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Autore: _Ery1999_    01/06/2013    1 recensioni
Nemmeno il pensiero di essere decisamente fuori orario impedì alla strega di fermarsi nel bel mezzo del corridoio con il battito regolare del suo cuore pulsante nelle tempie.
Nelle orecchie, invece, il vago rimbombo di passi sulla pietra e in testa, il riflesso di una luce di terrore in un paio di occhi opachi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Rondini


Era un pomeriggio di Maggio inoltrato. Il tepore del Sole circondava il castello e gli alberi rimanevano immobili. Nemmeno una leggera brezza offriva refrigerio. Ma a Hermione Granger non importava granché della bella giornata. Aveva un’ora buca e passeggiava oziosamente per i corridoi, perdendosi nell’azzurro limpido del cielo al di là delle vetrate. Si fermò ad osservare uno stormo di rondini che migrava verso l’orizzonte. Le si strinse il cuore. La nostalgia non l’aveva abbandonata nemmeno per un istante da quando lui era sparito dalla sua vita. Ogni gesto, ogni suono, ogni ombra, la riportavano alle notti in Biblioteca. A quando poteva sentirsi... normale. Senza il frastuono della guerra nelle orecchie, o il bruciore della cicatrice sul braccio. Mezzosangue. Strano a dirsi, ma con Draco Malfoy non si era sentita diversa neanche una volta mentre parlavano. E aveva anche nostalgia di ciò che non c’era stato, ma che ci sarebbe potuto essere. Di quello che insieme avrebbero potuto avere. Anche se ogni volta che ci pensava stava male. Perché non avrebbe voluto che finisse così. Non avrebbe mai voluto innamorarsene. Eppure era successo, senza sapere come, né perché. Forse se ne era resa conto quando si era sentita travolta, persa. Quando, aprendo gli occhi, si proiettava già immersa nel buio ad ascoltare la voce di lui, con il mento sulle mani. O quando le era arrivata l’ennesima lettera di Ron e, leggendo le sue più sentite scuse, non aveva provato niente dentro di sé. Nemmeno soddisfazione. Niente di niente. Aveva semplicemente appallottolato la pergamena per poi gettarla nel fuoco. Ma ora era di nuovo al punto di partenza. Infelice e sola. Sbagliata. Perché sapeva che amare Draco Malfoy fosse sbagliato, tremendamente sbagliato. O forse no? Erano davvero così diversi?
- Non ha importanza...- sussurrò piano, appoggiando i polpastrelli sul vetro della finestra, freddo e liscio. Come la sua pelle, pensò poi. Ritrasse la mano, sentendosi scottata, mentre una stretta gelida le intrappolava il polso. Hermione Granger si voltò, spaventata, e si ritrovò catapultata nel grigio degli occhi di lui, si tuffò nel suo sguardo marmoreo. Rimasero in silenzio, uno di fronte all’altro, facendo combaciare i respiri e le paure. I desideri. Avrebbero voluto abbracciarsi, ma anche quello sarebbe stato sbagliato. Sbagliato per loro due.
- Che ci fai qui? – la strega cercava di mantenere la voce ferma, ma l’inquietudine nei suoi occhi scuri riusciva a tradirla. Sperò che quel momento finisse presto.
- Mi sei mancata – riuscì a pronunciare Draco, abbassando lo sguardo sulle labbra di lei. Le loro bocche si sfiorarono appena, le loro dita si intrecciarono, i loro corpi si toccarono. Hermione si sentì spingere contro il muro e il bacio continuò. Lentamente, anche troppo. Si esploravano con gli occhi chiusi e il respiro accelerato. Cercavano la completezza. E in quel momento entrambi furono certi di averla trovata. Poi quell’istante finì, scivolò verso l’orizzonte senza far rumore, come quelle rondini, lasciando spazio a qualcosa di più concreto. Di più reale. Draco Malfoy prese Hermione Granger per mano, senza dire una parola, e la condusse nel loro piccolo rifugio, nel tempio testimone dei loro ricordi. La Biblioteca era deserta e luminosa. Si sentirono quasi nudi senza il mantello che la notte offriva loro come protezione. Ma le parole fuoriuscirono ugualmente, in una melodia scrosciante. Solo in quel momento lei si rese conto di quanto quella voce le fosse mancata.

