Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: _TheDarkLadyV_    31/05/2013    5 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve ragazze.
Devo farvi un solo annuncio e poi sparisco. Al momento sto passando un periodo no, che è proprio no in tutti i sensi che si possono trovare.
Ho provato a distrarmi scrivendo, ma ho capito che pur continuando a farlo non riesco ad esprimere al meglio la mia "vena poetica" ( che c'è fortunatamente) e temo che finirei per odiare i personaggi che ho creato, in primis Jade. Quindi dopo questo capitolo, non so di preciso quando posterò il prossimo. Ho troppe cose per la testa e troppa rabbia. Se mi ostinassi a scrivere sotto la cattiva stella e il nervosismo non ne uscirebbe nulla di buono o quanto meno degno di essere letto almeno fino alla metà. Non so nemmeno se questo capitolo sarà di vostro gradimento, sta di fatto che non potevo lasciarvi così con una trombata e via.
Per chi piace la storia sia ben chiaro che non la sto abbandonando semplicemente ci metterò un pò più di tempo a postare per una questione mia personale. Non vi libererete così facilmente di me sia chiaro anche questo!
Grazie come sempre a quelle povere anime gentili che mi seguono e recensiscono. Anche se non vi conosco di persona, mi siete di conforto. Poi boh cos'altro devo dirvi? Credo nulla più.
Buona lettura.
Vale.

Love, lust and afraid


Una persona acida, cinica, molto spesso apatica con tendenze al pessimismo più catastrofico e dannatamente attivo anche nei momenti più tranquilli e sereni, avrebbe detto che quella miscela di emozioni a base di infarto provate durante quella notte, appartenevano ad un sogno, uno di quelli che difficilmente la gente riusciva a rimuovere dalla propria sostanza grigia dopo aver aperto gli occhi e rimesso piede in quel mondo troppo reale.
Io li chiamavo sogni a tradimento. Come sanguisughe si attaccavano alla mente e risucchiavano tutta la concentrazione dedicata al lavoro o a qualsiasi altra cosa perché deviavano il percorso degli impulsi nervosi e costringevano il cervello a mandare ripetutamente in onda, quasi si fosse inceppato, quelle stesse immagini che riuscivano a varcare i limiti della sopportazione. Nei migliori dei casi tutto questo procurava un immenso vuoto che si espandeva ulteriormente una volta avuto l'accesso alla consapevolezza che quella realtà sognata non combaciava perfettamente con la merda in cui sguazzavi. L'avevate presente, no? Quel vuoto incolmabile alla fine di ogni desiderio represso con la quale realizzavi che niente ti sarebbe servito per riempirlo.
I bei sogni per me erano un'arma a doppio taglio, una sorta di dottor Jekyll e Mr. Hyde riprodotti dal subconscio per renderti più isterica del solito. Per questo una volta aperti gli occhi mi sarei mangiata le mani perché ero più che sicura di aver sognato tutto. Mi sarei chiesta perché avevo deciso di guardare quei film sdolcinati a basso costo di produzione con tanto di scene d'amore e con il solito lieto fine del cazzo che solitamente mandavano in onda per sostituire un programma, piuttosto che restare con la mia Musa e i miei personaggi di carta lasciati a metà legata alla sedia.
In quello strano dormiveglia continuavo a convicermi di tutto questo. Una persona come me non poteva aver avuto accesso a quei piaceri proibiti, maledizione!
Aprii lentamente gli occhi cercando con tutta me stessa di non farmi travolgere dal senso di ansia che si era già attorcigliato attorno allo stomaco e che naturalmente aumentò mettendo in catastrofica discussione le basi fantasiose su cui avevo eretto il mio castello di stupidate. Non ero in camera mia, non avevo addosso il pigiama e soprattutto la disposizione della stanza era completamente diversa rispetto alla mia. A quel punto i residui del sonno scomparirono lasciandomi in balìa della confusione più totale.
Ti vuoi svegliare scema? Sei davvero nel letto di Ville. Hai fatto tutto quello che si potesse fare con lui e ora piantala di fare la bella addormentata del cazzo. Ti è tanto difficile? Sei leggermente cogliona a quanto vedo.
“ Cazzarola..”- sussurrai.
E così a quella stessa persona acida e cinica non restava che arrendersi all'obiettività della situazione e diventare consapevole del fatto che nel momento in cui si soffermava sulle scene da sogno che il cervello le trasmetteva, quello che sentiva non era il vuoto, bensì una nuova sensazione che non sarebbe riuscita a descrivere nemmeno con ventimila aggettivi utilizzati tutti in un sol colpo. E al quel punto, come una ragazzina di quindici anni rincoglionita ai massimi livelli, avrebbe sorriso stupidamente, colta in pieno dalla sua prima cotta adolescenziale.
