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Autore: Emily_rocks89    19/12/2007    4 recensioni
Romeo e Giulietta. Chi non conosce la storia di questi due sfortunati innamorati?? Shakespeare ha consegnato i loro nomi alla gloria eterna e il loro amore all'immortalità.. Ma se fosse esistita un'altra storia d'amore parallela e spesso intrecciata alla loro, altrettando intensa e struggente??
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti!!! Prima di tutto, mi scuso con chi conosceva le precedenti storie scritte da questo nick: come potete vedere, sono state cancellate dalla stessa autrice, che non usando più il suo account, ha voluto gentilmente cedermelo (glaaaassieee amoleee *__*) visto che io per qualche astruso motivo non riuscivo ad iscrivermi..va beh..
Allora..tengo moltissimo a questa storia.. ho voluto sottoporla anche al vostro giudizio visto che fino ad ora ben pochi avevano avuto modo di leggera..Vi prego quindi COMMENTATE..qualsiasi cosa..anche un commento piccolo piccolo..ogni critica, consiglio, opinione è per me preziosissima.. grazie mille!!!
Allora..per scrivere questa ficcy mi sono ispirata ovviamente alla splendida opera shakespeariana, più in particolare al musical che Cocciante ne ha tratto.. la descrizione fisica di molti personaggi è infatti ispirata ad alcuni attori del musical.. ad esempio Tebaldo, l'unico personaggio conosciuto che qui appare (insieme a suo padre) si ispira a Valerio di Rocco, bravissimo cantante che lo interpreta a teatro.. man mano che compariranno i personaggi vi svelerò a chi  mi sono ispirata per descriverli XD.. ovviamente tutti i personaggi (tranne Ottavia) appartengono..beh..a Shakespeare!!
Non mi resta che augurarvi una buona lettura..

Pioveva forte, a Verona.
La pioggia batteva vigorosa contro i vetri sottili, contro le umili casupoli dei poveri ed i magnificenti palazzi dei ricchi. La neve dei giorni precedenti si era sciolta in acqua sporca, come se il cielo piangesse fango, intervallandolo con poderosi colpi di tosse che squarciavano l'aria sotto forma di tuoni..
Era il 27 dicembre del 1579. Il natale era passato senza traumi, gonfiando pance, prosciugando portafogli di abbienti e lamentosi mariti, istigati da mogli devote che concedendo larghi sorrisi a Don Lorenzo, da poco curato e perciò necessariamente impressionabile, deponevano il frutto del lavoro (o spesso della fruttuosa eredità) dei mariti nei cestini dell'offerta, alla messa natalizia..per i meno abbienti, la questione era stata ben diversa: si erano nutriti delle loro povere provviste, tirato il collo a qualche malandato cappone, e scambiato poveri doni alla luce di candele quasi del tutto consumate..

Ma non è di loro che parleremo. Superiamo indenni le catapecchie della povera gente, e infiliamoci in uno dei due palazzi più antichi, magnificenti e riccamente decorati della città..
Qui, in una sala fosca, disseminata da calendabri dorati, che illuminavano solo parzialmente il ricco locale avvolto dal buio della notte, due uomini e un bambino attendevano.
Il primo uomo, ancora nel fiore dell'età, scrutava cupo le frustate d'acqua che si infrangevano contro la finestra..dava le spalle al resto del terzetto: ma se avessero potuto vederlo, avrebbero certamente notato i denti stretti e l'ansia che  si rifletteva negli occhi neri come pece, che corrucciati lanciavano bagliori neri in tacita risposta ai lampi che illuminavano l'aria..
Il secondo uomo appariva più rilassato: sedeva su una delle grandi poltrone di velluto, un calice pieno di vino in mano, come se si apprestasse a festeggiare qualcosa: invece si limitava a fissare il vetro opaco, rigirandoselo nella grande mano, e a lanciare rapide occhiate al bambino.

Quest'ultimo sedeva anch'esso, ma i suoi tratti erano tutt'altro che rilassati: pareva il più serio del terzetto, gli occhi vitrei, i tratti sottili e affilati irrigiditi dall'ansia, e gettava di tanto occhiate terrorizzate rivolte all'uomo verso la finestra, come in cerca di un conforto: conforto che non riceveva, perchè l'oggetto delle sue attenzioni continuava a fissare mesto la tempesta fuori dalla finestra..
D'un tratto, un acuto lamento squarciò il teso silenzio che regnava nel salone: il bambino sobbalzò, impallidendo d'un tratto, e si rannicchiò su sè stesso, come se cercasse di autoproteggersi da quel suono spaventoso.
L'uomo seduto ridacchiò gioviale, levando il calice in direzione della piccola figura raggomitolata.. "animo Tebaldo!!" eslamò, il volto reso rubicondo dal troppo vino "presto sarai un fratello maggiore figliolo!"
Si rivolse poi al primo uomo, che pareva non essersi accorto del suono lamentoso, e continuava a porgere le larghe spalle al resto del terzetto "ammetto di invidiarti, cognato..stai per diventare padre per la seconda volta, e tua sorella mi degnerà di un erede solo tra parecchi mesi.. mi auguro che sia maschio, o toccherà al nostro Tebaldo proseguire la gloriosa stirpe dei Capuleti!"
Tebaldo gli rivolse un'occhiata apprensiva, come se l'idea lo terrorizzasse a morte, e suo padre si limitò a sospirare..
"mia sorella sarà una buona madre.." mormorò grave "devi solo aspettare. Di qualunque sesso sia il bambino, sarà sano, bello e forte.."
La sua voce roca non riuscì a coprire i lamenti, che si susseguivano senza pace, rendendo il piccolo Tebaldo più pallido ad ogni minuto.. Guardò il padre, gli occhi colmi di panico silenzioso, come per implorarlo di farli cessare:
Le sue preghiere furono esaudite: di colpo come erano iniziati, i lamenti cessarono.

