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Autore: Mokona_    29/05/2013    2 recensioni
Buonsalve!
Finalmente ci siamo...la tanto attesa jerza week è arrivata! E Mokona è pronta a dare il meglio di sé, per cercare di rendere giustizia al suo OTP....con riferimenti/accenni nalu, gruvia, gale e anche lami, che non guastano mai.
Day 1: Hope
Day 2: Freedom
Day 3: Atonement
Day 4: Stars
Day 5: Promise
Day 6: Love
Day 7: Forever
Dal capitolo 7:
"Fu un pomeriggio del Dai Matou Enbu che Erza riuscì finalmente, grazie all’aiuto di Mira e Ultear, ad ottenere la verità da parte di Jellal.
Le due malefiche matchmaker avevano trovato il modo per chiuderli in uno sgabuzzino, costringendoli così ad una vicinanza tutt’altro che sofferta, ma che non consentiva loro di stare più lontani di cinque centimetri l’uno dall’altra".
Happy jerza week!
Enjoy your read!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4-stars Day 4:
Stars
 



Erza si rigirò nel letto, più e più volte.

Poi aprì gli occhi, che non ci misero più di qualche secondo ad abituarsi all’oscurità della stanza.
Il buio l’avvolgeva, ma riusciva a distinguere le sagome di Lucy e Wendy, e a sentire il loro respiro regolare, l’unico suono che interrompeva il silenzio della notte.
Quel giorno le sfide del torneo erano state alquanto pesanti per entrambe, ed erano crollate non appena si erano messe a letto. Anche la maga del requip era consapevole che avrebbe dovuto dormire in vista dei giorni successivi, ma, purtroppo per lei, il sonno sembrava averla totalmente abbandonata.
Dopo aver provato, senza successo, ad addormentarsi di nuovo contando torte alle fragole, si alzò dal letto, indossò una camicia leggera e una gonna uscì e dalla stanza, premurandosi di chiudere la porta a chiave; non voleva ritrovare Natsu nel letto di Lucy, come nei giorni precedenti, ed essere svegliata dalle urla della maga degli spiriti stellari e dalle flebili scuse del drago:”Ma il tuo letto è più comodo!”.
Erza sorrise al pensiero, pensando a quanto patetiche fossero quelle parole. Ormai tutti si erano resi conto della natura dei sentimenti dei due compagni di team; tutti, tranne i diretti interessati.
Non che lei potesse dire qualcosa a riguardo, vista la sua stessa situazione.
Fu con questi pensieri che la maga raggiunse la fine del corridoio, e varcò la porta che portava al grande terrazzo.
Inspirò l’aria fredda della notte, pensando che forse sarebbe stato mettere qualcosa di più pesante, e osservò la luna piena, alta e luminosa nel cielo. Si appoggiò alla ringhiera finemente decorata dell’albergo, iniziando a far vagare lo sguardo sui tetti fiocamente illuminati di Crocus. Alzò poi la testa, accorgendosi così di trovarsi sotto un meraviglioso manto stellato.
Le erano sempre piaciute le stelle.
Le era sempre piaciuto osservarle, da quella volta.
 
 