Come se avessi risvegliato magicamente i sensori fino a quel momento spenti, sentii sulla pelle il suo odore, la cosa più buona che i miei sensi assopiti da tempo immemore erano riusciti a percepire. Annusai le lenzuola che avvolgevano il mio corpo ancora nudo distinguendo chiaramente quel profumo che poche ore prima era riuscito a fottere il mio cervello. Chiusi gli occhi e lo respirai a pieni polmoni e restai seduta a guardarmi intorno. Oltre al fatto che fossi sola, i miei vestiti erano stati adagiati accuratamente sulla sedia accanto ad un maglione blu scuro e i deboli raggi del sole che penetravano dalla finestra accompagnarono il mio buon umore in evidente stato di crescita. Non lo ero mai stata in vita mia, nemmeno nei momenti in cui non ero apparentamente sola. Perché io lo ero sempre, anche quando accanto a me c'era un uomo pronto a rendermi felice nel massimo delle sue capacità. Dopo le varie riflessioni (che nemmeno in trent'anni di vita avevo fatto in così pochi minuti dopo una dormita), mi alzai e mi avvicinai ai miei vestiti indossando l'intimo e indugiando per qualche secondo sul maglione. Lo presi fra le mani e lo accarezzai piano con la guancia. Era morbido e quel profumo sembrava non volermi lasciare. Senza pensarci lo indossai e sorridendo decisi finalmente di uscire dalla stanza per attingere personalmente alla vera sorgente.
Pur volendo cercarla non avevo fatto i conti con la Torre che più che casa sembrava una dimora fatta apposta per confonderti. Non ricordavo nemmeno quale fossero le scale che mi avevano condotto su quel piano. A piedi nudi percorsi il corridoio senza sapere di preciso dove andare.
Poi ad un tratto, quasi come un segno divino, sentii un rumore di sotto e come un radar cercai di catturare qualsiasi frequenza mi facesse capire quale direzione prendere. A quel punto iniziai a scendere le scale da cui proveniva il rumore con il cuore che pian piano iniziò a velocizzare i battiti. Quando giunsi a destinazione mi guardai intorno e insieme a quei movimenti iniziai a pensare a quanto tempo ci avrei messo per sbagliare strada e fare una gran bella figuraccia. In quel preciso istante dedicato ai rompicapi, la voce di Ville giunse alle mie orecchie. Stava canticchiando e come il filo di Arianna, seguii quelle note improvvisate per giungere indenne alla meta.
Il filo mi condusse in cucina dove trovai il bel finnico con indosso solo un paio di jeans che preparava la colazione. Restai sulla soglia ad osservarlo sicura del fatto che la mia espressione si fosse trasformata in una delle più dolci che potessi essere in grado di fare. Fischiettando allegramente era ancora ignaro del fatto che io fossi lì, a pochissima distanza da lui. La sua schiena, come una calamita, attirò la mia attenzione deviando il percorso naturale dei miei pensieri che finirono per avere delle interferenze con il mondo proibito. Esse, però, durarono poco perché il finnico si voltò e restò a contemplarmi per due minuti.
“ Sei coperta!”- si lamentò deluso.
“ Accidenti!”- esclamai piagnucolando e portandomi le mani sulle guance. Cosa voleva, che andassi in giro nuda? Poteva toglierselo dalla testa. Continuò a studiare attentamente le zone scoperte con uno dei suoi sguardi angelici quanto quelli di Satana. Di sicuro non faceva censura dei pensieri che stava facendo.
“ Fai poco la faccia da cobra.”- lo ammonii restando al mio posto a braccia conserte e sorridendo diabolicamente. Ville ridacchiando continuò a guardarmi e io naturalmente dovetti combattere per non imbarazzarmi. Nonostante tutto, quell'effetto non riusciva a svanire. Fu lui a fare il primo passo: si avvicinò e immediatamente costruì la mia prigione facendo aderire la mia schiena contro il muro. Con le sue labbra ad un millimetro dalle mie sussurrò: “ buongiorno.”
“ Buongiorno.”- ripetei perdendomi nei suoi occhi e mettendo le mie braccia attorno al suo collo.
“ Ti sta bene il mio maglione.”
“ Scusa se me ne sono appropriata..”- spontaneamente abbassai gli occhi fissando i nostri piedi scalzi.- “ Ecco..mi piaceva l'idea di tenere addosso qualcosa che sapesse..di te..”
Merda, l'avevo detto. Ero stata troppo romantica. Tornai a guardarlo nella speranza che non fossi arrossita. Piacevolmente colpito da quello che avevo detto, Ville mise in atto ciò che sicuramente voleva fare dall'inizio, ponendo fine alle parole per passare ai fatti.
Adesso gli parte il “ disturbo”. Beh più che normale se continua a strusciarsi contro di me come un gatto in calore!
