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Autore: UnicornDead    30/05/2013    3 recensioni
Lei era una ragazza come tutte le altre, lui un angelo caduto dal cielo.
Lei una Serpeverde, lui un Grifondoro.
Lei era una Mezzosangue, lui un Purosangue.
Lei una normale maga, timida, poco conosciuta nella scuola, lui era il nipote del famoso Ronald Weasley, il figlio di Fleur Delacour e Bill Weasley.
Lei si chiamava Caelia, non che molti lo sapessero.
Il nome del ragazzo era Louis, Louis Weasley.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo Secondo – Così lontani ma così vicini.
 
Al fianco di una ragazzina della sua stessa età, Caelia camminava timidamente e con passo abbastanza lento lungo il corridoio della Sala Grande, in cui si sarebbe svolta la Cerimonia dello Smistamento.
Sarebbe stata assegnata ad una delle quattro casate di Hogwarts: Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso; personalmente, la piccola non aveva preferenze, non essendo esperta del mondo magico.
Per quanto aveva capito dalle chiacchiere della ragazzina che camminava accanto a lei, la prima era la casata dei più coraggiosi, la seconda dei cattivi, la terza di quelli intelligenti e la quarta degli scarti; non era però così sicura di questa differenziazione.
Uno alla volta, una delle professoresse della scuola chiamò gli studenti del primo anno, invitandoli ad indossare il Cappello Parlante che avrebbe deciso la loro sorte.
Dopo una decina di nomi, Caelia sentì nominare quello dell’angelo che aveva conosciuto sul treno. Non ci volle molto a smistarlo.
«Oh, un altro Weasley! Coraggio da vendere, mente geniale, buon cuore. Difficile, ma…Grifondoro!»
La ragazzina applaudì insieme alla folla. Non sapeva se essere felice o meno, non immaginando in quale casata sarebbe stata smistata, eppure nello stomaco sentiva un buco, perché in fondo era certa che non sarebbe finita trai Grifondoro, data la sua codardia. Louis era un ragazzo come tutti gli altri –forse solo più bello-, non le interessava molto di lui, ma qualcosa l’aveva stregata; non poteva di sicuro essere amore, pensava, solo una strana ipnosi. Un Incantesimo?
«Caelia Marden.»
Quando la professoressa la chiamò , la bambina sentì un tuffo al cuore –da quel momento tutto sarebbe cambiato, una nuova vita l’attendeva.
Fece un lungo respiro e si diresse verso lo sgabello su cui si sarebbe seduta per indossare poi il Cappello Parlante. Ci volle più del previsto, dettaglio che fece aumentare la tensione di lei.
«Mh, vedo che hai un cervello niente male, determinazione, grandi aspirazioni. Saresti una perfetta Corvonero, ma trai Tassorosso potresti trovare amici più fedeli. Ed i Serpeverde? Potresti avere molto successo, sì. Dove ti metto?»
Caelia non aveva mai sentito prima d’ora il suo cuore battere più forte, ma qualcosa le diede una forte fitta: Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. E Grifondoro? Non era forse abbastanza coraggiosa?
In cuor suo sapeva che era così, ma quella era l’unica casa di cui il Cappello Parlante non aveva parlato ed era proprio quella in cui era stato collocato precedentemente Louis –non che a lei importasse molto, per quanto credeva.
«Spero di non pentirmene, ma in fin dei conti non sbaglio mai, giusto? In tal caso…Serpeverde!»
Un forte applauso echeggiò nella Sala, ma quel che mancava in quel momento alla bambina era un sorriso. Non era sicura di essere soddisfatta della scelta del Cappello Parlante, qualcosa la rattristava profondamente. Si trattava forse di Louis? Non poteva essere, Caelia non credeva all’amore a prima vista, né tanto meno lui era il suo tipo.
Dopo essersi spogliata del Cappello, subito la ragazzina raggiunse gli altri Serpeverde al loro tavolo, che l’accolsero calorosamente; lei, invece, a mala pena riusciva a mostrare un falso sorriso.
Al suo fianco vi era la ragazzina accanto a cui aveva camminato precedentemente lungo il corridoio della Sala Grande; era piuttosto vivace, a prima vista, infatti subito si presentò a Caelia, gridando il suo nome perché si sentisse sopra le altre voci che rimbombavano nel castello.
«Piacere! Io mi chiamo Samantha! E tu sei? Non è una forza essere trai Serpeverde?»
«Oh, sì…una meraviglia. Mi chiamo Caelia Marden, piacere mio.»
Non era la vitalità a caratterizzare la giovane strega in quel momento, e ancora la tormentava il perché di quel suo atteggiamento momentaneo, che non riusciva a scovare.
«Drew Beaufort,  Corvonero! Eleonor  Avaned, Serpeverde! Chanel Grey, Grifondoro!»
La ragazza appena smistata in Grifondoro subito andò a sedersi al suo tavolo, vicino a Louis. Caelia li osservava ridere e scherzare; un po’ le dava fastidio, un po’ cercava di non pensarci.
La verità era che la persona che cercava di convincere di non essere innamorata di quell’angelo, alla fine, era solo sé stessa.
«Succo di Zucca?» Le chiese improvvisamente un undicenne seduta di fronte a Caelia, distraendola dai suoi tristi pensieri.
«No, grazie, preferisco l’acqua.»
Sul tavolo c’era ogni sottospecie di cibo e bevanda e qualunque cosa potesse essere messa sotto i denti, ma dell’acqua non vi era traccia, così fu costretta ad accontentarsi di quel succo che non aveva mai bevuto e che nemmeno esisteva nel mondo dei babbani. 
Guardandosi intorno, Caelia notò che la sorella di Louis che aveva conosciuto sul treno poche ore prima e che le sembrava molto simpatica, Dominique, apparteneva alla sua stessa casata; ciò la sollevò leggermente.
Terminata la cena, si diresse con gli altri studenti di Serpeverde del primo anno nella loro Sala Comune.
Nonostante la timidezza, con l’aiuto di Samantha, la ragazzina subito fece amicizia con un gruppetto di novellini come lei, e successivamente prese il coraggio a due mani –quello che non le aveva procurato un posto trai Grifondoro- e si diresse da Dominique per scambiare qualche parola con lei; la biondina si rese molto disponibile e divenne anche tanto simpatica agli occhi di quella che nei mesi successivi cominciò a diventare una delle sue migliori amiche.
 
