Fanfic su artisti musicali > One Direction
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Autore: light_blue    30/05/2013    1 recensioni
C'era chi li amava.
C'era chi li odiava.
Chi credeva fossero una leggenda.
Chi pensava fossero solo uno strappo alla monotonia di Londra.
Non erano Spiderman,Superman,Batman o Wonder Woman,erano semplici ragazzi con dei poteri avuti per errore,ma è stato davvero un errore?I ragazzi dovranno affrontare ostacoli,dovranno affrontare il nemico che si trova in loro,perchè si sa: "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità" .
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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            Memories
-      Peyton

Fui svegliata da alcune voci che provenivano da fuori la stanza. Aprii gli occhi guardandomi intorno,non era la mia stanza. Era tutta bianca ed io ero su un lettino morbido dello stesso colore delle pareti. Subito mi passarono in mente tutte le immagini della sera precedente ed una fitta mi colpì la testa. Tentai di alzarmi ma un’altra fitta,stavolta alla schiena,mi costrinse a rimanere giù. Ero per caso finita … in ospedale? Che cos’era successo dopo che le sbarre avevano ceduto e se fossi … morta? Non dire sciocchezze Peyton,sei ancora viva. Ad un tratto la porta si aprì e chiusi immediatamente gli occhi fingendo di dormire. La figura appena entrata chiuse piano la porta e si sedette accanto a me. < Idiota … io sono un emerito idiota > cominciò la figura a parlare da sola,dalla voce riconobbi che si trattava di Zayn. < Non avrei mai dovuto lasciarti entrare lì dentro,guarda come ti ho ridotta. Quindici tubi attaccati al tuo corpo e un profonda bruciatura sulle spalle > continuò Zayn lasciandosi sfuggire una lacrima che cadde dritta sulla mia mano. < Quando hai varcato la porta di quel luogo già mi mancavi. Erano passate due ore e ancora non eri tornata così decisi di venire a cercarti,ma poi sentii delle urla,le tue urla. Corsi verso la direzione e ti vidi da lontano mentre gridavi e cercavi di forzare le sbarre della finestra … > disse lui fermandosi per lasciare un sospiro carico di amarezza,per poi continuare: < Poi ho sentito che urlavi a qualcuno dietro di te di lasciarti in pace e così scagliai del fuoco contro le sbarre che si ruppero all’istante facendoti cadere all’indietro. Ti presi al volo ma avevi il naso rotto e una bruciatura sulla schiena,a causa mia. Non so cosa è successo lì dentro e non vorrei saperlo > . Quando finì di parlare aprii delicatamente gli occhi sbattendo più volte le palpebre per abituarmi alla luce. Lui se ne accorse e un grande sorriso si dipinse sulla sua faccia. < Hey … ti sei svegliata > mi sussurrò Zayn continuando a sorridere. < Ciao > lo salutai ricambiando il sorriso. < Dove sono? > continuai riguardandomi intorno, < Non sei all’ospedale,tranquilla. Sei nell’ufficio dello zio di Niall,è un dottore. Liam mi ha detto che avevi il terrore degli ospedali e così ti abbiamo portata qui > mi rispose gentilmente. I suoi occhi erano ancora rossi per via delle lacrime. < Ti chiederai cosa è successo … > iniziò Zayn,ma io lo bloccai: < Me l’hai appena raccontato > gli dissi con un sorriso. Lui abbassò gli occhi imbarazzato. < Non credevo mi stessi ascoltando > mi rispose senza guardarmi,< Ho sentito ogni parola > gli dissi cercando di essere dolce il più possibile. < Mi dispiace davvero,non volevo che … > incominciò lui,ma lo interruppi nuovamente. < Grazie,ti sono grata di avermi tirato fuori da lì dentro. Se non ci fossi stato tu non avrei più visto la luce del sole. Ti ringrazio > gli dissi sorridendo e baciano dogli la mano che aveva poggiato sulla mia guancia. Lui mi sorrise. Poi d’un tratto si rabbuiò. < Hai … scoperto qualcosa? > mi chiese. Sapevo che lui non voleva sapere che cos fosse successo al manicomio,ed io non gli avrei inflitto questa pena,almeno non ora. < Credo sia meglio parlarne insieme agli altri,magari quando staremo tutti meglio. Dove sono i ragazzi? > gli risposi vagamente. Scorsi un lampo di sollievo negli occhi di Zayn. < Abbiamo passato due giornate qui entro,giorno e notte. Gli altri sono andati a casa loro a riposare sotto ordine di Liam,mentre io e lui siamo rimasti qui. Voleva mandare a casa anche me,ma lo sai:sono più testardo di lui > mi rispose sorridendo all’ultima affermazione. Avevo passato due giorni qui dentro? Ed i ragazzi avevano perso giorni di scuola per restare qui. Sentivo che i sensi di colpa mi avrebbero divorata. Rimasi in silenzio finchè lui non sbadigliò ed io lo invitai dolcemente ad andare a casa sua. Lui insistette ma alla fine cedette e con un bacio a stampo  se ne andò.

