Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: muddler    29/05/2013    2 recensioni
"sarai la salvezza di quest'estate" sorrise Justin.
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Savannah, sedicenne ribelle, viene costretta dai genitori a passare i tre mesi estivi in un campo estivo parrocchiale.
Jusitn, diciannovenne ribelle, viene costretto dai genitori a passare i tre mesi estivi in un campo estivo parrocchiale.
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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heilà, ciao bedde, è venuto giusto un poco uno schifo, ma ok..
-buona lettura-

eravamo partiti da una cinquantina di minuti, io Justin, Chaz e Ryan avevamo gli ultimi posti per merito mio, eravamo i più grandi del gruppo insieme ad altri due ragazzi di più o meno sedici anni seduti poco più avanti: Luigi e Antonio.
sentii un lieve tocco al braccio, era Justin che mi stava richiamando all’attenzione. Lo guardai come per chiedere spiegazioni, e mi indicò, con un gesto del capo, un bimbetto che s’azzuffava con Michele, ridemmo piano insieme godendoci la scena dei mocciosetti che litigavano. Alla mia sinistra c’era Chaz che messaggiava con la sua ragazza e ascoltava musica, alla mia destra Justin che ogni cinque minuti mi chiamava per farmi ridere e alla destra di Justin c’era Ryan che dormiva con una faccia buffissima. Mi sentii chiamare da Chaz, lo guardai con un’espressione interrogativa, mi mostrò la batteria del suo iphone, lessi ‘69’, risi seguita da Chaz “ma sei uno sporco lurido” continuai a ridere. Justin si gettò verso di me per ridere con noi, presi l’iphone di Chaz e glielo mostrai, un sorrisino comparve sulla sua faccia “siete due pervertiti, mi toccherà chiamare suor maria” incominciò a ridere gridando “Suor Maria” mentre io e Chaz cercavamo di farlo zittire in tutti i modi, incominciammo a fargli il solletico e devo dire che persi il controllo su di lui appena sentii la sua risata, limpida e melodiosa.
Ebbe la meglio su di me, che cercavo di divincolarmi in tutti i modi, nulla lo fermò, solo la voce di Suor Maria “ragazzi, preparatevi, cinque minuti e siamo arrivati” feci la linguaccia a Justin accompagnata da un suono fastidioso, “non cantare vittoria, quando meno te lo aspetti continuerò”.
Due ragazzine fastidiose, quelle “so tutto io” che si credono belle e a 13 anni si credono grandi, si girarono: “ma siete fidanzati voi?” chiese la più fastidiosa, “no ragazzina, ora sei pregata di girarti, mi irriti” le sorrisi strafottente per poi tornare a fare gli affari miei “vi importa?” sentì la voce di Justin roca, mi trattenni dal saltargli addosso, alzai la testa “si, perché sei bello” fece l’altra ragazzina, la guardai in cagnesco. PUTTANA.
“grazie, ma siete piccole” mi sentii sollevata e pensai ‘rosicate zoccolette’.
Il pullman si fermò in un cortile, in fondo si vedeva un portone, il solito portone per l’entrata di quella merda di campo estivo, sbuffai “già mi sono rotta di starci” dissi all’orecchio di Justin, io no, ci sei te, vedi che riusciremo a divertirci anche con suor Maria tra le palle” non si scocciava perché c’ero io?mio dio jfndjkvnds, ok, calma Savannah.. “forse hai ragione, nessun viaggio in pullman era stato così rilassante e divertente” poi svegliammo Ryan per scendere.
Suor Maria, dopo aver preso le valigie dal bagagliaio del pullman ci assegnò le stanze.
l’ala destra del dormitorio era peri ragazzi dai 14 anni ai 19, mentre quella sinistra per i mocciosetti dai 10 anni ai 13. Con me, nell’ala destra del dormitorio c’erano Justin, Chaz, Ryan e gli altri due ragazzi: Luigi, sedicenne, alto, biondo, occhi azzurri e no, non era un figo da paura, era solo carino. E insieme a lui Antonio, quindicenne, alto e robusto. Altre ragazze non c’erano nella nostra ala, c’erano nell’ala sinistra dove si trovava anche Michele e gli altri più piccoli che vennero affidati a Suor Michela, una suora cicciottella simpatica da morire. Alcuni programmi di noi più grandi erano diversi da quelli dei più piccoli, per loro, tipo, c’erano due ore di animazione, mentre per noi quelle due ore erano di svago.
la mia stanza era la ‘ 23  , quella di ogni anno, spaziosa, con un letto di una piazza e mezzo difronte la grande finestra, il parquet scuro, il piccolo armadio bianco lucido e la porta di legno, come quella d’ingresso, che dava accesso al bagno blu. Insomma, non era nemmeno tanto brutta, mi era sempre piaciuta. 
Io e tutti gli altri ragazzi eravamo nello stesso corridoio: Justin era nella stanza ‘24’ con Ryan e Chaz e dalla mia stanza li sentii dire “niente male come stanza”, sorrisi.
Oltre alla finestra c’era uno stretto balconcino che affiancava quello della stanza ‘24’ quindi andare nella stanza dei ragazzi non era così difficile poi, quindi decisi di scavalcare la piccola ringhiera che divideva i due balconi per poi bussare al vetro.
Mi aprì Justin con un espressione al dir poco strana, risi poco “la mia stanza è la ‘23’, affianco, i balconi sono tutti comunicanti” spiegai, “aaah, capisco.. attenta che stanotte vengo a rapirti” rise, dio mio e che risata.
Gettai un occhio all’orologio 11:13, “minchia!” urlai, “cosa?” fecero i tre in coro, “avete letto il regolamento?” chiesi, “uhmm..no” fece Ryan, “bene, dai qua, fino l’anno scorso alle 11 e 20, il primo giorno, si doveva stare nell’atrio per le comunicazioni” spiegai velocemente, Chaz mi passò il regolamento, saltai i primi due righi di quel fottuto benvenuto e passai al sodo.
‘per alcune informazioni, i componenti del gruppo parrocchiale sono pregati di riunirsi alle 11:20 nell’atrio’
sbirciai ancora l’orologio, 11:17, ci conveniva muoverci. “bene, dobbiamo andare nell’atrio come pensavo” dissi, “per fare?” chiese Justin, “ci daranno il programma di tutti i giorni e ci faranno le raccomandazioni, nulla di che” spiegai svogliatamente.
Ci incamminammo verso l’atrio, Ryan e Chaz erano già giù le scale mentre noi solo a metà, “sai che sei davvero carina?” ammiccò Justin mettendomi un braccio attorno alle spalle “sai che sei un tantino cieco?” mi appoggiai alla sua spalla, “no, per nulla, e ora ssh” disse infine baciandomi la guancia.
presi fuoco, diventai un peperone.
  
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