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Autore: MimiRyuugu    02/06/2013    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-*
come promesso non ci ho messo secoli per aggiornare u.u i cinque caffè che ho bevuto oggi stanno finendo il loro effetto e fra poco ronferò sbavando sulla tastiera (bellissime immagini, nè? xD), quindi vi stoppo l'intro e vado al sodo u.u ringrazio voi commentatrici abituali Skelanimal, Giorgy89, mistery_sev e CenereSnape <3 un grazie anche a chi legge la mia ff e mi segue nel silenzio *^*
In questo capitolo troviamo What's Up People? che è la seconda siglia di partura dell'anime Death Note, Evidence del nostro Reverendo Marilyn Manson e Underneath Your Clothes di Shakira.

Avvertenze: occtudine, perti del libro, fatti random *scappa*

Chi vuole uccidere Potter alzi la mano \*_*/ eeee infine volevo precisare che questo cap in originario era dedicato alla mia razor sister Vale, per cui lo ripeto anche qui >//< (se stai leggendo, caVa, un abbrash <3)
Ora la pianto e vi lascio all'aggiornamento u.u
Buona lettura <3


Diciassettesimo Capitolo

La notte passò tranquilla. Giulia dormì serena fra le braccia del professore. Che la tenne stretta a se. Pian piano le ombre del buio svanirono con l’arrivare del giorno. Portando con loro le paure. E le preoccupazioni. Lasciando solo un velo di pace. Il primo ad aprire gli occhi, fu Severus. Aveva già riposato sufficientemente nel pomeriggio. Il suo cuore ebbe un fremito nel vedere la ragazza. così bella. Indifesa. Stretta a lui. Le sistemò meglio la coperta sulle spalle. Non voleva che prendesse freddo. Si voltò di poco. L’orologio segnava le 06.45. Era presto. Poteva tenerla con se ancora per una ventina di minuti. E, come fosse tornato adolescente, benedì quei minuti in più prima dell’inizio delle lezioni. Quando era ad Hogwarts, erano rare le volte in cui si concedeva l’ozio mattutino. Di solito andava in biblioteca a leggere. Sapeva che i Malandrini si sarebbero svegliati tardi, e così approfittava della momentanea tranquillità. Al contrario dei suoi coetanei. Lucius rimaneva fino a tardo pomeriggio fisso nel letto. Con qualche ragazza accanto. O anche da solo. A leggere giornaletti su scope e Quiddich. Piton scosse la testa. Non doveva lasciarsi andare ai ricordi. Belli o brutti che fossero. L’unica cosa che contava in quel momento era lei. Giulia. La sua Giulia. d’improvviso Severus sobbalzò. No. Lei non poteva stare li con lui! Doveva andarsene dal suo ufficio prima che gli altri studenti si svegliassero. Il professore la guardò. Gli dispiaceva svegliarla. Però doveva. Battè piano una mano sulla sua spalla. Giulia non si mosse. Al contrario, gli si avvicinò ancora di più. Le guance di Piton si colorarono. Le diede ancora qualche piccola spinta. Ma la ragazza sembrava voler dormire ancora. Mancavano oramai dieci minuti alle sette. Il professore tossicchiò. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Ma non ebbe i risultati sperati. Giulia si raggomitolò al suo fianco. Severus si sentiva le guance in fiamme. Era una ragazza così bella. La pelle morbida. E quel profumo. Sembrava che fosse immerso in una vasca di zucchero. Quell’aroma dolce. Fresco. Piton scosse la testa. Non doveva perdersi. Lo faceva per lei. Prese un profondo respiro. Il profumo gli andò dritto al cuore. Si sentì stranamente rilassato. Gli stava tornando il sonno. però. Avrebbe tanto voluto rimanere li. Per tutta la mattina. Nel letto con lei. Ad abbracciarla. Coccolarla. Per la prima volta in tutta la sua vita. L’idea di oziare gli aveva sfiorato la mente. Severus sospirò. Giulia aveva le lezioni. Non le avrebbe permesso di lasciarsi andare così per lui. Tra due anni sarebbero rimasti a letto a poltrire ogni mattina. Così, Piton prese coraggio. “Giulia…svegliati…o farai tardi…” le sussurrò. Piano. Normalmente si sarebbe messo a sbraitare. A fare ogni rumore possibile. Con Potter poi. L’avrebbe buttato giù dal letto direttamente. Giulia si mosse. Una mano si chiuse in un pugno. Severus richiuse prontamente gli occhi. Mentre la ragazza li apriva. Lentamente. Si tirò su a sedere. Poi si guardò in giro. Dopo qualche minuto ripercorse gli ultimi avvenimenti. E si voltò. Il professore dormiva accanto a lei. Giulia sbadigliò con gli occhi ancora mezzi chiusi. Poi si portò una mano alla spalla. E si accorse che il pigiama gliel’aveva lasciata scoperta. La ragazza se lo sistemò subito. Rossa in viso. Si stiracchiò. “Ma…che ore sono…” sussurrò, stropicciandosi gli occhi. Aveva dormito meravigliosamente. In effetti il letto degli insegnanti era molto più comodo di quello per gli studenti. Forse però. Non era solo quello. Lei sapeva che cos’era in realtà cosa la faceva riposare serenamente. Il suo professore. Giulia sorrise. Allungò una mano e accarezzò piano la guancia a Severus. Poi sbuffò. Si scoprì piano e si alzò. L’orologio segnava le 6.55. Si sarebbe dovuta cambiare in fretta. Doveva passare in dormitorio a poggiare i vestiti. E anche qualche libro. Hermione le aveva decisamente riempito troppo la borsa. La ragazza prese l’uniforme ed il fermaglio sul comodino. Poi andò in bagno. Si lavò veloce il viso e si pettinò i capelli. Si preparò a tempo record, a parte il