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Autore: Shin83    31/05/2013    6 recensioni
[College!AU]
Tony è un nerd atipico, conta i giorni che lo separano dal MIT e si ubriaca alle feste.
Steve è il capitano della squadra di basket, fidanzata perfetta, vita perfetta. All'apparenza.
Che succede quando questi due mondi collidono?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bad decisions 
That's alright 
Welcome to my 
silly life 



Quella settimana era letteralmente volata via. Steve migliorava con i suoi esercizi e Tony era sicuro che potesse passare l’esame senza tanti problemi. A dispetto di quello che continuava a ripetergli suo padre, non era poi totalmente un incapace se era riuscito a far entrare qualcosa in testa a quell’adorabile zuccone di Rogers.
Dopo quel caffè assieme Tony si era ammorbidito, anche se nonostante tutto, tendeva a mantenere le distanze. Era ormai assodato che non era in grado di odiarlo, ma trattarlo male era altrettanto inutile.
Come se non bastasse, Steve aveva preso l’abitudine di portargli il caffè quando si vedevano, cosa che rendeva praticamente inutile la tattica passivo-aggressiva, o da Grumpy Cat, come preferiva chiamarla lui.
 
Tony passò il secondo weekend di fila rintanato in camera sua per studiare Storia II, visto che l’esame era previsto per il lunedì.
Si concedette una videochiamata veloce su Skype con Bruce alla domenica sera.
“Buonasera.” Lo salutò l’amico.
“Ciao Bruce.”
“Tutto ok?”
“Mmm, sì. Non ne posso più di Yankees e schiavi, a dir la verità.”
“Forza, domani sarà uno in meno.” Lo rincuorò.
“Hai mandato la tua documentazione ad Harvard?” cercò di cambiare discorso Tony.
“Stavo giusto finendo di sistemare gli ultimi allegati. La vado a spedire domani.”
“Io ho fatto tutto venerdì, spero di non aver dimenticato nulla.” Disse, con un’espressione distratta che non sfuggì a Bruce.
“Sei sicuro che è tutto ok, Tony? Ricordati che posso vederti in faccia.”
“Ma sì, ma sì.” Gli rispose scocciato, giocherellando con una penna che aveva pescato dalla scrivania.
“Ah! Questa è l’ultima settimana di studio con Rogers! Dicevo io che c’era qualcosa sotto.”
“Sì, è l’ultima settimana. E quindi?”
“E quindi dovresti dirmelo tu, che hai quella faccia che sembra ti sia morto il gatto.”
“Ma smettila Bruce, dai!” rispose stizzito.
“Sei proprio andato…” disse Bruce in tono quasi rassegnato.
“Se non la smetti chiudo la conversazione senza neanche salutarti.”
“Grumpy Tony a rapporto. Senti, a parte gli scherzi, io devo andare sul serio, mi devo vedere con gli altri ragazzi del gruppo di studio per medicina.”
“Ok, io tornerò a farmi i fattacci degli Unionisti e dei Confederati.”
“Buon divertimento, allora.”
“Cià.”
Tony abbassò il monitor del suo MacBook e sbuffando tornò agli appunti di storia sul suo quaderno.
 