Appena uscito dalla stanza mi alzai dal letto,incurante del dolore alla schiena. Scollegai tutti quei fili e presi le mie cose. Mi affaccia alla porta trovando un Liam Payne che dormiva beatamente su una poltroncina. Misi le converse e cercando di far meno rumore possibile mi diressi verso l’ascensore,dopo essermi avvicinata a Liam ed avergli sussurrato un “ Mi dispiace,fratello”.


Cercai nella mia borsa le chiavi della vecchia bottega di mio nonno. Quando morì ero a pezzi,anche se avevo solo otto anni. Era il mio migliore amico. Aveva un tumore e morì in un ospedale non riuscendo  sconfiggere qualcosa più forte di lui,è da allora che detesto gli ospedali. Mio nonno mi diceva sempre che dove tutto inizia,tutto finisce. Ed è così anche per gli ospedali: dove le persone nascono,anche lì muoiono. Anche se non è sempre così.                Mia nonna sapeva del forte legame fra lui e me,così mi lasciò le chiavi della sua vecchia bottega,dove era conservata tutta la sua vita. Perché andare in quella bottega? Era l’unico posto in cui potevo dimenticare tutto ciò che mi accadeva intorno ed essere per una volta me stessa. Lì non dovevo preoccuparmi di niente,non potevo deludere né rallegrare qualcuno,perché il mondo non esisteva. Mio nonno me lo diceva sempre: “ Siamo io e te contro il mondo,piccola”. Ora però ero rimasta solo io,io contro il mondo.                         Misi la chiave nella toppa ed aprii la vecchia porta. Spalancai la porta pesante         e la luce del sole illuminò la stanza. Un odore di legno vecchio e di muffa mi invase le narici. A terra e sui mobili vi era uno spesso strato di polvere e questo rendeva la vecchia bottega ancora più incantevole. Comincia ad esplorare quel luogo che conoscevo come le mie tasche,anche se ogni volta scoprivo qualcosa di nuovo. Non andavo mai lì,perché provavo dolore al pensiero dei bei pomeriggi d’estate passati lì dentro. Mentre Liam usciva a giocare a calcio con i suoi amici,io restavo qui,isolata da tutto e tutti,tranne che da mio nonno. Liam era stato sempre migliore di me in tutto quel che facevo: era più bravo di me a disegnare,era più bravo di me a cantare,andava meglio di me a scuola. Tutto quel che facevo,per quanto impegno ci mettessi,era inutile. Perché Liam era migliore di me. Chi potrebbe accorgersi di me,quando esisteva Liam? Io ero solo la piccola ed inutile sorellina. Ma per mio nonno no,lui mi capiva. Mi avvicinai ad un armadio piccolo in cui mio nonno teneva gli attrezzi da lavoro. Sull’anta dello sportello vi erano molte foto di Santi,lui era molto religioso. Quand’ero piccola gli chiedevo sempre com’era il Paradiso,ma lui mi rispondeva che non poteva raccontarmelo perché non ci era mai stato. Buttati alla rinfusa nell’armadio c’erano alcuni miei disegni e cartelloni,i miei scenari:passavo le giornate a disegnare insieme a lui,disegnavamo scenari e poi recitavamo storie scritte da me. Quanto vorrei ritornare bambina,essere spensierata e non dover sopportare tutto questo. Anche se io non sono mai stata la solita bambina che vestiva di rosa e che piangeva se non riceveva la bambola tanto desiderata. Io ero la bambina che leggeva sempre la stessa fiaba,nella speranza che i sogni della protagonista si avverassero. Ma non la fiaba della principessa che bacia il ranocchio. Quella della  piccola orfana che vendeva fiammiferi per vivere,quella che sognava il banchetto di Natale. Io non ero la bambina che piangeva perché cadeva,io mi rialzavo. Io piangevo perché avevo perso il mio migliore amico. Mentre ripensavo a quelle cose mi scese una lacrima che mi affrettai a riasciugare. Guardai sopra l’armadio e vidi un piccolo diario di pelle,lo presi. Soffiai la polvere che c’era sopra e lo infilai nella borsa,ed uscii dalla bottega,fermandomi sulla porta a guadarla per l’ultima volta,prima di chiuderla a chiave. Non sapevo cos’era quel diario,ma avevo bisogno di qualcosa di quel luogo,perché non sapevo quando e se ci sarei ritornata.
 
Penguin’s memories
Ciao belle pinguine (?)
Sapete che non avevo neanche un po’ di ispirazione per scrivere i capitoli per arrivare ai punti “salienti” della storia (nobody knows)?                            Così ho deciso di far evadere (?) Peyton dalla piccola clinica e farla venire al suo posto preferito. Sapete,la parte in cui Peyton parla di suo nonno è tutta autobiografica. Ogni singola parola,ogni sensazione o sentimento che ho scritto è vera nella realtà.                                                                   Ora vi lascio <3
Good Night little penguins

#neverstopdreaming

 
  
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