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Autore: Riri4evar    02/06/2013    3 recensioni
Ci ho pensato tutta la notte e sai una cosa Vegeta? Non ci ho capito nulla.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ah, e tanto per la cronaca ti amo.

Capitolo 8:
 
 
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Si era accasciato a terra, la gravità ancora alta gli comprimeva i polmoni schiacciando l'addome scultoreo.
Eppure non riusciva a concentrarsi perchè ogni volta che provava a sferrare una scarica di ki blast cadeva a terra, e la colpa era solo sua, di lei, che sperava di vedere dalla finestra della cucina che si intravedeva dalla GR.
Basta, era inutile continuare ad ostinarsi a cadere al suolo, tanto quel giorno non sarebbe riuscito a concentrarsi.
Si dirigeva in casa a passo lento e sovrappesiero con il vento di giugno che fresco gli scompigliava i capelli sudati che si sparavano verso l'alto quasi a voler toccare il cielo, si quel cielo, di quel colore che tanto aveva bramato e mai avrebbe smesso di volere, in silenzio, ma avrebbe continuato a pensarlo negli occhi bellissimi di lei che scintillavano come gemme preziose sotto il sole.
Ormai era sera e quella casa illuminata dai lampadari di vetro appariva ancora più silenziosa del dovuto come se anche il silenzio si sentisse solo in quel mare di tristezza che si infrangeva contro gli scogli appuntiti della sua spiaggia.
Aveva salito le scale che portavano al piano superiore con le gambe che tremavano per la stanchezza e che chiedevano solo un po' di riposo.
A piedi nudi era entrato nell'ampio bagno con le mattonelle azzurre, aveva aperto il getto d'acqua della vasca attendendo che si riempisse completamente immergendovisi poi fino al collo chiudendo gli occhi per gustarsi affondo quella situazione di completo relax.
Il cellulare vibrava sul bordo vasca facendo tremare l'acqua, con un gesto rapido aveva afferrato l'oggetto nero aprendo la casella dei messaggi.
 
"Ciao Vegeta"
Subito si era aperto un enorme sorriso sul suo volto e in un attimo si era asciugato le mani per rispondere.
"Ciao Bulma"
"Come va?"
"Va....."
"Che hai combinato mentre non c'ero?"
"Nulla di che, mi sono allenato"
"Ci sei riuscito"
"A fare cosa?"
"A trasformarti"
"No.."
"Mi dispiace ma vedrai che ci riuscirai"
"Lo spero"
 
Già, lo sperava con tutto il cuore, non solo per lui, ma anche per lei, perché non avrebbe mai tollerato che gli accadesse nulla di male, ne a lei ne al suo futuro, lui ci sarebbe riuscito, avrebbe riscritto il destino per lei, 
per lei che avrebbe fatto l'impossibile, per lei che avrebbe attraversato tutto l'universo, per lei che avrebbe sempre voluto vederla sorridere, per lei che era stata l'unica a capirlo, avrebbe salvato il suo tempo e quel ragazzo.... Già.... Quel misterioso super Sayan, chissà da dove spuntava, magari poteva essere un altro figlio di Kakaroth oppure un figlio di Gohan, ci poteva 
stare, oppure... perché no, poteva essere suo figlio, si ma suo e di chi?
 
"Ci sei?"
"Eccomi"
"Che fai?"
"Nulla, mi sto facendo la doccia, tu?"
"Nulla di che, sono appena tornata"
"Come è andata la presentazione?"
"Bene, ha ricevuto un certo successo spero che possa vendere"
"Bene..."
"Qui c'è il sole da te?"
"Grandina"
"A giugno?"
"Sto scherzando ma fa freddo"
"Tu hai sempre freddo, sembri Xavie anche lui ha sempre freddo"
"Come va con Xavie?"
"Apposto, mi piace un sacco è stupendo, semplicemente perfetto"
"Già... Sono felice per te"
"Io... Sai credo si essermi innamorata di lui"
"......."
"Hahahaha, si lo so che non mi potresti consigliare gran che, comunque adesso devo andare nella sala grande per le presentazioni e ringraziamenti"
"Ok, ci sentiamo dopo?"
"Ma certo, ciao"
"Ciao"
 
