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Autore: Super Husbands    30/05/2013    2 recensioni
Il Mandarino è finalmente sconfitto, ma gli incubi di Tony Stark non sono certo finiti e tanto meno gli attacchi di panico. E allora, cosa c'è di meglio dell'affrontare i propri demoni a testa alta e con coraggio? D'altronde non è quello che fanno tutti i supereroi? Anche loro però - a volte - hanno bisogno di un aiuto. Che sia del tutto inaspettato be', questa è un'altra storia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Notes:

Di nuovo, salve a tutti!
Innanzi tutto parto col ringraziare con tutto il mio cuoricino tutti quelli che hanno letto, recensito e messo nelle fanfiction seguite e preferite la nostra storia, vi amiamo, siete degli zuccherini. ♥ - wtf. -
In secondo luogo, sono felicissima di vedere che il progetto sta funzionando.
Questo capitolo è stato scritto a metà, da me e l'amata collega (♥) e... amo come ha reso il tutto. Non vi faccio spoiler strani, però.
Comunque in itinere abbiamo cambiato praticamente tutta la trama.
Perchè? Non lo so nemmeno io.

Fatto sta che... la smetto e vi lascio alla lettura, giuro.
Grazie ancora! ♥ P.S. La canzone che abbiamo usato questa avolta apparitene agli Strokes, che sono a mio parere un gruppo fantastico. Se volete ascolarla, potete farlo cliccando qui! ♥ Cap, half of the Super Husbands.




Buon mattino carissimi e carissime che ci fanno l'onore di seguirci
Eh giá, mattino, siccome abbiamo preso quest'insana abitudine di aggiornare il giovedì....... alla mezzanotte e qualche minuto del mercoledì notte. YUHU. Quindi teoricamente è giovedì mattina!
Basta, okay, la smetto di cianciare e vi lascio alla lettura del capitolo, stavolta spezzato in due. A me è toccato scrivere la seconda parte - niente spoilers! - cosa che pregustavo giá da tempo e che mi sono divertita immensamente a buttar giù. Spero di non aver esagerato, che la cosa sia credibile e, soprattutto, che vi piaccia!
Enjoy (and recensite BD)
Iron Heart, the (other) half of the Super husbands.




#4. Hard to Explain.



– Che eleganza! – esclamò Steve, tornando sui suoi passi.
Stava percorrendo il corridoio dove si trovava la stanza di Tony, aperta, per dirigersi in cucina. Dopotutto i supersoldati hanno bisogno di una supercolazione.
Scosse la testa per il pensiero idiota che aveva appena formulato, tornando a guardare l’uomo che ormai aveva di fronte. Indossava un completo scuro sopra ad una camicia a righe. L’unico indumento che stonava terribilmente era la cravatta, perché be’, di certo quello non era uno dei migliori nodi che avesse visto nella sua lungamente breve vita.
- Ora che me l’hai detto, credo proprio che dovrò cambiarmi d’abito. La moda di novant’anni fa, di questi tempi, è un po’… vintage. – inarcò un sopracciglio, e Steve fece ciò che in quella settimana passata insieme aveva capito che avrebbe dovuto fare ad ogni sua minima provocazione: lo ignorò beatamente, entrando nella sua stanza.
- Peccato per la cravatta. Ho visto criminali organizzati con un nodo migliore del tuo. –
Gli occhi di Tony furono attraversati da un lampo di… divertimento?
- Sistemala, allora. So che è tutta la vita che aspetti per poter fare il nodo alla cravatta del grande Stark. ...Ah, l’hai rifatto. –
- Rifatto… cosa? – Steve si domandò se non fosse davvero folle. Nel lasso di tempo passato con lui ne aveva notati di atteggiamenti insoliti, e i dubbi si stavano insinuando sempre di più nella sua mente. Magari era una prerogativa delle persone intelligenti, ma non aveva mai notato certe caratteristiche in Howard, che pure era suo padre.
– Hai alzato gli occhi al cielo. Di nuovo. –
– Mi hanno insegnato a farlo per sottolineare l’idiozia di qualcosa e liquidarla nello stesso momento. –
– Decisamente fuori luogo. –
– Decisamente appropriato. – si avvicinò all’altro, sistemandogli l’oggetto della discussione con pochi movimenti fluidi.
Poi gli voltò le spalle, uscendo dalla stanza.
– Non vuoi nemmeno sapere dove sto andando? –
– Sinceramente? No. Ehi Clint, potresti scaldarmi un toast? –
Clint, che se ne stava di fronte ai fornelli con aria pacata, annuì di buon grado, prima di infilare una fetta di pane nel misterioso oggetto di metallo che lo ingoiava freddo e lo risputava fuori caldo. C’erano delle cose – parecchie cose – che per Steve erano ancora un mistero. Ma, da quando Tony aveva fatto esplodere una banale caffettiera che anche lui sapeva usare, non se ne curava più di tanto.
Era scioccato e felice al tempo stesso che le sue conoscenze in fatto di elettrodomestici non superassero quelle di un miliardario dal QI strabiliante.
– Dovrebbe interessarti invece. –
– Stai per rubarmi la moto? –
– No. –
– Allora no, grazie. Non mi interessa. – una volta pronti i toast, Steve si sedette al tavolo.
– Oggi è un anno che io e la signorina Potts ci frequentiamo. – annunciò, con un’aria un po’ troppo teatrale per i gusti del biondo.
Clint girò invece la testa, distogliendo l’attenzione dal bacon per qualche istante.
– Non ci credo. Un anno con la stessa donna! Che razza di pazienza ha? –
– Evidentemente quella che manca a Natasha. –
– Tra me e Nat non c’è nulla che non vada! E’ solo arrabbiata perché le ho tenuto nascoste un paio di storie… cose da niente. Se Pepper se la prendesse per queste piccolezze saresti fritto, amico. – Steve continuò a mangiare, con la testa bassa. Quello non era decisamente il momento di pensare a Peggy, capitolo della sua vita ormai archiviato. O almeno era quello che si ripeteva ogni notte.
Ventunesimo secolo. Nuova vita.
– Avrei bisogno di un aereo. –
– Dovresti chiedere a Fury. – propose Clint sedendosi accanto al Capitano, con un piatto che avrebbe potuto sfamare un esercito intero.

