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[Cristiano]
Quando
Claudio mi raggiunge correndo, sto per salire su uno dei nostri
aerei privati per raggiungere Sīdī
Bel ʿAbbās,
dove
teniamo una delle nostre prigioni non
europee.
-
Che succede? – gli chiedo infastidito, troppo
il desiderio di andare personalmente ad interrogare Oliver e Micol, ora
ho
scoperto come si chiama quella che era la ragazza di Riccardo.
-
Sono scappati. – mi dice ancora trafelato per
la corsa.
-
Chi?
-
I prigionieri! Sei vai a Sīdī
Bel ʿAbbās
non
troverai nessuno.
-
Come diavolo è potuto succedere? – gli chiedo
prendendolo per il collo della camicia.
-
Non lo so, sono stati uccisi 8 agenti di
sicurezza, e altri 2 sono feriti molto gravemente, non è
detto che superino la
notte.
-
Come sono morti?
-
La maggior parte avevano il collo spezzato! –
mi dice lui, mentre io penso il collo spezzato, e
memorizzo questo
dettaglio nella mia mente.
-
Anche la ragazza è morta?
-
No, è sparita, come Oliver e come il nostro
aereo!
-
Cosa? Micol è sparita? Hanno usato il nostro
stesso aereo per andarsene?? – gli chiedo sempre
più furioso.
-
Mi dispiace! – mi dice lui contrito, abbassa
il capo e guarda per terra, mi allontano da lui lasciandolo da solo a
pensare a
tutti i suoi errori, nella testa solo tante domande.
Chi
diavolo è realmente Micol? Perché Oliver
l’avrebbe portata via con sé?
Come posso continuare ad affidarmi a certi incapaci?
Lascio
il nostro piccolo aeroporto mentre chiamo
il nostro centro operativo, inveendo contro chiunque e pretendendo che
reperissero al più presto l’esatta ubicazione
dell’aereo.
[Claudio]
Lo
sto deludendo lo so, non è contento dal mio operato, ed
oltre ad
essere furioso perché quella troia della mia ex-moglie
è sparita, è anche
preoccupato per qualcosa, cosa non mi è dato saperlo, non mi
parla è sempre più
distante.
Un
dubbio mi assale, per la prima volta dopo anni, dopo troppi anni, mi
chiedo se non ho tirato troppo la corda con lui. Cristiano è
sempre stato il
mio migliore amico, fin dalle medie, mi è stato accanto e mi
ha rispettato…
dalla
sua bella casa, mi ha rispettato, nei suoi ricchi vestiti mi ha
rispettato, nel suo erudito modo di parlare mi ha rispettato, lui
è sempre
stato amico del figlio della sua cameriera; è stato per me
semplice e naturale,
corteggiare la ragazza di cui lui era innamorato, lei ha ceduto alle
mie
lusinghe, ed io l’ho sposata prima che potesse cambiare idea.
Non l’ho mai
amata, forse l’ho trovata affascinante, ma l’unico
fascino di Anna è sempre
stato quello che Cristiano provava nel non averla con sé.
Quando
divorziammo lei me lo chiese, ricordo quella discussione, fu il
giorno in cui abbandonai il tetto coniugale.
*
-
Perché
mi hai sposata? Chi diavolo sei? – continuava ad urlarmi
addosso lei,
sfruttando il fatto che il bambino fosse all’asilo, non aveva
preso bene il
fatto che volessi prenderla con la forza.
-
Anna che
domande fai?
-
Mi hai
mai amata? – la mia risposta fu un’eloquente risata.
-
Perché?
– mi chiese ancora ed io le risposi ancora con il silenzio.
Ho
visto
nel suo sguardo il momento in cui ha capito.
-
Per lui!
Per togliermi a lui! È il tuo migliore amico!
-
Era
anche il tuo ma questo non ti ha impedito di scopare ME, e di sposare
ME.
-
Mi fai
schifo!
-
Non
vorrà mai un mio scarto!
-
Sparisci! Dalla mia vita, da questa casa, ora andrò a
prendere Riccardo e non
voglio ritrovarti qui al nostro ritorno.
