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Autore: Meiko    11/09/2004    6 recensioni
Benjamin Prise, Patricia Gatsby, Erika. Queste tre persone hanno perso le cose a loro più importanti, e tutti e tre sono collegati tra loro dal filo di ragno del destino. Cosa accadrà, quali emozioni affronteranno, quali prove, quele dolore e disperazione... Non si sa, nessuno lo sa, mentre il destinose la ride crudele, e fa girare la sua ruota (Ritorno della mia vecchia ff con piccole modifiche)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 11

Allora, ringrazio Gemini, Betty, Luxy e Judi che mi hanno commentato questa ff e che hanno avuto tanta pazienza! (grazie! T__T)
X judi : non la faccio più lunga perché primo non riuscirei a mandarla avanti, presto non avrò più tempo per stare al computer.
E due perché forse un giorno (detta così è molto pessimista) farò un continuo, ma non assicuro nulla.
Ed ora il finale, spero che sia di vostro gradimento.
BACI!



Un anno...
Era passato ormai un anno da quando si erano lasciati, sotto un cielo nuvoloso di fine estate, dopo la pioggia, dopo la rabbia, dopo i segreti, dopo tutto.
Il vento di Autunno aveva spazzato via il dolore e la rabbia.
La neve dell'Inverno aveva sepolto la tristezza.
La Primavera aveva fatto sbocciare una nuova emozione...
Ed ora era li, avvolto dalla calura di metà Luglio, ad ammirare i biondi campi di grano, alcuni erano gia stati bruciati dopo la raccolta.
Un profumo di paglia, aria pulita e un timido sottofondo di mare stuzzicavano le sue narici, mentre afferrava il borsone nero che si era portato appresso, aveva deciso di utilizzare l'autobus e poi andare a piedi.
Lo avrebbe aiutato, aiutato a prendere coraggio.
Patty era lontana, stavolta non sarebbe venuta ne lo avrebbe aggiunto.
Perché lui non voleva.
Voleva cavarsela da solo.
Liberarsi dalla sottile rete di dolore e tristezza e camminare di nuovo su quella strada, che ora appariva sterrata e delimitata da due campi di grano dorato da cui sbucavano piccole erbacce verdi, papaveri e fiori selvatici.
Certo, quella ferita avrebbe continuato a sanguinare, niente poteva essere cancellato del tutto.
Ma non per questo bisogna fermarsi.
Questo...questo era quello che Erika aveva capito, ed ora l'aveva capito anche Benji. L'uomo nel frattempo si guardò intorno, in mezzo alla vasta landa di campi di grano con anche alberi, uliveti, qualche vigneto in lontananza e cascine abbandonate.
Non quella, però...
Quella, come sempre, era piena di bambini, sembravano essere aumentati agl'occhi del portiere, mentre sorridendo scendeva dalla collina, mentre un bambino si fermava a guardarlo, un cane iniziò ad abbaiargli per poi corrergli contro seguito da una frotta di bambini festosi, uno reggeva il pallone.
Così, così si viene accolti in quella cascina, con la sensazione di essere tornati a casa.
Questa era quella che Erika definiva libertà?
Diceva ogni tanto di essere una ragazza libera, che avrebbe fatto il giro del mondo, ma non si sarebbe mai sentita sola.
Benji fu accolto come uno della famiglia, la signora Maria lo abbracciò allegramente, come se tutto fosse stato spazzato via, e Monica sorrideva come sempre.
Niente, sembrava che niente avesse turbato quella cascina, ancora in piedi, anche se adesso si vedeva un'impalcatura per dei lavoretti di ristrutturazione.
Ma...ma lei non era li ad accoglierlo...

Alzò lo sguardo dalla tomba, era come se il vento avesse portato con lui i rumori dalla cascina.
In silenzio ascoltò, prima di riaprire gli occhi, tornare a guardare la tomba ed accendere un cero rosso, sorridendo, per poi montare a cavallo, partendo al galoppo, via, lontano da tutti e da tutto, con solo la compagnia del vento che gli accarezzava la faccia.
La sensazione del silenzio, rotto solo dallo sfrigolare di cicale estive.
L'odore del grano, dei falò, del mare che rapidamente sembrava corrergli incontro.
I rumori lontani di vita, lo sbuffare del cavallo, e quella melodia che s'intonava nella sua testa.
Sensazioni di libertà assoluta.
Perché anche da lontano avvertiva.
Avvertiva la gioia di avere un posto dove tornare.
Socchiuse gli occhi, mentre rallentava la cavalcatura, un secondo cielo ai suoi piedi si rivelava di un azzurro, turchese, verde, blu, colori che brillavano al sole.
Erika scese da cavallo, i capelli erano accarezzati dalla brezza del mare, la codina come sempre dietro la schiena, ormai superava la schiena, mentre una giacca leggera era legata in vita, e il fisico magro era rivelato da una canotta bianca.
Era passato un anno da quando ...aveva conosciuto Benji, quasi due anni...
Eppure quella storia era iniziata gia da prima, da molto prima.
Da più tempo...
Joshua che la lasciava.
Il cuore, l'incidente...il trapianto...il funerale...
Erika si tastò il petto, quella mattina davanti allo specchio si era soffermata ad osservare la lunga linea di carne bianca, l'abbronzatura in qualche modo la risaltava, ma ormai non era più una vergogna, la mostrava quasi con orgoglio.
Perché era certa che la sua donatrice era persona straordinaria.
Perché amava un uomo straordinario...che aveva sofferto.
Chissà come stava adesso...
Non sperava in miracoli, non credeva che sarebbe tornato.
Addio, era questa la parola che, quel giorno, sulla finestra, alla schiena dell'uomo aveva sussurrato in silenzio, lasciando poi scivolare una lacrima.
E mentre questo ricordo faceva ancora male, Erika si sentì viva, più viva che mai.
Il vento accarezzava i suoi capelli, le sue mani e il suo corpo trasmettevano calore, i suoi occhi vedevano lo splendore del mare, camminava, rideva, cantava.
Era viva, più viva che mai.
E nel suo petto batteva un cuore che, ormai, era suo.
Suo...
Sorrise a quell'idea, mentre il cavallo brucava la poca erba che riusciva a crescere vicino alla spiaggia, la ragazza velocemente lo legò ad un albero li vicino, prima di sfilarsi i sandali, lasciandoli li, e cominciare a correre, a correre sulla spiaggia.
Il respiro affannoso.
Il corpo che si muove a ritmo.
Il suo cuore che batte più velocemente.
Il sudore che scivola dalla sua fronte.
Era li, li, non era un sogno.
Lentamente rallentò, respirando affonnosamente, per poi voltarsi a guardare il mare.
Il mare...

