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Autore: Adele Emmeti    31/05/2013    0 recensioni
«Mi dica , dunque, ha mai pensato di abortire?».
«No, mai».
«E se tornasse indietro cosa farebbe?».
«Indietro a quando?».
«A prima del parto».
«...mi farei benedire. Sì, benedire».
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«frshhhh...frshhhhh....toc..toc..salve, salve a tutti. Sono in auto, forse l'audio è disturbato dalle auto, magari poi dopo riascolto e se vedo che la cosa...è pessima la cancello. Le registrazioni fatte fino ad ora non le ho ancora riascoltate. Eppure...di tempo ne ho avuto.

Ecco io...io volevo dire che...uhmmm...nulla, sono dal mio psichiatra, sono davanti al suo studio, oggi è giovedì per cui...

e ci sono venuta perché...perché ho bisogno di sapere se effettivamente...quello che vedo è reale o no. Io...io non so più cosa sia reale e cosa sia una mia visione, non so più se è il mio cervello...o se è il mondo, che è impazzito. E mi vuole sotterrare. Sì, credo che ci sia qualcuno che complotti contro di me, credo che ci sia tutto un piano per farmi scoppiare le cervella, per farmi arrivare al punto di impiccarmi...o di ficcarmi un colpo in testa...non lo so...non so più nulla ma...ma credo che venire qui, oggi, sia stata una buona mossa.

Sì, credo di aver fatto bene. E parlo con questa calma, e questa rassegnazione che sentite, perché lo sono calma...e rassegnata. Sono...placida, come un mare dopo la tempesta, sono...easy, sono light.

Ad ogni modo, volete sentire l'ultima?

Bene, ieri notte ero a letto, erano più o meno le due, considerate che io ho il sonno leggero quindi mi basta poco per svegliarmi...cioè anche un sospiro più forte mi sveglia, voglio dire basta poco e forse anche per questo dormo male. Va beh comunque stavo lì, sotto alle coperte, al caldo. Ad un tratto...(ero rilassata)...ad un tratto, dicevo, sento dei colpetti provenire da...da non so dove. Dei colpetti rapidi.

Ho subito iniziato a tremare. Sì, a tremare, perché ormai questo faccio dalla fottuta mattina alla fottuta sera. Tremo.

Allora spalanco le orecchie, abbasso le coperte di poco e mi metto ad ascoltare. I colpetti si fermarono, quasi che pensai di essermeli sognati. Poi ripresero...e mi rimisi ad ascoltare.

Alla fine...si fecero più intensi. Avevo il cuore che batteva come un tamburo, sapete com'è...sembrava un treno, lo sentivo ancora di più battere dall'orecchio sul cuscino.

I colpetti si avvicinarono dalla porta, verso il letto. Ma non avevo ancora capito da dove diavolo provenissero, se da terra...da lato...da sopra.

Alla fine...mio Dio...alla fine...mi volto e...con la coda dell'occhio...

vedo qualcosa sotto al soffitto.

Sì c'era...qualcosa sotto al soffitto per la miseria...

sono saltata e subito ricoperta con le lenzuola.

Dio mio...Dio mio...perché...perché a me? Che ti ho fatto?

Comunque...i colpettini cessarono. Quel qualcosa era rimasto là sopra, immobile.

Io ero di pietra, ero un pezzo unico, mi sentivo il petto esplodere, credo di non aver nemmeno respirato per paura che mi vedesse.

Poi...poi...ho sentito come un...come un mangiucchiare, come un rosicchiare...e poi un cedere di intonaco su di me, sul letto...a terra. Quel coso che strisciava sul soffitto stava mangiucchiando il muro, vi rendete conto? Stava usando i denti per scavare...capite?

Allora...pensai che avrei dovuto fare qualcosa. Non per il soffitto, fanculo al soffitto! Ma perché dovevo capire cosa fosse...

allora lentamente feci un primo movimento...mi voltai...ad occhi chiusi...dal lato opposto, dove c'era il lume sul comodino. Lentamente ruotai ancora un po'...sempre con il cuore a mille e il respiro mozzato. Poi allungai il braccio con molta attenzione, senza fare alcun minimo rumore. Lasciai uscire le dita e poi la mano e tastai il buio alla ricerca dell'interruttore.

