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Autore: Charlie Cleaver    29/05/2013    2 recensioni
"Solitamente sono le persone più sarcastiche ed acide ad innamorarsi."
Alexandra Gascoyne, attrice australiana di film indipendenti, non può certamente concordare con una frase così stupida.
Nemmeno dopo essersi trovata davanti all'amico di suo fratello James.
La sua scelta è chiara e palese: non ha intenzione di innamorarsi, men che meno di qualche attore ricoperto di splendente celebrità. Nemmeno se l'attore in questione è Tom Hiddleston.
***
« Sei solito mettere le mani dove ti pare? »
Chiese Alexandra con insolenza, mentre portò gli arti ad incrociarsi sul petto.
Tom venne preso di sprovvista, non sapendo cosa rispondere.
« Mi verrà tagliata la mano, per caso? »
Domandò a quel punto, incuriosito da quella reazione.
«Può anche darsi, Mr Hiddleston, può anche darsi. »
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Heart'
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Un leggero avviso che preferisco inserire all'inizio del capitolo.
Solitamente non lo faccio mai, ma siccome questo capitolo è introspettivo ho deciso di dividerlo in due parti. La prima riguarda i pensieri di Alexandra e la seconda Tom.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XVII

- Pioggia -

 

 

 

 

 

Da quando Tom era uscito di casa, Alexandra non aveva versato una sola lacrima. Non aveva sentito le guance informicolarsi, né il corpo farsi più pesante.
Niente di tutto ciò si era creato in lei e questa era la cosa che la preoccupava maggiormente.
Appena aveva l'aveva lasciata, se n'era rimasta davanti alla porta in silenzio, a fissarla per dieci minuti pieni.

Quella era la sua lenta agonia ma non batté ciglio.

Perché non piangeva disperatamente? Perché non aveva aperto la porta per raggiungerlo, chiedergli scusa e urlargli a squarciagola che lo amava?
Cosa c'era, fondamentalmente, di sbagliato in lei da non potersi comportare come una persona normale?
Ecco come aveva passato l'intera giornata: a porsi questa sciocche domande a cui non avrebbe mai trovato risposta finché, prima di tutto, non avrebbe ammesso a se stessa di essere in errore.

E quando avrebbe dovuto crucciarsi su come sistemare la questione e chiedersi, effettivamente, quali fossero i suoi sbagli, Alexandra non faceva altro che domandarsi cosa Tom stesse facendo in quegli attimi e soprattutto come stesse reagendo ad una situazione simile.
Se c'era qualcuno che poteva aiutarla in questo era di sicuro suo fratello James.

Il miglior amico del suo ragazzo doveva per forza sapere qualcosa.
Era addirittura tentata a sentire prima Luke, l'agente di Tom, tuttavia aveva la percezione che sei mai l'avesse fatto di sicuro l'avrebbe rimpianto.

La scelta più azzeccata fu esattamente suo fratello, ma prima di poter parlare con lui dovette passare un giorno intero.

Tutta la notte non ci fu che la pioggia a sostituire le lacrime che Alexandra non riusciva a versare. Una pioggia che continuò per diversi giorni.
Non dormì un solo minuto.
Gli occhi sbarrati verso il lato sinistro del letto, dove Tom era solito dormire quando si fermava lì.
Sfiorò con una mano il cuscino vuoto al suo fianco.

Nemmeno un solo sospiro.
A quel punto si ricordò di un pezzo di un libro: Jane Eyre.

Credete che sia un automa? ... una macchina senza sentimenti?

Alexandra lo era davvero ma non c'era un cambio d'idea, una frase che potesse confermare il contrario.

Nessun Signor Rochester che si rivolgeva a lei con parole confusionarie fino a quando lei non si sarebbe palesemente dichiarata.

La cosa la rattristiva molto perché per una volta voleva un lieto fine come tutte le persone normali. Desiderava non essere la cattiva della situazione ed uscire dagli schemi di un film che non le sarebbe mai piaciuto.

A quanto pare non poteva essere così...

« Perché, Alexandra? Tom mi ha detto tutto. »

Come promesso, il giorno seguente James andò da lei e, evidentemente, conosceva bene la situazione.

« Così avrai la sua versione e la mia. Peccato che entrambe combacino alla perfezione. »

Un modo molto contorto per affermare di aver sbagliato.