Aveva riposto il cellulare sul bordo vasca immergendosi fino sopra i capelli trattenendo il respiro.
Non voleva solo scrivergli, lui la voleva lì adesso per poterla stringere forte, per non essere più il solo cinico principe dei Sayan sempre sull'orlo di una crisi morale.
Era riemerso respirano quella sensazione di inutilità che gli riempiva i polmoni, era uscito dalla vasca asciugandosi i capelli e il corpo tornando nella camera da letto.
Se c'era una cosa che odiava di quella casa erano gli specchi, cen'erano ovunque e in camera sua c'era uno dei più grandi che ricopriva tutta la parete antistante il letto ed ogni volta che entrava non poteva far altro che specchiarsi e vedere solo un niente, un burattino nelle mani di se stesso e del suo destino.
 
Era andato a sedersi sul tetto della capsule e corp. Guardava il tramonto che colorava di giallo il cielo, era bellissimo, si sentiva a casa, sentiva quasi come se fosse ancora sul suo pianeta, piccolo guerriero addestrato dalla madre, quanto bene voleva a quella donna, era stata una delle poche persone delle quali si era fidato e che non lo aveva mai tradito, lei c'era stata, sempre, e per lui non aveva mai detto di no, poi venne quel giorno, quel maledettissimo giorno in cui tutto finì per saltare in aria, tutto, la sua casa, il suo popolo, il suo regno, la sua corona ed il suo orgoglio condannato ad una vita di sofferenze per poi trovare la pace in quell'angolo di universo così insignificante nell'enorme carta dello spazio, già perchè i terrestri non erano un grande impero come erano stati i Sayan, loro a stento sapevano che esistessero altre forme di vita oltre a loro, figuriamoci conquistare altri pianeti, eppure in quel luogo c'era un non so che di diverso, di pace, come se ogni elemento si concentrasse in quell'unico insignificante pianeta azzurro, ma senza dubbio la cosa che più amava di quel luogo era il sole che di scarlatto tingeva le candide nuvole facendolo sentire ancora vivo, ancora se stesso, ancora il principe dei Sayan.
Era tornato con un balzo nella camera buttandosi a peso morto sul soffice letto spargendo i capelli d'ebano sul cuscino.
Quanto aveva odiato quel cielo rubicondo ma mai come quando non più lo aveva potuto guardare gli era mancato sognando spesso quel luogo dove la guerra la faceva da padrone nelle notti più felici.  
Era stanco ma non voleva addormentarsi, stringeva forte il cellulare tra le mani, voleva sentire Bulma, voleva parlargli ancora.
 
"Cieeo"
Il cellulare era vibrato
"Ciao Bulma"
"Non sei stanco Veggy? da te sono le 12.00"
"Un po', vedi è che ho un sonno tremendo ma un messaggio da te lo aspetterei tutta la notte"
"Ooohhh, come sei dolce"
"Io dolce? Hahahahahahahahahahahaha no."
"Hahahahaha va bhè, io vado buonanotteee"
"Notte Bumma"
"Hai sbagliato a scrivere il mio nome"
"No, l'ho scritto così di proposito"
"Allora a domani Veggy"
"A domani Bumma"
Aveva lasciato cadere la testa sul cuscino latteo per poi chiudere gli occhi perdendo coscienza e ricomparendo nei suoi incubi.
 