solito cravattino pestifero. E si ripresentò in camera. Cacciò i vestiti del giorno prima nella borsa a tracolla. Severus intanto cercava ancora di non dar a vedere che fosse sveglio. Sapeva che Giulia avrebbe iniziato qualche discorso. Facendole perdere così un sacco di tempo. Preferiva rimanere così. Con gli occhi aperti giusto quel poco per vederla furtivamente. La ragazza controllò di non aver lasciato nulla. Poi si avvicinò al letto. Sistemò le coperte. Non voleva che Severus patisse il freddo. Le mattine autunnali erano peggio delle notti d’inverno. “Ecco qui…mi raccomando, stia buono finché non torno intesi? Dovrei avere un’ora buca prima di pranzo…” sussurrò piano Giulia. Piton trasalì. Forse sapeva che non stava dormendo? Giulia sorrise e trotterellò nell’ufficio. Tornando con la bacchetta del professore in una mano. La poggiò sul comodino. Poi prese la sua e fece apparire un bicchiere d’acqua accanto all’oggetto. “Ora c’è tutto…allora…a dopo…e non faccia danni!” disse soddisfatta. E sospirò. Giulia si chinò di poco. E gli diede un piccolo bacio sulla fronte. “Buon riposo professore…le voglio tanto bene!” sorrise. Prese borsa. E trotterellò via. Lasciando solo la scia di zucchero nell’aria. Piton scosse la testa diverito. Si strinse nelle lenzuola. Sfiorando il posto in cui aveva dormito lei. Lasciandosi cullare. Dal ricordo della sera prima. Mentre l’immagine di una famiglia prendeva spazio nella sua mente. Offuscando le sue paure. Anche solo momentaneamente. Intanto Giulia aveva chiuso a chiave con un incantesimo la porta dell’ufficio. Ed era corsa alla Torre di Grifondoro. In giro non c’era ancora nessuno. Nemmeno i soliti mattinieri. Dopo essersi sorbita la tipica predica dalla Signora Grassa, aveva passato la Sala Comune. Per fiondarsi nel dormitorio femminile. Appena aperta la porta della camera, vide Hermione. Con una mano a mezz’aria. Probabilmente stava aprendo la porta. Il prefetto la guardò stupita. Poi, pian piano gli occhi le luccicarono. E saltò in braccio a Giulia. “Herm…che casino fai?! Non sono nemmeno le sette e mezza!” protestò Anna, uscendo dal bagno. Poi notò l’amica e le sorrise. “Oh Giulia! Per Merlino, eravamo preoccupatissime!” esclamò Hermione. Anna la guardò scettica. “Parla per te…io sapevo che stava bene…” commentò poi. Giulia sorrise. “Scusa Herm…” disse dispiaciuta poi. Il prefetto scosse la testa. “No…hai ragione…non ti devi scusare…è che…sai…non tornavi…Anna ieri sera mi ha fatto un riassunto di quello che è successo…” disse subito. Giulia l’abbracciò ancora. e le fece una carezza sulla testa. Hermione tirò su con il naso. Così Anna si alzò e le separò. Giulia sospirò ed andò al suo letto. Billy Joe la seguì. Saltò sul lenzuolo ed iniziò a fare le fusa. “Sei mancata anche a lui…” commentò divertita il prefetto. La ragazza sorrise. Gli fece qualche carezza sulla pancia. Poi tirò fuori i vestiti dalla tracolla e li ripose sul baule. Tolse anche qualche libro. “Come sta Piton?” chiese ancora Hermione. Giulia sorrise. “Meglio…però lo conoscete…domani vuole fare lezione…quindi sarà meglio che oggi gli cambi la fasciatura più spesso…abbiamo un’ora buca prima di pranzo no?” chiese. Anna annuì. Ed Hermione tirò ancora su con il naso. La castana sbuffò spazientita e le tirò una cuscinata. Che fece cadere il prefetto sul letto. Anna la guardò trattenendo le risate. Hermione sbuffò e ritirò il cuscino addosso alla castana, che barcollò. Giulia scosse la testa divertita. Il prefetto e Anna si guardarono. Poi presero due cuscini. Che finirono addosso a Giulia. Così si scatenò l’ennesima battaglia. Dopo dieci minuti, il pavimento era foderato da piume bianche. Come anche le tre. Anna se ne tirò via qualcuna dai capelli, poi prese la borsa. Giulia aiutò Hermione, che decise di ripulire tutto. Quando la camera fu di nuovo in ordine, le tre scesero in Sala Grande. Seduta al tavolo di Grifondoro, con in mano una brioche alla cioccolata. Mentre ascoltava i finti battibecchi tra la castana ed il prefetto, la ragazza sorrise. Le erano mancate le sue amiche. In effetti a pensare alla sua futura vita da sposata, un po’ malinconia la prendeva. Non avrebbe più dormito con loro. Non si sarebbe più svegliata con il trillo della sveglia di Hermione. e i lamenti di Anna. Ed un po’ le dispiaceva. Però si immaginava sua figlia. Nello stesso dormitorio. Con le amiche. A percorrere gli stessi corridoi che aveva girato lei. Magari sarebbe anche andata a visitare la stanza delle torture. Se la figlia di Anna fosse stata come la madre, l’avrebbe di sicuro trascinata in giro per tutta Hogwarts. “Hey Giulia! Ma mi ascolti?!” sbottò la castana. La ragazza sobbalzò. “Lasciala stare un po’ tranquilla Anna!” la rimproverò Hermione. Giulia scosse la testa. E le guardò. “Ragazze…sapete una cosa?” sorrise. Le amiche si guardarono dubbiose. “Vi voglio un mondo di bene!” esclamò subito. Anna sbuffò divertita. “Che novità!” commentò. Poi però abbracciò Giulia. Hermione si unì subito. Con gli occhi ambrati lucidi. “Santo Manson, ora torniamo con i goccioloni Herm?” sbottò Anna divertita. Il prefetto tirò su con il naso e le diede un leggero pugno in testa. Giulia sorrise. Era proprio vero. Come avrebbe fatto senza le sue amiche.
