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Autore: ashura    10/09/2004    4 recensioni
Cho Gono... non ride mai...non piange mai...è un bambino che quasi fa paura. Harumi Kawajima è la nuova arrivata all'orfanotrofio. Il suo sorriso è tanto caldo che ricorda la primavera. Harumi è la primavera, il calore, la luce... ma è dove la luce splende di più che l'ombra si fa più fitta...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Volevo solo fare un piccolo appello: fra poco questa fan fiction finirà. Ho avuto lettori gentilissimi che mi hanno dedicato un po’ del loro tempo e che con i loro commenti mi hanno guidato e motivato. Non li ringrazierò mai abbastanza per questo. Ma purtroppo non sono stati tanti quelli che lo hanno fatto, e io ora, a un passo dalla fine, mi chiedo che cosa vi abbia lasciato questa storia. Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? E perché? L’avete trovata interessante, o ingenua, o noiosa o invece piacevole? Vi prego, fatemelo sapere. Lasciatemi un commento, anche brevissimo, non chiedo poemi! È solo per sapere che risultati ha portato questo mio lavoro. Vi chiedo solo qualche secondo di tempo: non è molto! Grazie in anticipo a chi esaudirà questo mio piccolo desiderio!

Capitolo 9

“Non è ancora salita…” concluse Mami, richiudendosi dietro le spalle la porta della camera di Hiroyuki. Dovevano stare attenti, loro quattro, a non fare troppo baccano. Come al solito, ogni loro riunione notturna avveniva con la paura di farsi scoprire dalla suora che, a turno, controllava che, durante la notte, tutto fosse in ordine.
Rui sbadigliò esausta e riappoggiò la testa sulla spalla di Yu, sedutole accanto: “Ma dobbiamo aspettare ancora?” domandò con gli occhi che le si chiudevano.
“Quando ci ha salutato, Harumi ha detto che sarebbe salita a dormire.. invece nel suo letto non c’è nessuno!” spiegò piano piano Mami, sedendosi sul letto.
“Senti, Mami… questi non sono affari nostri.” commentò Yu, stropicciandosi gli occhi. Mami, come al solito, era riuscita a convincere tutta la combriccola a riunirsi, ma quella volta lui non era molto d’accordo. E in più cascava dal sonno.
“Sciocchezze… lei è una nostra amica, quindi sono anche affari nostri.” ribattè lapidaria lei.
“Stai diventando troppo impicciona…” continuò Yu, scocciato.
“Sei tu che sei un cuore di pietra e non te ne frega niente degli altri!” lo aggredì l’altra.
“Non è che non me ne frega niente degli altri, è che questo tuo modo di fare è molto fastidioso! Piantala di giocare al detective! Ti stai comportando come una vecchia ficcanaso, Mami!” fece il bambino, aggrottando innervosito le sopracciglia, “Ci possono essere mille motivi diversi per cui Harumi ha deciso di cambiare idea e non andare a dormire, e non sta a noi controllarla o chiederle spiegazioni. Lei è libera di fare quello che le pare…”
“Andiamo a dormire…” li supplicò Rui, compiendo sforzi sovrumani per tenere aperte le palpebre.
“Certo, io me ne vado a letto.” concluse Yu, acconsentendo alla richiesta della bambina e alzandosi in piedi, “Ma guarda un po’ se sono costretto a rimanere sveglio per tormentare la gente e impicciarmi negli affari suoi! Vieni, Rui!” e detto questo, prese la mano dell’altra e cominciò a guidarla verso la porta.
“Non si tratta di impicciarsi… è solo che questo è l’unico modo che abbiamo per capirla…”
Yu si fermò e si voltò sorpreso. Hiroyuki, fino a quel momento, se n’era rimasto seduto e zitto, a testa bassa, senza dire una parola. E anche in quel momento, sebbene avesse parlato, non accennava minimamente ad alzare lo sguardo.
“Cosa vuoi dire?”
“Harumi non ci dice mai niente di sé. Non ci ha mai raccontato molto di quello che faceva prima, di com’era la sua vita… noi siamo stati vicino a lei da quando è arrivata, ma non sappiamo quasi niente di lei.” spiegò mestamente Hiroyuki.
“Questo cosa c’entra, Hiro? Può essere che ricordare il passato la faccia star male, tu che ne sai?” obiettò Yu, mentre Rui, ciondolante come un pendolo, gli si era praticamente addormentata addosso.
