-"Ti odio, Sora" pensò Galmareth
Il castellò crollò sotto i suoi occhi. Tutto il
lavoro del suo Maestro, adesso non era altro che picole scagliette
bianche. Il suo Maestro, l'unica persona che l'avesse mai accettato per
quello che era.
Galmareth non si considerava un suo amico, ma un discepolo
sì. Una persona speciale e fidata per il Maestro. Ma ora lui
non c'era più. Era morto. Definitivamente.
Quel dannato. Era colpa di quel dannato. Di Sora. Sora. Sicuramente,
ora, mentre lui piangeva, solo, quel dannato se ne stava con i suoi
amici, a divertirsi, a festeggiare.
-"E' giusto, così? E' giusto?" pensò Galmareth.
Il discepolo volse lo sguardo lì dove fino a solo cinque
minuti prima c'era il castello. Quando era caduto, distrutto,
sgretolato, in un solo colpo, nel Mondo Che Non Esiste era penetrata la
Luce. Non la Luce che dava il Kingdom Heart, ma la Luce che il suo
Maestro aveva sempre combattuto. La stessa Luce che anche Galmareth
odiava.
Da allora Galmareth era stato illuminato.
Non si era mai sentito così a disagio.
Era un ragazzo e aveva avuto si e no venti anni. Aveva i capelli
biondi, quasi bianchi, impuri e giovanili; corti. I suoi grandi
occhioni grigi si guardarono intorno: non c'era più nessuno.
Neanche uno dei Grandi. Neanche uno dei membri dell'Organizzazione
XIII, come li chiamavano quegli schifosi, la gente che li aveva sempre
combattuti. La sua tunica marroncina con cappuccio era tutta sporca di
sangue, venuto dalle sue mani, un tempo levigate e bianche, ora piene
di graffi e lividi.
Gli occhi di Galmareth si riempirono di lacrime. Si gettò a
terra, inginocchiandosi. Ormai non aveva più niente. Ma
oltre questo, era ancora vivo. Tutto era stato ingiusto con lui.
Pianse. Pianse per molto tempo. A lui sembrarono secoli. Poi
pensò al Kingdom Heart e a tutta la fatica che il suo
Maestro e i Grandi avevano fatto per crearlo.
Dentro di sè, si disse che la soluzione, il modo per
ricreare il Kingdom Heart, il modo per riscattare la morte del suo
Maestro...doveva essere da qualche parte custodita.
Galmareth si alzò e si asciugò le lacrime. Doveva
reagire. Mentre si avviava a cercare un qualcosa che non sapeva neanche
come fosse fatta, pensava con tutta la sua rabbia:
-"Sora, ti giuro sul mio Maestro che la pagherai. Prima o poi
avrò la mia vendetta!"
Spero vi sia piaciuto...ho sempre pensato di non aver talento nelle
cose "sensate"..
Comunque il prlogo serviva solo per stuzzicarvi...i capitoli saranno
più lunghi é_é