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Autore: disastermadewithlove    01/06/2013    0 recensioni
Liam Payne, ragazzo alto, occhi color miele e capelli dello stesso colore.Diciassette anni e mille paranoie. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto. E poi ci sono le sue converse. Ne possiede decine di paia di ogni colore, solo a tinta unica però, ed in base all’umore ne indossa un paio. Presto incontrarà una persone che aggiungerà un'altro stato d'animo alla sua collezione di scarpe.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scottish converse.

 

Sono Liam Payne, ragazzo alto, occhi color miele e capelli dello stesso colore. Ho diciassette anni e mille paranoie. Mi lavo le mani continuamente e controllo ossessivamente le manopole dei fornelli. Ho anche una sorella, Emma, che mi ignora a tal punto da negarmi anche l’amicizia su facebook. La mia giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che io stesso mi sono imposto. E poi ci sono le mie converse. Ne possiedo decine di paia di ogni colore, solo a tinta unica però, ed in base all’umore ne indosso un paio. È da un mese che nella mia classe è arrivata una nuova ragazza. Si chiama Rebecca Collins è alta un metro e una caramella, ha i capelli nerissimi e gli occhi verdi. Le piace la sua altezza, ho sentito che ne parlava con una sua amica l’altro giorno a lezione. Diceva che le piace perché così può sentire il battito del cuore delle persone che abbraccia. È la ragazza di cui mi sono innamorato. Ed eccola che arriva, bella come il solito. Arriva sempre in macchina. Ed io? Io cammino solo sotto la pioggia. Lei non si è mai accorta di me.     –E smetti di guardarle il culo.
 –Non le guardo il culo, Louis!
 –Si certo, e io non guardo le tette della sua coscienza. Ma per favore.
– Momento, momento, momento. REBECCA HA UNA COSCIENZA?
–Torna a guardarle il culo, che è meglio.
Si, ho una coscienza. E si, ci parlo come se fosse una cosa normale. Non è una di quelle coscienze saggie che ti danno dei consigli seri, no è una coscienza che mi dice che devo solo pensare a divertirmi, che devo vivere la mia giovane età finché posso e che devo ubriacarmi il sabato sera. Alcune volte le do ascolto, altre no. Mi incammino verso la classe di matematica, è l’unica lezione che io e Rebecca abbiamo in comune. In matematica sono abbastanza bravo, ma non mi piace tantissimo. Mi siedo al mio solito banco e aspetto che cominci la lezione. Rebecca arriva in classe e si siede.
-Perché non facciamo un giochino?- dice il prof alla classe.
Purtroppo l’idea che ha il professor Smith di giochino è interrogarci uno a uno finchè non sbagliamo, per poi chiedere ad un altro compagno dove abbiamo toppato.
-Liam- domanda Smith -cominci tu?- Io deglutisco a fatica. -Qual è la tua risposta alla numero uno?- chiede.
 Io controllo il quaderno. Per fortuna ho fatto i compiti. Sono abbastanza tranquillo. -B.-
-Giusta. E la numero due?-
-C.-
 -Giusta. E la numero 3?-
  -A.-
-Giusta.- Vado a ruota libera.  -E la numero quattro?-
 -A di nuovo-
-Giusta. E la numero cinque?-
-Emn, di nuovo A-
 -Sbagliata.-
-Cazzarola.
–Liam, lo sanno tutti che non capitano mai tre A di fila.
Smith guarda la classe. Si rivolge a Rebecca. -Signorina Collins, vorrebbe rispondere alla numero cinque?-
-Louis, è destino?
– Mah, più probabilmente sola una coincidenza nella vita penosamente insignificante di un certo Liam Payne.
Rebecca controlla il quaderno.  - Io ho messo D- risponde.
 -Giusta. Molto bene. Può venire alla lavagna e mostrare lo svolgimento dell’esercizio, in modo che Liam possa capire dove ha sbagliato?-
Rebecca cammina verso la lavagna. Mentre copia lentamente dal suo quaderno io sogno ad occhi aperti. Quanto sarebbe bello se fosse la mia ragazza…Immagino io e lei mano nella mano, fare un picnic, lanciare sassi nel laghetto.
–A quanto pare sogni una situazione stile anni cinquanta.
–Già.
Rebecca termina l’equazione, ma il prof Smith sta facendo segno di no col suo testone pelato. -Purtroppo Rebecca-  mormora  -sei arrivata alla risposta giusta per caso.- Lei è più impacciata che imbarazzata, ma in un lampo mi rendo conto sia di cosa ho sbagliato io che di cosa ha sbagliato lei.
-Io ho sostituito la variabile sbagliata- dico - Invece Rebecca ha spostato la frazione, così per caso è arrivata alla risposta giusta. Credo.-
-Esatto- risponde Smith.
Rebecca si scosta un ciuffo e mi guarda.
Io sbotto: -Sei proprio carina-.
–L’ho detto davvero?!
–Si, l’hai detto davvero. Ad alta voce.
La classe scoppia a ridere. Smith mi fissa con aria perplessa. Rebecca torna a sedersi come se niente fosse. Bella figura di cacca.
 