“ Valo attento. Potrebbero esserci dei disturbi fra esattamente tre secondi.”- gli sussurrai all'orecchio dopo essermi liberata dalla passionalità dei suoi baci. A quel punto il micio scoppiò a ridere fermando le sue manie di conquista del mondo. Mi unii anche io, ma non tanto per quello che avevo detto, quanto piuttosto per via della sua risata strana e contagiosa.
“ Volevo svegliarti io, ma come al solito tu rovini tutto.”- disse dandomi un bacio sul collo.
“ Grazie per avermi ricordato di essere un disastro. Purtroppo bisogna accettarmi per come sono.”
“ Per sfortuna.”
“ Ah! Simpatico.”
Mi liberai dalla gabbia che mi aveva creato spingendolo avanti, ma due secondi dopo ero abbracciata a lui.
Su smettiamola di fare la ragazza che non ha mai visto uomini in vita sua e che se ne sta come un polipo sul primo mal capitato.
“ Stasera c'è una festa al Tavastia. Ecco.. mi chiedevo se volevi accompagnarmi.”
Il che cosa?!
Naturalmente evitai di esprimere sul serio quell'esclamazione. Non volevo sentirmi ancora più sfigata. Mi sembrava di aver già sentito quel nome e forse a parlarne era stata proprio Elisabeth e se la memoria non mi ingannava doveva essere un locale o qualcosa del genere.
“ Certo.”
“ Davvero?”
“ No stavo scherzando.”
“ Effettivamente era una domanda piuttosto stupida. Comunque diglielo anche a Jonathan ed Elisabeth.”
“ Riferirò.”
“ Perfetto!”
Mi avvicinai alla tavola, ma prima che potessi prendere posto lui si schiarì la voce e con cautela disse: “ ci sarà anche Amber..”
“ Ah.”- fu tutto quello che riuscii a dire.
Sentii il mondo cadermi addosso. Sapevo che doveva esserci una fregatura.
“ Beh perché fai quella faccia?”
“ Niente.”
“ Mentire non è il tuo forte.”
“ Non ti sto mentendo.”
“ Jade.”- mi richiamò serio.
“ Okay! Mi da fastidio vederla!”
Stavo gesticolando. Stavo davvero gesticolando! Ma che cazzo mi era preso?
“ Viva la sincerità!”- esclamò Ville imitando il tono della mia voce. Lo fulminai con lo sguardo. Non sapevo cosa mi tratteneva dal massacrarlo lì in quell'istante. Forse ciò che mi trattenne dal fare mosse azzardate era la sua espressione divertita e dolce. Si avvicinò e prese fra le sue dita una ciocca dei miei capelli.
“ Pensa a questo: sai il fatto tuo, rispondi per le rime e sei..”- ripassò velocemente con gli occhi il mio corpo deglutendo.- “ sei fottutamente sexy! Quale dovrebbe essere il problema? Semmai chi dovrebbe sentirsi fuori luogo è lei. E poi hai me al tuo fianco.”
L'ultima frase fu pronunciata con un tono di voce deciso e profondo e ne fui piacevolmente colpita. Avevate presente l'ossigeno? Ecco io in quel momento non ne avevo. Quella frase era riuscita a disarmarmi e nonostante potesse essere carica di tanti significati spaziando da quelli più dolci a quelli meno, decisi di non soffermarmi più di tanto sulla sua portata quanto piuttosto spostare le mie mani sul suo petto.
E questo dovrebbe lusingarmi.”- commentai divertita.
Come minimo.”
Dannato sorrisetto infame!
Siamo molto modesti.”
Ho imparato da qualcuno.”
Il suo sussurro mi fece rabbrividire ed ebbi immediatamente l'impulso di baciarlo, cosa che feci un istante dopo. E fu così che la colazione fu completamente dimenticata e di quel passo avrei finito per non tornare più a casa.



Allora?! Come è stato? Ci sa fare? Posso chiedergli qualche consiglio sull'argomento? Dai parla! È inutile che fai quella faccia tanto lo abbiamo capito..non sei stata rapita dagli alieni, hai passato la notte con Ville, altrimenti mi avresti risposto a tutti i messaggi! Ammettilo e nessuno si farà male! ALLORA???”
Fu questa l'accoglienza che ebbi una volta tornata a casa. Jonathan continuava a starmi col fiato sul collo e attaccato alla mia sottana con la sua voce che perforava le mie orecchie. Io mi sentivo decisamente leggera, quasi con la testa fra le nuvole, cosa che naturalmente non mi era mai successa o forse solo una volta. Guardai un po' confusa Jonathan che continuava a gesticolare come una checca isterica.
John hai deciso di morire per caso?”- chiese Elisabeth avvicinandosi a lui.
Io voglio sapere!!!”- esclamò imbronciato.
