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Autore: TurboLisbeth    31/05/2013    1 recensioni
Un pericoloso quanto scaltro assassino, una delirante e malvagia Setta di Confratelli, un’ audace giovane donna, un uomo tanto ingenuo quanto onesto che si ritrovano invischiati in un’appassionante storia dall’intreccio mozzafiato.
Il ritmo della storia è serrato, nuovo, frutto della mente (perversa se volete) di due giovani autrici.
Cosa vi riserverà la storia? Aprite la pagina … il racconto vi attende!
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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[Cristiano]

Quando Claudio mi raggiunge correndo, sto per salire su uno dei nostri aerei privati per raggiungere Sīdī Bel ʿAbbās, dove teniamo una delle nostre prigioni non europee.

- Che succede? – gli chiedo infastidito, troppo il desiderio di andare personalmente ad interrogare Oliver e Micol, ora ho scoperto come si chiama quella che era la ragazza di Riccardo.

- Sono scappati. – mi dice ancora trafelato per la corsa.

- Chi?

- I prigionieri! Sei vai a Sīdī Bel ʿAbbās non troverai nessuno.

- Come diavolo è potuto succedere? – gli chiedo prendendolo per il collo della camicia.

- Non lo so, sono stati uccisi 8 agenti di sicurezza, e altri 2 sono feriti molto gravemente, non è detto che superino la notte.

- Come sono morti?

- La maggior parte avevano il collo spezzato! – mi dice lui, mentre io penso il collo spezzato, e memorizzo questo dettaglio nella mia mente.

- Anche la ragazza è morta?

- No, è sparita, come Oliver e come il nostro aereo!

- Cosa? Micol è sparita? Hanno usato il nostro stesso aereo per andarsene?? – gli chiedo sempre più furioso.

- Mi dispiace! – mi dice lui contrito, abbassa il capo e guarda per terra, mi allontano da lui lasciandolo da solo a pensare a tutti i suoi errori, nella testa solo tante domande.

Chi diavolo è realmente Micol? Perché Oliver l’avrebbe portata via con sé? Come posso continuare ad affidarmi a certi incapaci?

Lascio il nostro piccolo aeroporto mentre chiamo il nostro centro operativo, inveendo contro chiunque e pretendendo che reperissero al più presto l’esatta ubicazione dell’aereo.

[Claudio]

Lo sto deludendo lo so, non è contento dal mio operato, ed oltre ad essere furioso perché quella troia della mia ex-moglie è sparita, è anche preoccupato per qualcosa, cosa non mi è dato saperlo, non mi parla è sempre più distante.

Un dubbio mi assale, per la prima volta dopo anni, dopo troppi anni, mi chiedo se non ho tirato troppo la corda con lui. Cristiano è sempre stato il mio migliore amico, fin dalle medie, mi è stato accanto e mi ha rispettato…

dalla sua bella casa, mi ha rispettato, nei suoi ricchi vestiti mi ha rispettato, nel suo erudito modo di parlare mi ha rispettato, lui è sempre stato amico del figlio della sua cameriera; è stato per me semplice e naturale, corteggiare la ragazza di cui lui era innamorato, lei ha ceduto alle mie lusinghe, ed io l’ho sposata prima che potesse cambiare idea. Non l’ho mai amata, forse l’ho trovata affascinante, ma l’unico fascino di Anna è sempre stato quello che Cristiano provava nel non averla con sé.

Quando divorziammo lei me lo chiese, ricordo quella discussione, fu il giorno in cui abbandonai il tetto coniugale.

*

- Perché mi hai sposata? Chi diavolo sei? – continuava ad urlarmi addosso lei, sfruttando il fatto che il bambino fosse all’asilo, non aveva preso bene il fatto che volessi prenderla con la forza.

- Anna che domande fai?

- Mi hai mai amata? – la mia risposta fu un’eloquente risata.

- Perché? – mi chiese ancora ed io le risposi ancora con il silenzio.

Ho visto nel suo sguardo il momento in cui ha capito.

- Per lui! Per togliermi a lui! È il tuo migliore amico!

