottando tra di loro.
Rowan ringraziò in silenzio l’arrivo dei due cavalieri. Non rideva così tanto da moltissimo tempo ed era per una ragione ben precisa, non aveva nessuna intenzione di intenerirsi il cuore proprio ora: aveva cose più importanti a cui badare. Uccidere il re per esempio.
«Sarà il caso che mi muova con questi grembiuli. Non vengo certo pagata per imparare a fare la brava massaia.» sospirò e si mise di nuovo a lavare, facendo ben attenzione, però, ad usare il metodo che le aveva insegnato Merlino.
 
Note dell’autrice:
Allora, tanto per cominciare vorrei ringraziare Morganalastrega per la bellissima recensione, che mi ha fatto molto piacere, ma anche tutti quelli che hanno letto senza recensire. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo in cui comincio ad accennare alla coppia sulla quale vorrei lavorare (i miei complimenti a chi capisce di chi sto parlando)
Al prossimo capitolo,
Ronan
  
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