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Autore: _Ery1999_    30/05/2013    1 recensioni
Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una lunga notte

 
La Sala Grande era affollata quella sera. Come al solito, pensò Hermione Granger mentre addentava distrattamente una fetta di pane imburrata. Le tornarono alla mente i momenti passati, quando Harry, accanto a lei, le sussurrava all’orecchio un indovinello su cui si era scervellato tutto il giorno. O quando entrambi rimproveravano affettuosamente Ron che si ingozzava come un bambino, con le labbra sporche e la divisa macchiata. Erano bei tempi quelli. Ora tutto quel chiasso le dava tremendamente fastidio. Tutti quei mocciosi urlanti del primo anno che sbraitavano come matti, o i ragazzini più grandi che non facevano altro che tormentare le loro compagne. Ora un calice di burrobirra sui capelli, ora un dolcetto glassato sulla camicetta nuova. I loro strilli striduli e isterici le penetravano i timpani, come coltelli da macellaio che trapassano una carcassa di maiale. Hermione Granger cominciò ad avvertire una crescente emicrania. Doveva andarsene alla svelta. Afferrò una fetta di crostata ai lamponi e si avviò verso l’uscita. Il suo sguardo scivolò istintivamente sul tavolo dei Serpeverde. E’ la terza sera di fila che salta la cena, constatò, tenendo le sopracciglia aggrottate. Era preoccupata per Draco Malfoy. Non lo vedeva più alle lezioni, nei corridoi, in giardino. Era come evaporato. Saltava regolarmente i pasti da giorni e, come se non bastasse, aveva smesso di farle compagnia in Biblioteca nei loro incontri notturni. Attraversò un corridoio, accompagnata dal ticchettare delle proprie scarpe. La Luna si mostrò da una finestra in tutta la sua arroganza e beltà. La strega ritornò con la mente all’ultima volta che si erano visti.
 