- Era anche il tuo ma questo non ti ha impedito di scopare ME, e di sposare ME.

- Mi fai schifo!

- Non vorrà mai un mio scarto!

- Sparisci! Dalla mia vita, da questa casa, ora andrò a prendere Riccardo e non voglio ritrovarti qui al nostro ritorno.

*

Cristiano che mi chiama al telefono mi distrae, mi comunica dove dovrebbe trovarsi il nostro aereo, mi precipito in zona, per cercare di recuperare il maggior numero di informazioni possibili.

Sono in Toscana nel minor tempo possibile, trovo l’aereo ma non c’è traccia di Oliver o della ragazzina, cerco con lo sguardo macchie di sangue ma non ne trovo nemmeno uno, e mi chiedo ancora perché lui abbia lasciato viva lei…

Torno a Roma per portare le deludenti notizie a Cristiano.

 

[Cristiano]

Quando Claudio ritorna mi informa di non aver trovato nulla se non l’aereo, è abbastanza certo che fossero in due, viste le cuffie da pilota e copilota abbandonate di corsa.

Resto alla mia scrivania, senza dargli alcuni cenno di averlo sentito, nella testa sempre la stessa domanda, chi diavolo è davvero Micol?

Nel momento in cui lui cerca di nuovo di attirare la mia attenzione gli scarico addosso tutta la mia frustazione.

- Che diavolo ti sta succedendo? Ti sei fatto ammazzare Sofia da sotto il naso, non sei stato in grado di mantenere Anna a Roma, ti avevo chiesto due prigionieri e sono fuggiti entrambi, come posso ancora fidarmi di te?

- Non va tutto così male, Sofia è un bene averla persa, era fuori di testa e presto probabilmente avremmo dovuto ucciderla, Anna ovunque si trovi non è una minaccia per noi, e con la morte di mio figlio, siamo al sicuro. – mi dice lui calmo, ed io non sono più capace di trattenermi oltre.

- Non era tuo figlio.

- Cosa? – mi chiede credendo di non aver capito.

- Non era tuo figlio. Riccardo … non era tuo figlio.

- Certo, come no? E di chi sarebbe stato figlio dello Spirito Santo, o no, forse tuo?! – mi chiede tagliente, io annuisco solamente e lo vedo furente.

- Tu non sei andato a letto con mia moglie.

- Non con tua moglie, con Anna, la sera prima del vostro matrimonio.

- Non è possibile.

Apro lentamente il primo cassetta della mia bella scrivania, e con tutta la calma di chi sa di aver ragione prendo il test del DNA che ho fatto fare, e lo lancio verso di lui. Adesso sono così stanco e furioso, che non m’importa assolutamente nulla di rovesciargli addosso la verità, proprio come Anna ha fatto con me.

- Puttana! – dice tra i denti.

- Lasciala fuori, tanto adesso non ha più senso.

- Già – mi risponde lui quasi allucinato, andando via senza aggiungere altro.

[Claudio]

Ho vissuto 30 anni con la certezza di aver vinto su Cristiano togliendogli l’unica cosa che gli sia mai importata veramente, e scopro che è tutta una bugia, una falsità, una menzogna.

Quella puttana, mi ha sempre mentito!

È stata con lui, il giorno prima del nostro matrimonio, ha portato in grembo suo figlio, mi ha fatto credere che era mio per tutta una vita …

Ho passato 30 anni a sbattere in faccia a Cristiano, Riccardo, perché in fondo era la prova che lei era mia, che non sarebbe mai stata sua, e invece non era vero niente.

Ho passato tutta la vita cercando di distruggere il mio migliore amico, e non ci sono riuscito, nemmeno per un momento l’ho avuta vinta su di lui.

Una cosa però, mi regala un sorriso, quel bastardo ha dato l’ordine di ammazzare il suo stesso figlio, e con una risata che non accenna a diminuire, apro la finestra del mio appartamento al quarto piano di via Fabio Massimo e saluto questa vita che non ho saputo vivere, sulla quale non ho saputo vincere.

 

[Cristiano]

- Signore, mi dispiace informarla ma il signor Seri si è ucciso circa mezz’ora fa lanciandosi dalla finestra del suo appartamento.

