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Autore: Dessiiii    02/06/2013    3 recensioni
In questa storia parlo me immagino in un futuro nemmeno troppo distante che realizzo un mio sogno,diventare un soldato..spero via piaccia leggetela in molti.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Durante l’atterraggio io e Marco ci rendemmo conto che non stavamo atterrando in un aeroporto norvegese ma bensì in uno Inglese, lo capimmo dal fatto che le scritte dei cartelloni pubblicitari e da tutti i cartelli sopra le varie vetture presenti sulla pista d’atterraggio.
Era un grande aeroporto pieno di aerei, uno dei più grandi che io abbia mai visto senza alcuna ombra di dubbio dovevamo essere a Londra, un po’ confuso dal fatto che eravamo giunti nel regno di sua mesta la regina e non nella gelida Norvegia chiamai un hostess per chiederle spiegazioni ma lei mi disse che per qualsiasi tipo di informazione dovevo rivolgermi al capitan Soroldoni, allora mi slacciai la cintura e mi alzai per andare da lui a chiedergli una spiegazione per il cambio improvviso e inaspettato di programma, ma lui mi disse di non fare domande e di tornare al mio posto, non so perché ma lo ascoltai senza obbiettare e andai a sedermi immediatamente al mio posto.
 Una decina di minuti più tardi l’hostess diede ai passeggeri il permesso di scendere dall’aereo allora io e marco scendemmo dal aereo percorrendo il lungo tunnel che attaccava l’aereo al aeroporto ma una voce da dietro ci disse di fermarci ed aspettare, era il capitano. qualche minuto dopo ci raggiunse e comincio a spiegarci il perché dello sbarco in terra inglese, ci disse che io, Marco e un altro ragazzo eravamo stati scelti dopo un attenta analisi per entrare a far parte di un gruppo scelto di soldati, io un po’ stupito da ciò con voce dubbiosa e incredula gli chiesi perché proprio noi e lui ci rispose che avevano scelto proprio noi perché eravamo i più determinati e i migliori nelle prove fisiche e mentali a cui eravamo stati sottoposti prima della domanda d’arruolamento;Senza rispondere lo seguimmo e una volta percorso il tunnel ci trovammo nel gate nove del aeroporto di Londra Headthrow, era pieno zeppo di persone di tutte le nazionalità; il capitano ci fece segno di seguirlo all’interno di una stanza con un cartello affisso sopra con la scritta riservato.
 Entrammo e ci trovammo in una stanza con i muri bianchi e al centro un tavolo rotondo color nero lucido con attorno cinque sedie del medesimo colore e di fronte a noi un altro capitano in divisa di rappresentanza come il nostro Soroldoni, anche lui pieno di medaglie di ogni forma e grandezza.  a fianco c’era un ragazzo della nostra età, biondo, occhi color ghiaccio, sguardo penetrante ma almeno all’apparenza sembrava bravo e anche simpatico, ci presentammo, si chiamava Dylan era anche lui italiano ma viveva in Germania da quando era piccolo.
I due capitani si misero a parlare e noi nel frattempo facemmo quattro chiacchere, finito di parlare ci sedemmo tutti intorno al tavolo e ci venne chiesto di prenderci la giornata libera per pensare se volessimo accettare la proposta di diventare dei soldati scelti e di conseguenza di fare tre mesi di addestramento in un campo lì nei pressi di londra o di rinunciare alla proposta, noi allora li salutammo e ci demmo appuntamento davanti al big ben alle venti di quella sera. Uscito dall’aeroporto vidi il classico autobus londinese rosso senza tettuccio perfetto per fare un giro a Londra,però dovevo trovare un modo per occupare il tempo siccome noi ragazzi ci eravamo divisi ed ero rimasto solo. Salito sull’autobus presi in mano il mio iphone e cercai in rubrica qualche numero da chiamare per poter passare il pomeriggio con qualche amico inglese, ma non trovai nessuno poco dopo però mi ricordai che una mia amica da qualche anno era venuta in Inghilterra a studiare, mi pare avesse trovato casa Holmes Chapel, la telefonai subito ma non rispose allora le lasciai un messaggio in segreteria. Intanto il pullman aveva finito il suo tour e il capolinea era davanti allo stadio di Wembley, fin da quando avevo quindici anni desideravo visitarlo siccome è stato molte volte il teatro di finali di champions league e di partite importanti, mi misi in coda per comprare il pass per entrare a visitare tutto lo stadio quando sentii squillare il cellulare era lei che mi chiamava, risposi subito e gli raccontai ciò che mi era accaduto e senza il tempo di dire nient’altro mi disse di andare a trovarla a casa sua, io entusiasta per l’invito gli dissi di si e ci demmo appuntamento davanti a casa sua per le due di quel pomeriggio il tempo di mangiare qualcosa in centro e di andare fino a casa sua che in taxi ci voleva circa un oretta di macchina.
