Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: _Frency_    29/05/2013    1 recensioni
Dal testo:
[...] Lei, la ragazza senza nome dallo sguardo assente, aveva dei meravigliosi occhi verdi speranza. Una speranza così forte e disarmante da palesarsi in tutta la sua meraviglia. E tutta la speranza che celava in fondo a quegli specchi smeraldini sembrava aver abbandonato il suo corpo, per andare a rifugiarsi solamente nei suoi occhi. [...]
Lei si chiama Nesta. Come il secondo nome del famoso Bob Marley. Non è nessuno e non cerca di diventare qualcuno. Agli occhi di molti è senza età, e ad altrettante tante persone appare molto più trasandata e provata dei suoi coetanei. Ha una famiglia numerosa, ma non ha genitori. Anzi sì, ci sono, però sono lontani. O forse è lei ad essere distante da loro. Patita del reggae, è una fumatrice incallita e odia ballare. Non è bella, almeno non a prima vista: è strana.
Quando i Tokio Hotel al gran completo fanno la sua conoscenza, è un caso: Bill e Nesta sono ricoverati nello stesso ospedale, ma per motivi ben differenti. Nesta non ha paura della morte, ma non per questo si definisce coraggiosa, no. Lei si definisce incosciente. Quando la sua vita si ritrova legata a quella di "quattro mocciosi ricchi sfondati" come li definisce lei, non è felice. Affatto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7: Fight.

§

 

I due ragazzi si erano fermati a lungo a osservare il panorama, e solo verso mezzanotte Tom si era riavviato verso casa, le immagini di quella serata inusuale che gli riempivano la mente. Non si erano certo persi in chiacchiere, ma ancora una volta si erano ritrovati a parlare di tutto e di niente con estrema facilità.

-Cosa pensi che ci sia dopo?- domandò lei.

-Dopo? In che senso?-

-Oltre l’ultima linea di luci artificiali, che cosa c’è?-

-Non lo so, penso un’altra città-

-E dopo?-

-Perché lo vuoi sapere?-

-Dimmi quanto dopo arriva la libertà- rispose lei, in un flebile sussurro.

Tom era rimasto molto sorpreso da quella richiesta così strana.

-Io… Nesta, io non lo so quanto dopo arriva la libertà-

-Secondo me non arriva proprio. Semplicemente, devo essere io a fare di ciò che mi circonda la libertà- ribatté Nesta con naturalità disarmante, mentre si accendeva l’ennesima sigaretta.

-Lo trovo un ragionamento un po’ contorto-

-Non è contorto: sei tu che lo rendi tale-

Il ragazzo, dopo quell’ennesima uscita, distese apertamente le labbra in un sorriso, ricevendo in cambio un’occhiata interrogativa dalla ragazza.

-Parlare con te è divertente, lasciatelo dire Nesta-

In effetti, era stato davvero un divertimento per il chitarrista ascoltare le idee di quella ragazza. Ora, però, doveva ritrovare il contegno, e soprattutto doveva farsi perdonare da quel testardo di suo fratello.

Un’altra alle prese con brighe famigliari era proprio Nesta. Al rientro a casa sua sorella Jacqueline era davanti al portone ad aspettarla, le mani sui fianchi e l’espressione adirata. Gli occhi scuri, identici a quelli di Chris, erano assottigliati pericolosamente. Le labbra carnose erano contratte in una smorfia di disappunto, mentre le dita tamburellavano sui fianchi coperti dalla canottiera blu. Le due ragazze si assomigliavano abbastanza fisicamente, ma Jacqueline era decisamente più formosa della mingherlina Nesta, e la sovrastava di un paio di centimetri. I capelli scuri, lunghi e riccioluti, le ricadevano disordinatamente sulle spalle, in un groviglio scompigliato. La ragazza non rimase particolarmente sorpresa da quella versione ben poco rassicurante di sua sorella, e nemmeno ne fu sorpresa. Una volta che entrambe misero piede in casa e la porta si fu richiusa alle loro spalle Jacqueline aprì bocca.

A Nesta, da piccola, sua sorella non aveva mai incusso un particolare rispetto: era solamente una ragazza poco più grande di lei che aveva la sfortuna di condividere il suo stesso sangue. Ora, però, si rendeva conto della forza d’animo di sua sorella. Jacqueline era sempre stata la maggiore tra tutti e bene o male si era presa cura di tutta la progenie dei coniugi Green, decisamente non annoverabili tra i genitori esemplari. Jacqueline non aveva mai ricevuto molti aiuti, ma ne aveva dispensati tanti a loro. In quel momento, Nesta capiva perfettamente la rabbia e l’irritazione della sorella, ma non riusciva comunque a sentirsi in colpa.

-Dove sei stata? Avevi detto che saresti rincasata presto questa sera: Daphne e Denise erano parecchio sconsolate- cominciò la ragazza.

-Mi spiace, ma ormai dovrebbero esserci abituate- sbottò Nesta, gettando in un angolo le scarpe e raccogliendo i capelli sul capo in una coda improvvisata.