Quel giorno le ragazze seguirono normalmente le lezioni. Ad ogni possibile pausa Giulia si recava da Piton. La settimana andò veloce. Così arrivò il venerdì. Terzultimo giorno di novembre. Anche il clima si era rinfrescato, dando i primi segni dell’inverno. Erano le 7.00 precise e le tre tentavano di svegliarsi. Qualcosa però quella mattina lo impediva più del solito. “Che freddo stanotte!! Come si fa a dormire con queste cavolo di coperte?!” sbuffò Anna. Hermione scosse la testa esasperata. “Il freddo è venuto all’improvviso…quei poveri elfi domestici passeranno stamattina a cambiarle non credi?” commentò. La castana alzò le spalle. Giulia guardava fuori dalla finestra. Un sole pallido aveva sostituito quello caldo. Le foglie degli alberi erano mutate. I colori autunnali erano sbiaditi, lasciando spazio a quelli più grigi dell’inverno. “Non dimentichiamo che dopodomani sarà già dicembre…” osservò ancora Hermione. Giulia sospirò. “A me sembra di essere tornata ad Hogwarts solo ieri…anche se sono successe un mare di cose in questi due mesi…” commentò. Anna annuì. Si sistemò la camicia e iniziò a frugare nel baule. Intanto Giulia aveva preso a litigare con il cravattino. Hermione si stiracchiò. La stagione fredda era l’ideale per starsene chiusi in Sala Comune, davanti al fuoco. Almeno le amiche non sarebbero uscite, rischiando i soliti punti di Grifondoro. Anna richiuse il baule con un tonfo. Aveva in mano dei volumetti. Ne aprì uno e diede un’occhiata alle immagini. Poi li ripose nella borsa. Le tre uscirono e si diressero in Sala Grande. Giulia si voltò verso il tavolo insegnanti. Con enorme sollievo notò che finalmente Piton aveva ripreso il suo posto. Infatti, anche se andava a lezione, il professore non si presentava durante i pasti. Giulia aveva chiesto gentilmente a Dobby di portargli tutto in camera. Quando si sedettero però, le ragazze videro con sorpresa che anche Silente era al suo posto. Non sembrava avere una bella cera però. “Sembra più…pallido…” commentò Giulia. Hermione annuì. “Si vede che sta faticando parecchio…” la diede ragione. D’improvviso il preside si alzò. Battè le mani per avere attenzione. Gli studenti, lieti di rivederlo al suo posto alla tavola, si zittirono subito. “Buongiorno! Mi scuso per avervi interrotto nella colazione, però, volevo fare un annuncio…” iniziò a dire. “Magari ci sarà un altro ballo!” squittì Lavanda, da qualche posto più in la. Hermione rabbrividì d’orrore a quella vocina. “Vi comunico che la prossima giornata ad Hogsmeade si terrà il sei dicembre, più precisamente sabato prossimo…vi auguro di passare una serena giornata in compagnia dei vostri amici, e mi raccomando, approfittate per comprare i regali di Natale!” continuò sorridendo Silente. Un brusio si levò dalla sala. “Speriamo che i miei mi mandino la paghetta entro sabato allora…” osservò speranzosa Anna. Giulia sorrise. Aveva da parte qualche soldo risparmiato dall’ultima visita. “Ora, vi lascio ai dolci…e mangiate a più non posso! Ricordate che la colazione è il pasto più importante della giornata!” concluse Silente. Poi si risedette al proprio posto. Hermione sospirò. “Così anche quest’anno è arrivata la tragedia dei regali di Natale…” esclamò affranta. Non aveva molta fantasia in fatto di regali. “Vorrà dire che ci toccherà passare tutto il sabato in giro per negozi…” sorrise ottimista Giulia. Anna bevve d’un fiato il suo caffè. Poi si stiracchiò. Frugò nella borsa e prese uno dei volumi che aveva messo prima. “Anna, non è educato leggere a tavola!” l’ammonì il prefetto. La castana sbuffò e la ignorò. “Cosa leggi? Nuovo manga?” chiese curiosa Giulia. L’amica annuì. “Terzo numero della ristampa gold di Death Note…” sorrise Anna, mostrandole la copertina. Questa era blu, con in mezzo un mostro dagli occhi gialli e bocca larga. “Quando l’hai finito me lo passi?” le chiese ancora Giulia. La castana le sorrise, poi sobbalzò. “A proposito, ti dovevo passare il due se non sbaglio…” disse, prendendo il manga e porgendolo all’amica. La ragazza lo prese e lo osservò curiosa. Era bello spesso. “Che bello! C’è L in copertina!” esclamò entusiasta Giulia. Anna annuì. Un ragazzo seduto su una poltrona compariva nella copertina del secondo numero. Capelli neri con una lunga frangia e le guardava. “Settimana prossima dovrebbero uscire anche Nana e Karin…” osservò poi Giulia. Anna annuì. Hermione le guardò dubbiosa. Alzò gli occhi al soffitto. Quella mattina c’erano delle nuvole grigie che sovrastavano la sala. Anche il tempo fuori stava cambiando. “Giulia…hai presente il manga che stavi leggendo un po’ di tempo fa?” le chiese il prefetto. La ragazza la guardò pensierosa. “Quale? Quello con un ragazzo in copertina?” rispose vaga. Hermione scosse