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Autore: Alyx    02/06/2013    3 recensioni
Camille non aveva mai pensato che cadere al di là di una sbarra le avrebbe procurato tanti problemi.
Non aveva mai pensato che la pazzia della sua migliore amica l'avrebbe fregata così.
Non aveva mai pensato, semplicemente, di innamorarsi di Louis Tomlinson.
***
Ecco perché aveva tanta fretta di andare all'aeroporto Alexis.
Due parole.
One Direction.
Ed ecco perché non me lo aveva detto: per quanto mi stessero simpatici quei tizi non avrei mai rinunciato alla mia dormita domenicana.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Are you brave enough? 

  Capitolo 15
Harry 

  









Fin da quando Harry mi aveva coperto gli occhi dicendo che erano ordini di Paul, avevo intuito la nostra meta quella sera.
Improvvisamente mi sentii troppo elegante, e terribilmente fuori posto. 
Le mani grandi e calde di Harry mi presero per mano e mi fecero scendere poco agilmente dal suo SUV. Senza lasciarmi un attimo mi accompagnarono lungo la strada. 
L'assenza di rumori mi confermarono che dovesse trattarsi di una costruzione isolata, come il freddo che sembrava più pungente. 
Lo sentii trafficare con la serratura e l'assenza delle sue mani sulla mia schiena mi diede un senso di mancanza. Come se quella presa mi avesse assicurato l'effetto che provava per me.
La porta si aprì e il ragazzo mi fece entrare, poggiandomi le mani sulle spalle. 
Sentii l'uscita chiudersi e poi finalmente Harry mi levò la fascia dagli occhi. 
Dovetti reprimere un brivido sentendo le sue mani sulla nuca che poi si posarono leggere sul mio collo. 
La bocca di Harry si avvicinò al mio orecchio e disse roca -Benvenuta a casa. 
Casa.
Quella parola era perfetta per descrivere l'abitazione. 
Era grande, spaziosa e disordinata. 
Ciabatte, indumenti di tutti i tipi e cartacce erano abbandonate ovunque. Ogni tanto erano ammucchiate con ordine segno che qualcuno che stava cercando di metterle a posto era stato interrotto sul più bello. 
Tutto dava la sensazione che fosse una casa vissuta. Vissuta da cinque ragazzi ventenni che potevano meglio essere associati ai cinque peggiori uragani della storia Americana e non.
-Scusa per il disordine. - disse seriamente dispiaciuto Harry. -Ma con Louis in ospedale non siamo quasi mai a casa...
Sapevo che era una scusa come tante e soffocai un riso.
Constatai  che potevano certamente permettersi una colf, ma ero sicura che non avrebbero mai voluto una maniaca dell'ordine tra i piedi. Non loro. 
-Tranquillo. È... Molto più bella così.- dissi sincera. 
Harry mi prese per mano e mi guidò fino alla cucina. 
-Poi ti faccio fare il giro della casa, ovviamente. Il piano di sopra è il più divertente. 
Ridemmo. 
-Perchè ci sono le camere da letto?- insinuai ghignando. 
-Perchè c'è la sala giochi.- rispose altrettanto insinuante Harry. 
Mi fece sedere sullo sgabello di fronte all'isola della cucina poi mi diede le spalle per lavarsi le mani. 
Accidentalmente il mio sguardo cadde in basso, a studiare alcuni particolari non troppo innocenti e quando si girò se ne accorse. 
Ignorai il suo ghigno e feci finta di niente. 
-Ero emozionantissimo l'altro giorno perché avevo appena imparato a fare la pasta alla carbonara, non troppo all'italiana, ma comunque alla carbonara.- raccontò mentre poggiavo i gomiti sul marmo freddo. -Poi i ragazzi mi hanno ricordato che sei vegetariana e mi hanno smontato. Quindi ho dovuto dare fondo a tutte le mie abilità culinarie per inventarmi una nuova pasta a base di verdure e formaggio in modo che non fosse troppo immangiabile...
Risi. 
-Mi fido di te e delle tue abilità culinarie. Al massimo finiamo insieme a Louis al pronto soccorso per intossicazione alimentare. 