Quando quel qualcosa si fermò, ed iniziò ad ansimare.

Io restai immobile. Mi aveva vista. Aveva visto che ero sveglia.

Stavo sudando freddo.

Mi veniva da piangere.

Quel qualcosa ansimava sempre più forte.

Volevo morire ve lo giuro, volevo morire in quel momento, la paura di vedere cosa fosse era tale che avrei preferito crepare in quel letto!!

Alla fine accesi.

Aprii gli occhi.

Guardai.

… … …

era Tommy.

Aveva la testa rigirata di 360°.

Masticava l'intonaco e lo sputava.

Mi fissava.

Tommy era sotto al soffitto e mi osservava masticando l'intonaco.

Ho urlato fino a farmi scoppiare i capillari nel cervello.

Ho urlato fino a sentirmi le corse vocali sfibrarsi.

Mi sono gettata dal letto e buttata fuori.

Sono corsa al piano di sotto e sono uscita nel porticato.

Piangevo e mi tiravo la faccia, quell'immagine mi stava scavando la carne, quell'immagine mi aveva sbattuta a terra con la testa contro l'asfalto e investita con la stessa forza...di un camion...ero morta dalla paura e me l'ero fatta addosso. Avevo i pantaloni bagnati.

Mi chiusi in macchina allora. E respirai in un sacchetto di carta per combattere il panico.

Alla fine rimasi gettata sul sediolino, come uno straccio...e non chiamai nessuno. Sì, perché se tanto l'avessi fatto...una volta dentro avremmo trovato tutto in ordine e normale, tutto candidamente regolare...come se niente fosse accaduto, ed io sarei passata come la solita pazza ritardata, che si inventa le cazzate perché bisognosa di attenzioni...o distrutta dalla depressione post-partum. E mi sarei trovata in casa la lunga sfilza di assistenti sociali, psicologi e amici pettegoli.

Decisi di farmi i cazzi miei. Di starmene in silenzio.

Tanto ormai...la questione è una sola: o sono per davvero folle e psicopatica fino a dentro il midollo...o qualcosa ha a deciso di portarmi alla fine, di uccidermi, di sotterrarmi ancora calda, di sventrarmi la ragione e farne cibo per cani...

Sono maledettamente straripante di marciume.

Passai l'intera notte in auto, pensai a ripensai ai suoi denti aguzzi e taglienti come piccole punte di trapano...a quegli occhi scavati e bui come due pozzi...pensai che non poteva essere umano qualcosa del genere...no...non poteva essere nato dal mio ventre, non poteva essersi nutrito del mio sangue e poi del mio latte.

Che cazzo avevo partorito? Il figlio del demonio?? Un esperimento mal riuscito? Un covo di possessioni??

Il giorno dopo...attesi che Magda tornasse da scuola, aveva accompagnato i figli. Scesi subito dall'auto quando la vidi, e le andai contro. Le dissi -Magda torni da scuola? Vieni ti offro un caffè...sono uscita presto per gettare un po' di buste piene-. E lei accettò, entrammo in casa e le dissi -mentre accendo il gas andresti a prendere Tommy? Così gli preparo il latte-...e Magda accettò.

Pensavo che avrebbe urlato...che avrebbe trovato qualcosa di anomalo o di vagamente strano, almeno.

Nulla. Non disse A.

Scese con Tommy, dolcemente adagiato nelle sue braccia, come se avesse dormito beato per l'intera notte. Quando lo guardai, con difficoltà, pensai che non avrei più voluto passare un minuto da sola con lui.

Ma presto Magda fu costretta ad andarsene...ed io rimisi Tommy nella culla, lasciandolo rapidamente...avevo come...come un senso di rifiuto. E la cosa mi angoscia, credetemi, mi angoscia molto.

Va beh, ora è meglio che vada o faccio tardi. Ho pensato di tenere acceso il registratore durante la seduta, ma non so se potrebbe accorgersene. Magari vado in bagno e lo accendo...lo lascio in tasca e metto la giacca rivolta verso di lui, il più vicino possibile.

Capiremo insieme se sono da rinchiudere o no.

Ci state?»

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