Mi avete andato dei messaggi?”- chiesi completamente rincoglionita. Era come se solo in quel momento fossi riuscita a tornare con i piedi per terra.
Lui ti ha mandato i messaggi. Io ti ho telefonata solo due volte.”
A quel punto notando la loro impazienza e la curiosità più esplicita negli occhi del mio amato ballerino, presi il cellulare dalla borsa accorgendomi non solo che c'era il silenzioso, ma che era pieno di letterine e chiamate. Come aveva detto, Elisabeth fu la responsabile delle chiamate, ma la cosa più assurda furono i messaggi da mammo/ pettogolo/ maniaco sessuale di John.

Jade!!! Ma dove sei?!?!? Rispondi a questo cazzo di cellulare!”

Jade!!! Lo so è il secondo messaggio in nemmeno dieci minuti, ma ci stiamo preoccupando!”

Aspetta un momento..sei con LUI vero?!?!!?”

Okay, se non rispondi sei con lui e ciò vuol dire solo una cosa. CI STATE DANDO DENTRO!!!”

Oh mio Dio! Non voglio crederci!”

Fate piano e non rompete niente!”

Elisabeth mi dice di smetterla..forse è meglio. Aaah mi sento così..così..così sfigato! Beata te che sfoghi!”

Guardai scioccata Jonathan che deglutì all'istante e dopo avergli riso in faccia mi avvicinai per stampargli un bacio sulla guancia con sua grande sorpresa.
Mi sa che resterò in vita..”- disse rivolto ad Elisabeth.
Jade..tutto bene?”- chiese quest'ultima.
Entrai nel soggiorno e lanciando sul divano la giacca e la borsa mi misi ad urlare come una ragazzina che aveva finalmente comprato il biglietto del suo primo concerto.
E' impazzita..”
Jonathan mi fissò come se stesse guardando un fantasma.
Io credo che sia..felice.”- convenne invece Elisabeth sorridendo alla vista della mia follia.
No no è pazzia questa.”
Quanto non capisci niente!”
Mi avvicinai ai due abbracciandoli ed esclamando: “ bellissima giornata, non trovate?”
Ma se fra poco verrà giù il diluvio universale!”
Okay Jade..”- disse Elisabeth.- “ da tutto questo ci fai capire che la serata non solo è andata bene ma è finita alla grande. Quindi è vero che siete andati..insomma..”
Avete trombato?!”- chiese Jonathan esplicito rivolgendosi poi ad Elisabeth.- “ non è una parolaccia e non siamo dei bambini. Si va dritti al punto.”
Guardò di nuovo me e chiese: “ allora Miranda?”
Sì!”
Ecco spiegato tutto.”- concluse a braccia conserte. In quella follia la parte più razionale mi stava ripetendo quanto fossi una stupida, così mi calmai imbarazzandomi leggermente.
Okay, forse è il caso di smetterla.”- dissi tornando definitivamente seria.
Oh no! Ci piace vederti così!”
Beh ti va di sederti e parlare di questo con più tranquillità? Naturalmente sempre se vuoi.”
Annuii e seguendo il consiglio di Elisabeth sprofondai nella poltrona.
Iniziamo la seduta spiritica.”- disse Jonathan allegramente.- “ allora..”
Cosa hai provato?”- lo interruppe Elisabeth emozionata.
E' difficile da spiegare. Vi giuro, durante il tragitto di ritorno mi sono soffermata più volte su questo cercando di trovare le parole giuste per una spiegazione non astratta, ma non ci sono riuscita. La cosa che so di sicuro è che non mi sono mai sentita così..amata.”- sospirai.
Entrambi mi imitarono e sospirarono e guardando le loro facce mezze sognanti per poco non scoppiai a ridere.
Ah dimenticavo! Stasera andremo al Tavastia.”
Tu e lui?”
E voi.”
C-che cosa?!”- domandò Jonathan alzandosi di scatto.
Siete stati invitati anche voi.”
Non ci posso credere!”- esclamò Elisabeth portandosi le mani sulla bocca.- “ davvero?”
Annuii divertita. In tutta quell'agitazione evitai di farli partecipi del fatto che ci sarebbe stata anche Amber. Non avevo voglia di rovinare tutto e poi come aveva detto Ville, ci sarebbe stato lui e questo mi bastava per stare più serena.
Aaaah non so che mettermi!”- esclamò Jonathan isterico.
Qualcosa la trovi. Il tuo armadio è più pieno del mio.”- disse Elisabeth a braccia conserte. Amavo quelle scene, il fatto che Jonathan a volte sembrasse più gay e che Elisabeth con la sua calma assassina fosse la fonte di sicurezza e consigli. Istintivamente mi alzai e prima che potessero parlare o semplicemente muoversi li abbracciai nuovamente.