Esame a parte, anche la settimana seguente passò fin troppo velocemente per Tony. Era arrivato il momento di concludere la breve parentesi che gli aveva concesso la presenza di Steve nella sua vita, si doveva tornare alle vecchie abitudini. Di buono c’era che la data della laurea si avvicinava inesorabilmente.
Il venerdì, finita anche quell’ultima lezione, Steve stava mettendo via le sue cose nella borsa guardandolo di soppiatto quando gli disse: “Grazie di tutto, Tony.”
“Ancora è presto, per ringraziarmi. L’esame non l’hai ancora passato,” Sentenziò secco.
“Senti, domani c’è una partita in casa della squadra, se ti va di venire, ho sempre qualche biglietto a disposizione,” Disse goffamente Steve con un sorriso sghembo.
“Non lo so, forse ho da fare,” Lo liquidò Tony.
“Bè, mi farebbe piacere se venissi, davvero. Il mio numero ce l’hai, basta mandarmi un sms se vuoi un biglietto, anche per Banner.”
L’unica risposta di Tony fu un mugugno mettendosi lo zaino in spalla, e se ne andò.
“Ci si vede in giro,” Lo salutò, invano, Steve.
Quella sera, come accadeva spesso di venerdì, si ubriacò al pub del campus. Per fortuna c’era con lui Bruce questa volta, così non corse il rischio di finire con la faccia nella neve come era già capitato.
“Non cambierai mai Tony,” Lo rimproverò l’amico, che a fatica riusciva a reggerlo in piedi, trascinandoselo con un braccio attorno alla spalla.
“Oh, sì sì che lo farò… Vedrete tutti chi diventerà un giorno Tony Stark!” Si mise ad urlare ad un immaginario pubblico in mezzo alla strada che portava dal locale alla sua stanza.
Una volta arrivati a destinazione, Bruce sfilò le chiavi dalla tasca del giubbotto di Tony e aprì la porta. Con non poco sforzo, riuscì a trascinare sul materasso l’amico, riuscendo a togliergli almeno le scarpe e coprendolo col piumone che era appallottolato ai piedi del letto.
“Ehi, Bruce, Bruuuce!” lo chiamò a voce un po’ troppo alta, Tony.
“Ssshhh, cosa c’è? Parla piano, sono le due di notte,” cercò di fargli abbassare la voce l’amico, che nel frattempo si era seduto accanto a lui.
“Bruce, entrerò al MIT, vero?” chiese quindi a bassa voce, ma con un tono che sembrava quello di un ragazzino, non di un ventiduenne.
“Ma certo che entrerai al MIT, dormi e non farti venire paranoie, su,” Lo tranquillizzò.
Questa situazione era un classico delle sbronze di Tony: tirava fuori le sue mille insicurezze e Bruce al momento era l’unico a cui spettava l’onore e l’onere di ascoltarle. L’altra persona era la sua amica Pepper Potts, brillante studentessa dai capelli rossi, che viste le sue ambizioni nel mondo diplomatico, aveva deciso di frequentare l’ultimo anno nella sede tedesca di Georgetown a Berlino.
Di solito, i suoi scleri alcolici erano causati dalla tremenda soggezione in cui lo metteva il padre che con l’avvicinarsi del responso del MIT si amplificava in maniera notevole.
“Bruuuce! Secondo te avrò mai una possibilità con Rogers? Eh Bruce? Queste due settimane è stato così gentile con me,” la paranoia alcolica su Steve, invece, era nuova.
“Beh, quello proprio non so dirtelo. Non credo tu possa essere il suo tipo, vedendo chi frequenta,” disse, forse in modo un po’ troppo onesto, ma tanto Tony era ubriaco fradicio, molto probabilmente il giorno seguente non si sarebbe ricordato più di nulla.
“Ma almeno una bottarella come premio se passa l’esame me la merito, no?” disse, prendendogli una spalla e scuotendolo.
“Ma Tony!” fece quello, prendendosi la testa tra le mani. “Non credo che Peggy Carter te lo concederebbe molto facilmente.”
“Bruce?”
“Sì, Tony?” Bruce era sull’orlo dell’esasperazione, sentendo pronunciare il suo nome per l’ennesima volta.
Non ci fu risposta se non il russare del ragazzo che si era addormentato come una pera cotta.
L’amico si alzò dunque con cautela dal letto per non svegliarlo e se ne andò, chiudendo silenziosamente la porta dietro di sè.
Naturalmente, il giorno dopo, Tony si svegliò con un tremendo mal di testa.
Non si scomodò di sentire Steve per procurarsi i biglietti per la partita, tanto era convinto fosse semplicemente un gesto di cortesia del ragazzo. Presto si sarebbe dimenticato di lui, era inutile continuare teatrino di buone maniere, tagliare i ponti di netto era l’unica soluzione per tornare alla vita di prima ed evitare di rimanerci male se quello, nel giro di una settimana, non l’avesse più contattato.
Non poteva immaginare neanche lontanamente che quel giorno Steve controllò il cellulare ogni cinque minuti nella speranza di ricevere un suo sms e che ci restò veramente male di non trovarlo sugli spalti.
 