Mi pentii subito di aver tirato in ballo Louis ma Harry parve non darci lo stesso peso che ci stavo dando io perché lo ignorò e scoppiò a ridere. 
-Allora sì che sarà un appuntamento memorabile.- commentò.
-Se non altro sarà originale. 
Quando finimmo di ridere ci scoprimmo a fissarci a vicenda. 
Morivo dalla voglia di toccargli il capelli. 
Harry mise sui fornelli una pentola piena d'acqua e accese il gas. Intanto prese dal frigo un barattolo di plastica pieno di sugo che poche ore prima doveva essere congelato. Poi prese al volo due tovagliette e le mise sull'isola dove ero appoggiata, una di fronte all'altra. Faci a malapena in tempo ad alzarmi che lui aveva già aggiunto piatti e bicchieri. 
-Posso aiutarti, in qualche modo?- chiesi sentendomi inutile. 
Harry rise. -Nel secondo cassetto a sinistra. Ci sono le posate.
Feci come mi era stato detto mentre lui poggiava un paio di tovaglioli. 
-Adesso?- domandai facendo il giro del tavolo e mettendomi con la schiena sul marmo dell'isola, vicino a Harry. 
Lui ghignò e mi prese per mano, trascinandomi dietro di lui verso il piano di sopra. Ridemmo quando per poco non inciampai sul primo gradino. 
Il piano superiore era enorme quanto quello di sotto, e molto semplice: un lungo corridoio piuttosto stretto si allungava più verso sinistra che alla nostra destra, da cui si affacciavano una decina di porte bianche. 
Mi lasciai sfuggire un verso di sorpresa. Era enorme.
-Da dove vuoi cominciare?- mi chiese Harry sorridendo. 
Indicai alla mia sinistra. -Di là.
Stringendo un po' di più la presa delle nostre mani il ragazzo si incamminò dove gli avevo chiesto. 
-Questo è il bagno.- dichiarò indicando la porta chiusa a sinistra. -Non è niente di speciale. Non c'è nemmeno la vasca da bagno.- Passò oltre con una risata. -Poi, questa è la camera di Liam. Niente di che nemmeno questa. È terribilmente in ordine e non ti faccio entrare perché se no mi sentirei ancora più a disagio a farti vedere il resto della casa.
Risi.
-Quella là...- proseguì indicando la porta sul lato corto del corridoio. -È quella di Niall. È noiosa, piena di spartiti per la chitarra e chitarre e Justin Bieber. Vuoi vederla lo stesso?
Risi e aprii la porta affacciandomi solo con la testa. Era un po' buia ma la frase di Harry riassumeva bene il concetto. La richiusi dietro di me. 
-Stanza interessante. Che ci fa con un letto, una scrivania, due tavolini e due poltrone?- domandai stupita.
Harry rise. -Me lo chiedo anche io. Lui spesso dice che l'ispirazione non viene se siedi sempre nello stesso posto...
Ridemmo insieme. 
-Bene. Quella.- proseguì indicando un'altra porta sul muro di fronte a quella di Liam. -Quella è la mia stanza. 
Aprì la porta e si fece da parte per farmi entrare. 
Era ampia, dalla finestra si poteva intravedere la strada dalla quale eravamo venuti, il letto era a due piazze non singolo come quello di Niall, e aveva una modesta scrivania. 
-Lì c'è un altro bagno.- spiegò indicandomi un'altra porticina dentro la stanza, sulla destra, di fronte al letto. -È piccolo ma comodo per me. I ragazzi dicono sempre che sono quello che lo usa di più e non riescono sopportare di tenere la pipì per mezz'ora prima che io finisca. 
Risi. -Poveri martiri.
Uscimmo dalla sua stanza. 
La porta seguente era poco distante dalle scale, sul lato opposto. 
-Quella è la camera di Louis.- disse Harry, poi si fece silenzioso come se non volesse disturbare un chissà quale fantasma.
-Non dovresti andare a controllare l'acqua giù in cucina?- gli ricordai allora per toglierlo da quella situazione difficile. Evidentemente nessuno era entrato nella sua camera da quando era in ospedale. O forse solo Liam per prenderglieli al volo dei vestiti. 