la testa. “Quello con una ragazza in uniforme…capelli corti, occhi viola…” iniziò a descrivere. Giulia annuì e sorrise. “Karin…quello della vampira al contrario!” esclamò. Hermione sorrise. “Ecco…me lo potresti prestare?” chiese timida. Giulia annuì. “Certo! cel’ho su in camera! Dopo nell’ora buca torniamo su così poi te lo do…” esordì. Anna prese l’orario dalla borsa. Lo scrutò e fece una smorfia schifata. “Non per deluderti Giulia, ma oggi non abbiamo ore buche…anzi…ben tre ore di Pozioni con il Lumacono…” sbuffò la castana. L’amica scosse la testa affranta. Il venerdì era un giorno pesante. “Tre ore di Pozioni…le avessimo avute gli anni scorsi quando c’era Piton!” commentò Giulia. Anna rabbrividì al sol pensiero. “Santo Manson! Nemmeno per sogno! Ci sarebbe stato da fustigarsi…” osservò poi. Hermione scosse la testa. “Sono necessarie tre ore…le pozioni che dobbiamo preparare quest’anno sono più complesse e richiedono più tempo…” sbottò. Anna la guardò scettica. Sopra le loro teste un lampo finto illuminò la sala. Giulia sobbalzò. “Fuori sta iniziando il temporale…perfetto…” sospirò seccata Anna. Hermione per poco fece cadere la sua brioche a terra. Pochi minuti dopo, i dolci sparirono dalla tavola, dando segno ai ragazzi che era ora di iniziare una nuova giornata di lezioni. “Santo Manson…oggi è una delle giornate peggiori…” sbuffò Anna. Giulia la prese a braccetto. “Avanti! È venerdì no? Poi ci aspetta il week end!” sorrise. Hermione scosse la testa. “Ed i compiti?” aggiunse. Anna abbassò la testa affranta. “Ora si che sono senza voglia di vivere…” esordì. Giulia rise e prese a braccetto anche il prefetto. Per condurle nell’aula di Pozioni. La prima ora passò con estrema lentezza, essendo quella di teoria. Quel giorno c’era una particolare pozione da preparare, e serviva tutta l’attenzione possibile. Perfino Anna cercò di non addormentarsi sul banco o mettere un manga tra le pagine del libro in modo da leggerlo di straforo. Come al solito, le tre si impegnarono a fare una pozione corretta. Alla fine della terza ora, prima di pranzo, Lumacorno fece il giro dei calderoni per vedere a che punto fossero. “Molto bene signoria Granger…come al solito…” la lodò il professore. Hermione sorrise compiaciuta e, dopo un’ultima mescolata, mise un po’ della pozione nella boccetta da consegnare. “Anche lei signorina Wyspet…eccellente…vedo che si è adeguata ai tempi senza fare errori…” sorrise Lumacorno. Giulia annuì. “Ci sono volute un po’ di lezioni, ma alla fine cel’ho fatta!” esclamò poi, facendo il tipico segno di vittoria a due dita. Il professore rise divertito. “Molto bene signorina Haliwell…davvero molto bene…il colore è perfetto…” commentò ancora. Anna sorrise soddisfatta. Travasò un po’ di pozione nella boccetta per consegnarla. “Ottimo! Davvero ottimo signor Potter! Non mi delude mai! Davvero il migliore!” osservò infine Lumacorno. Harry lo guardò beato. “Ancora?! Pensavo di aver fatto meglio io stavolta!” sibilò Anna. Giulia scosse la testa. “Non te la prendere…è quel libro…” cercò di consolarla. Hermione scosse la testa. quella situazione non la sopportava davvero più. Non era gelosa di Harry. Non quanto lo era Anna almeno. Ma lei ne aveva tutto il diritto! Il prefetto si era accorta di quanto impegno la sua amica aveva messo in Pozioni quell’anno. Anche se le costava ammetterlo, Anna in poco tempo era arrivata ai suoi livelli. Eppure i suoi meriti non venavo rispettati. Tutto per colpa di Harry. Hermione l’aveva notato. Quell’anno era diverso. Già la trovata di tenersi il vecchio libro di Pozioni non le era sembrata una buona idea. Inoltre consultando le note di quel libro otteneva più lodi di quante se ne meritasse. Anna intanto guardava con puro odio il ragazzo. Avrebbe voluto affogarlo nella sua stessa pozione. Aveva davvero sopportato troppo quell’anno! “Harry…mi fai vedere il tuo libro?” gli chiese la castana. Cercando di mantenere un tono meno omicida possibile. Il ragazzo la guardò. Era da molto che non gli rivolgeva la parola. Come anche Giulia ed Hermione. Se non per le solite frasi di cortesia. Il prefetto conversava di più con Ron in quel periodo. Ed Anna non gli parlava. Ancora per quel litigio in Sala Comune avuto a proposito della collana. “Perché ti serve? Il tuo è li…” rispose sospettoso Harry, indicando il volume accanto alla ragazza. “Si l’ho visto…però io voglio il tuo… devo controllare una cosa…” ripetè Anna. Hermione e Giulia la guardavano pronte a scattare in caso di pericolo. Sapevano che l’amica avrebbe fatto qualcosa di avventato. Harry la ignorò e ripose il libro nella sua borsa. In quel momento, la campanella annunciò la fine della lezione. “Harry…dammi quel libro!” sibilò Anna. Il ragazzo la guardò. “Solo