I weekend liberi dallo studio erano tremendamente noiosi per Tony. Per fortuna, quella domenica, c’era una fiera scientifica in zona di Wilson Boulevard e ci si fiondò alla ricerca di qualche buon componente per l’aggeggio su cui stava lavorando in quel periodo.
Il posto era affollato dalle più disparate specie di nerd. Per puro caso, si imbatté nel professor Hofstadter.
“Oh, salve prof, anche lei qui,” Lo salutò cordialmente.
“Ciao Tony! Sì, una volta tanto che ho un pomeriggio libero, ho deciso di fare un giretto. Ti presento il mio amico, l’ingegner Wolowitz, che è venuto a trovarmi questo weekend. Lavora in quell’università che piace tanto a te,” Lo prese in giro bonariamente il docente.
A Tony si illuminarono gli occhi a quella precisazione. “Piacere, ingegnere. Tony Stark. Davvero lavora al MIT?”
L’uomo ridacchiò e lanciò un’occhiata al collega. “Sì, Tony. Lavoro al dipartimento di astronomia. Ho sentito grandi cose su di te.”
“Mi onora tantissimo.” Tony non credeva alle sue orecchie, e molto probabilmente aveva perso il contatto col suolo terrestre.
“Leonard non parla così bene di nessuno,” continuò l’uomo, “E spero proprio che tu possa essere dei nostri dal prossimo anno.”
“Lo spero tanto anch’io, è il mio più grande sogno.” Se non fosse stato Tony Stark, sarebbe arrossito.
“Domani vieni ad assistere all’esame di Rogers?” domandò a quel punto il suo docente, risvegliando bruscamente il ragazzo dal sogno MIT.
“Eh? No, non credo prof, vado un po’ in laboratorio. Ho trascurato un po’ di cose in queste settimane e ho iniziato a lavorare ad un prototipo.”
Hofstadter alzò un sopracciglio. “Sicuro?”
“Sicurissimo.” Confermò Tony, sentendosi un poco a disagio da quel discorso. “La mia presenza non è davvero necessaria, credo di essere riuscito a far capire qualcosa a quel testone.”
Il professore alzò le spalle. “Non insisto questa volta. Hai già fatto tanto per quel ragazzo. Noi adesso proseguiamo il giro, ci sentiamo in questi giorni per organizzarci su una nuova pubblicazione.”
Sorrise ad entrambi gli uomini. “D’accordo, arrivederci. E’ stato un piacere conoscerla, ingegner Wolowitz.”
“Piacere mio,” rispose garbato lo scienziato porgendogli ancora la mano.
Dopo quel breve incontro, continuò entusiasta il suo giro. Finalmente, dopo tre settimane e per almeno cinque minuti, era riuscito a non pensare a Steve.

 