Harry si fece pensieroso. -Già. Vado.- Poi aggiunse: -In genere Louis chiude a chiave la sua stanza. Una volta Zayn gli ha preso dei pantaloni senza domandarglielo e da allora si è offeso. Ma magari è aperta. In genere quando deve uscire con te è distratto. 
Mi parve di sentire un po' di insinuazione nella sua voce ma io mi limitai ad annuire. 
-Ti aspetto qua. 
Harry sorrise. -Butto la pasta e torno in un baleno. 
-Ricordati di scaldare il sugo!- gli urlai mentre stava scendendo le scale e lui urlò di rimando un -Certo!
Mi voltai verso la camera del mio migliore amico e poggiai la mano sulla maniglia. Presi un respiro e la spinsi verso il basso. 
La porta si aprì cigolando leggermente. 
Dalla finestra che dava sul vialetto della casa entrava la luce dei lampioni fuori, segno che le persiane non erano state chiuse. 
Il letto di una piazza e mezzo era sfatto e sulla scrivania appoggiata al muro di destra c'era una bottiglietta d'acqua di plastica mezza vuota e una scatola di aspirine. L'armadio era socchiuso e dall'anta mezza aperta fuoriusciva la gamba di un paio di jeans e il bordo di una maglia blu. 
Feci qualche passo dentro e venni sopraffatta dal suo odore. Subito dopo anche dai sensi di colpa. 
Io ero qui, a divertirmi col suo migliore amico, a provare di iniziare una storia con lui anche se nemmeno io ci credevo.
E fu allora che capii come stessero le cose. 
Nonostante mi sforzassi di vedere me e Harry insieme non ci riuscivo. Stavo tanto bene con lui, ridevo spensierata, lui era premuroso e carino, ma non riuscivo a vedere la nostra storia come quella che avevo avuto con Scott. 
Non riuscivo a vederla come una cosa seria, pericolosa. Sembravamo più degli amici che si baciavano. 
Sentii i passi del ragazzo sulle scale e mi affrettai a uscire e chiudere la porta. 
Harry comparve un secondo dopo. 
-È chiusa.- mentii anche se sapevo che mi aveva intravista chiuderla. 
-Immaginavo.- rispose Harry, e gli fui grata per aver fatto finta di niente. Poi sorridendo mi porse la mano che presi senza esitare.
Mi sentivo bene, in pace, quando ero con lui. Era troppo tempo che non mi sentivo così e forse feci lo sbaglio di scambiarlo per amore. 
-Quindi, proseguiamo. Questo è un altro bagno. E questo ha la vasca.- rise il riccio sporgendosi dalla la porta aperta.
-Qui.- disse poi fintamente solenne avvicinandosi alla porta che, specularmente a quella della camera di Niall, stava sul lato corto del corridoio. -È racchiusa l'essenza dell'eterna giovinezza. Qui, la mente non ha confini, limiti, regole. Qui, le persone che abitano questa casa e non solo, regrediscono ogni volta all'età mentale dei dieci anni. Qui...
Lo fermai ridendo. -Ho capito, Harry! Qui hai la Playstation!
Scoppiammo a ridere come dei matti mentre il ragazzo aprì la porta e mi trascinò dentro. 
Per farvi un'idea di come potesse essere quel posto, vi basta andare nel reparto giochi elettronici di MediaWorld.
C'era un enorme schermo piatto, al quale erano collegate console di tutti i tipi. Riconobbi una Playstation, come previsto, una Wii, un lettore CD e DVD, spenta in un angolo un' Xbox e poggiato sul tavolino di fronte un computer portatile bianco.
Era il paradiso di ogni ragazzo. 
Sulle pareti a destra e a sinistra dell'enorme televisore c'erano due armadi; uno pieno di giochi da tavolo di ogni genere, l'altro zeppo di libri. 
Di fronte alla TV un letto che era stato trasformato in un divano e ai suoi lati due sacchi colorati dove affrontarci dentro. 
Con la bocca spalancata e senza lasciare la mano di Harry feci il giro della stanza tremendamente disordinata. 
-Non per metterti fretta, Cami.- disse Harry divertito dalla mia espressione. -Ma la pasta è quasi pronta. 