se mi consegni la collana…” rimbeccò lui. La castana sbarrò gli occhi. Intanto, Draco aveva raggiunto Giulia ed Hermione. “Cosa succede?” chiese sottovoce alle due. Il prefetto sospirò affranta. “Anna ha superato il limite di sopportazione…” rispose. Il biondo annuì. Sapeva quanto alla sua ragazza non andasse giù il fatto della superiorità in Pozioni di Potter. “Nemmeno per sogno…e ora, dammi quel libro…” ripetè ancora Anna. Harry scosse la testa convinto. Prese la borsa e passò davanti alla ragazza come se nulla fosse. “Lo sai che non puoi imbrogliare così…quel libro non è tuo!” ringhiò ancora la castana. Harry si voltò. “Però Lumacorno l’ha dato a me…ciò significa che ora è mio…” commentò. Anna scosse la testa. “Santo Manson non puoi ottenere voti alti imbrogliando! Non pensi a chi si impegna veramente?” rimbeccò sicura. Harry sbarrò gli occhi stupito. “Proprio tu parli! Ma se fino all’anno scorso avresti pagato per avere un libro così! Non mi dire che l’avresti riconsegnato! Ti conosco Anna, non negarlo! Sei sempre stata la prima a violare regole e cercare sotterfugi per passare sicura le lezioni!” sbottò adirato. Hermione rimase a bocca aperta. Giulia scosse la testa. Sentiva che si stava avvicinando una brutta tempesta. Non solo climatica. “Se non sbaglio tu eri con me ogni volta che ho violato le regole Harry! Ti conosco anche io oramai…anche se mi sembra che tu sia diventato tutt’altra persona...” rispose Anna. Harry scosse la testa. “Io l’ho sempre fatto in nome di qualcosa di buono! E poi non capisco perché te la prendi tanto…” sbottò poi. La castana lo guardò con gli occhi stretti in due piccole fessure. “Perché me la prendo? Semplicemente perché per la prima volta in vita mia sentivo di essere capace in qualcosa! Speravo di poter essere la prima in qualcosa di importante! Cosa credi, ho visto la faccia di mia madre mentre leggevo i G.U.F.O.!” spiegò Anna. Hermione guardò Giulia. Nemmeno loro lo sapevano. Harry la squadrò dubbioso. La castana sorrise malinconicamente. “Però ovviamente ci dovevi mettere il tuo zampino! Sei sempre stato il preferito di tutti i professori…e ora ti vuoi anche arruffianare Lumacorno…incredibile!” sbuffò. “Io non sono stato il preferito di nessuno!” rimbeccò Harry. Anna scosse la testa. “Lupin, la McGranitt, Silente…non ti dicono nulla? Un solo professore ha creduto in me…fino all’ultimo…l’unico che tu non sei mai riuscito a conquistare…” aggiunse poi. Il ragazzo la guardò accigliato. Poi capì. “Vuoi dirmi che Piton è stato l’unico a credere nelle tue capacità? Figurati! Quel vecchio gufo non sa nemmeno cosa vuol dire credere in qualcosa o qualcuno!” commentò Harry. Giulia rimase a bocca aperta. Hermione la prese per mano per evitare la strage finale. “Sei davvero presuntuoso…” sbottò Anna. Harry strinse i pugni. “Io presuntuoso? Parla per te piuttosto! Se ti piace tanto Piton perché non te ne vai nei sotterranei? E magari ci rimani pure!” rimbeccò furioso. “Harry!” lo richiamò Hermione. Ma il ragazzo la ignorò. “Potresti diventare una buona Serpeverde…la lingua biforcuta cel’hai…ti manca solo un Marchio Nero sul braccio…” ringhiò ancora. Anna lo guardò digrignando i denti. Harry chiuse gli occhi, aspettandosi già una sberla. Però la castana non fece nulla. Rimase li davanti a tremare di rabbia per qualche minuto. Poi, prese la borsa ed uscì di fretta dall’aula. Giulia ed Hermione si guardarono. Li avevano visti. Gli occhi di Anna. Lucidi. Quella era stata davvero l’ultima goccia. “Tu…” iniziò a dire Draco. Era furioso. Come si era permesso. Quell’insetto. Quella stupida cimice. Harry aprì gli occhi. Il biondo lo raggiunse e lo prese per il colletto della camicia. Hermione si avvicinò ai due. “Draco…calmati…lascialo andare…” cercò di dissuaderlo. Giulia la guardò stupita. Il biondo obbedì, passati dei minuti. “Grazie Hermione…” le sorrise Harry. Subito però il prefetto stampò le sue cinque dita sulla guancia del ragazzo. Questo la guardò stupito. “Prima di dire certe cose, sarebbe meglio che riflettessi Harry…mi hai davvero deluso…non pensavo arrivassi a tanto!” esclamò Hermione. Giulia annuì. Le due presero le borse ed uscirono dall’aula. Draco guardò soddisfatto l’impronta rossa che troneggiava sulla guancia di Harry. Poi prese anche lui la borsa ed uscì. Intanto, Anna si era fermata alla fine del corridoio. Aveva preso lo specchietto che teneva in borsa e si era asciugata gli occhi. Non avrebbe pianto una sola lacrima per colpa di quel ragazzino. Le amiche la raggiunsero subito, come anche il biondo. “Anna…come stai?” le chiese preoccupata Hermione. La castana mise via lo specchietto e tirò un profondo respiro. “Tutto bene Herm…” rispose. “Sai…Herm ti ha vendicata…” sorrise Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Ha