Tuttavia un conto era sapere di aver torto, l'altro cercare di riparare ai propri errori.

« Mi ha detto che non l'hai chiamato e che non gli hai mandato nessun messaggio. »

Alexandra ebbe la percezione che suo fratello fosse furioso con lei, mentre se ne stava seduta sul divano, come se non fosse successo qualcosa, fissandolo stare in piedi, con i nervi a fior di pelle. Alla fine era un problema suo, perché scaldarsi così tanto per una cosa che non lo toccava direttamente?

Apparentemente l'attrice non mostrava alcun segno di tensione: il suo sguardo era tranquillo, la posa assunta per nulla in trazione e il tono di voce calmo e piatto.
Era dentro di lei il vero problema. Tutta l'ansia e l'irrequietezza erano bramose di uscire allo scoperto, ma Alexandra ormai aveva la strabiliante capacità di tenere tutto dentro di sé, senza lasciare che nulla trapelasse.

Prima o poi, tuttavia, sarebbe esplosa e qualcosa le diceva che sarebbe successo presto.

« Cosa potevo dirgli? Sicuramente non avrebbe voluto ascoltarmi. »

Rispose, con lo sguardo – assente – chino verso la propria maglia. In un attimo James si avvicinò a lei, in modo tale che avesse la sua totale attenzione.

E la ottenne con la voce grossa.

« Perché cazzo parli come se non te ne fregasse niente?! » e non le diede il tempo per rispondere perché suo fratello si trovò sul punto di riversarle addosso tutto ciò che pensava. « Per anni ti ho guardata soffrire in silenzio con quel dannato francese che tanto ti sforzavi di ammirare! E per una volta, una sola volta, che hai trovato l'uomo che fa per te, che ti capisce e che ti rispetta, tu cosa fai? »

Si rivolgeva con un tono così autorevole che non si confaceva per nulla al ruolo di fratello minore. Quello, tuttavia, non era il momento più appropriato per criticarlo, pertanto lo lasciò continuare parlare.

« Non sei in grado di ricambiarlo? »

« Io ricambio quanto lui sente. »

« E allora qual è il problema, Alexandra? Perché non puoi dirglielo semplicemente? »

Tutte quelle domande la stavano opprimendo e per un attimo ebbe la sensazione di ritrovarsi con le spalle contro il muro. Si alzò di scatto dal divano, cercando di trattenere e, di conseguenza, di placare il suo attuale nervosismo e tutta la tensione accumulata.

Non parlò, non gli diede una risposta alla quale, in ogni caso, non sapeva come replicare.

Dire Ti amo era forse la cosa più difficile che Alexandra potesse concepire e chi le stava attorno non poteva realmente comprendere il suo punto di vista.

In quella situazione, però, non voleva minimamente trovare una scusante per le sue azioni, ma doveva cercare un modo per capire di aver sbagliato.

Si passò una mano sul volto, chiudendo gli occhi un secondo dopo.

Sentì i passi di James avvicinarsi a lei, fino a quando due mani non si posarono sulle sue spalle.

« Come ci soffri tu ci soffre anche Tom. Ti prego, fai pace con lui. »

Il tono di voce del fratello era completamente cambiato. Pacato, tranquillo. E quando si voltò per guardarlo aveva un sorriso lieve sulle labbra.
Certe volte si sentiva piccola rispetto a lui e per quanto fosse il minore tra i due a volte si dimostrava più maturo di quanto fosse Alexandra.
« Sa che non sei una persona normale... » James a quel punto rise, provocando lo stesso nella sorella. « … ma ti ama per questo. »

E pronunciate tali parole, il giovane Gascoyne diede un bacio sulla fronte di Alexandra.
Non c'era altro da dire. Ora tutto stava nelle mani della donna.
Doveva risolvere quella situazione prima che tutto scemasse.
Prima che Tom la lasciasse andare per sempre.

 

 

 

***

 

 

 

Se Alexandra non era in grado di versare una sola lacrima e di rimanere apparentemente impassibile all'intera situazione, Tom era veramente arrabbiato.
Furioso con se stesso, con la propria ragazza e col mondo che non girava mai nel verso giusto.