“Può essere che non voglia raccontarlo a noi…” insinuò l’altro, sempre a capo chino.
“Perché, l’ha raccontato ad altri? Non mi sembra…” ribatté il primo, deciso. A quelle parole, Hiroyuki sollevò appena lo sguardo. Mami notò una strana espressione sul suo viso, ma durò giusto un istante… e poi, con la penombra, non avrebbe nemmeno saputo dire se aveva visto davvero giusto.
Yu rimase fermo davanti alla porta a guardare gli altri due, aspettando eventuali repliche. Ma, visto che né Hiroyuki né Mami sembravano avere altro da dire, si esibì in un largo quanto ironico sorriso e disse: “Buonanotte!”. Poi si girò e uscì dalla porta, tirandosi dietro Rui che, come un automa, lo seguiva nel sonno.
Aveva appena fatto qualche metro quando sentì dei passi salire le scale del loro piano; bianco di spavento e lesto come un gatto, si rifiondò indietro, rifugiandosi nella stanza di Hiroyuki.
“Arriva qualcuno!” si giustificò davanti agli altri due, stupiti per il suo cambio di rotta.
Tutti e quattro rimasero in silenzio tombale, ascoltando col cuore in gola i passi avvicinarsi: se la suora di ronda avesse aperto la porta per controllare quella stanza e li avesse trovati svegli tutti insieme lì dentro, sarebbero stati guai grossi!…
Il legno cigolava piano sotto il peso del misterioso visitatore notturno: i suoi piedi si appoggiavano lievi sul pavimento, a ritmo regolare, con delicatezza. Ma erano troppo leggeri per essere quelli di un adulto…
“È Harumi?” sussurrò Mami. Hiroyuki prese coraggio e si avvicinò alla porta, socchiudendola quanto bastava per poter sbirciare sul corridoio.
“Harumi… sei… sei qui?” balbettò Hiroyuki, aprendo la porta per rivelarsi.
Gli altri tre attesero la risposta di lei, ma questa non venne. Forse si era limitata a fare qualche cenno.
“Noi, ehm… eravamo un po’ preoccupati…” continuò il bambino, cercando disperatamente di aggrapparsi a qualcosa da dire. “Ah, hai ritrovato la tua catenina… dov’era?”
Di nuovo dalla bambina non giunse risposta.
“Harumi… va tutto bene?” domandò allora lui. Anche se la domanda era piuttosto sciocca, a dire il vero: non aveva mai visto l’amica in quello stato. Faceva quasi paura.
“No.” disse finalmente lei, ma così piano che quasi non la si sentiva.
“V.. vuoi entrare? Sai, qui ci sono anche gli altri… se possiamo fare qualcosa per te, noi…”
Harumi rimase in silenzio per un po’; poi, sussurrando, fece: “Andate a dormire, Hiro… se la suora passa di qui e vi trova là dentro, finirete nei guai…”. Poi, senza aggiungere altro, si diresse verso la sua stanza. Incredulo, Hiroyuki rimase sbalordito a guardarla fino a che non sentì la porta chiudersi.
Nella stanza cadde un silenzio glaciale.
“Beh… io… vado a dormire…” balbettò Yu, cercando un pretesto per rompere la tensione che si era creata, “Vieni, Mami…”
La bambina si alzò senza dir nulla: entrambi erano molto scossi per il modo in cui Harumi li aveva trattati, ma la cosa li aveva spiazzati così tanto che non riuscivano a reagire. E probabilmente, la cosa migliore da fare era proprio andare a dormire.
“Buonanotte, Hiro…” lo salutò Yu. L’altro, fermo ancora davanti alla porta, non rispose nemmeno. Quando Mami richiuse piano la porta, l’altro aveva ancora sul volto la strana espressione che gli aveva visto addosso qualche tempo prima… e quegli occhi persi nel vuoto, quegli occhi di solito sempre timidi e gentili, parevano davvero animati da un sentimento che mai avevano ospitato prima…

“Hiro non l’ha presa troppo bene, vero?” sussurrò Yu a Mami, quando ormai erano arrivati davanti alla loro stanza. Rui, dal canto suo, era troppo intontita dal sonno per capire cosa stesse succedendo. “Zitto, fai chiasso!” lo fece tacere lei. In realtà, la paura di farsi scoprire a quel punto era solo una scusa: la verità era che in quel momento nemmeno lei aveva voglia di parlare.