Santo cielo. Se andiamo avanti di questo passo finirò per perdere la mia Miranda!”- esclamò Jonathan piagnucolando.
Oh smettila!”


Avevo vissuto quella giornata con l'assenza della mia dolce acidità e mancanza di applicazione alla mia storia. Di quel passo nemmeno dieci anni mi sarebbe serviti per portare a termine quel duro lavoro. Il fatto era che pur cercando di concentrarmi Ville prepotentemente entrava nei miei pensieri e difficilmente con quell'immagine stampata nella mente riuscivo a concentrarmi nonostante quella stessa illuminazione aveva provveduto ad ispirarmi. Anche Ville era un'arma a doppio taglio. Speravo che non fosse così letale da farmi male..
La sera era giunta in tutto il suo splendore suscitandomi una leggera agitazione nonostante non ci fosse nulla di così grave da farmi stare in quel modo. Era solamente un uscita!
Non sapevo se dare la colpa alla mia scemenza o ad Amber. In quelle ore non ero riuscita a prepararmi psicologicamente a tale evento e nonostante cercassi di recuperare in quel momento, il mio piano risultò fallace. Così evitando del tutto le paranoie, mi diressi in salotto anche per capire a che punto stesse l'allegra brigata.
Trovai Jonathan vicino alla porta e incuriosita guardai ciò che stava fissando. Stava osservando Elisabeth concentrata su delle foto che stava mettendo in un recipiente.
“ Che sta facendo?”- sussurrai a Jonathan. Egli si voltò e a bassa voce disse: “ hai creato un mostro. Sei contenta?”
Tornai a guardare Elisabeth tutta presa nel tagliuzzare l'ennesima foto con gli occhi che avevano un luccichio sinistro. Poco dopo, quando il recipiente fu degno di attenzione, prese l'accendino e appiccò un bel fuocherello.
Ognuno di noi ha un modo per esorcizzare il dolore. Lei lo fa così. Noi non siamo nessuno per impedirle di farlo. Quando tu diventerai il più grande psicologo del mondo allora le darai qualche bel consiglio.”
Gli diedi una pacca sulla spalla ed entrai in salotto. Jonathan mi seguì e appena Elisabeth ci vide, bruciò l'ultima foto e sorridendo disse: “ ragazzi! Bene, dopo aver fatto quello che dovevo fare da un bel po' di giorni, posso andarmi a preparare per la serata.”
Dopo aver spento le fiammelle, buttò il tutto sospirando con finta serenità e prendendomi per un braccio disse: “ su andiamo!”
Quando fummo in camera mia si avvicinò agli indumenti che avrei indossato quella sera. Non erano niente di speciale. Visto la mia leggera contrarietà per vestitini e compagnia simile, il pantalone e la maglia che stava studiando Elisabeth erano decisamente le cose sulle quali la mia guru non avrebbe avuto nulla da dire specie se erano gli stessi indumenti che lei adorava.
Okay questa volta mi piaci.”- disse sorridendo. Presi i vestiti sorridendo e iniziai a prepararmi.
Mi guardai allo specchio continuando a girarmi e rigirarmi, studiando con occhio critico la maglia grigia sfumata e i pantaloni neri leggermente strappati.
" Mi stai facendo venire mal di testa, fermati!"
Mi fermai facendo una smorfia. L'unica cosa che non capivo se mi piacesse o meno erano i capelli. Così lisci sembravano i degni eredi di quelli di Raperonzolo con la differenza che a me erano neri.
Quante sfumature! Mi sembra di indossare un porno.”- dissi continuando a guardare la maglia che ricadeva morbida sulle mie forme scheletriche. Forse mamma aveva ragione: stavo scomparendo.
Quanto sei cretina!”- sospirò sorridendo Elisabeth seduta sul letto con le gambe incrociate. Continuò a studiarmi attentamente e poi disse: “stai benissimo! Invece.”
Lo so, tesoro.”
Suono schietto, deciso e per niente modesto. Girai sui tacchi e atteggiandomi a diva, spostai con gesto altezzoso una ciocca di capelli dalla spalla. Elisabeth mi fissò mezza allibita mentre io scoppiai a ridere.
Modestia stuprami.”- commentò a bassa voce.
Insomma a parte gli scherzi, dici che vestita così vado bene per un posto come il Tavastia?”- le chiesi leggermente preoccupata.
Fidati! È un mix giusto. Sei una via di mezzo fra l'abbigliamento adatto per un posto che fino a poco tempo fa non conoscevi nemmeno per sentito nominare e il tuo stile da perfetta acida del cazzo. Sei un gioiello in pratica.”
Grazie della sintesi.”- le dissi ridendo. Stavo per indossare nuovamente gli occhiali quando la vidi scendere come una furia dal letto.
