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Autore: jas_    01/06/2013    4 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 16

 


Buttai le scatole vuote del take away nel cestino della spazzatura e pulii velocemente il tavolino sul quale avevo mangiato, davanti al l'ennesima replica di O.C.
Lanciai uno sguardo al cellulare che in quel momento si era illuminato e sorrisi nel leggere il nome di Pierre. Presi il telefonino in mano e risposi, improvvisamente entusiasta come una ragazzina.
«Pronto?» domandai, cercando di mantenere un tono neutro.
«Ciao Lola! Sono... Pierre.»
Sorrisi nel sentire l'incertezza nella sua voce, «lo so» mormorai, dolcemente, e sentendo una strana sensazione attanagliarmi lo stomaco, la stessa che mi colpiva ogni volta che stavo con lui.
«Oh» disse lui, più tra sé e sé che rivolgendosi a me. «Beh, come stai? Spero tu sia guarita...»
Mi schiarii la voce e mi misi comoda sul divano, incrociando le gambe ed abbassando il volume della televisione, «sì sono guarita, più o meno. Ho ancora un po' di mal di gola ma nel complesso sto bene» mormorai.
Era una conversazione sforzata quella, lo si capiva da tutto, dalla formalità delle nostre frasi, dalle lunghe pause che intercorrevano prima che uno cominciasse a parlare, da tutto. Ed era strano, perché tra me e Pierre non c'era mai stato alcun tipo di disagio, fino al nostro rincontro, e quella situazione mi sembrava così assurda che a volte mi sfiorava l'idea che fosse anche sbagliata.
«Scusa se non mi sono fatto vivo prima.»
La voce di Pierre mi fece destare dai miei pensieri, mi schiarii la voce alla ricerca di qualcosa di sensato ed efficace da dire.
«Figurati! Insomma... Avrei sarai stato impegnato e poi... Avrei potuto chiamarti anch'io, cioè... Sì» borbottai, arrossendo lievemente.
Sentii Pierre sorridere, sbuffò leggermente attraverso la cornetta e subito me lo immaginai con le labbra increspate, gli occhi socchiusi e gli zigomi più pronunciati del normale.
«Che ne dici se ci vedessimo? Per parlare di quello che è successo, sempre se ti va...»
Trattenni il respiro per alcuni istanti, «va bene» acconsentii, agitandomi sul posto e sentendo il cuore aumentare i battiti.
«Hai da fare ora?»
Staccai il telefono dall'orecchio per guardare l'ora, «che ne dici se ci vedessimo alle dieci?» proposi, maledicendomi per aver acconsentito a parlare con Ryan quella sera.
«Così tardi?»
«Scusa è che ho da fare prima, se non ti va bene possiamo fare domani oppure...»
«No è perfetto» mi interruppe Pierre, «allora... Vengo io da te, a dopo.»
Annuii mordendomi il labbro inferiore, estasiata come un'adolescente, «a dopo» ripetei, prima di riattaccare.
Rimasi per alcuni istanti ad osservare le immagini mute che si muovevano sulla tv e ad ascoltare il rumore metallico della linea staccata che mi rimbombava nell'orecchio prima di riattaccare anch'io ed alzarmi dal divano.
Ero patetica, ero esaltata e nervosa all'idea che avrei rivisto Pierre dopo tre giorni, dopo quel bacio del quale non avevamo fatto parola con nessuno, o almeno io, eccetto che con Elouise.
Andai in camera ed aprii l'armadio alla ricerca di qualcosa di carino da indossare. Sapevo che avrei visto Ryan prima di Pierre ma lui era solo un piccolo ostacolo intermedio da superare.
Mi vestii velocemente ed andai in bagno a lavarmi i denti, non appena chiusi il rubinetto sentii il campanello al piano inferiore suonare. Scesi di corsa ad aprire, la solita faccia sorridente di Ryan mi si presentò davanti, ricambiai titubante e mi feci da parte per farlo entrare.