Aprirono piano la porta e si intrufolarono come ladri all’interno. La camera era buia, per cui non si accorsero subito che qualcun altro, là dentro, era ancora sveglio.
“La finirete mai di girovagare per i corridoi? Un giorno o l’altro vi scopriranno, e magari metterete nei guai anche me…” li rimproverò piano una voce.
Sia Mami che Yu sobbalzarono, voltandosi terrei nella direzione da cui proveniva.
“Gono?!” balbettò impaurito Yu, portandosi d’istinto una mano al cuore, come per frenare il suo battito.
“Sei matto? Vuoi farci prendere un colpo??” lo aggredì Mami, sedendosi sconvolta sul suo letto.
“Vedete di piantarla, invece…” continuò severamente l’altro, infilandosi sotto le coperte.
“Parla per te…” ribatté Yu, “Anche tu sei appena rientrato, no? Predichi bene e razzoli male!”
Gono abbassò lo sguardo e non rispose niente. Anzi, si distese e si coprì bene con le coperte, troncando di netto ogni possibile conversazione.

“Non te la senti proprio di scendere, Harumi?” le chiese piano la madre superiora, in tono carezzevole.
“No… se è possibile…” rispose lei, con un filo di voce che appena riusciva a sentirsi.
La donna esitò ancora qualche istante e poi, senza fare rumore, riaccompagnò la porta per chiuderla. Harumi si rincantucciò ancora di più tra le coperte, cercando di abbandonarsi a quel sonno liberatore che sembrava non volere arrivare più.

Hiroyuki si voltò per l’ennesima volta verso il banco accanto al suo, ancora vuoto. Harumi non era scesa nemmeno per la colazione, quella mattina. E lui, dalla sera precedente, non aveva ancora detto una parola. Mami, Yu e Rui lo guardarono preoccupati: non avevano mai visto quel ragazzo solitamente così tranquillo, timido e gentile comportarsi in quel modo. Sembrava essere roso da qualcosa. E i suoi occhi sempre sereni e buoni erano adombrati da una velo di risentimento che davvero non sapevano come spiegarsi.
Hiroyuki se n’era accorto, ed era proprio per evitare le occhiate turbate e impensierite dei tre che quella mattina aveva deciso di sedersi immediatamente al suo posto, ignorandoli completamente. Loro non potevano sapere che cosa si agitasse nel suo cuore.
Per tutta la notte non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto, senza trovare pace: quella domanda era diventata il suo chiodo fisso, e lo tormentava. Perché Gono sì e loro no? Era perché erano meno intelligenti di lui? Era perché Harumi li considerava incapaci, perché non si fidava di loro? Oppure era semplicemente perché non li considerava suoi amici? Ogni volta che si ripeteva quegli interrogativi sentiva una fitta allo stomaco, mentre gli saliva la voglia di piangere: dal primo momento che l’aveva vista, era rimasto letteralmente affascinato da lei. Una bambina tanto bella e intelligente… e si era dimostrata da subito gentile verso di lui. Verso di lui che era imbranato, timido e impacciato in tutto quello che faceva. Le aveva voluto bene fin dall’inizio, dal primo sorriso che si erano scambiati si era reso conto che avrebbe fatto qualunque cosa pur di poter diventare suo amico. E quando aveva creduto di esserci riuscito, gli era parso di aver toccato il cielo con un dito. Ma non era così. A un amico non ci si nega come aveva fatto lei la sera precedente. Non si nasconde il proprio cuore ad un vero amico…
Hiroyuki si strinse ancora di più la testa tra le mani, per non mostrare agli altri la sua espressione; era tanto concentrato nei suoi pensieri che quasi non si accorse dei passi che stavano sopraggiungendo alle sue spalle. Gono lo superò senza neanche calcolarlo, dirigendosi verso il cestino accanto alla porta; Hiroyuki si mise a fissarlo mentre quello temperava la sua matita.
Sapeva bene che Gono non c’entrava niente, che non aveva certo qualche colpa… ma non riusciva davvero a sopportare che fosse proprio lui l’unico lì dentro ad aver potuto conoscere la verità di Harumi. Per quanto questo stupisse lui stesso, provava una terribile, fortissima gelosia nei suoi confronti. Il solo vederlo riusciva a fargli crescere nell’animo una rabbia che mai, prima, aveva provato per qualcun altro.