Hermione è in ritardo. Ha perso la cognizione del tempo mentre ripassava per l’ennesima volta i suoi lunghissimi appunti di Erbologia. Lascia la stanza solo quando è certa di essere pronta per l’interrogazione di domani. Ma ora la preoccupazione la lascia respirare. I suoi pensieri volano altrove. Cammina velocemente nel buio, ha paura che lui sia già andato via. E’ da mesi che si vedono. Eppure lei non sente affatto di star facendo qualcosa di sbagliato. La sua compagnia le regala un po’ di serenità, la fa evadere. E questo le basta. Pensa ai primi tempi, quando lei si limitava a posare un libro davanti a sé e lui a guardare la Luna. Sorride. Ora che ci riflette, sembrava una ragazzina alla prima cotta. Adesso invece è diverso. Quanto meno parlano, ma niente di più. Si scambiano pezzi di vita che sanno di non poter condividere con nessun altro. Draco le racconta di quanto gli manchino i suoi genitori, di quanto sia stato difficile per Lucius mantenere insieme la famiglia. Per fortuna ora stanno bene. Hermione ascolta, in silenzio. A volte ha voglia di contraddirlo, di dire la sua. Ma riesce sempre a trattenersi. Non vuole interromperlo. La voce di lui la riporta alla sua infanzia. Quando si sdraiava sulle gambe di sua madre davanti al caminetto acceso, e lei le carezzava lentamente i capelli mentre raccontava storie di Draghi e castelli, fanciulle in pericolo e principi azzurri. Eppure le storie di cui Draco le parla sono molto diverse. La fantasia lascia spazio alla realtà. Una realtà fatta di sofferenze e di sacrifici. Di un’educazione molto rigida. Di un amore mai mostrato apertamente. Gli occhi di lui sono così tristi mentre le parole gli sfuggono dalle labbra. Hermione vorrebbe dissipare quell’angoscia. Poi, quando il silenzio cade su di loro, tocca a lei parlare. Raccontare la sua vita. Sono storie diverse, ma non troppo. Anche la sua parla d’amore, di sofferenza, di sacrifici. Però contiene qualcosa che non ha mai sentito in quella di Draco: l’amicizia, con tutte le sue sfaccettature. Allegria, lealtà, fiducia, ma anche rabbia, a volte, e delusione. Si rende conto che lui è molto più solo di quanto pensasse. Di quanto ha sempre pensato. In tutte le notti passate assieme, non le ha mai raccontato di nessuno dei suoi compagni. Di quei ragazzi grandi e grossi che lo affiancavano sempre, così dannatamente facili da manovrare. Di quei ricconi dal sangue puro che lo circondavano come guardie del corpo, che gli portavano i libri in classe. O di quelle oche starnazzanti che facevano a gara per sedersi accanto a lui in Sala Grande. Che cambiavano acconciatura o colore dei capelli per ricevere un suo sorriso. Solo una volta le ha confidato di quanto gli facessero pena. Non ne ha mai voluto sapere di ragazze così.
Quella sera però, Hermione ha una strana sensazione addosso. Una pesantezza che non la abbandona. Cerca di convincersi che sia dovuta a tutte le ore trascorse a studiare, ma sa che è una menzogna che cerca di imporre a se stessa. Eppure spera nel contrario. Ha paura che gli sia successo qualcosa. Senza accorgersene affretta il passo. Entra a grandi falcate nella Biblioteca, ansimando. Lo cerca con lo sguardo, e quando finalmente lo scorge al solito posto, tira un sospiro di sollievo. E’ la prima volta che è felice di essersi sbagliata. Si siede di fronte a lui e subito capisce che qualcosa non va. Le guance di Draco sono attraversate da una scia umida e trasparente. Hermione si sente soffocare.
- Cosa è successo? – gli chiede con un groppo in gola. Non vuole perderlo. Lui non risponde. Il petto si alza e si abbassa a ritmo regolare, come quello di un neonato che dorme. Eppure c’è tensione nell’aria.
- Vattene – le ordina. Lei si sente crollare. Le sembra di essere ritornata a quella sera in Sala Comune, mentre stringeva una pergamena fra le mani e sentiva la rabbia pervaderla.
- Perché? – il tono resta fermo, indifferente. Non vuole fargli capire che tutto dentro di lei sta andando in pezzi. Aspetta, ma lui non sembra essere intenzionato a darle spiegazioni. Poi, lo vede sussultare in preda ai tremiti. All’inizio non capisce, vorrebbe ci fosse più luce nella stanza. Si chiede se non stia tremando di freddo. Ma no, non è possibile. Si alza e gli si accovaccia accanto. Gli solleva il mento con due dita, ma lui fugge il suo sguardo. Quando ritira la mano, i polpastrelli sono umidi delle sue lacrime. Impregnate del suo dolore. Una tenerezza improvvisa l’assale. Vorrebbe stringerlo e cullarlo, ma ha paura di essere respinta. Si alza e gli accarezza i capelli. Lo attira a sé in un abbraccio imbarazzato. Draco le cinge i fianchi e il suo corpo viene scosso dai singhiozzi. Annaspa in cerca di aria, si intossica del profumo di lei. Dopo un po’ si calma, la guarda e i suoi occhi non sono mai stati così grandi e sofferenti. Hermione gli posa un bacio sulla fronte.
- Sono qui – sussurra appena, non vuole spezzare quel momento. Si siede vicino a lui, carezzandogli una mano gelida. Lui sente di poterle confidare qualsiasi cosa. Per la prima volta sente di potersi fidare. Lei non insiste, lascia che le parole escano a poco a poco, che il dolore fluisca liberamente.
- Mio padre... sta... – la voce si incrina, si spegne e le lacrime sgorgano a fiotti, come un fiume in piena. La diga ha ceduto di nuovo. Lo consola, lo tiene stretto, sente di doverlo proteggere. Quando ricomincia a parlare, sembra più in sé, sembra riavere il controllo.
- Mio padre sta morendo – conclude alla fine. Si è liberato di quella spina che gli fa sanguinare il cuore, finalmente. E’ stanco. Abbandona la testa sulla spalla di Hermione. Lei non gli chiede altro, è stato già abbastanza difficile. Si sente priva di forze. Vorrebbe poter fare qualcosa, eppure è così piccola, così impotente, di fronte alla morte. La stessa signora vestita di nero che ha portato via con sé tanti dei suoi amici, tante delle persone che amava e che amerà per sempre. Il suo silenzio potrebbe essere frainteso, ma non riesce a pensare a niente in questo momento. Vuole rispettare il dolore di Draco. Si limita a scorrere le dita fra i capelli sottili e sulle guance arrossate. E’ stata una lunga notte. L’aurora fa capolino dagli alberi.
 