dato una sberla al caro Potter…” spiegò il biondo. La castana guardò il prefetto stupita. Poi l’abbracciò. Hermione arrossì. “È…stato…solo un impulso…dovevo…fare qualcosa…” si giustificò modesta. Anna la strinse ancora di più. “Grazie Herm…ti voglio tanto bene…” sorrise. Il prefetto ricambiò. “Ora vado…Blaise mi aspetta in Sala Grande…ci vediamo a Difesa! Buon appetito piccola…” sorrise Draco. Diede un bacio ad Anna, ed andò via. Le tre invece tornarono in dormitorio. Lasciarono qualche libro e si diressero verso la Sala Grande per il pranzo. Erano appena entrate, quando una ragazza bionda le fermò. Indossava la divisa di Serpeverde. Giulia non l’aveva mai vista. E nemmeno Hermione. La ragazza guardò Anna e sorrise. “Da quanto tempo!” esclamò. La castana sorrise. “Era ora che ti facessi viva! Pensavo che fossi stata seppellita sotto ai libri!” commentò. La bionda sbuffò. “Non me ne parlare! Odio il settimo anno! Non si respira nemmeno un momento!” rispose. Poi guardò le due. “Santo Manson che stupida! Non vi ho nemmeno presentate! Lei è Valentina James…” la presentò Anna. “Io sono Giulia Wyspet!” esclamò Giulia. “Hermione Granger…” disse il prefetto. Valentina sorrise. “Anna mi ha parlato di voi…molto piacere! Ora scusate, ma stavo andando in dormitorio…” esordì. La castana la guardò dubbiosa. “Libri?” chiese. Valentina sospirò affranta. “Dopo ho compito con il Luma…e non ho aperto libro!” spiegò. Poi, le salutò e proseguì per la sua strada. Le tre si andarono a sedere. “Sembra una ragazza simpatica…” sorrise Giulia. Anna annuì. “Ma come l’hai conosciuta?” le chiese Hermione. La castana alzò le spalle. “Era la ragazza di un amico di Draco dell’ultimo anno…l’anno scorso siamo usciti tutti e quattro una sera e così ho fatto amicizia…mi somiglia molto come carattere…” spiegò. Le amiche annuirono. E presero a mangiare. O meglio, Anna spazzolò in fretta una coscia di pollo, si pulì le mani e si immerse ancora nel manga. Hermione scosse la testa rassegnata. “Sapete…se avessi il Death Note…penso proprio che il nome di Harry sarebbe il primo che scriverei…” commentò la castana. Hermione trasalì. “Non puoi dire sul serio! Nessuno si merita la morte!” sbottò. Anna alzò le spalle. “Io se avessi il Death Note ci scriverei il nome di Voldemort…” esordì Giulia. La castana sorrise. “Solo quello però…poi lo lasceresti tutto in bianco…sei troppo buona per uccidere della gente!” commentò. Giulia sorrise imbarazzata. “In effetti mi sa che hai ragione…penso che terrei il Death Note solo per avere vicino uno Shinigami…” le diede ragione. Hermione la guardò stupita. “Ti piacciono quei mostri?” le chiese. Giulia annuì. “Vorrei tanto avere un Ryuk che mi segue tutto il giorno…” sorrise. Anna annuì. “Anche io!” concordò. Il prefetto scosse la testa. Le nuvole del soffitto artificiale non si erano ancora diradate. E dei lampi illuminavano ancora la sala. Fuori il temporale stava imperversando. Da qualche posto più in la si sentì uno squittire. Hermione per poco soffocò con il boccone di pasticcio che stava mangiando. Si voltò inorridita. “Running through the monsoon beyond the world to the end of time where the rain won’t hurt!” aveva iniziato a canticchiare Lavanda. Ad Anna si erano drizzati i capelli. “Santo Manson…non so cosa sia peggio! Se quella vocetta stridula o la canzone!” commentò esasperata. Hermione si portò le mani alle orecchie. “O la finisce, o inizio a dare testate al tavolo!” soffiò Ginny. Mary Kate la guardava a bocca aperta. “I miei Tokio Hotel…storpiati così…” sussurrò inorridita. Anna poggiò il manga sul tavolo. Prese un profondo respiro. “Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker! Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker!“ iniziò a cantare. Lavanda la guardò male. Hermione la guardò dubbiosa. “Fighting the storm into the blue and when I lose myself I’ll think of you together we’ll be running somewhere new through the monsoon just me and you!” proseguì poi. Il prefetto si tappò ancora le orecchie. Sembrava il rumore delle unghie strisciate sulla lavagna. Anna non si arrese. “Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker! Hey hey ningen sucker! Aa ningen…ningen fucker!” ripetè sicura. Lavanda sbuffò. Mary Kate approfittò del momento per avvicinarsi alla ragazza. Prima che potesse rispondere, la baby Haliwell le mise una mano davanti alla bocca. Da tutto il tavolo dei Grifondoro si levò un applauso. Lavanda si liberò dalla mano della ragazza e tirò un urletto isterico. Poi, si alzò e se ne andò. Mary Kate tornò al suo posto, dando un cinque alla sorella. “Ora sappiamo che Lavanda ed i Tokio Hotel sono una coppiata micidiale…” sorrise Giulia. Hermione tirò un sospiro di