Che cosa aveva fatto lui per meritarsi quell’onore? Non l’aveva mai calcolata, l’aveva sempre ignorata con freddezza, e anche in seguito il suo atteggiamento verso di lei non era cambiato di molto. Non aveva mai dimostrato la minima volontà di aiutarla, mentre lui e gli altri sì, mille volte! Anche quando aveva perso la sua catenina, Gono si era forse degnato di cercarla? Neanche per idea! Mentre loro avevano perso l’intera giornata a cercare.
“Sei stata ingiusta, Harumi…” pensò, abbassando lo sguardo sul suo banco.
Gono soffiò sulla punta della matita per eliminare gli ultimi trucioli, e poi – impassibile com’era venuto – si affrettò a tornare al suo posto. Hiroyuki rialzò appena la testa, quel tanto che bastava per osservarlo senza farsi troppo notare. E fu così che vide. In realtà fu una cosa tanto veloce che probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. O forse era sembrato a lui, perché era troppo roso dalla gelosia… ma Gono aveva esitato davanti al banco di Harumi. Aveva esitato e in quell’istante brevissimo nei suoi occhi verdi era passata una luce, un’espressione che Hiroyuki giudicò subito inequivocabile. Anche Gono la stava cercando. Anche lui in quel secondo aveva mostrato con gli occhi tutta la preoccupazione che serbava nel cuore per Harumi. La preoccupazione di un amico. E fu questo a farlo scattare.
“Smettila di guardare quel banco!” urlò Hiroyuki fuori di sé, balzando in piedi e lanciando lanciandogli un’occhiata fulminante.
L’intera classe piombò nel silenzio più assoluto: tutti si erano bloccati, allibiti per la reazione di Hiroyuki. Anche Gono era rimasto pietrificato davanti a quell’assalto, e continuava a fissarlo quasi senza capire se quelle parole fossero riferite effettivamente a lui.
Hiroyuki continuò a guardarlo con occhi di fuoco; si sentiva la faccia in fiamme, tanto si era innervosito. Gono, al contrario, era pallidissimo, ma la sua espressione non tradiva il turbamento che di certo lo aveva colto almeno per un attimo. Abbassò rapidamente gli occhi verdi, e poi li riposò sul volto del bambino: avevano di nuovo assunto la solita espressione distaccata. Senza dire una sola sillaba, Gono riprese a camminare verso il suo banco, vi si sedette e, come se niente fosse, tirò fuori un libro e si mise a leggerlo.
La madre superiora scelse proprio quel momento per entrare in classe e si stupì molto nel ritrovarsi davanti a quello strano spettacolo: invece del solito cicaleccio mattutino al quale i suoi bambini l’avevano abituata, nella classe regnava il più assoluto silenzio. Hiroyuki se ne stava in piedi, davanti al suo banco, con aria tiratissima a guardare il vuoto, mentre tutti gli altri avevano dipinta in volto una espressione talmente sbigottita e frastornata da sembrare caricature di se stessi.
“Buongiorno…” li salutò perplessa, “Ma che cosa succede oggi?”
Nessuno aprì bocca. L’unico risultato di quelle sue parole fu quello di far sedere Hiroyuki, senza comunque riuscire a sbloccarlo da quella specie di trance che pareva averlo preso.
La donna non riusciva a capire, ma a quanto sembrava si doveva essere accumulata un sacco di tensione in sua assenza, e probabilmente l’inizio delle lezioni avrebbe potuto stemperarla. Per cui si affrettò a salire in cattedra e a cominciare.
Una manina si levò in alto, aspettando di essere interpellata.
“Sì, Rui? Cosa c’è?” la chiamò la suora, col gesso ancora in mano.
La bambina esitò un istante, guardando prima Hiroyuki e poi Mami che le stava accanto.
“Ecco… volevo sapere…” tentennò ancora. Poi, spinta dagli sguardi d’incoraggiamento di Mami e Yu, continuò: “…Volevo sapere dov’è Harumi, madre…”
La donna si voltò e prese a scrivere la data sulla lavagna. “In camera sua.” Spiegò, “Per oggi non verrà. E adesso cominciamo la lezione.”

  
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