Hermione Granger si riscosse improvvisamente. Grattastinchi si stava stiracchiando sulle sue ginocchia, ricoprendole i vestiti di lunghi peli rossicci. Con un gesto meccanico della mano destra, lo grattò dietro le orecchie. Le fusa non fecero altro che peggiorare il suo mal di testa. Scacciò il gatto dal divano, e questo si acciambellò ai suoi piedi, per niente offeso. Le fiamme divampavano nel camino, creando coni di luce e giochi di ombre sul pavimento. Due iridi castane si persero in quella tempesta di fuoco. Improvvisamente scattarono sulla porta.
- Oh, scusa! Non volevamo... disturbarti – una ragazza minuta si rivolse a Hermione, scambiando occhiate indecifrabili alle sue due amiche. Tutte e tre repressero una risatina e sparirono nel dormitorio. La Granger faceva quest’effetto alle sue compagne di stanza ultimamente. La guardavano come se fosse un’aliena. E lei stessa aveva sentito centinaia di voci di corridoio su quanto sembrasse malaticcia, pallida e facilmente irritabile. Ne aveva abbastanza di chi sparlava alle sue spalle. Si sentiva tremendamente sola.
- Mi manca – disse ad alta voce, quasi volendo imprimere forza al pensiero. Grattastinchi sollevò appena la testa, che chinò immediatamente appena capì di non essere coinvolto. La giovane donna si sdraiò, incrociando le mani dietro la nuca. Restò lì a pensare. L’estate era alle porte, mancavano pochi mesi ai M.A.G.O., che non la preoccupavano affatto in verità. Perché avrebbero dovuto? Aveva il massimo dei voti in tutte le materie, e il fatto che fosse l’eroina del mondo magico non centrava affatto. Lo sapevano tutti, anche se spesso molti studenti la accusavano di essere favorita. Ma non le importava, presto avrebbe lasciato Hogwarts, il luogo in cui da tanto tempo si sentiva un’intrusa. E poi? Cosa avrebbe fatto? Il solo pensiero le fece paura. Non fu la mancanza di progetti a spaventarla – aveva già deciso di intraprendere la facoltà di Magistratura – ma la solitudine, il non avere nessuno a fianco a cui appoggiarsi e continuare. Chi l’avrebbe sorretta se fosse caduta? Non si era mai sentita così debole. Certo, Harry e la famiglia Weasley erano da sempre una seconda famiglia per lei, ma infondo ognuno aveva preso la sua strada. Si scrivevano ogni tanto, trascorrevano al massimo le feste insieme, ma niente di più. Anche se forse il problema era stato proprio lei. Prima riusciva con facilità a tenere accesa e viva una conversazione con i suoi vecchi amici. Ora invece, rispondeva a malapena a monosillabi e l’atmosfera cadeva inesorabilmente in un silenzio imbarazzato. Lei voleva qualcos’altro. Voleva qualcosa come... come... Non lo sapeva. Era tutto così confuso. Ad un tratto le venne in mente Draco. A quanto le fossero rimasti impressi certi suoi modi di fare. Quando, ad esempio, era nervoso per qualcosa e si mordeva l’angolo sinistro delle labbra. O quando inarcava le sopracciglia sottili se gli sfuggiva un pensiero. O quando era agitato e, per calmarsi, sbatteva l’unghia dell’indice sul tavolo. Quando l’aveva fatto la prima volta, le erano saltati i nervi. Non sopportava quel ticchettio costante e il rimbombo che provocava sul legno. Gli aveva chiesto di smetterla subito con un tono e un’espressione da malata mentale. Erano rimasti entrambi in silenzio e immobili, poi lui aveva sbarrato gli occhi ed erano scoppiati entrambi in una fragorosa risata. Sembravano dei ragazzini un po’ brilli. Quando, con le lacrime agli occhi e il respiro irregolare, si erano calmati, Draco aveva sorriso e Hermione aveva notato una fossetta sulla guancia sinistra. Si innamorò di quella fossetta. Fu l’unica volta che lui rise in sua presenza. Poi, Lucius si ammalò.
- Vieni, su – chiamò Grattastinchi e andò a dormire. Sentiva le palpebre pesanti. Si rattristò pensando che quella notte non sarebbe andata in Biblioteca. Una volta sotto le coperte si addormentò subito. Sognò un giovane uomo sorridente con una fossetta sulla guancia.

 

Angolo Autrice...

Eccomi tornata con il quarto capitolo!! Anche se è un po’ più lungo del solito spero vi piaccia ugualmente. Vi prego lasciatemi un commentino... vorrei sapere cosa ne pensate. Vi aspetto.
Vostra,
_Ery1999_
  
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