Sentivo quei passi avvicinarsi, il tonfo delle scarpe sul parquet sempre più forte, più definito. Riuscivo a percepire i secondi che separavano un tonfo da un altro, l'andamento di quel corpo robusto, di quelle braccia così forti da non lasciare via d'uscita, quelle labbra su cui era disegnato un sorriso malizioso, quegl'occhi malvagi e celestiali.
Riesco a vederlo, a ricordare ogni minimo particolare di quelle iridi celesti e di quella grandi mani. Ricordo perfettamente la prima volta che l'ho incontrato, il suo dolce sguardo su di me, così azzurro che ai miei anonimi occhi appariva come un angelo, la sua andatura lenta e la sua soave voce.
"Ti va una cioccolata calda?" mi aveva chiesto, mentre cercavo di ripararmi dalla pioggia sotto un cornicione di una casa malandata. Non avevo esitato nemmeno per mezzo secondo, avevo accettato, felice delle attenzioni ricevute da un ragazzo come lui.
Sciocca! Stupida! Illusa!
Così tanti fiori, delicati e profumati.
Così tanti cioccolatini, dolci e morbidi.
Così tante belle parole, piene d'amore e devozione.
Sciocca! Stupida! Illusa!
Forse stava solo cercando di avvertirmi, forse voleva aiutarmi e dirmi che tutti quei gesti erano solo una maschera, dietro cui si nascondeva il suo lato oscuro, quello vero, quello reale.
Sciocca! Stupida! Illusa!
Forse mi stava avvisando, mi stava lasciando la possibilità di scappare... o forse ero diventata completamente sua la prima volta ce avevo detto "sì".
Riuscivo a percepire ogni la forte stretta delle sue grandi mani sulle mie braccia, i suoi violenti calci su mio petto e sulle mie braccia, le sue grida nelle mie orecchie; ma era tutto secondario, perchè più forte era i rumore dei pezzi del mio cuore che cadevano a terra, più dolorose erano le lacrime velenose che scivolavano sule mie guance, più alto era il suono delle mie urla silenziose.
E ogni volta mi chiedevo cosa avessi fatto di male, in cosa avessi sbagliato, che genere di errore avessi commesso. Ma non avevo capito che non ero io quella sbagliata, quella cattiva, quella che doveva scappare e urare veramente il suo dolore. Non avevo capito che non ce l'avrei mai potuta fare da sola, che mi serviva aiuto. O meglio, lo avevo capito, ma troppo tardi. Lo avevo capito e avevo cacciato fuori tutto il dolore accumulato in quei mesi, ma ero stata messa a tacere con una sola mano, con un solo gesto. Un gesto che avrebbe dovuto portarmi dolore, ma che invece aveva portato solo pace, tranquillità e la fine di ogni tormento.
E ora sono quassù, a sorridere delle sue lacrime e a piangere la mia vita ormai persa.




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Prima di tutto mi scuso con tutte voi se vi ha colpito come storia o vi è sembrato un argomento azzardato.
Non è nato dal nulla questo 'racconto-diario', non mi sarebbe mai venuto in mente.
Questo è stato il tema di italiano che ho fatto martedì, il cui tema era 'violenza sulle donne'. E bho, ho iniziato a scrivere di getto, copiato in bella copia e consegnato.
L'ho fatto leggere a diverse persone che sono rimaste... stupefatte e con i brividi, così ho pensato di pubblicarlo qui quando mi hanno detto 'devi scrivere un libro' (sì, lo sono, sono esagerate).
E bho, tutto qui. Spero che vi sia 'piaciuto' e che riteniate che io abbia saputo trattare questo argomento con delicatezza e giusta attenzione, anche se non sarà mai abbastanza.
Fatemi sapere che ne pensate, se volete.
Baci xx