Questo il messaggio che ho trovato nella segreteria telefonica una volta fuori dalla doccia, avevo sentito il telefono ma non avevo voglia di uscire.

Prendo la bottiglia di whisky che ormai è stabile sul mio comodino e la lancio contro la parete.

- Maledetto narcisista egocentrico. – grido con gli occhi lucidi, prima di sedermi, e stanco piangere la morte del mio migliore amico.

 

[Firas]

Dannazione! L’avevo quasi convinto della necessità dell’ipnosi e ora questa notizia.

E come glielo dico adesso? È vero che non sono un fan del professorino, ma questa proprio me la sarei risparmiata. Inutile cercare Micol perché gli possa indorare la pillola, vado.

Trovo Riccardo sul divano, intento a leggere un libro, con una Micol sdraiata, le gambe allungate su di lui, e intenta a studiare il materiale preso in Algeria, mentre la mamma di Riccardo si sta dedicando ad un noioso solitario. 

Certo che questa prigionia forzata non piace a nessuno.

- Riccardo, Anna, ho una cosa da dirvi – dico serio, ottenendo così tutta la loro attenzione.

- Mi dispiace dovervi dare proprio ora una notizia del genere, ma sono appena stato informato che Claudio Seri si è ucciso, lanciandosi dalla finestra del suo appartamento. Non hanno trovato un biglietto, o un addio, ma dalle primo foto della scena non sembra che ci siano dubbi, si tratta certamente di suicidio.

 

[Riccardo]

Claudio è morto.

Suicida.

Questo mi riempie di tristezza e cordoglio. So che non è stato un gran padre, anzi, tutt’altro, però mi dispiacerebbe sapere che la sua morte è in qualche modo collegata alla mia ‘presunta’ morte.

Mi dispiace anche di non essere stato il figlio che lui avrebbe voluto che io fossi, ma ognuno di noi non può essere né più né meno di quello che è: lui non poteva essere di meno di quello che era ed io non potevo essere di più di quello che sono.

Lo so, sto diventando contorto, ma mi capita sempre in certe situazioni.

E intanto, giro per casa, come un’anima in pena.

 

[Anna Rita]

Accidenti a Claudio! Che sia dannato per l’eternità. Non gli bastava torturare il mio piccolo Ricky da vivo, doveva farlo anche da morto.

Lo vedo girovagare per casa, come uno spettro, l’ombra del gaio ragazzo che era. Questa storia lo sta intaccando nel profondo ed io non so che fare.

Dirgli la verità? Ben sapendo che potrebbe odiarmi per averlo fatto crescere con il padre sbagliato?

Oppure continuare a tacere? Sapendo che in questo caso continuerà a torturarsi nella convinzione di non essere stato un buon figlio???

- Secondo me, è meglio l’opzione A – mi suggerisce Micol, spuntando dal nulla e scomparendoci di nuovo nel nulla dal quale era venuta. Penso, dopo il suo consiglio assolutamente non richiesto.

Eppure ha ragione lei. Ricky non deve continuare a tormentarsi così. Non per Claudio, per lo meno. 

- Ricky, vieni qui.

- Che c’è, maman?

- Devo dirti una cosa. È importante …

Lo guardo negli occhi, vacui, e a bruciapelo gli confesso: - Claudio non merita il tuo dolore specialmente … aspetta, fammi finire … soprattutto perché non era tuo padre.

- Cosa?!?!? Maman, sei impazzita?

- Tuo padre è Cristiano, non Claudio. Perdonami.

Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime di rabbia, subito prima che si alzi e se ne vada di là, in camera, sbattendo la porta.

Quanto male mi sta facendo quella porta chiusa.

Mi alzo per andare da lui a parlargli, quando Micol mi trattiene per un braccio dicendomi: - Posso provare a parlargli io? Non voglio passarti avanti, ma magari, io posso aiutarvi entrambi, mediando le cose.

Con un breve cenno del capo, le do via libera, anche perché io non saprei proprio che cosa fare, che cosa dire.

  
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