 

– Assolutamente… –
- Lo sapevo che potevo contare su di te. –
– Stark, fammi finire. Assolutamente no. – Steve guardò interrogativo il grande schermo sul quale era riflessa la faccia di Nick Fury, attuale Direttore dello S.H.I.E.L.D.
– Perché no?! – esplose Tony. Quello, Steve lo sapeva, di certo non era un buon segno.
– Passi J.A.R.V.I.S, che non è con me da ben due settimane. Passino le mie costose macchine, rinchiuse non so dove. Passino addirittura le armature, sì, tutte quelle che possiedo. – ci fu un istante di pausa in cui Steve fece scivolare lo sguardo da Fury all’uomo che stava accanto a lui.
– Ma Pepper, oh, non potete certo impedirmi di vederla! –
– Vedi Tony, il lavoro fatto fino ad ora andrebbe perso. Sai com’è lei… -
– E sai come sono io, Nick. Non costringermi a scappare. –
– Tony, non puoi scappare. Non hai niente che te lo consenta, e, perdonami se te lo faccio notare, con te ci sono un supersoldato e un arciere professionista. Inoltre il perimetro è circondato. Steve, per favore… -
– A dire il vero, non vedo perché non dovrebbe andare. – Tony si voltò a guardarlo, senza nascondere lo stupore.
– Non tornerà. Pepper non era felice di questa storia. –
– Ma… –
– Niente ‘ma’, Capitano. – lo schermo si spense bruscamente, e Steve scosse la testa.
Tony battè un pugno sulla scrivania che stava lì di fronte.
– Stark… -  calò il silenzio tra loro.
– Aiutami. Ad uscire da qui, intendo. –
– Non ce lo lasceranno fare, ti controllano. Non riuscirai a passare i confini di New York. Senti… Fury sta sbagliando, ma Pepper capirà. E prima finirà questa storia, prima potrai tornare da lei. Avete ancora una vita da passare insieme… – quelle parole gli pesavano sul cuore, ma erano sincere. Dopotutto, lui non aveva più una vita da spartire con la donna che amava, perché lei non c’era più.
Tony sospirò e Steve capì che era un sospiro di resa.
– Bene. – diede le spalle all’enorme schermo nero, uscendo a grandi passi dalla stanza. Era decisamente meglio arredata delle altre, munita di diversi schermi e tastiere. Le tende tirate in maniera che fosse abbastanza oscurata da trasmettere più nitidamente le immagini le conferivano un aspetto formale e forse un po’ troppo moderno.
– Dove stai andando? – il campanello d’allarme tornò a farsi vivo nella sua testa. Che avesse avuto qualche pericolosa intuizione?
– Conosco un posto dove servono dell’ottimo whisky. – Stavolta il sospiro venne da Steve.
– E va bene, Stark, ti accompagno. Per essere sicuro che tu non faccia scemenze, ovvio. – Le spiegazioni di Steve divertirono Tony. Alla fine, non era così male come credeva, pur essendo un uomo di un metro e novanta al servizio della giustizia, con un costume vagamente troppo patriottico.
E ridicolo.
– Per essere sicuro che io non faccia scemenze, sì. Ovvio. Ah, l’hai fatto ancora. Sicuro che non sia un tic nervoso? –
Steve fece cadere la risposta che stava per dargli. Era ancora palesemente infuriato, ma già il fatto che fosse tornato a provocarlo come prima gli dava speranze.

