Londra, 8
dicembre 1967.
È da quasi un'ora
che le neve e il maltempo imperversano su Londra; John e Paul
camminano per la strada, stretti nei loro cappotti e con le sciarpe
che svolazzano a causa del vento pungente, diretti al bar dove hanno
deciso di incontrarsi con Ringo e George.
John sbuffa
esasperato mentre cercano di farsi strada sul marciapiede, gli
scarponi che affondano continuamente nella neve fresca.
-Non ti piace la
neve?- gli chiede tranquillamente Paul.
-Certo che mi
piace. Ma di questo passo arriveremo in ritardo, anzi, siamo
già in
ritardo. Fa un dannatissimo freddo e non possiamo neanche prendere
uno stupido taxi perché ci siamo portati solo gli spiccioli
per il
caffè al bar. Ti rendi conto dell'assurdità della
situazione? Noi,
due dei Beatles, noi che siamo più grandi di Gesù
Cristo, i
leggendari John Lennon e Paul McCartney, costretti a vagare nelle
strade di Londra sotto una tempesta di neve, con i soldi appena
necessari a prendersi un caffè!
Paul non può fare
a meno di ridere per il suo tono volutamente enfatico e
melodrammatico.
-Sai che da piccolo
avevo paura della neve?- dice Paul a un certo punto, lo sguardo che
si fa pensieroso. -Credevo che, se mi fossi allontanato troppo, mi
sarei perso per sempre in una landa bianca e non avrei ritrovato mai
più la strada di casa.
-Interessante, i
giornalisti pagheranno oro per questa notizia.- commenta John. -Paul
McCartney che ha paura della neve...
-Avevo cinque anni!
-Dimmi, non è che
questa fobia ti è rimasta? Perché io avrei una
mezza idea per
fartela passare.
Il sorriso divertito e lievemente malizioso sulle labbra di John parla chiaro, e Paul decide di stare al suo gioco.
Il sorriso divertito e lievemente malizioso sulle labbra di John parla chiaro, e Paul decide di stare al suo gioco.
-Temo di sì.
John si guarda
intorno, come per assicurarsi che nessuno possa vederli. Ma sono soli
nella strada: le finestre delle case e i negozi sono ancora chiusi,
il silenzio è rotto solo dal vento e dai tonfi dei loro
passi sulla
neve.
Così si volta
verso Paul, lo sospinge leggermente contro il muro di un palazzo e lo
bacia.
Improvvisamente non
fa più così freddo. Improvvisamente tutto
è fuoco, labbra, mani
che si cercano e si stringono. E Paul ama, ha
sempre amato,
sentire le mani di John tra le sue, anche se in questo momento sono
avvolte dai guanti di lana ruvida.
Quando il bacio
finisce, John gli scompiglia i capelli e spazzola via i fiocchi di
neve che li ricoprono, poi accosta le labbra al suo orecchio.
-Hai ancora paura
della neve?- mormora, facendogli correre lungo la schiena dei brividi
che non hanno nulla a che fare col freddo.
-Direi proprio di
no.- risponde Paul, con un sorriso. Poi, pensando a George e Ringo
che li stanno aspettando al bar da quasi venti minuti, aggiunge:
-Adesso andiamo?
-No, non voglio.
-Ma prima eri così
preoccupato di arrivare in ritardo...- continua lui, e John lo
zittisce con un altro bacio.
-George e Ringo
possono aspettare.