 
“Erza! Svegliati, Erza!”
La piccola bambina aprì piano gli occhi, stropicciandoseli con le mani sporche, mettendo dopo qualche secondo a fuoco il volto raggiante di Jellal. “Alzati, devi assolutamente vedere una cosa!”
La bambina, seppure ancora scombussolata, si lasciò prendere la mano e guidare fino all’esterno del dormitorio.
Appena varcata la soglia strinse di più la mano dell’altro, nascondendosi dietro di lui, mentre la paura che qualcuno li vedesse e la portasse con loro la svegliava completamente.
Lui rispose alla stretta, e le regalò un sorriso.
“Tranquilla, nessuno va in giro a quest’ora.
Fidati di me.”
Erza si sciolse alla vista di quel sorriso e di quello sguardo così deciso, e, mentre un lieve rossore le imporporava le guance, annuì convinta.
Anche se aveva detto che non giravano guardie, Jellal preferì comunque essere prudente: prese stretti cunicoli secondari, , che aveva imparato a conoscere come le sue tasche, in quegli anni di prigionia adatti solo a loro bambini.
Dopo qualche minuto raggiunse un’apertura che Erza non aveva mai imboccato.
Jellal le lasciò la mano:”Erza, chiudi gli occhi.”
Lei fece come le veniva chiesto.
Si lasciò condurre in avanti per un paio di passi, fino a che non sentì il freddo pungente della notte, e lui disse, la voce che non riusciva a non tradire il suo entusiasmo, che poteva guardare.
La bambina aprì piano gli occhi, senza sapere cosa aspettarsi.
Si trovò davanti allo spettacolo più bello che avesse mai visto al mondo: il cielo stellato.
Certo, in passato aveva già visto quei puntini luminosi brillare nel cielo, ma….Da quanto tempo era che non vedeva le stelle?
Erano sempre state così luccicanti?
Jellal sorrise nel vedere gli occhi e il volto della sua migliore amica riempirsi di stupore e gioia. Anche lui alzò poi lo sguardo, ammirando la via lattea; ma abbassò la testa quasi subito.
La stella che preferiva era molto più luminosa, brillante e bella di tutte le altre.
Erza lo guardò felice, regalandogli un raro sorriso pieno di gioia e gratitudine.
Poi gli corse incontro, abbracciandolo stretto.
Lui non riuscì a fare a meno di arrossire, stupito da quel gesto; appena ebbe superato il piccolo shock ricambiò l’abbraccio, godendo del calore che quella vicinanza gli procurava.
“Arigatou naa, Jellal.” Sussurrò piano Erza contro il suo petto.
“Sono qui per te.” Rispose lui semplicemente, guardandola con dolcezza.
Si misero seduti sulle dure rocce, gli occhi pieni del cielo sopra di loro.
Rimasero in silenzio per un po’, finché Jellal non parlò di nuovo:”Erza…Quando saremo liberi ti porterò di nuovo a vedere le stelle. Le guarderemo insieme, ma in un posto molto più bello di questo, e il giorno dopo non saremo più costretti a lavorare, perciò potremmo godercele tranquillamente. Insieme.
Te lo prometto.” 
 


 
 