 

– Bene, ecco... –
Una porta più pesante del dovuto, bella classica, con la sua brava maniglia d’ottone lucidato a specchio e tutto il resto, scivolò al suo posto alle loro spalle.
Erano appena sgusciati dentro quello che sembrava un locale un po’ vecchio stampo.
Allora a Tony piacevano quel genere di cose, sebbene si sforzasse di chiamarlo ‘vintage’, ‘nonno’, ‘pezzo d’antiquariato’ e altri fantasiosi nomignoli che, per cercare di sembrare più discreto, usava quando era certo che Steve fosse alle sue spalle ed altrettanto sicuro di poter fingere di non averlo visto.
– Ora io e te, mio caro, ritrovato amico, escogitiamo un bel piano. –
Un’altra delle famose pause teatrali che tanto tenevano col fiato sospeso il pubblico di Tony riempì lo spazio che servì loro per issarsi sugli sgabelli al bancone.
Un cenno al barista, e il whisky promesso era in arrivo.
Steve non potè fare a meno di soffermarsi a guardare il ghiaccio che scivolava nel bicchiere. L’ultima volta che aveva bevuto qualcosa del genere era stata quando aveva inutilmente tentato di affogare i brutti ricordi, insieme ad un sè stesso che ancora non si piaceva troppo.
– Ehi- all’alcool ci pensiamo dopo. – Tony gli afferrò la mascella con due dita, presa salda ma delicata, e gli fece spostare la testa fin quando non fu sicuro di avere la sua piena e completa attenzione, almeno visiva. – Adesso è il momento della missione... ‘Alcatraz’. –
Steve rischiò di scoppiargli a ridere in faccia.
Doveva assolutamente dire a Fury che il piano di riabilitazione che aveva in mente per Tony Stark era completamente sbagliato, anzi, lo stava rincitrullendo a velocità esponenziale.
La sua sconfinata educazione gli impedì sul momento di esprimersi a parole sul tema, ma un sopracciglio alzato in un’occhiata di estremo... terrore? fu abbastanza per far capire a Tony che forse doveva fare un passo indietro – anche sul posto non sarebbe stato male, tanto per pensare due volte a quello che aveva appena detto.
– Aaaah, ho detto ‘Alcatraz’ perchè è un termine universalmente conosciuto che- –
– Tony. Ti prego. – lo interruppe Steve, una sincera espressione di supplica in volto.
– Risparmiami questi “fantasiosi”... – ehi, cominciava ad usare il sarcasmo anche lui! – ... nomi in codice e dimmi che non stai progettando una tua ipotetica, strampalata e fallimentare fuga a Malibu o dovunque si trovi la tua donna, per favore. –
– Steve, non posso lasciarla sola! –
Il volume della voce che cominciava a salire fu azzerato dal secco tintinnìo dei bicchieri appoggiati davanti a loro con una certa discreta ed elegante violenza dal barista, che gli lanciò un’occhiata eloquente.
Giusto, contegno e appropriatezza sociale.
– Non mi sembra normale- –
Il sussurro di Tony fu interrotto da una suoneria piuttosto inopportuna, che li fece sobbalzare entrambi. Il proprietario del cellulare usò quel salto come molla per catapultarsi direttamente in piedi, facendo scattare il cellulare aperto in risposta, in un gesto probabilmente provato mille volte e consolidato dall’abitudine.
– Pronto? –
Ecco, la prossima mossa era inserire nella combo anche un’occhiata al display per vedere chi stesse chiamando.
Steve, che aveva appena preso un sorso di whisky, non ebbe neanche il tempo di assaporarlo per bene. Gli occhi di Tony si sgranarono, sbigottiti, e in un gesto che poteva significare sia un normale ‘torno subito’ che un ‘sto scappando, non aspettarmi’  si era già dileguato, sgusciando fuori dal locale con una rapidità che Steve maledisse almeno tre volte, se non quattro.

 