Mi levai dalla fila rinunciando al piccolo sogno di visitare lo stadio e andai a mangiare fish and chips a piccadilly circus, mangiai in un ristorante non troppo lussuoso però molto ordinato e servizievole, i camerieri erano tutti rigorosamente inglesi doc e il cibo era davvero squisito, l’unica pecca il prezzo però vabbe dopo tutto si vive una volta sola. Uscito dal ristorante comprai qualche cartolina e le spedii a mia madre e a qualche amico, poi visto che era già mezzogiorno e mezzo chiamai un taxi e gli diedi l’indirizzo 91 London Road, Holmes Chapel e partimmo, in tutto il viaggio pensai a tutti i bei momenti passati con lei a scuola e in giro per la sua vecchia città, Monza. Arrivai li qualche minuto in anticipo era l’una e quarantacinque minuti allora decisi di passare da un fioraio a prenderle una mazzo di fiori, sedici rose rosse, sedici come la sua data di nascita e rosse come il colore dei capelli di quando l avevo conosciuta il primo giorno di scuola, la fioraia sembrava la conoscesse bene, chissà perché.
era proprio una bella cittadina quella, piccolina penso non superasse i cinquemila abitanti ma almeno all’apparenza molto ospitale e soprattutto ricca di verde, era raro trovare città piene di alberi a fiori.
Aspettai le due spaccate e suonai al campanello mi aprii una ragazza alta un metro e settantacinque circa, capelli neri, un seno abbondante e mi disse ciao koala, non l avevo riconosciuta, era cambiata tantissimo, in quei tre anni in cui non la vedevo era diventata ancora più bella, gli diedi le rose e lei mi diede un grosso abbraccio e mi disse di entrare in casa e di raccontargli tutto ciò che mi era successo, gli raccontai tutto per filo e per segno, rimase un po’ allibita però poi si ricordo che aveva a che fare con una delle persone più strane della terra e torno normale.
 Suono il campanello mi disse di andare ad aprire che lei doveva andare un attimo in cucina a controllare il pranzo ,io andai ad aprire alla porta, era un ragazzo alto, occhi verdi, capelli mossi lunghi mi pareva di conoscerlo, lei da ragazza mi raccontava sempre di un ragazzo simile, allora mi presentai e capi subito di chi si trattava era Harry il cantante della famosa boy band (ps. questa storia rimane un originale perché lui fa solo una comparsa nella storia non partecipa né influenza in alcun modo al corso delle vicende),lei arrivò subito dalla cucina e gli diede un bacio, io capii subito che doveva essere il suo ragazzo.
 Ci sedemmo tutti in salotto, aveva una casa davvero molto grande e luminosa, ben arredata e spaziosa.
 valentina,si chiama cosi la mia amica, gli raccontò ad Harry il perché della mia visita e li disse che quel pomeriggio lo avrebbe trascorso con me a Londra, lui ancora un po’ confuso dai fatti le risposte che era tutto okai e che si sarebbero visti più tardi. Salutai Harry e con Valentina uscimmo di casa e chiamai un taxi per tornare nella capitale inglese, arrivo il taxi e durante tutto il viaggio parlammo e scherzammo su tutto ciò che avevamo fatto negli ultimi anni in cui non ci eravamo visti. Arrivati a Londra facemmo un giro sulla london eye, e poi andammo anche a vedere il museo delle cere, era stata davvero un giornata fantastica solo che si fecero le sette e mezza ed io dovevo salutarla siccome dopo solo mezzora avevo il ritrovo con gli altri due ragazzi e i due capitani, ci demmo un grosso abbraccio con la promessa che tre mesi dopo ci saremmo rincontrati, le chiamai un taxi lo pagai io in anticipo e la salutai.
 Alle 20 mi feci trovare insieme agli altri davanti al big ben, intanto era calata la notte e la temperatura si era abbassata notevolmente, un po’ in ritardo arrivarono i due capitani che ci chiesero la nostra risposta e noi ovviamente rispondemmo che volevamo diventare dei soldati scelti. Allora i capitani ci chiesero di salire su un grosso suv e ci recammo tutti e cinque al campo d’addestramento una ventina di chilometri fuori londra, era immerso nel verde, con un piccolo ruscello che lo divideva a metà, l’impianto era ben costruito color grigio metallo, era costruito su due livelli con tantissime vetrate, all’avanguardia direi, c’erano tutti gli strumenti per addestrarsi al meglio e diventare così un ottimo soldato.
 Eravamo stanchissimi e andammo a dormire quasi immediatamente riservandoci al giorno dopo la curiosità di guardare per bene il campo..

SPAZIO AUTORE
grazie per la lettura,e se volete lasciare un commento mi fareste un grosso favore per aiutarmi a migliorare nei prossimi capitoli,davide.
  
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