sollievo. “Piuttosto, cosa stavi cantando?” chiese ad Anna. La castana sorrise fiera. “Seconda sigla di apertura dell’anime di Death Note…” rispose. Il prefetto alzò le spalle e tornò al suo pasticcio. Il pranzo proseguì tranquillo. Il pomeriggio avrebbero avuto un’ora di Incantesimi e due di Difesa. In più Hermione avrebbe avuto anche un’ora di Rune. Appena i cibi sparirono, le ragazze si diressero verso l’aula di Incantesimi. L’ora passò veloce essendo tutta di pratica. Sfortunatamente, Harry aveva gli stessi loro orari. Le tre cercavano di stargli più lontano possibile. Finita l’ora di Incantesimi, le ragazze si diressero a quella di Difesa. Giulia trotterellò per tutti i corridoi. Sotto gli sguardi divertiti della amiche. Fu la prima ad entrare e salutare Piton. Anche Anna lo salutò, in modo più rispettoso del solito. Quando tutti gli alunni furono arrivati, la lezione iniziò. Giulia si era seduta al solito posto tra Hermione e Anna. quest’ultima accanto a Draco. Piton si alzò pesantemente dalla cattedra con un pacco di fogli in mano. La classe trattenne il respiro. Quelli erano i compiti svolti martedì. Non essendoci stato a colazione, tutti gli studenti avevano pensato ad una possibile assenza. Trovando poi davanti ad un test scritto. Giulia era l’unica che sapeva. Piton non era riuscito a finire il nuovo argomento e così aveva preparato quei test. “Non mi dilungherò in prediche…credo che sappiate già che il vostro livello in questo compito è scarso…come al solito, solo alcuni hanno raggiunto un voto decente…” iniziò a riassumere il professore. Poi con un colpo di bacchetta li distribuì. Anna strinse forte la croce. “Santo Manson, grande Reverendo di tutti i tempi, ti prego, fa che abbia preso almeno A…” pregò la castana. Draco scosse la testa divertito. Giulia guardò verso Piton. Quell’ultimo compito non era stato particolarmente brillante per lei. “Billie Joe che paura! Speriamo bene…” sussurrò. L’unica che sembrava essere sicura era Hermione. I tre fogli si posarono contemporaneamente sul banco di ognuna. La prima a guardare fu Anna. Quando vide un’enorme e rossa E il suo cuore si fermò. Sorrise incredula. Hermione diede una rapida occhiata al suo compito. Nemmeno un segno rosso. Se non la solita E. prese qualche appunto sul foglio e si stiracchiò. Giulia vide prima le correzioni in rosso, coprendo il voto con una mano. Quando ebbe letto tutto, lo scoprì. Una O troneggiava. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. “Com’è andata?” chiese curiosa Anna. Hermione le passò il compito, come anche Giulia. La castana fece lo stesso. “Cavolo Anna! Penso che i tuoi ti daranno la paghetta raddoppiata!” commentò la seconda. “Non credo…mia madre mi scriverà una cosa tipo ‘da chi hai copiato?’ oppure ‘smettila di farti aiutare di nascosto da Giulia e Hermione’…molto incoraggiante no?” rimbeccò sarcastica Anna. Hermione la guardò intristita. “Ma tu non hai copiato…non l’hai mai fatto in nessun compito in classe fino ad ora! Giusto?” le chiese. La castana annuì fiera. “Vero Herm…hai proprio ragione!” rispose. “E tu Giulia? Com’è che ti sei abbassata?” chiese poi. La ragazza alzò le spalle. “Non ho avuto molto tempo per studiare…ho dovuto fare tutto lunedì…” si giustificò. “Però non hai studiato perché hai curato Piton…poteva almeno darti qualche punto in più…” commentò Anna. Giulia scosse la testa. “Non sarebbe stato giusto…mi rifarò nel prossimo compito…dopotutto non mi è andata così male!” rispose. Poco dopo, Piton raccolse tutti i compiti. Segnò qualcosa sul registro. Poi si voltò verso la classe. Con un ghigno dipinto in viso. Gli studenti si guardarono impauriti. “Dunque…è passata solo una mezzora…il che mi dice che ho ancora un’ora e mezza di tempo…” iniziò a dire. Gli allievi lo guardarono perplessi. Qualcuno annuì impaurito. “Immagino che voi sappiate che con questi voti decadenti, non posso andare avanti con il programma…perciò, ho deciso che quest’ora e mezza sarà adibita a spazio per delle interrogazioni…voglio subito precisare che chiamerò indistintamente dal voto di questo compito…” spiegò Piton. Dalla classe se levò un brusio contrariato. “Che bello…interrogazioni a sorpresa, e io non ho paura perché ho studiato!” ghignò soddisfatta Anna. Hermione scosse la testa divertita. Giulia sorrise. In quei giorni aveva studiato di volta in volta. Avrebbe recuperato il voto in un attimo. Il professore analizzò il registro. “Dunque… abbiamo un po’ di candidati…come per esempio la nostra signorina Haliwell, che ha conseguito un risultato stupefacente in questo compito…devo forse dedurre che si è finalmente messa a studiare?” commentò, alzando la testa verso Anna. La castana sorrise. “Certo professor Piton! E anche di buona