La pioggia si infrange violentemente sulla pietra, sull’erba, sulla terra. Il rombo dei tuoni squarcia il silenzio, un silenzio diventato assordante. Il Maniero appare come un gigante nero e morente, emana odore di lacrime e di morte.
- Ben tornato, figlio mio – il volto di Narcissa è pallido, solcato da ferite invisibili che il tempo non potrà rimarginare. Precede Draco di qualche passo, avanzando come uno spirito in pena. Sembra quasi barcollare, schiacciata dal macigno che conserva in petto e che è costretta a trascinare. Spinge la porta della camera da letto e si afferra all’ottone della maniglia per non cadere, distrutta. Ogni volta entrare in quella stanza le dilania l’anima. L’enorme letto a baldacchino fa bella mostra di sé addossato alla parete. Lucius Malfoy giace fra le coperte immacolate, rannicchiato come un feto. Madre e figlio si avvicinano con una lentezza esasperante. La donna sembra spezzarsi ad ogni passo, soffocare ad ogni respiro. Draco si inginocchia e stringe la mano di quello che è stato l’eroe della sua infanzia. Cerca il suo sguardo, sperando di non trovarlo. Due specchi grigi identici ai suoi si infrangono nei suoi occhi. Non riesce a trattenere le lacrime, quelle maledettissime lacrime che non ne vogliono sapere di restare al loro posto. Le stesse che adesso gli solcano il viso, gli lasciano un sapore amaro in bocca e un groppo incastrato in gola. Singhiozza con il dorso di quella mano a pressargli le palpebre. Gli è impossibile fermarsi. Lucius resta in silenzio, non gli chiede di smettere. Di darsi un contegno. Forse perché non si vergogna più della debolezza di suo figlio, forse perché è semplicemente troppo stanco. Invece, accarezza con la mano libera la testa di Draco, tremante, cercando di stringerlo a sé. Una lacrima solca anche il suo viso stanco e non si cura di raccoglierla. Lascia che gli attraversi il volto e che si infranga sul lenzuolo, bagnandolo. Narcissa rimane sulla soglia di quel momento. Un tuono scuote nuovamente l’aria. Il vento ulula. La sua voce annuncia la fine della tempesta.

Draco Malfoy parlava in tono piatto, come se quella realtà non gli appartenesse, come se stesse raccontando la storia di qualcun altro. Ma Hermione Granger sapeva che quella non era indifferenza, o voglia di apparire forte. No. Semplicemente, non gli restavano più lacrime da versare, né più dolore da cui liberarsi. Era un corpo vuoto, senza un cuore pulsante in petto. Al suo posto, un ingranaggio difettoso e impolverato che lei avrebbe voluto aggiustare. Raccoglierne i cocci e rimetterli insieme, uno ad uno, come tessere di un puzzle. Aspettava solo che lui glielo chiedesse.
- E’ morto il giorno dopo la mia partenza. La McGranitt mi aveva detto che sarei potuto rimanere quanto avessi voluto... Ma non ce l’ho fatta a guardarlo spegnersi. Credo che mia madre se ne sia andata con lui, anche se il suo corpo è rimasto sulla Terra. Mi ha inviato una lettera, in cui c’è scritto che mi ama e che quest’estate si trasferirà da sua sorella Andromeda. Probabilmente non sopporterebbe che la vedessi in quello stato. E’ sempre stata una donna molto forte...-  sospirò, alzando lo sguardo su Hermione. Un raggio di luce gli illuminava il volto.
- Malfoy – nonostante tutto, non riuscivano proprio a chiamarsi per nome. Sarebbe stato troppo strano. Senza accorgersene, cominciò a batterle furiosamente il cuore. Lo sentiva rimbombare nelle tempie. Lui aspettava, nei suoi occhi fluttuò qualcosa di nuovo: la speranza.
- Malfoy... – lo supplicò con lo sguardo. Non lasciarmi, avrebbe voluto chiedergli. Ma la sua bocca restava muta, i suoi occhi imploranti. Draco pensò a tante cose in quel momento, osservando quel conflitto interiore. Rivide la ragazzina di undici anni che aveva chiamato Mezzosangue per la prima volta, e la tredicenne che gli aveva mollato un cazzotto in pieno naso, e la giovane donna che insieme a Potter e Weasley gli aveva salvato la pelle nella Stanza delle Necessità. Gli ritornarono alla mente tanti di quei ricordi che si sentì quasi vorticare. E poi ritornò alla Hermione Granger del presente, seduta di fronte a lui con una preghiera in volto, che non riusciva a rivolgergli a parole. Amò con tutto se stesso quella dimostrazione di orgoglio. Un’altra non avrebbe esitato nemmeno per un momento ad alzarsi e a gettargli le braccia al collo. E lui l’avrebbe respinta, allontanandola con un’espressione di disprezzo. Lei invece avrebbe preferito perderlo piuttosto che chiedergli di restare. Non poté fare a meno di sorridere, beandosi dello stupore di lei. Una fossetta gli spuntò sulla guancia, e Hermione si innamorò perdutamente, ancora.
 
Angolo Autrice...

Ecco il penultimo capitolo! Finalmente i nostri innamorati sono un po' più “spinti”. Spero vi sia piaciuto. Lasciatemi un commentino, vi prego... Tengo molto alla vostra opinione.
Vostra,

_Ery1999_
  
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