Correva a per di fiato per i corridoi del castello, tutto intorno a lui sembrava restringersi,
I corridoi erano sempre più stretti, infondo la voce della madre che lo implorava di aiutarla, di salvarla.
Il corridoio era sempre più piccolo e lei sempre più lontana,
Il bambino correva sempre più veloce ma più si avvicinava e più la figura materna compariva sempre più minuta e lontana fino a scomparire del tutto.
Il piccolo bambino continuava a correre e a pregare la donna di non andarsene, ma i corridoi erano sempre più stretti e lui stava piano piano crescendo e da bambino era divenuto adulto costretto a camminare a gattoni.
La parete del soffitto era sempre più stretta,
Stava per soffocare,
Non c'era più ossigeno e l'aria era sempre più irrespirabile
Si divincolava e si dimenava, in lontananza una figura mossa, sfocata, quasi azzurra.
quando all'improvviso.....
 

Si era svegliato tra le lacrime, ancora quel sogno, quel dannato sogno che ogni notte bussava alla sua porta.

Il mattino ha l'oro in bocca ma lui quella mattina aveva in bocca solo il sapore amaro della sconfitta e della determinazione che tutti i giorni andava e veniva dal suo preziosissimo orgoglio ormai intagliato delle ferite più interiori che lo scavavano nell'anmio di diamante che neanche gli anni avevano saputo abbattere, ma la sua vita in fondo non era stata mia così lunga, era giovane, 20 anni appena compiuti, un ragazzo ma ne aveva passate tante, così tante che ormai dentro dimostrava più del triplo dei suoi anni.
Si era soffermato un attimo a guardarsi sull'enorme specchio a parete, come si era ridotto... Non sembrava neanche lui.
Era caduto in ginocchio sfinito e ancora assonnato, 
gli occhi arrossati erano cerchiati dalle occhiaie cineree, il viso era stanco e provato dai duri allenamenti, come il resto del corpo d'altra parte, era dimagrito come minimo una decina di kili così che ora non sembrava neanche più lui, i capelli avevano perso lucentezza e adesso dei ciuffi più corti ricadevano senza una forma esatta sul volto spento dalle lacrime.
NO. Il mattino all'oro in bocca e lui l'oro lo voleva fin sopra i capelli quindi non poteva dicerto fare così,  non era questo il modo, ne aveva passate tante, ne aveva passate di peggio ma era sempre sopravvissuto e cel'avrebbe fatta adesso come tutte le altre volte.
Si era vestito animato solo dalla speranza di esistere come un burattino che privo di volontà si muove libero ma pur sempre costretto nel suo piccolo palco scenico.
Era il suo motto da tutta la vita, ecco come aveva fatto a superare tutto, semplicemente era andato avanti senza guardarsi più in dietro, aveva tirato avanti cercando solo di non far spegnere la sua piccola fiamma.
Scendeva le scale circondato da un silenzio innaturale che lo opprimeva scavandolo fin dentro le ossa.
Si era disteso sul divano, doveva dosare le ore di allenamento e così aveva deciso di non allenarsi la mattina.
Dallo stomaco si era levato uno strano rumore, in effetti era dal giorno precedente che non mangiava.
Aveva riscaldato quello che doveva essere il pranzo del giorno prima divorandolo in pochi secondi.
Era tornato sul divano, che strano, c'era una cosa che non gli tornava.
Ogni sera che quell'incubo tornava a tartassarlo era sempre lo stesso, nulla di diverso, mai, ma quella sera aveva visto un qualcosa di strano, una figura azzurra assieme a lui, ma era sfocata, non facilmente distinguibile e non era riuscito a capire chi o cosa fosse.
per una attimo, solo per una attimo, gli era sembrato quasi che fosse Bulma ed il suo problema era che lei era la sua soluzione.

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--------angolo del nonmivieneilnome-------
allora, ho fatto il più presto possile, ho anche cercato di allungare un po' il capitolo ma non so quanto mi sia potuto venire bene, insomma, ditemi voi, critiche costruttive e consigli sono sempre bene accetti, chiedo scusa per la grammatica, veramente, sono una frana, se notate errori vi prego ditemelo, io non riesco a vederli tutti.
one kiss,
alla prossima
riri4evar
  
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