No gli occhiali no!”- esclamò categorica. Si avvicinò e mi strappo gli occhiali dalle mani.
Mah..”
“ No! Qui hai bisogno delle lenti a contatto e non si discute! Fila a metterle! Corri! Su su!”
Mi spinse in bagno chiudendomi dentro.
Maledetta!”- esclamai avvicinandomi alla porta.
Muoviti! Non hai tanto tempo!”
Perché sei così rompipalle?”- sussurrai infastidita guardandomi allo specchio. Fissai la mia immagine riflessa allo specchio e solo in quel momento mi resi conto della luce strana che emanavano i miei occhi.
Sapevo bene cosa significava. Se non ero un quadro impressionista, tutto mi faceva pensare a quanto fossi decisamente fottuta; non simbolisticamente, ma concretamente. La domanda ora era una: ero pronta alle conseguenze?


Se qualcuno avesse voluto fare una descrizione di me in quel preciso istante gli aggettivi utilizzati avrebbero condotto ad una sola domanda: “ ma è Jade?”
Sì perché nel preciso istante in cui con i miei fedeli vassalli entrai nel Tavastia e incontrai Ville e i suoi fedeli compagni di avventura, Jade Watson, quella vipera dalle sembianze umane si era trasformata in un agnellino.
La cosa era abbastanza strana per me e più ci pensavo e più capivo di essere stata ulteriormente fottuta.
Piacere tutto mio..”- terminai salutando Migé. Almeno credevo che fosse questo il suo nome. Avevo il cervello completamente azzerato e quei nomi che apparentemente avevo appreso erano usciti dalle mie orecchie così come erano entrati. Sapevo già che avrei fatto qualche figura di merda. Aspettavo solamente l'occasione propiziatoria.
Sei davvero quella scrittice?”
La domanda tipica dei maschietti. Ormai la meraviglia aveva ceduto il posto allo scoppio di una risata che fortunatamente riuscivo a reprimere.
In carne ed ossa. Beh più ossa che carne.”- risposi sorridendo.
Ragazzi credo che dovremmo stare attenti. Non si sa mai.”- disse Migé rivolgendosi agli altri a cui strappò più di un sorriso. Sentii accanto a me la risata di Ville e per me fu difficile restare seria.
Fortuna per voi non sono armata stasera.”
L'atmosfera che si stava creando non poteva che essere una delle migliori, peccato che come al solito dovesse rompersi a causa di disturbi biondi e rifatti dalla testa ai piedi.
In quel momento mi ero allontanata dagli altri per seguire Jonathan ed Elisabeth ancora in evidente stato di shock, quando vidi Amber con passo seducente avvicinarsi agli altri. Immediatamente divenni un fascio di nervi.
Mamma mia guarda quanti denti! Sembra una cerniera lampo.”
John smettila! Non posso ridere.”
Perché ti sei operata all'appendice e hai paura che ti possano saltare i punti per le troppe risate?”
John ti prego basta.”
Okay ho capito. Ti si rovina il trucco. Va beh tanto dopo si rovinerà lo stesso.”
Scemo."
È la verità.”- restò in silenzio e poi poeticamente disse: “ con le lingue intrecciate come un cesto di vimini, i corpi arrotolati come il sushi, più che amore sembravano sedute di psicoterapia.”
Era chiaro a cosa stesse alludendo, anzi a chi. Anche un bambino di dieci anni l'avrebbe capito. E a quel punto, nonostante l'imbarazzo che provai, finii per piegarmi in due dalle risate. L'eccesso di squilibrio di Jonathan quella sera si faceva più letale ad ogni minuto che passava e in fondo era anche un bene. Almeno Amber in quei minuti era diventata una povera sfigata inconsapevole dei suoi difetti.
Sei un caso impossibile.”- esclamò Elisabeth con le lacrime agli occhi. Mentre guardavo in direzione della bionda mi accorsi che Ville non c'era. Confusa guardai John ed Elisabeth e dissi: “ ragazzi vado a cercare Ville.”
Ho già capito cosa devi fare.”- disse Jonathan con la faccia e il tono di uno che la sapeva lunga.- “ quando si è nervosi c'è un solo sfogo.”
Piantala deficiente!”- esclamai ridacchiando.
Stavo facendo di tutto per non farmi notare dalla Miss, cercando di nascondermi dietro alla gente, ma era evidente che avesse dei radar al posto degli occhi. Infatti come un'apparizione demoniaca me la ritrovai fra i piedi con il suo sorriso beffardo.
“ Guarda chi si vede.”
Quando i miei occhi si posarono su quel grissino biondo le viscere del mio corpo presero a contorcersi come non erano mai riuscite a fare e una rabbia enorme iniziò a farsi spazio nel mio cervello già di suo instabile.
Che bella sorpresa! Come mai da queste parti?”
“ Sono stata invitata.”