Nella stanza calò un silenzio surreale, rotto solo dal sinistro ticchettio della pioggia sui vetri: la bufera si era calmata, come se perfino il cielo di Verona volesse prostrarsi, colmo di rispetto per la nascita di una nuova vita..
Poi, con un cigolio roco, la pesante porta di legno si aprì, ed una donna, la vecchia levatrice che aveva portato alla luce anche Tebaldo, fece il suo ingresso zoppicante nella stanza..
Reggeva un fagotto tra le mani: un panno ricamato dai toni perlacei, dalla quale spuntava l'accenno di una minuscola, rosea manina, le unghie piccole come capocchie di spilli..
L'uomo alla finestra si voltò bruscamente, e avanzò solenne attraverso la stanza, mentre suo figlio si apprestava ad imitarlo, arrancando nella scia del padre..
La donna ruotò lievemente il fagotto verso i due, mostrandone il contenuto: Tebaldo, piccolo com'era, riuscì a scorgere un visino addormentato al di sotto del braccio del padre, che sollevò lo sguardo teso sulla levatrice..
"è una femmina.." si limitò a dire lei, porgendo il fagotto verso l'uomo, che lo accolse tra le braccia robuste.. Inizialmente, sembrò deluso dall'annuncio della vecchia: poi, nel guardare la bambina, che ora aveva aperto gli occhi e lo fissava, un perfetto, piccolo broncio stampato sulle minuscole labbra, il suo volto si dischiuse in un sorriso d'orgoglio..
"bella come la madre.." disse solo, sollevando il viso sul cognato, che ridacchiò sollevato.. poi rivolse il viso indurito alla donna  "come sta mia moglie?"
Lei abbassò lo sguardo, l'apprensione ben distinguibile nel volto rugoso.. "non bene, purtroppo, mio signore.." disse con voce sottile "si è molto indebolita durante il parto..ma abbiamo già chiamato il medico, la sta visitando in questo momento.."
Lui imprecò, provocando un piccolo sobbalzo nel figlio, che stava cercando di sollevarsi sulle punte per meglio vedere la sorella: rimise la neonata in braccio alla vecchia e si apprestò ad abbandonare la stanza per visitare la moglie al suo capezzale..
"un attimo cognato!" lo richiamò l'uomo ancora seduto "non hai ancora detto come hai intenzione di chiamarla! Non puoi mantenere una creatura sbattezzata per così lungo tempo! Quale nome si aggiunge oggi alla stirpe dei Capuleti?"
Il padre della bambina si bloccò, voltandosi verso le sue creature: Tebaldo, che sembrava ulteriormente allarmato per lo stato di salute della madre, e la bambina, che si era riaddormentata tra le braccia dell'anziana donna..
Non rispose subito: la osservò per qualche secondo, tensione e tenerezza paterna che si scontravano furiosi nel nero pece dei suoi occhi.. poi, finalmente, diede la sua risposta..
"Ottavia.. si chiamerà Ottavia" disse poi, e la bambina sbadigliò nel sonno, come se volesse mostrare un segno di apprezzamento per il nome appena imposto: suo padre le gettò un'ultima occhiata, poi si voltò e spari dietro la porta chiusa.
Ottavia continuò a dormire, mentre suo fratello la guardava, l'orgoglio nei suoi occhi di bambino. Dormiva tranquilla, ignara della pioggia che aveva ricominciato a battere forte contro i vetri..
ignara di suo zio, che continuava a bere nella poltrona accanto a lei..
ignara che sua madre stava morendo per averla data alla luce, poche stanze accanto..
ed ignara di avere un futuro già segnato: un futuro in cui avrebbe riso, pianto, ma soprattutto amato, amato visceralmente..
E che, alla fine, il cielo avrebbe pianto fango anche per la sua sorte, in un pomeriggio ancora più scuro di quella notte di tempesta..

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Spero davvero che vi sia piaciuto!! Questi primi capitoli sono solo una sorta di introduzione alla storia.. ovviamente, non mi stancherò mai di chiedervelo..COMMENTATE! Graaazie!! XD

Otty
  
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