***

 L’iPhone squillò per almeno cinque volte lunedì pomeriggio, ma Tony non rispose a neanche una chiamata, visto che erano tutte da parte di Steve. Non era ancora riuscito a cancellare il suo numero, ma tutto sommato era stata una buona idea per filtrare le telefonate.
Era intento a costruire un mini prototipo di “tutto fare”, lo aveva chiamato così, una sorta di maggiordomo meccanico.
Ogni tanto si portava il lavoro in camera, quando magari aveva voglia di concentrarsi ascoltando un po’ di musica, cosa che in laboratorio non poteva fare; oltre che poter starsene scalzo, in tuta e canottiera.
Stava ascoltando Back in Black degli AC/DC, Shoot to Thrill più precisamente, e stava litigando con dei cavetti, quando bussarono alla porta. Credendo che fosse Bruce passato a fargli la solita ramanzina post sbronza, si alzò dalla scrivania sbuffando e urlando “Arrivo!”. Quando aprì la porta, per poco non gli cadde la mascella. Era Steve, in felpa, tuta e Converse All Star.
“Ciao Tony, posso entrare un secondo?” chiese gentilmente il ragazzo.
“Co-cosa ci fai qui? Co-come fai a sapere qual è la mia stanza?” domandò esterrefatto.
“Ho le mie conoscenze in portineria. Allora, posso?”
Tony, ancora inebetito, riuscì semplicemente ad aprire completamente la porta, facendo un gesto per farlo passare, per poi richiuderla una volta che il ragazzo fu dentro.
Steve si guardò attorno e sorrise.
“Io ti ho fatto entrare, ora mi potresti dire cosa ci fai qui?” dopo l’attimo di smarrimento, Tony si riprese.
“Pittoresca, la tua stanza,” commentò il ragazzo, ignorandolo.
“Non ti chiederò certo scusa per il disordine, capitano. Allora? Io aspetto ancora una risposta.” Disse, incrociando le braccia al petto.
“Questo ambiente è proprio da te. Comunque sono venuto per ringraziarti. Il professor Hofstadter mi ha corretto subito il test e ho passato l’esame.” Affermò, guardandolo dritto negli occhi e con uno dei suoi migliori sorrisi.
“Mi fa piacere, bravo. Ma ancora più bravo io che sono riuscito a farti entrare qualcosa in testa. Ora, se vuoi scusarmi, avrei da fare.” Disse indicandogli la scrivania.
Steve non disse nulla, gli si avvicinò, gli afferrò il viso con le mani e lo baciò. Tony strabuzzò gli occhi, ma non lo respinse, anzi, ricambiò quel bacio, che in un primo momento fu un solo sfiorarsi di labbra, ma quando reagì, dischiuse la bocca e fece scivolare la lingua a cercare quella dell’altro, per pochi attimi, che però sembrarono durare un’eternità.
Steve si staccò dal viso di Tony per un momento, ma quello lo guardò con avidità e gli cinse le braccia attorno al collo e ricominciò a baciarlo con crescente desiderio.
Con un bacio, il ragazzo che sognava da ormai due anni, Steve riuscì ad abbattere tutte quelle barriere difensive che Tony si era costruito nel tempo. Il suo lato razionale, quello da scienziato, era andato a farsi strabenedire, travolto da quello passionale che fremeva per quelle labbra e quel corpo da ormai troppo.
Tony lo prese dalla felpa e indietreggiando lo trascinò verso il letto, cadendoci sopra tra la confusione delle lenzuola.
 