L'aveva conquistata con estrema difficoltà. Prima era stato odiato, quasi insultato. Poi c'era stato l'amore e nessuno li aveva più fermati. O almeno così credeva.

Invece i piani non erano andati come desiderava e ora tutto gli si era sgretolato tra le mani.

La prima persona che aveva sentito era stata James. Chi meglio del suo miglior amico, nonché fratello della suddetta ragazza poteva chiarirgli le idee?
Tuttavia, quella volta, Tom non volle cedere alle solite parole come Sai com'è fatta e altre varianti.

L'amava davvero e più passava il tempo con lei, più sentiva che quella sensazione si stava sviluppando e in modo piuttosto profondo.

Dopo aver sentito James si era rivolto a Luke, come se lui potesse dire qualcosa a proposito.

E non riuscì a non essere furioso con lei e al tempo stesso deluso.
Come potevano definirsi tutti quei giorni, mesi passati insieme?
C'è chi avrebbe detto che stava esagerando, che forse aveva ingigantito tutta quella situazione, ma questa volta Tom voleva far durare la relazione con Alexandra e non lasciarla svanire come con le sue precedente.
Quella notte l'attore inglese andò a dormire decisamente presto. Niente tv, niente computer. Niente di niente.
Solo coperte calde e una tazza di tè, prima di lasciare andare in un sonno pesante.
Della pioggia notturna, che a quanto pare era decisa a scendere per giorni, si accorse solo quando si alzò dal letto e andò a spalancare le tende.

Il suo sguardo non era più irato, ma c'era una certa delusione nei suoi occhi. E sembrava stanco.
Si passò una mano sul viso, prima di scendere al piano inferiore. Aveva lasciato lì il cellulare, spento, per tutta la notte e in qualche modo era curioso di vedere se c'era qualcosa per lui.
Non poté negare a se stesso di aver sperato per un solo secondo che Alexandra avesse tentato di chiamarlo o mandargli un messaggio, ma l'unico mittente era James che, ovviamente, si preoccupava per lui.

Almeno per un po' non voleva sentire nessuno, men che meno lui.

Per quanto fosse stato gentile con lui, disponibile ad ascoltarlo e tutto quanto il collegamento con Alexandra era fin troppo palese e i rischi erano due: o si innervosiva ancora di più o avrebbe guidato fino a casa sua e le avrebbe urlato addosso tutto ciò che sentiva dentro di sé.

Se avesse mantenuto la calma non avrebbe fatto nessuna delle due cose.
E così fu.
Sbrigò alcune faccende con Luke, senza citare un solo avvenimento di quella faccenda spinosa, riguardo degli incontri e quant'altro, per poi non muoversi di casa.

Solitamente quando stava davanti al computer, si interessava a guardare svariate cose che ovviamente non c'entrassero con lui.

Gli venne tuttavia spontaneo dare un'occhiata alle foto dei BAFTA, involontariamente obbligando se stesso a rivivere quanto passato.
Piacevole serata, fan eccezionali come sempre ma Alexandra non era con lui.

In ogni foto Tom era sempre sorridente, nonostante il tempo mite e la pioggia che era caduta su Londra proprio quella sera. Rimase sorpreso da se stesso e dalla sua capacità di nascondere lo sconforto che lo aveva colpito durante il passaggio sul ben noto tappeto rosso.

E poi... poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Si avvicinò allo schermo del pc, assottigliando la vista per un solo secondo.

L'attore aveva un ombrello in mano, le labbra leggermente dischiuse, mentre si apprestava a firmare qualche autografo.

E alle sue spalle riuscì bene ad individuare Alexandra.

Quindi non solo l'aveva evitato per tutta la serata ma gli era addirittura passato accanto senza nemmeno degnarlo di un saluto.

Più di ogni altra cosa quell'immagine lo fece infuriare.

Con un click molto veloce col mouse, uscì da quella pagina internet e velocemente si alzò dalla sedia.

Per un attimo ritornò il silenzio di casa sua tuttavia venne interrotto da un sonoro colpo dato al tavolo con la sua mano.

« Fanculo! »

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Eccoci qui. Un flusso di pensieri dei nostri protagonisti ma dal prossimo capitolo ci sarà il loro incontro.

*Fischietta come se nulla fosse*

Al prossimo capitolo,

 

Charlie

 

 

 

 

   
 
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