– Pepper, ascolta, tesoro- –
Era stato più meno quando aveva svoltato l’angolo che le cose avevano cominciato a scivolare giù dalle montagne russe a velocità folle.
Tony, ricorda che le montagne russe hanno sempre una salita dopo la discesa, e tu hai in mano il carretto. Tocca a te evitare lo schianto.
Respirò a fondo, togliendo il cellulare precariamente dalla sua guancia, quasi come fosse una bomba pronta ad esplodere.
Ops, pardon. Chi c’era dall’altra parte della cornetta era una bomba a tempo, l’aveva riconosciuto dal tono che aveva preso non appena aveva risposto alla chiamata.
I secondi sul suo orologio ticchettavano inesorabili verso una sfuriata, già lo sapeva, eppure la sua vile natura di essere umano gli impediva di non tentare almeno di salvare la situazione in qualche modo.
– Ascoltami, Pep. Sono qui, a New York- –
– Grazie tante, Tony! Questo lo so fin troppo bene! –
Ahi.
– ...a New York, sotto la custodia dello S.H.I.E.L.D., che mi tiene sotto stretta sorveglianza per ordini diretti di Nick Fury, che sarebbe teoricamente il mio unico superiore, senza contare Dio, che, però, a volte c’è, a volte si assenta. –
– ... –
Phew.
– Io ho già provato a parlarci, ma non mi lascia uscire da un maledetto raggio di tre chilometri dall’edificio o forse anche meno, figurati, mi ha già negato il permesso di prendere un aereo, neanche fossi un pericoloso terrorista. –
Il silenzio di Pepper ora cominciava ad inquietarlo, perchè temeva che fosse la fase finale.
– Quindi... che ne dici se provo a metterti in contatto direttamente con lui? Magari tu riesci a convincerlo. A... a mandarmi da te, o a farti venire qua, o qualsiasi cosa. –
A farmi venire là?
La lentezza con cui aveva ripetuto le sue parole, come se le considerasse il più grande affronto mai ricevuto, era un colpo che Tony se la sentì di incassare soltanto, senza azzardare risposta.
– Farmi venire a New York? Cosa credi che sia io, un... un burattino al servizio di Nick Fury, o, ancora meglio, di Tony Stark? Pensi che non abbia già il mio bel daffare a gestire le tue, sì, proprio le tue, siccome fra l’altro io non figuro neanche nel contratto di locazione!, beneamate Stark Industries?! –
– Pepper, ti prego, cerca di capire che- –
– Di capire cosa? Di capire perchè te ne sei andato improvvisamente, lasciandomi quasi senza uno straccio di spiegazioni o- o di prova, dicendomi che lo S.H.I.E.L.D. ti ha praticamente rapito contro la tua volontà?! No, perchè, sai com’è, cerco di capirlo da due settimane a questa parte ormai, ma ho avuto talmente tante telefonate, incontri, proposte e fogli da firmare che credo di essermi dimenticata come si mangia! –
Ahi, di nuovo. Brutto colpo, quello sulla salute personale.
Pepper sapeva, subdolamente, che era una delle cose capaci di far preoccupare Tony irrazionalmente, non importava quanto poco potesse farci o quanto fosse o meno suo compito pensarci.
Respiro profondo. Trova il tuo punto zen, calmo e indisturbato.
– Pep, non ti sto facendo un torto per mia volontà. Non posso andarmene, un uomo solo contro una branca del governo armata fino ai denti; non posso fare nulla, so che questo ti fa arrabbiare, ma so anche che sei una donna intelligente e che puoi capirlo.
Pensi che mi faccia piacere saperti sovraccaricata di lavoro? Credi che mi diverta forse? Pep, tutto quello che ti sto chiedendo è soltanto un po’ di pazienza. –
Tony riprese fiato di scatto, per poter ricominciare prima che lo facesse lei.
Alt! Finisco io adesso. – sospirò, un po’ dolorosamente. – So che ne hai già avuta fin troppa... ma non posso far nulla se non prometterti che sarà tutta ripagata. Ti prego, cerca soltanto di avere fiducia. –
Ripose le sue speranze in quel punto invisibile a fine frase, Tony, ben attento a non mettercele proprio tutte tutte, ma a conservarne almeno un paio da curare, se quelle fossero state spezzate nel turno che aveva appena passato a Pepper.
La vita di New York andò avanti senza di loro per qualche istante che a Tony sembrò interminabile, tempo in attesa di una risposta che ingannò concentrandosi sui passanti.
Quando finalmente gli arrivò un soffio di risposta all’orecchio, ne fu più che felice.
Pazienza. – la voce di Pepper si era incrinata. Probabilmente, da come la conosceva, una lacrima stava per rotolare giù sulla sua guancia, il labbro inferiore che tremava nello sforzo di impedire la sua discesa.
– Beh, sai che ti dico, Tony? Con te, io di pazienza ne ho avuta fin troppa. –
Soltanto il tu-tu-tu del cellulare, banale anche in quello del grande Tony Stark, rimase a far riecheggiare le sue parole.
Quando finalmente si girò, il suo sguardo incontrò gli occhi un po’ affranti un po’ interrogativi di Steve, teso nella preoccupazione di averlo trovato soltanto in quel momento.
– Beh, sai che ti dico, Steve? –
L’occhiata confusa che gli lanciò lui di rimando non bastò a mettergli voglia di spiegare quella citazione amareggiata.
– Credo proprio che il piano ‘Alcatraz’ sia da annullare. –

 

 

 

 

 

  
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