Si baciavano con frenesia, come se non avessero aspettato altro da sempre. Steve era un po’ goffo nei movimenti, ma Tony sapeva quello che stava facendo.
Gli accarezzava il collo con una mano e con l’altra i capelli, passando poi a percorrere la schiena muscolosa per arrivare ad afferrare quel suo sedere scolpito e marmoreo e stringendolo di più a sé, facendo gemere di piacere Steve che non riusciva a smettere di baciare Tony, nonostante i loro respiri si stavano facendo più affannosi.
Tony cerco di sbarazzarsi della felpa dell’altro ragazzo, piano piano gliela tirò su percependo i muscoli in tensione sotto la leggera stoffa della maglietta, Steve lo aiutò nell’impresa allungando le braccia e si allontanò momentaneamente dalla bocca di Tony per farla passare dalla testa. Quest’ultimo buttò l’indumento  per terra e tirò di nuovo verso di sé il viso di Steve per ricominciare a baciarlo, con ancora più intensità.
Steve, che fino a quel momento si era limitato a tenere il viso di Tony tra le mani, iniziò ad esplorare il corpo del ragazzo, infilando una mano sotto la sua canottiera, sfiorandogli gli addominali appena accennati e poi accarezzandogli i pettorali. Tony a quel contatto ansimò più forte e gli prese di nuovo fra le mani il sedere, inarcando leggermente la schiena, così che fu inevitabile per entrambi percepire le loro eccitazioni sotto i pantaloni della tuta.
Sembrava non si stancassero mai, sentivano semplicemente di avere bisogno l’uno dell’altro e quello era l’unico modo per soddisfare quella voglia che bruciava nel petto.
Tony fece salire le mani verso la schiena di Steve, anche lui voleva sentire la pelle del ragazzo sui polpastrelli, quindi fece scivolare le dita sotto la maglietta bianca, aveva la pelle liscia e morbida e i suoi muscoli tesi erano perfettamente definiti; tracciò la linea della sua colonna vertebrale con l’indice e una volta arrivato al bacino riuscì a malapena trattenersi dal proseguire l’escursione sotto i boxer di Steve, il cui elastico faceva capolino dalla tuta.
Ad un certo punto, Tony si scostò dalle labbra del ragazzo e bisbigliò contro esse: “Cristo, Steve, dimmi che non sto sognando.”
“Non stai sognando,” fu il sussurro che arrivò alle sue orecchie.
Finalmente riuscirono a darsi entrambi una calmata, addolcendo i baci ed eventualmente a staccarsi per guardarsi negli occhi; Steve si tirò su leggermente con i gomiti per fissarlo in viso.
“Cosa… cosa abbiamo fatto Steve?” disse Tony, come se si stesse svegliando da un torpore.
“Non lo so. So solo che non riesco a stare lontano da te da quando sono entrato in camera tua.”
Rimasero in silenzio a guardarsi per un paio di attimi.
“Sai da quanto aspettavo questo momento? Da due fottutissimi anni. Ma non credevo potesse mai succedere. Perché Steve? Tu non dovresti stare assieme a Peggy?”
Il ragazzo sospirò, ma gli accarezzò la guancia. “E’ una lunga storia. Peggy lo sa, e adesso finalmente anche io.”
Tony si morse il labbro, indeciso se fare ad alta voce la domanda che sentiva rimbombargli in testa. “E adesso?”
Steve ci mise un poco a rispondere, ma alla fine fece un piccolo sorriso e strofinò il naso contro il suo. “E adesso si vedrà.” Il ragazzo lo baciò un’ultima volta prima di alzarsi dal letto.
“Devo proprio andare. Ci sentiamo?”
“O-ok.”  Riuscì a rispondere Tony, completamente zittito da quel lato di lui che evidentemente conosceva ancora troppo poco.
“Ciao” lo salutò Steve facendogli l’occhiolino, chiudendo la porta della stanza dietro di sé.
Il ragazzo rimase su letto stordito e con ancora il sapore di Steve sulle labbra. Non ci stava capendo più nulla, ma cazzo se era stato bello.
Steve aveva un grande talento: quello di riuscire a lasciare Tony Stark senza parole, era una cosa che pochi riuscivano a fare.
Anzi, in realtà era anche l’unico.


 


Altro aggiornamento a tradimento! Mai stata così veloce. *fa la linguaccia*
Mi ci è voluto un po' per finire di scriverlo, però a quanto pare è saltato fuori senza grossi pasticci, quindi ecchivelo! :D

E sì, c'è un altro cameo, ma tranquille, non diventerà un cross-over con TBBT!

Grazie alla mia adorata beta Marti, as usual, che ha fatto la hola quando ha letto il capitolo. E a tutte voi che continuate a passare da qui!

Vi ricordo che da lunedì sarà Seblaine Week, e se siete interessate ad aggregarvi vi aspettiamo su questo gruppo Facebook.

Alla prossima :D
  
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