Erza dopo quelle parole non ricordava più nulla; probabilmente si era addormentata sulla sua spalla, e lui l’aveva riportata nella loro stanza in braccio, come in verità aveva fatto più di una volta.
L’ipotesi secondo lei più probabile però era che quello fosse stato solo un sogno.
Sta di fatto che da allora aveva iniziato ad amare le stelle, più di quanto avrebbe mai creduto.
Cercò inutilmente di cambiare posizione, in modo da avere una visuale migliore: si sedette sulla ringhiera, dando le spalle al vuoto, inclinando pericolosamente la testa all’indietro, per poi stendersi completamente su di essa, e in seguito provare più semplicemente ad appoggiarvi i gomiti.
Sbuffò contrariata, dopo aver assunto le posizioni più assurde, quando capì che non c’era alcun modo per farlo senza che le venisse un gran torcicollo.
E sentì qualcuno ridacchiare, divertito da quella scenetta. La maga si voltò di scatto, imbarazzata, chiedendosi chi fosse la persona misteriosa, e cosa diavolo ci facesse lì a quell’ora della notte.
Dovette guardare bene per distinguere dalla parete scura una sagoma alta, avvolta in un mantello nero.
Jellal le sorrideva da sotto la maschera, appoggiato al muro, gli occhi che gli scintillavano nell’oscurità.
Erza si rilassò un poco, cercando di non pensare alle posizioni a dir poco imbarazzanti che aveva assunto poco prima, e ringraziando l’oscurità di quella notte, che le copriva il rossore sulle guance.
“Da quanto tempo sei lì?” Gli chiese.
“Dall’inizio –rispose lui, con il solito baritono - Ho cercato l’energia magica di Zeref fino a poco fa, poi sono venuto qui.” Aggiunse, senza smettere di sorriderle.
Lei annuì, chiedendosi se avesse mai dormito dall’inizio del torneo.
Un calmo silenzio si andò dilatando fra loro, lei che aveva ripreso a guardare le stelle, lui che preferiva continuare a guardare la maga.
Fino a quando non ebbe un’idea.
“Sai, Erza, dovrei farti vedere una cosa.
Se ti fidi di me.”
Titania lo squadrò per qualche secondo, poi annuì.
Il mago rientrò nell’albergo, e lei lo seguì silenziosa, lasciandosi prendere dal movimento ipnotico che prendevano le  grandi spalle dell’uomo davanti a lei.
La condusse attraverso i corridoi dell’edificio, per poi imboccare le scale; quando raggiunse la cima e si trovò davanti ad una porta si voltò verso di lei, chiedendole di chiudere gli occhi.
Lei fece come richiesto, una strana sensazione di dejà vu che l’avvolgeva, e si lasciò condurre all’esterno.
Quando, al “Adesso puoi guardare” di Jellal appena sussurrato contro il suo orecchio, Erza aprì gli occhi, si trovò sotto lo spettacolo più bello e magico al quale avesse mai assistito.
Sopra di lei risplendeva un manto blu, costellato da una miriade di piccoli ma intensi puntini luminosi, alcuni dei quali si concentravano in una scia azzurra, più chiara, la via lattea. Come se non fosse abbastanza, sembrava che ci fossero alcuni macchinari che riuscivano a proiettare nel cielo fasci di luce di diversi colori, in modo da ricreare un fenomeno simile a quello dell’aurora boreale.
Abbassando lo sguardo, poi, si poteva avere una visione a 360° di Crocus; la luna piena e le stelle, aiutate anche dalle altre luci, illuminavano il tutto, accentuando i chiaroscuri che si formavano di tetto in tetto.  Presa com’era da quello spettacolo, Erza quasi non sentì la voce di Jellal:”Non so se ricordi, ma…Dovevo mantenere una promessa.”.
A quelle parole il cuore della maga saltò un battito, mentre i suoi occhi si coprivano di un velo di lacrime. Non solo aveva scoperto che quello che pensava fosse stato solo un bellissimo sogno era realtà, ma per di più Jellal, dopo tutto quel tempo, e dopo tutto quello che aveva passato, se n’era ricordato, e aveva mantenuto quella promessa.
E allora Erza, quasi seguendo uno schema già fissato, gli andò incontro e l’abbracciò, ripetendo le stesse parole di quella volta:”Arigatou naa, Jellal.”
E lui, proprio come allora, ricambiò l’abbraccio.
“Sono qui per te.” Disse sorridendo, iniziando a carezzarle i capelli.
Lei si allontanò dal suo petto, senza sciogliere l’abbraccio, per guardarlo negli occhi, in cui si rispecchiavano le stelle.
“Ne, Jellal, saresti disposto a farmi un’altra promessa?”.
Lui la guardò per qualche secondo, cercando di interpretare lo strano scintillio e la malcelata ombra di dolore nei suoi occhi color cioccolato, poi annuì.
“Prometti che non scapperai più.”.
E il mago, pur temendo delle conseguenze che avrebbe potuto avere un assenso, rispose:
”Lo prometto.”
Non ebbe il tempo di fare altro; prima che il suo cervello avesse potuto registrare qualsiasi altra informazione, le labbra di Erza erano già sulle sue.
Il fuggitivo spalancò gli occhi, mentre sentiva il sangue salire alla testa e il corpo della maga premuto contro il suo; la sentiva tremare impercettibilmente.
Tremava, perché aveva paura, una paura matta che Jellal, nonostante le parole appena pronunciate, sarebbe scappato di nuovo.
Ma lui non scappò.
Rispose al bacio, che divenne velocemente sempre più passionale; una battaglia di lingue e denti, nella quale nessuno dei due sembrava avere intenzione di darla vinta all’altro.
L’aria non faceva in tempo a separarli, che già avevano ripreso la loro personale battaglia; una battaglia contro se stessi, contro chi li ostacolava, contro il mondo.
E questa volta Jellal non fuggì, ma l’affrontò, rispondendo a tutte le domande che Erza gli pose.
Rimasero a baciarsi a lungo, sotto la luna piena e il cielo sereno.
Le stelle furono le uniche a venire a sapere di quella promessa, e di quei baci rubati al destino.
 
 


 

Angolino di Mokona_ 
Buonsalve, e happy day 
4 a tutti!! Ho troppi jerza feelings in questi giorni <3 
Ilovemybabiesttomuhcijustcan’tstopfangirlashell.
 
Sul serio, ne sono follemente innamorata <3
 
Giusto per informazione, questa week è anche il mio modo per festeggiare il fatto che siano diventati il mio OTP di tutti gli OTP da più o meno un anno esatto. È un record assoluto, nessun altro pairing c’era mai riuscito, prima.
 
Potere della jerza.

Ci leggiamo (?) domani
 
Kiss 
Mokona_
   
 
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