“ E chi mai ha fatto una cosa del genere?”
Ville.”- dissi cercando di simulare indifferenza.
Che? Lui? Ma per favore!”- esclamò scoppiando a ridere. Le cornacchie emettevano un suono più dolce a mio parere.
“ Cos'hai contro i miei inviti?”
San Michele era arrivato. Il fatto era che invece di entrare nelle vesti del mio salvatore era entrato nelle vesti del mio personale angelo della morte. Non era possibile che dovesse sbucare da dietro facendomi sussultare con la sua voce sexy. Amber immediatamente cambiò espressione presentando uno dei suoi sorrisi più finti. Si trovava in difficoltà.
Ah darling! Finalmente sei qui! Ti stavo giusto aspettando..”
Tono da gatta in calore. Stavo per partire alla carica, ma Ville bloccò il tentativo di buttarmi addosso e massacrarla, non solo con la mano, ma soprattutto con lo sguardo che stava a significare “ lascia fare a me.”
Si rivolse ad Amber e gentilmente le disse: “ credo che dovrai cercarti come sempre un altro patner. Io sono impegnato.”
Beh quando ti stanchi, perché succederà, mi troverai di là.”
L'occhiolino cedette il posto alla sua camminata da pornostar e il mio sangue salì completamente nel cervello.
Sai che quando vedo queste cose mi viene da sputare come un lama? Sento le vene del collo formare la cartina topografica di Miami. Le posso fare una domanda gentile prima che sparisca dalla mia vista?”
Le mie gambe si mossero spontaneamente verso di lei.
Jade!”
Ville mi bloccò ancora una volta.
No è gentile!”- mi giustificai.
Jade!”
Lo guardai e fermando la mia voglia di sangue, chiesi: “ se ne può andare a fare in culo?”
Ville a quel punto allentò la presa e scoppiò a ridere.
Vieni qui. Hai parlato fin troppo.”
Fregandosene altamente di chi potesse vederci, mi strappò uno dei suoi baci senza respiro. Se non ero arrossita in quel momento non sarei arrossita mai più.
Che cacchio fai?”- chiesi poi guardandomi intorno.
Cosa c'è?”
Niente..”
Ti ho messo in imbarazzo.”
No!”
Sì invece.”- disse lui sorridendo dolcemente.- “ scusa. Devi capirmi..non potevo fermarmi..non quando ho davanti donzelle per la quale rischio la censura.”
Scemo.”- ridacchiai.
Bene prima che finisca per non rispondere delle mie azioni, andiamo dagli altri.”
Annui e presi la sua mano. Dovevo semplicemente respirare e stringere la mano di Ville fino a fargli male nel caso di un possibile ritorno di dichiarazione di guerra. Erano questi i due punti su cui stavo lavorando in quel preciso istante.



Il Demonio aveva mille modi per portare le giovani anime in tentazione, ma quella che riservò a me probabilmente doveva essere la tentazione più forte e spaventosa che potesse avere nel suo vasto catalogo.
“E così ora siamo passate da 'sono un reietto umano' a 'adesso mi scopo i personaggi famosi'. Perchè è questo che fate tu e Ville, no? Mio dio..stento a crederci.”
Adesso nemmeno il bagno era più un posto sicuro. Ero andata semplicemente per sistemarmi il trucco e ora mi ritrovavo con stecchino che mi osservava a bracce conserte dallo specchio. Alzai gli occhi al cielo e voltandomi dissi: “ bene ora che hai detto la tua vuoi una somma di denaro?
“Sai almeno chi è Ville Valo? Sai davvero tutto di lui?”
Restai in silenzio prendendo in seria considerazione l'idea di immergere quella bella chioma nel water.
“Io se fossi in te starei attenta. Dopotutto è un uomo, non un santo. Potresti farti del male.”
Qualcosa in quelle parole riuscì a paralizzarmi. Quello sguardo lo conoscevo fin troppo bene e non prometteva nulla di positivo. Trovai comunque  la voce e dissi: “ lo sai che fine fanno quelle come te? Finiscono per cuocere nella loro stessa minestra. Io invece se fossi in te starei più attenta ai lineamenti di quel bel visino che possiedi. Posso anche essere cambiata esteticamente, ma questo non vuol dire che non abbia il coraggio per strapparti a morsi la carne e fare dei tuoi capelli un bel scacciaguai.”
Hai dimenticato con chi hai a che fare, Watson.”
“ E tu ancora non conosci questa Watson. Fidati è meglio non stuzzicarla perché è capace di farti fuori in due secondi. Sei monotona, stecchino. Hai bisogno di cambiare il tuo repertorio, non siamo più al liceo e non sei circondata dalla protezione dei tuoi sguatteri. Bisogna crescere.”