-Ti dispiace? Sei un’egoista, ecco cosa! Pensi sempre e solo a te stessa, ragazzina- sbraitò Jacqueline, infervorata.

Per assurdo la prima cosa che pensò Nesta fu che capiva come si sentiva Tom quando lei lo chiamava “ragazzo”, perché era l’equivalente di “ragazzina” per lei. Lei aborriva essere soprannominata con quel nomignolo, a sua detta, idiota. E inappropriato ad una ventenne come lei.

-Non chiamarmi ragazzina, J-Line- ecco il soprannome che avevano affibbiato i quattro fratelli alla sorella maggiore.

Chris la sbeffeggiava sempre per quel nomignolo, che diceva fosse più adatto ad un rapper o ad un dj, piuttosto che a una povera in canna come lei.

-Perché, se no che fai? Sei solo presuntuosa e incredibilmente cocciuta, lasciatelo dire-

Il litigio avrebbe potuto protrarsi per ore, di quel passo. Ma nessuna delle due aveva voglia di sprecare fiato al momento.

-Senti, dimmi perché mi stai urlando contro così la risolviamo subito- sbottò Nesta.

-Perfetto! Apri bene le orecchie, perché non mi ripeterò: in questo ultimo periodo hai esagerato, ok? La cosa non mi sta per nulla bene, soprattutto per il fatto che ti sei fatta ricoverare ben due volte, e una nemmeno in ospedale-

-Tutto qui?-

-No, affatto. Non mi sta bene che sputtani i soldi che io e tuo fratello guadagniamo con fatica, chiaro? Vuoi comprarti la roba? Bene, comincia a lavorare e a tirar su i soldi necessari per pagartela, altrimenti comincia a disintossicarti, che ti farebbe solo bene!- urlò Jacqueline, incurante ormai di svegliare le due gemelline.

Nesta aveva smesso di ascoltarla, e si era diretta a passo veloce nella sua stanza. Nemmeno lì, però, sua sorella parve volerle dare pace.

-Scappi? Non ho finito, Nesta! Cresci un po’, per l’amor di Dio, e impara a prenderti le tue responsabilità-

-Ma sentila!- sbottò la ragazza contrita.

-Come se tu fossi meglio di me! Come se la maggior parte della volte tu non te ne andassi senza dire niente!- aggiunse poi iraconda, gli occhi verdi assottigliati pericolosamente.

-Stupida, se me ne vado c’è un motivo! Mi faccio in quattro per cercare un lavoro fisso, e scusa tanto se è necessario girare tutti i locali della zona- sibilò.

Per Nesta fu come ricevere un pugno in pieno petto; rimase senza fiato, con gli occhi sgranati, per un attimo. Non aveva mai pensato una cosa simile. Mai. Nonostante fosse una ragazza sveglia, l’idea che sua sorella si adoperasse tanto per loro non le era balenata per la mente neanche una volta. Forse era perché lei non sarebbe mai arrivata a tanto, nonostante volesse bene ai propri fratelli. Tutto in una volta si sentì sciocca, superficiale e ingenua. Avrebbe fatto di tutto, però, per non dimostrarlo a sua sorella, che la fronteggiava sicura. Certa di essere dalla parte del giusto.

-E tu, invece? Tu con chi passi le tue giornate vuote?- domandò Jacqueline, secca.

Giornate vuote… Con chi?

Se c’era una cosa che Nesta non aveva mai fatto, era parlare di Tom e dei Tokio Hotel a sua sorella. L’aveva accennato solo a Chris, che non si era dimostrato troppo contrariato. Peccato che J-Line fosse l’opposto di Christian.

-Io le passo con il mio gruppo- biascicò lei, cercando di mostrarsi convinta.

-Il tuo gruppo? Vaffanculo Nesta, non prendermi in giro!- ringhiò l’altra, mentre, inosservate, due testoline bionde facevano capolino dalla porta della loro stanza.

-Sono giorni che non li vedo gironzolare nei dintorni, mentre nostro fratello mi ha accennato di un certo ragazzo. Sbaglio?-

La voce di Jacqueline invitava silenziosamente Nesta a ribattere, a sprofondare ancora di più nella sua fossa. Purtroppo, lei era solita a raccogliere ogni tipo di sfida. E la voce di sua sorella sapeva celare benissimo certe…trappole.

-Dimmi chi è-

Non era una domanda, o un invito, o una proposta. No, quello era un ordine vero e proprio.

-È quello che ti ha aiutata quando sei stata male?- incalzò.

-Non è nessuno- sibilò, stringendosi nelle spalle.

-Nesta, non farmi perdere la pazienza: dimmi chi è- ripeté poi Jacqueline.

La giovane donna si rendeva perfettamente conto che, forse, stava esagerando, ma doveva assolutamente accertarsi che sua sorella non stesse frequentando l’ennesima conoscenza sbagliata. Purtroppo, nonostante sperasse vivamente il contrario, sapeva che Nesta si sarebbe chiusa maggiormente dopo quella specie di interrogatorio. E non le avrebbe certo rivelato nulla sull’identità di quel ragazzo.

-Cosa te ne frega a te? Umm, che cosa?-

Voglio proteggerti.