***

Passai i piatti a Harry che lui impilò non troppo delicatamente nel lavello. 
Quando tutto fu a posto pensai che mi stesse per proporre un film nella stanza delle meraviglie. Invece mi prese per mano e mi disse -Vieni. Devo mostrarti una cosa. 
Lo seguii accigliata e curiosa. Salimmo al piano di sopra ed Harry mi trascinò verso camera sua. Mi fece entrare per prima e lasciò la porta socchiusa dietro di lui. 
Mi mostrò una piccola porticina, nascosta dall'enorme armadio sulla destra e la aprì. -Seguimi. 
Senza lasciarmi la mano entrò dicendo -Attenta ai gradini. 
Cominciammo a salire una scala a chiocciola stretta e quasi completamente al buio. Sentii l'ambiente farsi più freddo.
Sbucammo infatti fuori. Fuori, all'aria aperta. Sul tetto. 
Era meraviglioso. 
Era una terrazza abbastanza grande; c'erano quelle che riconobbi come delle semplici serre. Era difficile identificare i fiori e le piante al loro interno ma mi parve di scorgerci sicuramente delle rose. 
All'orizzonte le luci del centro di Londra brillavano traballanti mentre noi eravamo immersi nell'oscurità, coi nostri respiri che formavano delle nuvolette bianche nell'aria.
Harry, che non aveva lasciato la mia mano nemmeno per un secondo, mi condusse verso la ringhiera, fermandosi poco dietro di me, poi la sua ombra alzò la testa al cielo. 
Lo imitai stupita di quel gesto. 
Le stelle che da casa mia erano pressapoco impossibili da vedere, brillavano in tutta la loro magnificenza sopra di noi, affievolendosi leggermente a tratti, ognuna che bruciava piano e inesorabilmente a miliardi di anni luce da noi. Eppure parevano così vicine. 
Sentii il respiro di Harry farsi sempre più leggero fino a confondersi con i rumori lontani della città e quello del vento freddo che soffiava leggero sulle nostre guance. Cercai di imitarlo senza successo mentre la faccia mi si congelava e la stretta con Harry sembra ogni secondo che passava più salda e accogliente. 
Sentivo il cuore battermi nelle tempie, regolare e con tranquillità, e il suo suono mi fece sentire stranamente in pace col mondo. 
Il pollice di Harry prese ad accarezzare un tratto di pelle della mia mano destra, distrattamente e senza alcuna pretesa. 
-Non hai mai pensato a quanto siamo piccoli in questo universo così grande?- bisbigliai dopo quei minuti di interminabile bellezza.
Vidi con la coda dell'occhio la testa di Harry voltarsi e i suoi occhi brillanti della luce riflessa delle stelle presero a fissarmi, ma non disse nulla.
-Noi, miseri umani che ci crediamo padroni tutto, di tutti, non siamo niente a confronto di questo.- continuai allora in un sussurro, ipnotizzata da quell'incantesimo di stelle, gli occhi che frenetici saltavano da un punto luminoso all'altro, impazienti di vederli tutti, uno per uno.
-Come possiamo competere con tutto questo? La nostra vita è una corsa verso l'impossibile, un banale tentativo al controllo di tutto. 
Harry si avvicinò cauto alle spalle e sentii il suo respiro umido, tiepido e piacevole sulla mia pelle. Rabbrividii, non solo per il freddo. 
-Ma guarda il cielo.- continuai, sussurrando piano. -Dove tutto è lasciato al caso, al caos più totale. Eppure è tutto così perfetto.
La mano di Harry lasciò la mia e per un attimo mi sentii confusa. Il freddo attaccò anche quel lembo di pelle che fino ad un attimo prima era protetto, e istintivamente la strinsi a pugno. 
Mi trattenni dal sobbalzare quando i palmi del ragazzo si posano sotto le mie spalle, cingendomi le braccia con delicatezza ma possessivamente, e il suo corpo quasi sfiorò la mia schiena. Il fiato di Harry fu in un attimo sul mio collo e la sua bocca a pochi millimetri dalla mandibola. 
-Camille.- chiamò sussurrando. -Nessuno può controllare tutto. Però quando sembra così, non ci sentiamo forse meno soli in questa enormità?- la sua voce era roca e ipnotizzante. Mi chiesi come faceva a farla. -Controllare qualcosa, o qualcuno, illude l'uomo di avere tutto sotto controllo, lo fa sentire importante e potente. 
Le sue mani scivolarono per la lunghezza delle mie braccia, incrociandole con le mie mani fredde. Poi le portò al mio petto, cingendomi con le sue braccia e facendo toccare completamente i nostri corpi.
Il discorso cadde con le sue parole. Restammo in quella posizione per parecchi minuti, fino a quando Harry parlò di nuovo. 
-Mi darai una possibilità?- sussurrò lasciandomi una mano per portarmi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. 
Sciolsi quello strano abbraccio e mi girai, permettendogli di guardarmi negli occhi mentre dicevo di sì. 
La distanza tra le nostre labbra si annullò. 
Non era la prima volta che mi baciava ma fu come se lo fosse. Fu un bacio gracile e premuroso. Le sue labbra avevano ancora il retrogusto caldo del vino che aveva bevuto ed erano sorprendentemente morbide. 
Quando la sua lingua prese iniziativa, sottintendendo l'accesso alla mia bocca, con tutta la naturalità del mondo, approfondimmo il bacio che sapeva di vino e della sua pasta spettacolare. 
Quando ci staccammo il cuore batteva veloce e avevamo il fiato corto. Ci fissammo sorridenti, gli occhi che non avevano più un colore se non quello delle stelle. Lanciai un altro fugace sguardo al cielo. 
L'atmosfera stranamente seria che aleggiava tra di noi venne rotta dalla voce allegra di Harry che esclamò: -Facciamo una partita alla Play?