«Cosa dovevi dirmi?» domandai subito, mentre ci dirigevamo verso il salotto.
Ryan non rispose, si limitò a guardarsi intorno con un'espressione stranamente serena dipinta sul volto.
«Non ero mai stato qua, ma vedo che sei trovata una bella casetta» commentò, continuando ad osservare il salotto, «come mai non hai ancora disfatto gli scatoloni del trasloco?»
Alzai le spalle indifferente, «così» blaterai, sedendomi sul divano, seguita da lui. «Allora, di cosa dovevi parlarmi?» lo spronai nuovamente, sperando di ricevere la risposta.
«Come sei impaziente! Hai qualcosa da fare dopo?»
Lo guardai inespressiva per un attimo, mentre lui mi sorrideva, e in quel momento mi resi conto che Ryan non era poi così bello come credevo. La pelle era troppo scura, il sole - o le lampade - gliel'avevano fatta invecchiare precocemente, i suoi denti erano troppo bianchi, accecavano quasi se li si osservava per troppo tempo, e i suoi capelli erano troppo ingellati, avrei scommesso che se ci avessi passato le dita in mezzo queste mi si sarebbero incastrate, a differenza di quello che mi era successo con Pierre, quando ci eravamo baciati.
Sospirai sognante rivivendo per l'ennesima volta quel momento, la faccia confusa di Ryan mi fece rendere conto di quanto potessi sembrare idiota ai suoi occhi e mi schiarii la voce.
«Sì dopo ho un impegno, quindi è meglio se ti sbrighi» dissi acida.
Ryan alzò gli occhi al cielo e si mise comodo sul divano, appoggiandosi allo schienale ed accavallando le gambe, appoggiando il piede sinistro sul ginocchio destro.
«Ho capito come sei fatta Lola, so che invidi tua sorella in tutto e per tutto ma non dovresti» esordì.
Lo guardai confusa, «io non vi invidio» lo contraddetti, anche se forse un pochino era vero.
Ryan schioccò con disappunto la lingua sul palato, «farò finta di crederti. Comunque, il punto è che non è tutto oro quel che luccica, le cose tra me e Gigì non vanno per niente bene da tempo, ormai.»
«I problemi non si risolvono tradendo» lo ripresi.
«Non è questo il punto ma... Insomma, l'ultima volta che abbiamo fatto sesso è stato... Non mi ricordo nemmeno io quando! Ma da quando sono nati Jack e Jill, Gigì sembra essersi... Spenta.»
«Sai com'è, crescere due figli non è una passeggiata» osservai.
«Si sta lasciando andare, d'inverno non si depila nemmeno più le gambe!» esclamò scioccato, «io sono un uomo! Ho il bisogno fisico di...»
«Fare sesso» finii io per lui.
«Ecco! Vedi che mi capisci?» esclamò Ryan, stranamente sollevato.
«In realtà non ti capisco, ti conosco soltanto» lo liquidai. «E forse prima di accusare mia sorella dovresti metterti nei suoi panni, e se ti interessa d'inverno nemmeno io mi depilo poi così tanto le gambe.»
Ryan strabuzzò gli occhi, «davvero?»
Risi nel notare la sua espressione scioccata, non era propriamente vero per il semplice fatto che anche in inverno dormivo senza pantaloni ed odiavo non sentire le gambe lisce, però se non fosse stato per quel piccolo problema, anch'io avrei fatto volentieri a meno di depilarmi sempre.
Annuii divertita, «ti stai giustificando con dei fatti inutili» gli feci notare, «in realtà non c'è alcuna giustificazione per quello che hai fatto, o che stai ancora facendo, non so. Non voglio mettermi in mezzo ma non far soffrire mia sorella, anche se credo sia impossibile, per lo meno non umiliarla né lei né i bambini, lasciali fuori.»