Dopo aver colpito l'avversario con mia grande soddisfazione, andai via e deviando il percorso uscii dal locale per prendere una boccata d'aria.
La presenza di Amber in quel posto mi aveva per l'ennesima volta turbata. Appoggiai la schiena al muro e aspettai che mi calmassi.
Di cosa dovevo aver paura? Forse ero semplicemente terrorizzata all'idea che potessi perdere qualcosa a cui mi ero completamente affidata. Non dovevo lasciarmi vincere dalla paura, lo sapevo bene, ma quel senso di panico e ansia non erano mai riusciti ad abbandonarmi come io stessa li spronavo a fare. A maggior ragione in quel momento qualsiasi preghiera o sacrificio a divinità sconosciute, non avrebbe di certo migliorato la situazione. In sintesi: non avevo intenzione alcuna di perdere Ville.
“ Okay sono figa..sto bene..”
“Non è bello far venire i complessi alla gente. Ti ho cercata dappertutto e mi ero seriamente preoccupato.”
Mi voltai verso Ville che continuava a guardarmi serio e abbozzando un mezzo sorriso abbandonai il muro per avvicinarmi a lui.
“Scusa, non volevo farti strappare i capelli per una grande perdita.”
“Una perdita che per fortuna non è perdita.”- disse lui sorridendo. Di getto lo abbracciai appoggiando la testa sul suo petto. Lo strinsi cercando di sentire sulla mia pelle il senso di protezione che cercavo per mandare via almeno per un pò quella fottuta e insensata paura.
“ Ehi, donzella, che succede?”
Non risposi. Chiusi gli occhi continuando a stringerlo. Sentii un bacio leggero sulla testa mentre le sue braccia costruirono quella gabbia che volevo vedere attorno a me. Fui cullata per breve tempo insieme alla sua voce che canticchiò un motivetto dolce, quasi una specie di ninna nanna improvvisata.
“ Sei scappata da Amber, vero?”
Continuai a non rispondere, sicura che la sua fosse una domanda retorica. Infatti lo sentii ridacchiare e quando finalmente mi decisi di staccare la testa dal suo petto lo guardai e restai semplicemente folgorata dalla dolcezza della sua espressione.
“ Lo sapevo.”- disse sospirando. Mi strinse più forte e appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
“ Ma non per questo devi uscire fuori a gelarti. Io cosa ci sto a fare?”
“ Scusa.”- dissi dispiaciuta e quasi sommersa dalla sua spalla. Spostai il viso e gli diedi un piccolo bacio sul collo. Quel contatto si infranse subito dopo; Ville tornò a fissarmi e disse: “oggi stranamente la luna si vede in tutto il suo splendore. Sai, credo che lei sia come te. È molto timida, non ama mostrarsi nella sua totale semplicità e..bellezza.”
Il dorso della sua mano accarezzò la mia guancia. Chiusi ancora una volta gli occhi per sentire meglio quel contatto fatale.
“ Quando però riesci a rubarle uno scatto, provi sempre una grande soddisfazione. In quello scatto c'è la sua essenza e tutto quello che un altro uomo non riuscirebbe a cogliere. Tu sei così: estremamente timida e di una bellezza..unica.”
Sentii un magone alla gola. Credo che fosse un rospo morto che aveva bloccato le vie respiratorie.
“ Smettila..mi metti in imbarazzo.”- dissi con il tono della voce leggermente spezzato.
“ Adesso come nei film dovrebbe succedere qualcosa di più romantico, quindi..posso baciarti?”- chiese ridacchiando.
Ecco, questo a mio parere era quella che si doveva chiamare educazione sessuale. Chiedere il permesso per un bacio e magari dopo dire anche grazie. Non riuscii a trovare nulla di più sarcastico a cui pensare. In fondo non mi era mai capitata una cosa del genere e di certo non avrei detto 'no'.
“Fai pure.”
Quello scambio di ossigeno e di passione finì per riscaldare il ghiaccio che avevo accumulato stando lì fuori. Il tremolio che stavo provando non era affatto dovuto al freddo, bensì a quella piacevole sensazione.
“ Hai freddo, entriamo dentro. Prendiamo le giacche e andiamo via. Ti serve la calma e ci sono un sacco di posti dove andare dove riuscirai ad essere te stessa in tutto e per tutto.”- disse dopo che entrambi riprendemmo a respirare da soli.
“ Va bene, darling.”- dissi imitando la voce di Amber.
“ Odio quella voce. Smettila.”
“ Va bene.”- continuai allo stesso modo.
“ Sei odiosa!”
“ Okay la smetto.”- dissi ridacchiando.
Ancora abbracciata a lui entrai nella tana dove ad attendermi c'era ancora il lupo, ma dalla mia parte c'era il cacciatore e la salvezza ormai era completamente dalla mia parte.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: _TheDarkLadyV_