Nesta sapeva che sua sorella non avrebbe mai ammesso le sue debolezze, e in particolare il fatto che tenesse a loro.

Mi dispiace, J-Line, ma ho vinto un’altra volta.

-Bene, non mi pare che abbiamo altro da dirci- così dicendo Nesta spinse malamente la sorella maggiore fuori dalla sua camera, intercettando lo sguardo lucido delle due gemelle, nella frazione di secondo prima di sprangare la porta con un rumore sordo.
 
Qualche pomeriggio dopo la loro serata sul tetto Tom era tornato in periferia, approfittando di un impegno di lavoro rimandato. Bill aveva mugugnato parecchio, dato che aveva sperato di passare la giornata con il fratello e gli amici: Tom, invece, l’aveva liquidato con la promessa che avrebbero riguadagnato il tempo perduto.

Aveva curiosato tra le varie casupole e i palazzoni, cercando di ritrovare il locale dove era solito a incontrare Nesta. E in fatti l’aveva trovata, solo che non era fuori, ma dentro il pub. L’aveva scorta da una delle grandi vetrate annerite dal fumo di quest’ultimo, con indosso un vecchio grembiule sporco e liso in più punti e le mani impegnate a sorreggere un vassoio pieno di bicchieri. Non poteva credere ai suoi occhi.

Perché stai lavorando lì?

L’espressione della ragazza, anche da lontano, la diceva lunga su come dovesse sentirsi. Aveva gli occhi rivolti al cielo e tutto il corpo teso trasudava frustrazione e noia. Un moto di compassione animò il ragazzo, deciso a capire il motivo di quell’impiego chiaramente sgradito.

Che cosa è successo, Nesta?

Tom aspettò Nesta fino a che lei non smontò il turno. La vide uscire dalla porta sul retro del locale, il volto e le mani un po’ imbrattate di salsa e macchie scure di cui il ragazzo preferì non indagare l’origine. Le andò in contro, pieno di domande. Non gli pareva strano che una ragazza nella condizione della sua “amica” avesse bisogno di lavorare nonostante la giovane età. No, quello che trovava strano era che fosse Nesta a lavorare. Non ne avevano mai parlato di lavoro e simili, forse perché Tom non avrebbe dovuto specificare granché, mentre la ragazza avrebbe dovuto rimanere in silenzio per la mancanza di esso.
Insomma, il chitarrista non aveva idea di cosa facesse la ragazza o la sua famiglia per sopravvivere. A dire il vero, lui nemmeno gli conosceva i suoi parenti. In quel momento però importava poco. C’era lei, e il resto poteva essere rimandato.

-Nesta!-

Non doveva essere così squillante la sua voce, non poteva tradire nemmeno qualcosa di simile a felicità di rivederla. Lei, ad ogni modo, si voltò a mala pena a guardarlo, per poi continuare a camminare ignorandolo bellamente.

-Ehi, ragazza! Che fai, fingi che io non ci sia?- sbottò lui, sempre di buon umore, pensando solo a quanto fosse lunatica la ragazza.

-Non è serata, moccioso- lo smontò subito lei, lapidaria e fredda come le prime volte che si erano incrociati.

-Tsk, con te non è mai serata- sbottò di rimando lui.

La continuava a seguire però, come un fedele cucciolo segue il proprio padrone. Quando Nesta se ne rese conto sorrise amara, senza essere notata dal suo cucciolo. Continuò imperterrita a seguire la sua strada, nell’intricato dedalo di strade.

-Ehi, ma ti vuoi fermare!- la richiamò lui.

Forse non era stata una buona idea, ma il ragazzo se ne rese conto quando era decisamente troppo tardi. Nesta si era fermata in mezzo ad una viuzza malamente illuminata da un lampione, e il profilo della sua schiena tesa era chiaramente visibile al ragazzo nella penombra. Voltò il capo con lentezza, in modo quasi inquietante.

-Ragazzo, non scherzo. Vattene, non ho voglia di vederti- fece lei gelida, trafiggendolo con quel suo sguardo smeraldino. Detto questo gli voltò nuovamente le spalle, e con passo svelto riprese la sua strada, senza voltarsi indietro. Tom rimase qualche istante impalato a fissare il punto da cui lei se ne era andata. E, forse per la prima volta in vita sua, si sentì abbandonato.








My Space:

Buonasera gente!

Care, carissime Alien, ce l'ho fatta! Ho aggiornato anche questa volta, ahahah!

Allora, sul capitolo dirò giusto una cosa: Nesta e J-Line hanno avuto un significativo litigio, che avrà qualche conseguenza anche al suo rapporto con Tom. Per ora non vi svelo altro, temo sarete costretti a proseguire con la lettura! ;)

Piccola avvertenza, inerente alla storia in generale: la fanfiction avrà circa una quindicina di capitoli, e i giorni di aggiornamento saranno mercoledì e domenica.

Non mi dilungo oltre, grazie a tutti i miei lettori e lettrici, grazie a chi preferisce, segue, ricorda o recensisce. Grazie anche a chi, semplicemente, dà una sbirciatina.

Alla prossima!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _Frency_