I mesi passavano troppo velocemente, ed ormai Gennaio era arrivato; Caelia aveva trascorso il passato anno scolastico con Dominique, Samantha, Marielle, Eleonor, Matt, Andrew ed altri studenti di Serpeverde e alcuni di Corvonero; quello si era rivelato un periodo davvero meraviglioso.
Solo Louis era distante, lontano ma vicino allo stesso tempo: stessa classe, casata diversa, stesso affetto per Dominique, diverse amicizie. Lui e Caelia non si erano mai scambiati qualche parola, se non per chiedere cose stupide come ‘Hai visto il mio gatto?’ o per fare affermazioni riguardanti la professoressa Cooman e la sua stranezza. Louis era troppo lontano nella sua enorme vicinanza.
 
Era una fredda mattina di Gennaio e agli studenti del primo anno spettava un difficile compito di Trasfigurazione. La preoccupazione era ben visibile sui volti di tutti.
«Per Salazar! Caelia, ho un vuoto di memoria, ho un vuoto di memoria! Come si trasformava un animale in una spada? Agr…agrentia, no, agrian…come si chiamava quell’incantesimo?»
«Sam, non esiste nessun incantesimo che trasf…»
Una piccola botta la fece tacere improvvisamente. Qualcuno la urtò sbadatamente per la fretta e lei era già pronta per dirgliene quattro, così si voltò per vedere di chi si trattasse e si trovò davanti un suo compagno di classe appartenente a Grifondoro, Evan Joyce. Prima che potesse dire qualcosa, si aggiunse un’altra voce dietro di lui.
«Scusalo, a volte è un po’ sbadato! Eravamo di corsa per paura di arrivare in ritardo al compito di Trasfigurazione, capiscici.»
Ancora una volta Caelia sembrava ipnotizzata da un’apparizione divina. Era Louis.
«Non…non importa, sul serio.» La ragazza risposa timidamente, rossa in viso, mentre lui le sorrideva per poi spingere in avanti l’amico e farlo entrare in classe; Louis aspettò che Evan e Samantha entrassero per poi rivolgere a Caelia un dolce e ironico ‘prima le signore’. 
Senza nemmeno ringraziare, l’undicenne avanzò a testa bassa, varcando la soglia della classe, ma nascondeva sul viso un sorrisetto che riusciva a trovarsi solo in presenza di quell’angelo.
Quando vi entrò, vide che metà degli studenti era già seduta al proprio posto in attesa della consegna del compito da parte della professoressa, cosa che avvenne molto presto.
«Domanda numero uno: elenca i corretti movimenti della mano nel corso dell’incantesimo per trasfigurare i seguenti oggetti…»
Un’ora, aveva solamente un’ora per rispondere in modo esatto a tutte le domande, ma si può osar dire che impiegò solamente cinquanta minuti, se non quaranta o addirittura trenta.
A poca distanza da lei vi era il banco di Louis, accanto a Chanel –che a mala pena Caelia riusciva a sopportare-, e non riusciva a far altro che osservarlo, osservarlo costantemente con occhi sognanti.
Appoggiò la testa sul banco, mise involontariamente in mostra le sue meravigliose fossette e cominciò a sognare. Fu la professoressa ad interromperla dopo un paio di minuti.
«Tempo scaduto, consegnate.»
La piccola Serpeverde subito si ricompose e si alzò per consegnare la verifica; arrivata alla cattedra, Louis era davanti a lei ad aspettare che consegnasse prima il suo compito –voleva forse fare il gentiluomo? Faceva così con tutte le ragazze? Nessuno lo avrebbe saputo mai, pensava Caelia.
Lui era lì e lei anche era lì: erano così vicini, ma così maledettamente lontani.
  
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