«Io non voglio lasciarla» mormorò Ryan, a voce bassa.
«Credo che tu abbia deciso di farlo nell'istante esatto in cui hai fatto sesso con una donna che non era lei.»
«Ma lei non mi ha lasciato.»
Rimasi in silenzio per un attimo, «non ancora, credo che non l'abbia fatto per il bene di Jack e Jill ma molto presto cambierà idea.»
«Non hai appena detto che non ti saresti messa in mezzo?»
«Parlerò con Gigì, le darò un consiglio da sorella e spero che lo seguirà. Mi dispiace Ryan» dissi alzandomi, segno che quella discussione era finita.
«Non farlo» mi ordinò lui, avvicinandosi a me.
«Sei tu che non avresti dovuto tradirla, non cercare pietà in me perché non la troverai. Non mi sei mai piaciuto, lo sai questo, e nel momento in cui cerco di ricredermi, di farmi una buona opinione su di te vengo a sapere che tradisci mia sorella. Cosa faresti se fossi nei miei panni?»
«Lola non metterti in mezzo» disse fermo, e quelle parole mi parvero una minaccia.
«Vattene» lo intimai, dirigendomi velocemente verso la porta ed aprendola.
«Non le dirai niente, vero?» chiese, rimanendo fermo sulla soglia di casa.
Avrei potuto dirgli di no, mentirgli, e lui se ne sarebbe andato ma mentire non era da me.
«Mi dispiace Ryan» mormorai.
Lui mi guardò furioso, mi prese per il polso e lo strinse così tanto che sentii la mano bloccarsi, gemetti in preda al dolore e lo pregai di lasciarmi.
«Starai zitta, vero?»
«Ryan lasciami» lo pregai, sentendo gli occhi pizzicarmi.
Il cuore mi martellava nel petto dall'agitazione, presi a respirare velocemente, mentre la presa di Ryan non cedeva. Sentii le lacrime rigarmi entrambe le guance ma non mi sfiorò nemmeno la mente l'idea di dirgli che avrei fatto finta di niente.
«Ti lascio, tu però non parlerai con Gigì e non cercherai di persuaderla a lasciarmi.»
Scossi la testa ormai in preda ai singhiozzi, che mi mettevano ancor più difficoltà di prima per respirare.
Ryan strinse le labbra in segno di disappunto e così fece anche con la presa sul mio polso, anzi, strinse anche l'altra mia mano facendomi scricchiolare le dita.
Mi sfuggì un urlo di dolore di dolore e in quel momento sentii dei passi avvicinarsi.
«Lola!» mi sentii chiamare, mi voltai di scatto verso la strada e vidi Pierre corrermi incontro preoccupato.
Ryan mollò la presa ed io caddi per terra, improvvisamente priva di forze.
«Che le hai fatto?» sbraitò Pierre.
Prima di sentire la risposta, un tonfo mi arrivò alle orecchie e subito dopo vidi Ryan portarsi una mano sul viso.
Pierre rimase per un secondo in piedi ad osservarlo, col pugno a mezz’aria, e quando capì che non avrebbe reagito si chinò su di me, «stai bene?» domandò preoccupato, scostandomi i capelli dal viso.
Annuii ancora scossa dai singhiozzi, vidi con la coda dell'occhio Ryan dirigersi barcollante verso la sua auto prima che Pierre mi stringesse in un abbraccio.
«Stai tranquilla, ci sono io adesso e non ti succederà niente.»



 

-


 

Eccomiiiiiii!
Sono di frettissima perché ho il portatile scarico e devo postare prima che mi si spegna ahahaha
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, Ryan mi sta sul culo nonostante a qualcuno piaccia (non so come faccia a piacere, dai!) e qui ha avuto ciò che si merita, però vi avverto che non è ancora completamente fuori dalla scena.
Pierre invece è arrivato al momento giusto, ovviamente ♥
Fatemi sapere che ne pensate, grazie mille per le recensioni!
Jas




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