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Autore: Gracedanger    01/06/2013    1 recensioni
"Fifona!" urlò a pieni polmoni dal fondo della strada. Mi voltai di scatto.
"Come scusa?"
"Hai sentito bene. Sei una fifona, Elizabeth."
Il solo fatto che non mi avesse chiamata 'Lizzie' come faceva inevitabilmente dal giorno in cui ci eravamo conosciuti, mi fece uno stranissimo effetto. Stavamo davvero litigando?"
...
E se Frankie fosse stato adottato? E se Nick fosse costretto sulla sedia a rotelle? E se Joe fosse così meraviglioso da non sospettare mai l'enorme peso che si porta dietro giorno dopo giorno? E se stare sola per Elizabeth, che si era trasferita in quella minuscola città con il suo stesso nome, non la rendesse più così felice come prima? E se avesse bisogno di qualcuno ma ci rinunciasse per più grandi motivi? E come hanno fatto due incidenti stradali a cambiare la vita di così tante persone?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nuovo numero: “Joe fulmine”


Si era salvato così sul mio cellulare.
Continuai a fissare il nome sorridendo fino alle tempie e provai ad abbozzare qualche messaggio da inviargli e lì feci un grande errore, poiché non avevo la più pallida idea di che dirgli o che raccontargli e non avrei resistito neanche un po’ agli imbarazzanti secondi che susseguono l’invio di un messaggio. L’attesa. Straziante e infinita. Quella sì, che mi uccideva.
Cosa avrei potuto scrivere? Non volevo essere troppo sfacciata, o troppo prematura, avrei voluto che mi chiamasse lui. “Ma perché non chiama?” pensavo. E subito dopo “Ah, già sono passati solo tre minuti da quando se ne è andato.”
Tre minuti di troppo.
Continuavo a indugiare con le stampelle sul portico di casa, entrai dopo circa mezz’ora passata a fantasticare su una conversazione via messaggi che non era ancora accaduta. Andai dritta in camera mia, per non cominciare immediatamente le spiegazioni ai miei genitori. Non sentivo nemmeno più il dolore alla caviglia, ero al decimo cielo. Appena entrata in camera, mi aspettavo di trovare Molly sdraiata sul mio letto che bighellonava, avrei voluto stringerla a me e raccontarle tutto quello che mi era successo, dello scontro con Joe, di come mi aveva presa in braccio, della telecamera con la quale insistentemente mi filmava, della sua espressione concentrata, della sua voce rauca, del suo profumo e gli occhi color miele…
Probabilmente anche il mio cane si sarebbe rifiutato di sentire tutte quelle sviolinate.
Pensai che avesse intuito già tutto poiché non lo trovai in camera mia. Sotto il letto, niente. Nell’armadio, niente. Sotto la scrivania, niente. Nel bagno, niente. Dietro la porta, niente.
“Ah, il tavolo della cucina!”
Arrivai in cucina e trovai mia madre seduta alla sedia, con lo sguardo preoccupato e le mani sulle gambe, triste, quasi tremava. Cominciò a parlare senza guardarmi in faccia.
“Lizzie, è successa una cosa..” e lentamente girò la testa, appena mi vide, lo sguardo passò da triste a infuriato.
“Oh mio Dio, che hai combinato?”
“Niente mamma, una semplice distorsione tranquilla..ma cosa è successo?”
“Quale tranquilla?! Dobbiamo andare in ospedale, hai le stampelle ci sarà un motivo! Oh, ci mancava solo questa!”
“Mamma finiscila! Vuoi dirmi che cosa è successo?”
Si fermò e abbassò il capo.
“Amore, si… si tratta di Molly, è in una clinica per animali..”
“Cosa?! Che le è successo? Sta male? Si riprenderà?”


“Amore, le stanno facendo un intervento..”
“Un intervento?! E’ grave allora?!”
“…si.”

 
Quella risposta mi trafisse il petto come un coltello.

“P-portami da lei.”
“Si amore, vieni, andiamo, ti spiegherò per strada…”
  
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