*
Cristiano
che mi chiama al telefono mi distrae, mi comunica dove
dovrebbe trovarsi il nostro aereo, mi precipito in zona, per cercare di
recuperare il maggior numero di informazioni possibili.
Sono
in Toscana nel minor tempo possibile, trovo l’aereo ma non
c’è
traccia di Oliver o della ragazzina, cerco con lo sguardo macchie di
sangue ma
non ne trovo nemmeno uno, e mi chiedo ancora perché lui
abbia lasciato viva
lei…
Torno
a Roma per portare le deludenti notizie a Cristiano.
[Cristiano]
Quando
Claudio ritorna mi informa di non aver
trovato nulla se non l’aereo, è abbastanza certo
che fossero in due, viste le
cuffie da pilota e copilota abbandonate di corsa.
Resto
alla mia scrivania, senza dargli alcuni
cenno di averlo sentito, nella testa sempre la stessa domanda, chi
diavolo è
davvero Micol?
Nel
momento in cui lui cerca di nuovo di
attirare la mia attenzione gli scarico addosso tutta la mia frustazione.
-
Che diavolo ti sta succedendo? Ti sei fatto
ammazzare Sofia da sotto il naso, non sei stato in grado di mantenere
Anna a
Roma, ti avevo chiesto due prigionieri e sono fuggiti entrambi, come
posso
ancora fidarmi di te?
-
Non va tutto così male, Sofia è un bene averla
persa, era fuori di testa e presto probabilmente avremmo dovuto
ucciderla, Anna
ovunque si trovi non è una minaccia per noi, e con la morte
di mio figlio,
siamo al sicuro. – mi dice lui calmo, ed io non sono
più capace di trattenermi
oltre.
-
Non era tuo figlio.
-
Cosa? – mi chiede credendo di non aver capito.
-
Non era tuo figlio. Riccardo … non era tuo
figlio.
-
Certo, come no? E di chi sarebbe stato figlio
dello Spirito Santo, o no, forse tuo?! – mi chiede tagliente,
io annuisco solamente
e lo vedo furente.
-
Tu non sei andato a letto con mia moglie.
-
Non con tua moglie, con Anna, la sera prima
del vostro matrimonio.
-
Non è possibile.
Apro
lentamente il primo cassetta della mia
bella scrivania, e con tutta la calma di chi sa di aver ragione prendo
il test
del DNA che ho fatto fare, e lo lancio verso di lui. Adesso sono
così stanco e
furioso, che non m’importa assolutamente nulla di
rovesciargli addosso la
verità, proprio come Anna ha fatto con me.
-
Puttana! – dice tra i denti.
-
Lasciala fuori, tanto adesso non ha più senso.
-
Già – mi risponde lui quasi allucinato,
andando via senza aggiungere altro.
[Claudio]
Ho
vissuto 30 anni con la certezza di aver vinto su Cristiano
togliendogli l’unica cosa che gli sia mai importata
veramente, e scopro che è
tutta una bugia, una falsità, una menzogna.
Quella
puttana, mi ha sempre mentito!
È
stata con lui, il giorno prima del nostro matrimonio, ha portato in
grembo suo figlio, mi ha fatto credere che era mio per tutta una vita
…
Ho
passato 30 anni a sbattere in faccia a Cristiano, Riccardo,
perché
in fondo era la prova che lei era mia, che non sarebbe mai stata sua, e
invece
non era vero niente.
Ho
passato tutta la vita cercando di distruggere il mio migliore amico,
e non ci sono riuscito, nemmeno per un momento l’ho avuta
vinta su di lui.
Una
cosa però, mi regala un sorriso, quel bastardo ha dato
l’ordine di
ammazzare il suo stesso figlio, e con una risata che non accenna a
diminuire,
apro la finestra del mio appartamento al quarto piano di via Fabio
Massimo e
saluto questa vita che non ho saputo vivere, sulla quale non ho saputo
vincere.
[Cristiano]
-
Signore, mi dispiace informarla ma il signor Seri si è
ucciso circa
mezz’ora fa lanciandosi dalla finestra del suo appartamento.
Questo
il messaggio che ho trovato nella
segreteria telefonica una volta fuori dalla doccia, avevo sentito il
telefono
ma non avevo voglia di uscire.
