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Autore: Oceangirl    01/06/2013    0 recensioni
Tempi duri nel mondo magico. Harry Potter è partito con i suoi fedeli amici Hermione e Ron alla ricerca degli Horcrux per distruggere Lord Voldemort e liberare il mondo magico. Ad Hogwarts si respira un clima di puro terrore, i mangiamorte ne hanno preso possesso: serve, in mancanza di Potter, un eroe, una giovane fenice coraggiosa..
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rolf Scamandro | Coppie: Luna/Rolf
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VII libro alternativo
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Era bastato un semplice incantesimo a ripristinare la sala delle torture, giusto un paio di secondi, un rapido movimento del polso, un tocco di bacchetta e tutti gli sforzi di Rolf erano stati annullati, come se nessuno ci fosse mai entrato. Una stanza pronta ad accogliere il condannato di turno e a purificarlo dalle sue colpe con un tributo in sangue, lividi ed urla.
Il turno di Rolf durava già da parecchie ore: era notte fonda ed il ragazzo aveva il viso completamente deturpato da lividi e ferite, la nuca era viola per via della violenza con la quale i suoi aguzzini continuavano a tirargli i capelli, il sangue scendeva lentamente lungo il viso, mischiandosi con il sudore; aveva la vista appannata a causa delle lacrime che pungevano gli occhi.
Una goccia di sudore gli segnò il profilo scendendo dalla fronte, tagliando il naso esattamente a metà per finire sulle labbra sottili, dove il sale contenuto in quell' unica goccia bruciava incredibilmente sul profondo taglio che Rolf si era procurato con i denti, mordendosele per trattenere le urla; non una parola era uscita dalla bocca del serpeverde da quando i Carrow avevano iniziato a divertirsi su di lui, nemmeno un piccolo lamento di dolore: non avrebbe mai dato loro questa soddisfazione, avrebbe resistito fino all'ultimo, a costo di morire lì.
L'avevano incatenato con catene incantate, più tentava di ribellarsi, più gli si attorcigliavano intorno e lo stringevano, anzi, stritolavano, erano arrivate a spezzargli una costola: Rolf non aveva mai sentito un dolore così acuto, tanto profondo da farlo rimanere senza fiato, da farlo smettere di respirare per un tempo che a lui era sembrato eterno; non sentiva più le gambe tanto era il dolore che aveva provato sugli arti inferiori, complice la pesante sfranga di ferro con la quale aveva spaccato tutti quegli strumenti che in quel momento stavano spaccando lui. Un perfetto contrappasso.
I Carrow continuavano a fustigarlo con incantesimi, vetri rotti, fruste, coltelli, pugni e altri macchinosi oggetti di tortura per niente piacevoli da sentire sulla propria pelle; seguitavano a torturarlo con lo stesso odio, con la stessa rabbia di quando avevano iniziato, nemmeno tutte quelle ore di sfogo erano riuscite a placare la loro sete di vendetta contro il moccioso che li stava mettendo in imbarazzo davanti alla scuola intera: almeno l'ES riconosceva il loro potere, Rolf, invece, si divertiva a prenderli in giro. Se non meritava la morte, beh, si meritava qualcosa che ci andava decisamente vicino.
Piton entrò velocemente nella stanza, era furioso.
-Il Signore Oscuro non vuole sprecare del prezioso sangue magico, state esagerando: andrà su tutte le furie quando verrà a sapere di... questo.- Disse con un tono leggermente più nervoso rispetto al solito: se manteneva la voce calma anche quando era arrabbiato, significava che in quel momento non era proprio in sè.
Lanciò un veloce sguardo verso Rolf: aveva entrambi gli occhi neri, uno era così gonfio da deformargli il viso, il sangue scorreva veloce sulle sue guance e gli sporcava la divisa ormai tutta strappata.
-Severus, ci ha umiliati davanti a tutta la scuola!- Ringhiò Alecto con odio, con la stessa rabbia che ci mettevano a malmenarlo.