“-Fratellone, cosa c'è oltre il mare?-
-...qualcosa di bellissimo. Ti prometto che te lo farò vedere, quando saremo grandi-
-SI! SI!”

-Si...abbiamo visto qualcosa di bellissimo...abbiamo visto il mondo...vero fratellone?-
Erika sorrise, passandosi una mano su un ciuffo nero, lasciando che gl'occhi rosso-ambrati scivolassero lungo le onde del mare, la spuma bianca che fragorosamente colpiva gli scogli oppure scivolava sulla spiaggia riempiva la sua testa, ora vuota, mentre restava in silenzio a guardare il mare.
I ricordi si tinsero per qualche istante di nero come i suoi capelli, mentre un sorriso amaro spuntava dalla bocca, per poi svanire e riapparire felice come prima.
I ricordi rimangono nel cuore, e sono il motore dei nostri sogni e delle nostre speranze.
Erika continuò a fissò il mare, tenendo le mani dietro la schiena, con i capelli che venivano spazzati in tutte le direzioni dal vento, senza però che infastidissero la ragazza.
Fu così che Benji la trovò, quando raggiunse la costa, con il fuoristrada guidato da Alex, che rimase dentro sul sedile, non voleva uscire da li, e anche se sorrideva, dentro un po' moriva.
Perché quello che faceva brillare gli occhi di Erika non sarebbe stato lui, il suo sorriso, ma il sorriso di uno straniero, di Benji.
L'uomo in questione, nel frattempo, si stava allontanando dal fuoristrada, ficcandosi le mani in tasca, il berretto rosso sulla testa, osservando la figurina della ragazza davanti a lui che guardava il mare.
Bene...e adesso?
Il vento lo aiutò: un colpo forte gli spazzò via il cappello, facendolo rotolare sulla sabbia, raggiungendo i piedi di Erika, che guardò quella macchia rossa su sfondo ocra stupita, raccogliendola e pulendola dalla sabbia.
Che strano...quel berretto le sembrava così familiare...
Lo tenne per la visiera, voltandosi, e per poco lo lasciò cadere via.
...
-...Benji...-
l'uomo sorrideva, avvicinandosi alla ragazza, che non indietreggiò come lui temeva.
-Per fortuna l'hai preso, è molto prezioso per me-
Erika lo osservò attenta.

“Ti amo
Vorrei dirti questo, urlarti queste parole, poi abbracciarti, stirngerti forte, e anche se tu mi respingessi, ti abbraccerei di nuovo, sussurrandoti ancora che ti amo.
Invece...invece sorriderò, ti restituirò il berretto, e ti dirò “Lo immagino”
...così, semplicemente, come due vecchi amici”

Lei sorrise, porgendogli il berretto.
-Lo immagino-
Benji afferrò il berretto, poi abbracciò di colpo la ragazza.
Erika avvertì lo spostamento, poi il petto caldo di Benji, e sembrò come se il cuore esplodesse, mentre Benji poi la allontanava, e sorrideva imbarazzato, ma negl'occhi uno sguardo serio.
-Perdonami...ricominciamo Erika?-
la ragazza lo guardò stupita, i capelli a causa del vento gli offuscavano la vista, ma non era per quello se, adesso, le veniva da piangere.
Era la gioia, una gioia immensa, un senso di leggerezza che aveva dimenticato.
Strinse la mano all'uomo, annuendo, lasciandosi scappare una lacrima che però asciugò subito, era così emozionata che si reggeva a fatica sulle gambe.

“Così...ricominceremo.
Si, ricominciamo, ricominciamo da capo.
Perché così avrò ancora una piccola speranza nel cuore.
E anche se tu non mi amerai mai, anche se il tuo cuore è solo per Claire.
Ti starò più vicina che potrò.
Per sostenerti, per chiacchierare con te.
Per esserti amica.
Perché voglio sentire solo una frase, che mi farà felice.
Non “Ti amo” ma...”

-Si, ricominciamo, Benji-
-Grazie Erika. Ti voglio bene, amica mia...-
la ragazza annuì, strizzando gli occhi, per poi lasciare andare la mano di Benji, e iniziare con lui una spensierata chiacchierata, ridendo briosa, mentre Alex li raggiungeva sulla riva del mare.

FINE

(Mi sono detta fin all'ultimo che Benji non s'innamorasse di Erika, a parte che sarebbe stato banale, ma poi non mi sembrava giusto.
Si, sono strana, ma la penso così.
Comunque, la canzone di sottofondo che ho usato e voi non potete sentire, peccato, è di R.Kelly “I Believe I Can Fly”, quella del film “Space Jam”
Bene, ora vi saluto, ma non rallegratevi troppo, tanto torno!
BACI!
Meiko)

  
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