Liverpool, 8
dicembre 1958.
Nevica, nevica così
fitto che il giardino della casa di John si è trasformato in
un
soffice, scintillante manto bianco. Nella fretta di venire da lui,
Paul ha dimenticato di indossare i guanti e ora le sue mani sono
tutte arrossate a causa della gelida aria invernale.
-Sei proprio un
idiota.- ridacchia John, seduto sui gradini del portico di casa.
-Adesso non possiamo suonare finché non ti riscaldi...
Paul risponde con
uno sguardo accigliato, mentre si spazzola via la neve dal cappotto.
-Ero così di
fretta che mi sono dimenticato i guanti, ok?
Un sorriso luminoso
si fa strada sulle labbra di John.
-Eri davvero
talmente impaziente di vedermi?
-Certo.- ride Paul. -Quindi la colpa è tua che mi hai fatto quasi correre fino a qui senza guanti e con la custodia della chitarra sulle spalle.
-Certo.- ride Paul. -Quindi la colpa è tua che mi hai fatto quasi correre fino a qui senza guanti e con la custodia della chitarra sulle spalle.
-Beh, allora inizio
a fare qualcosa per riscaldarti, così mi perdoni.
John si sfila i
guanti blu che ha indossato fino a quel momento, mentre aspettava
Paul sotto il portico, e li lascia cadere a terra. Poi si alza,
afferra le mani del ragazzo, tutte intirizzite per il freddo, e
inizia a sfregarle lentamente tra le sue. Paul arrossisce, mentre un
calore piacevole inizia a pervadere ogni angolo del suo
corpo.
-Perché te li sei tolti?
-Perché te li sei tolti?
-Perché così
posso toccarti davvero.- risponde John, stringendogli le mani ancora
più forte. -Non è più bello
così?
-Ma ti gelerai
anche tu.
-Lo so.
-E poi come
facciamo a suonare?
John gli rivolge
uno dei suoi sorrisi ironici e gli si avvicina ancora di più
per
posargli un rapido bacio sulle labbra.
-Le chitarre
possono aspettare quando ci sei tu, Paul.- mormora. -Le chitarre
possono aspettare.