Angolo dell'Autrice -che no, incredibilmente non è morta. 
Ebbene sì, gente. 
Sono ancora qui, dopo un mese di totale abbandono. 
Vi chiedo scusa ma è stato un mese complesso. Feste, diciottesimi, concerti e scuola mi hanno abbastanza annientata. 
E poi, mi conoscete. Sono terribilmente pigra. 
Quando mi manca la voglia non c'è promessa che tenga. E sono vergognosa per questo, ma è così. 
Questa storia è ferma. Completamente ferma. 
Ho pochi capitoli pronti e non ho la più pallida idea di come fare. 
Sto scrivendo una quantità di roba che voi non potete immaginare, di tutti i fandom possibili, originali e stronzate varie. 
Sono davvero mentalmente confusa: quindi chiedo venia. 
Farò di tutto per non abbandonare questa storia, perché lo odio, e comunque un po' ci sono affezionata, ma mi dispiace forzare un capitolo. Poi verrebbe una schifezza. 
Poi tra pochissimo iniziano le vacanze, e la mia pigrizia raggiunge picchi mai visti prima.

Ringrazio le recensioni, anche se sono rimasta un po' delusa nell'ultimo capitolo. Solo due, sinceramente mi aspettavo di più. 

Ci vediamo domenica prossima, e poi si vedrà per le vacanze. 
Grazie a tutti per essere ancora qui. 
Un bacione enorme!
Alice 




   
 
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