-Dovete capire- Disse Piton, tornando al suo solito stato di calma e guardando il ragazzo -Che ciò che vogliamo noi non conta, vale solo il volere del Signore Oscuro. Mai andare contro il suo volere, dovreste averlo ben capito- Spiegò flemmatico ai due insegnanti che continuavano a borbottare e lamentarsi.
Rolf sentiva le loro voci sempre più lontane, sempre più deboli. Si sentiva stanco, dolorante, in qualche modo, perfino assonnato e quelle sensazioni stavano prendendo il sopravvento sulla situazione, sul dolore fisico, su tutto. Lottò contro tutto quello, non doveva svenire, non doveva perdere i sensi, se ne sarebbero subito approfittati e l'avrebbero torturato più di quanto non avessero fatto fino a quel momento.
Il serpeverde provò a tenere la mente occupata da ricordi se non felici, almeno piacevoli, si sforzava di mantenere gli occhi aperti, anche se le palpebre si facevano sempre più pesanti.
in breve tempo, con le voci dei tre a cullarlo, il ragazzo crollò e perse i sensi.
Si riprese tempo dopo, era sdraiato sul pavimento freddo del corridoio ormai deserto, non c'era voce, non c'era luce; Nick quasi-senza-testa parlottava qualche metro più avanti con gli altri fantasmi del castello ma, quando videro che Rolf si stava riprendendo, scomparvero improvvisamente, lasciando il ragazzo completamente solo.
Rolf si rialzò dal pavimento faticosamente, aggrappandosi con tutte le sue forze alla parete fredda e tirandosi su lentamente.
Sentiva il sangue cadere, goccia dopo goccia, a terra, macchiando il lucido marmo bianco a macchie grigie.
Si trascinò lentamente verso un bagno, camminando con fatica.. Gli faceva male ogni parte del corpo, tanto che pensava di svenire nuovamente da un momento all'altro, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
Entrò nel bagno spingendo la grande porta di legno scuro e ritrovandosi in un ambiente bianco e profumato: l'odore di pulito gli entrò nelle narici bruciando.
Si avvicinò trascinandosi ai lavandini e guardò la sua immagine allo specchio: era completamente tumefatto, gonfio, sporco di sangue, viola per via dei lividi. E faceva male. Dannatamente male, soprattutto la testa.
Gli avevano tirato i capelli fino a strapparli, era sicuro che sotto quella chioma castana era tutto viola.
Fu quel pensiero a far emergere tutta la rabbia per ciò che era successo: i suoi capelli, l'ultimo legame che aveva con sua mamma.
Lei adorava pettinarglieli, accarezzarglieli..
Tirò fuori la bacchetta dalla divisa e trasfigurò la saponetta lì davanti a lui in un coltello che impugnò immediatamente con la mano destra mentre con l'altra prese i suoi capelli e formò una coda.
Un gesto deciso, veloce, rabbioso ed impulsivo e zac. Via. Un taglio secco. Continuava a guardarsi allo specchio con rabbia, rabbia per i Carrow, rabbia per sua madre, rabbia per quella stupida scuola piena di regole stupide.. Gli mancava suo nonno, gli mancava sua nonna, la sua casa, tutti gli animali magici, le gite allo zoo babbano...
Uscii dal bagno dopo essersi sciacquato il volto ed esserselo pulito dal sangue, nemmeno si rese conto di aver ricominciato a camminare per i corridoi.
Era in stato confusionale, non riusciva a pensare, non riusciva a ragionare, sentiva solo di aver bisogno di un luogo in cui sentirsi sicuro, di aver bisogno di qualche amico, di necessitare di..
Un rumore lo risvegliò dai suoi vaneggiamenti: il muro davanti a lui si stava spostando, lasciando spazio ad una grande, enorme porta.
-Ho le allucinazioni..- Borbottò con un filo di voce, avvicinandosi a questo portone per aprirlo.
   
 
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