Prendo
la bottiglia di whisky che ormai è
stabile sul mio comodino e la lancio contro la parete.
-
Maledetto narcisista egocentrico. – grido con
gli occhi lucidi, prima di sedermi, e stanco piangere la morte del mio
migliore
amico.
[Firas]
Dannazione!
L’avevo quasi convinto della necessità
dell’ipnosi e ora questa
notizia.
E
come glielo dico adesso? È vero che non sono un fan del
professorino, ma
questa proprio me la sarei risparmiata. Inutile cercare Micol
perché gli possa
indorare la pillola, vado.
Trovo
Riccardo sul divano, intento a leggere un libro, con una Micol
sdraiata, le gambe allungate su di lui, e intenta a studiare il
materiale preso
in Algeria, mentre la mamma di Riccardo si sta dedicando ad un noioso
solitario.
Certo
che questa prigionia forzata non piace a nessuno.
-
Riccardo, Anna, ho una cosa da dirvi – dico serio, ottenendo
così tutta
la loro attenzione.
-
Mi dispiace dovervi dare proprio ora una notizia del genere, ma sono
appena stato informato che Claudio Seri si è ucciso,
lanciandosi dalla finestra
del suo appartamento. Non hanno trovato un biglietto, o un addio, ma
dalle
primo foto della scena non sembra che ci siano dubbi, si tratta
certamente di
suicidio.
[Riccardo]
Claudio
è
morto.
Suicida.
Questo
mi
riempie di tristezza e cordoglio. So che non è stato un gran
padre, anzi,
tutt’altro, però mi dispiacerebbe sapere che la
sua morte è in qualche modo
collegata alla mia ‘presunta’ morte.
Mi
dispiace anche di non essere stato il figlio che lui avrebbe voluto che
io
fossi, ma ognuno di noi non può essere né
più né meno di quello che è: lui non
poteva essere di meno di quello che era ed io non potevo essere di
più di
quello che sono.
Lo
so, sto
diventando contorto, ma mi capita sempre in certe situazioni.
E
intanto,
giro per casa, come un’anima in pena.
[Anna
Rita]
Accidenti
a Claudio! Che sia dannato per l’eternità.
Non gli bastava torturare il mio piccolo Ricky da vivo, doveva farlo
anche da
morto.
Lo
vedo girovagare per casa, come uno
spettro, l’ombra del gaio ragazzo che era. Questa storia lo
sta intaccando nel
profondo ed io non so che fare.
Dirgli
la verità? Ben sapendo che potrebbe
odiarmi per averlo fatto crescere con il padre sbagliato?
Oppure
continuare a tacere? Sapendo che in
questo caso continuerà a torturarsi nella convinzione di non
essere stato un
buon figlio???
-
Secondo me, è meglio l’opzione A – mi
suggerisce Micol, spuntando dal nulla e scomparendoci di nuovo nel
nulla dal
quale era venuta. Penso, dopo il suo consiglio assolutamente non
richiesto.
Eppure
ha ragione lei. Ricky non deve
continuare a tormentarsi così. Non per Claudio, per lo meno.
-
Ricky, vieni qui.
-
Che c’è, maman?
-
Devo dirti una cosa. È importante …
Lo
guardo negli occhi, vacui, e a
bruciapelo gli confesso: - Claudio non merita il tuo dolore
specialmente …
aspetta, fammi finire … soprattutto perché non
era tuo padre.
-
Cosa?!?!? Maman, sei impazzita?
-
Tuo padre è Cristiano, non Claudio.
Perdonami.
Vedo
i suoi occhi riempirsi di lacrime di
rabbia, subito prima che si alzi e se ne vada di là, in
camera, sbattendo la
porta.
Quanto
male mi sta facendo quella porta
chiusa.
Mi
alzo per andare da lui a parlargli,
quando Micol mi trattiene per un braccio dicendomi: - Posso provare a
parlargli
io? Non voglio passarti avanti, ma magari, io posso aiutarvi entrambi,
mediando
le cose.
Con
un breve cenno del capo, le do via
libera, anche perché io non saprei proprio che cosa fare,
che cosa dire.