 
Un’altra delle tante paranoie che ho è quella di ripetere la combinazione del mio armadietto per almeno quattordici volte. Quindi comincio. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove… -Ehi, Liam.-Qualcuno ha appena detto il mio nome. Non può essere. Mi concentro sull’armadietto. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… -Liam?- Alzo gli occhi. Davanti a me, c’è nientepopodimeno che Rebecca.              -Liam, giusto?-> dice. Record mondiale di sguardo più lungo senza sbattere ciglia.
-Si, ehm, sì. Ciao.-
-Dai, più sicuro, forza!
–Oh, sta zitto.
 -Sono Rebecca.- Si blocca. -Abbiamo matematica insieme…- Faccio del mio meglio per fingere che questo non sia il momento più importante della mia vita.
 -Ah, ciao.-
-Mi dispiace Louis, di più non riesco a fare.
Lei allunga una mano e gliela stringo. Quant’è morbida…Potrei non lavarmi più la mia. Solo per un po’. È un momento imbarazzante.
 –Louis, ancora non ho capito cosa sta succedendo. Cos’ho fatto per meritarmelo?
–Questa è la tipica botta di culo, caro mio.
 - Che figata!- dice Rebecca. Entrambi guardiamo le mie converse. Sono rosa. Converse rosa= NOIA. Perché cavolo dovevo essere così annoiato stamattina? -Converse rosa. Roba forte.-
 -Dici che le piacciono davvero, Louis?
–Sono la tua coscienza, mica il genio della lampada di Aladino.
–Acido.
 -Già- dico, riprendendomi.
-Senti,- continua  -mi chiedevo…sembri uno che in matematica sa il fatto suo.-
-Ah, grazie. Si, la matematica non mi dispiace.-
 -Liam, perché tiri fuori balle senza ragione?  Tu. Sei. Un. Idiota.
-Davvero?- chiede Rebecca.-Io non sopporto la matematica. Sono più portata per la chimica.-
-Ma certo, perché non dovrebbe essere portata per la chimica, Louis?
–Cosa?
–Mi gira la testa. 
-Comunque, mi stavo chiedendo se potevi darmi ripetizioni per l’esame di matematica. Non so da che parte cominciare.-
- La cosa ha preso una piega interessante, Liam. Dille di si!
Faccio un piccolo pensiero: Ripetizioni=tempo insieme.
-Ci sto alla stragrande.
–Bravo ragazzo!
-Si, be, certo. Si può fare.- Sorrido.
-Ovviamente ti pagherei e…-
 -No, no, no. Certo che no. Non mi devi dare niente-
 -Liam, ti stai comportando in modo gentile e virile e tutto quanto.
–Fantastico.
 -Wow, è molto carino da parte tua, Liam.-
-Figurati, Rebecca.-
-Quindi ci vediamo lunedì prossimo a casa mia, ok?- chiede.
-Perfetto- dico.
 -A lunedì-  mi dice. Si allontana, poi si gira verso di me.
-Ah, e buon San Valentino!- Sorride e se ne va.
Rebecca Collins mi ha appena fatto gli auguri di buon San valentino, cazzarola. Non sapevo nemmeno che oggi fosse San Valentino. Un momento. Non ho fatto i miei quattordici giri, questo si che è strano.
Una settimana dopo…
 
Oggi converse marrone chiaro: ansioso. Sto andando a casa di Rebecca. Lo stesso giorno che abbiamo parlato mi ha mandato la richiesta d’amicizia su facebook e non ho fatto altro che pensare a questo giorno  per tutta la settimana. Sono davanti alla porta di casa sua, il momento è arrivato. Busso e subito mi viene ad aprire Rebecca. È bellissima.
–Hai intenzione di spararti qualche altra figura di cacca con lei oggi?
–Quanto sei spiritoso.
–Antipatico.
-Ehilà- dice e mi stampa un bacio sulla guancia. Oddio.
 -Ciao- dico. Calma e sangue freddo. Andiamo in camera sua e comincia a tirare fuori i libri. Io sparo: -Mi piace la tua giacca.- questo non è stato tanto difficile da dire.
-Davvero? Grazie!- risponde Rebecca. -è vecchia, vecchissima. Risale a prima che io nascessi. Era di mio padre e si è rimpicciolita così tanto che me l’ha regalata. E adesso è come se fosse tornata di moda. Buffo, no?-
-Buffissimo- dico.
 –Idiota.
 – Che c’è?
-Il mimetico tira.-
-Ok, te la sei cavata.
-Grazie. Si, mio padre, Zayn, era nell’esercito. Questa è stata più o meno la sua prima giacca. Ecco perché non sto mai ferma in un posto.-
-Per la giacca?-
Rebecca ride. -No, perché mio padre era nell’esercito.- Lei crede che io abbia fatto una battuta e invece mi sto rendendo ridicolo. -Ogni volta che veniva trasferito in una nuova base, ci dovevamo spostare tutti. Questo è il mio terzo liceo. E credo proprio che si l’ultimo, visto che quest’anno ci sono gli esami finali. Incrociamo le dita.-  Sorride.
 -Hai qualche fratello o sorella?- Mi vedo già un fratello maggiore incacchiato con me.
-No, siamo solo io, mia madre, mio padre e Kelly.-
-Kelly?-
-Il mio cane. E’ una Bracchina.-
-Una cosa?-
 -Una Bracchina. Metà bracco, metà carlino.-
 -Non pensavo che esistesse una cosa simile.-
-E’ la mia amica del cuore.-
 -Bello.- riesco a dire. Cani: non esattamente il massimo della pulizia.
-Grazie ancora per l’aiuto che mi dai- dice Rebecca. -prometto che se passo l’esame troverò il modo di sdebitarmi.- Mentre lo dice, mi tocca un braccio e ho un leggero giramento di testa. Apre il suo libro e io faccio lo stesso. Si comincia adesso.
Due ore dopo…
 
Sono passate due ore. Credo che Rebecca abbia capito buona parte di quello che le ho spiegato. D’un tratto si gira e mi sorride. Le sorrido anche io. Restiamo a fissarci.
-Allora…- continua accavallando le gambe. Oh porca carota.
 –Ehi, voglio i diritti d’autore!
– Zitto e fammi sentire cosa mi dice.
-quel giorno durante l’ora di matematica, quando sono andata alla lavagna e ho corretto la tua risposta sbagliata… com’è che eri così nervoso?-  Non ho idea di cosa stia dicendo.
-Eh?-
-Il giorno in cui hai balbettato sei carina-
 Certo che melo ricordo quel giorno, ma di cosa sta parlando?
 -Portavi le converse gialle. Vuole dire che eri nervoso, no?-
Rimango a bocca aperta. Rebecca ha capito quello che penso che lei abbia capito?
- A quanto pare…
-Oddio.
-Porti le converse gialle ogni volta che sei nervoso, giusto? Quel giorno ce le avevi. E poi ogni volta che avevamo un esame in cui non ti sentivi molto preparato, ce le avevi.-
Nessuno al mondo conosce il mio sistema a parte Louis. È una cosa mia. Sono stupefatto, non riesco a trovare le parole. Una parte di me resta convinta che Rebecca abbia indovinato per puro caso.
-E poi porti quelle rosa – che mi piacciono un sacco- quando sei annoiato, no?-
Ha capito tutto.
-E arancione, vuol dire…-
-Stanco.- diciamo insieme.
-Già- riesco a balbettare. -Come fai a saperlo?-
 -Come faccio a sapere cosa? Che porti un colore diverso a seconda dell’umore? Non lo so, forse ti ho solo osservato con attenzione in questo ultimo mese.-
 -Adesso posso svenire? Per favore…
-Ma non fare l’idiota!
A quanto pare Rebecca mi conosce meglio di chiunque altro.  
-Non può essere…- dico.
Di scatto si alza e torna con un regalo in mano e melo porge.
 -Che cos’è?- domando.
-Aprilo.- gli scappa un sorrisino.
 Disorientato strappo la carta. È qualcosa che ho visto centinai di volte nella mia vita: una scatola di converse. Mi giro verso Rebecca, lei sorride. Apro la scatola e tolgo la carta velina. Le prendo in mano. Sono identiche a ogni paio della mia collezione, ma hanno una differenza significativa: non sono in tinta unita. Sono scozzesi. –Rebecca- dico sopraffatto dalla gratitudine. -sono magnifiche.-
-Sono felice che ti piacciano.-
-Ma…che emozione dovrebbe abbinarsi alle scarpe scozzesi?-
 -Beh,- dice Rebecca -penso che al tuo sistema manchi ancora una.- Lei mi guarda negli occhi mentre io stringo le scarpe in mano. 
-Felicità.- Mi bacia.
-Q..Quindi…ti piaccio?- Domando incredulo.
-Mi sei piaciuto dal primo momento che ho messo piede in questa scuola Liam Payne.-
-Guarda un po’ Rebecca guarda…sai, anche io e la sua coscienza ci siamo messi insieme!
 –Sono felice per te Louis. Come si chiama?
-Cettina, è dislessica.
-Sa alzare lo piedo?
-Si.
-ok, allora va bene.
-Io già ti amo- ci baciamo di nuovo.
Non vedo l’ora di mettere le nuove scarpe. Sento che le metterò spesso, molto spesso.







Nuova Os, spero vi piaccia.
Ho preso l'dea  delle converse da un libro che ho recentemente letto. L'ho trovata un'idea carina
ed ecco che ne spunta fuori una storia. Era da un pò che non pubblicavo niente.
Avevo questa Os nel computer,l'ho riletta un paio di volte e,dopo averla riletta almeno un miliardo di volte l'ho postata.
Spero che sia tutto in regola, visto che comunque l'idea è stata presa da un libro. Se c'è qualcosa che non va vi prego di avvertirmi e 
provvederò a sistemare tutto, o addirittura ad eliminare la storia, anche perchè non è che mi piaccia tantissimo.
Come sempre,ovviamente.
E niente, se leggete e se vi piace recensite, anche per dirmi solamente che è una schifezza.
Baci.
-Rebecca.




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