lena!” rispose sicura. Piton ghignò. “Meglio tardi che mai…quindi non avrà problemi a dimostrare quanto è capace riguardo agli Incantesimi non verbali…” disse. Anna annuì. Si alzò. Poi andò alla cattedra. Piton setacciò i compiti fino a trovare quello della ragazza. Sapeva benissimo che Anna si era messa a studiare seriamente. Però voleva testare la sua bravura. “Bene signorina Haliwell…eviterò di farle domande di teoria…” iniziò a dire. Poi prese la bacchetta che era poggiata sulla cattedra. Anna lo guardò dubbiosa. “Provi a disarmarmi…” ordinò Piton. La castana annuì. Guardò concentrata la bacchetta che il professore teneva all’altezza del petto. La osservò per qualche minuto. Tutta la classe era in attesa. Non si vide nulla. Fino a quando fu Piton a muoversi. “Protego!” disse. Si videro delle scintille sbalzare via da pochi centimetri alla bacchetta. Anna guardava in attesa il professore. “Sopra alle mi aspettative…torni al posto signorina Haliwell…” sentenziò Piton. La castana lo guardò curiosa. “Allora…?” chiese. Il professore inarcò un sopracciglio. “La sua E è confermata…ora sparisca dal mio campo visivo…” sbottò acido. Anna sorrise e tornò al proprio posto, sotto lo sguardo sgomento dei Serpeverde. Piton ricominciò a scorrere il registro. “Vediamo un po’…signorina Wyspet…vedo che ha battuto la fiacca nell’ultimo compito…cos’è, lei e la signorina Haliwell vi siete scambiate i corpi?” commentò sarcastico. Qualche Serpeverde rise. Giulia arrossì. “Mi dica, a cosa servono esattamente gli Incantesimi non verbali?” le chiese Piton, appoggiandosi con una mano alla cattedra. La ragazza lo osservò. “Entro Natale se le è possibile…” sbottò seccato il professore. Giulia sobbalzò. “Ecco…gli…gli Incantesimi non verbali sono gli incantesimi per i quali non è necessario pronunciare la formula ad alta voce…ciò comporta di avere un vantaggio sugli avversari, poiché questi…non…” iniziò a dire. Piton la guardò. “Dunque? Avanti continui…sono tutt’orecchie…” disse poi. Giulia annuì. Le guance erano diventate rosse. Le capitava sempre di bloccarsi. Anche se oramai Severus non aveva più segreti per lei, non riusciva a tranquillizzarsi. Il cuore le batteva a mille. “…ciò…comporta un vantaggio sugli avversari, in quanto questi non sanno che incantesimo si stia per compiere…questi incantesimi sono più difficili nell’esecuzione, dato che serve molta concentrazione…può anche capitare che l’incantesimo in questione sia meno potente di quello corrispondente verbale…” concluse Giulia. Piton annuì. “Basta così signorina Wyspet…a parte la sua normale lentezza, i contenuti ci sono…metterò un più accanto alla sua O…” sentenziò poi. La ragazza sorrise. Mentre Hermione rimase a bocca aperta. “Solo un più? Poteva anche sprecarsi ad alzarle il voto! Dopotutto l’ha curato e non ha studiato perché era accanto a lui!” sbottò sottovoce. Piton la fulminò con lo sguardo. “Qualcosa da ridire signorina Granger?” la interpellò. Il prefetto arrossì a dismisura e scosse la testa. Il professore scorse ancora il registro. “Vediamo cosa abbiamo qui…oh mio caro signor Potter! Farebbe la cortesia di alzarsi e di venire qui? Se non le è di troppo disturbo ovvio!” lo chiamò sarcastico. Harry si alzò irritato. “Se proprio devo…” sibilò. Il professore lo fulminò con lo sguardo. Il ragazzo arrivò alla cattedra. “Bene signor Potter…noto che anche lei ha deciso di mettersi a studiare finalmente…la speranza non è mai l’ultima a morire vero? Quindi anche con lei non toccherò la teoria…” spiegò Piton. Aveva un tono freddo. Giulia lo osservava. E lo vedeva bene. Severus negli occhi di Harry ci vedeva ancora Lily. La ragazza scosse la testa per tornare ad assistere all’interrogazione. “Avanti…provi a disarmarmi…” gli ordinò il professore. Il ragazzo annuì. Senza nemmeno dare il tempo a Piton di prepararsi, Harry pronunciò mentalmente il primo incantesimo che gli passava per la mente. Colpì il professore in pieno, facendolo barcollare. Piton sbattè il fianco contro lo spigolo della cattedra. Hermione si portò le mani alla bocca. Mentre Giulia lo guardò a bocca aperta. “Che stupido esibizionista!” sbottò Anna. “Signor Potter, le rammento che la classe non è il luogo adatto per sfogare l’ira dei suoi problemi personali…non accetto questo suo comportamento! Venti punti da Grifondoro! E ora se ne vada al posto!” commentò Piton. si era appoggiato alla cattedra con una mano. Sembrava non riuscisse a tirarsi su. Giulia lo guardava preoccupata. Fece per alzarsi ma Hermione la prese per il braccio. La ragazza si sedette impotente. Lei lo sapeva. Era il fianco con la fasciatura. In pochi minuti il professore si alzò e fulminò Harry con lo sguardo. Poi tornò al registro. Chiamò alla cattedra Pansy, Blaise e Ron. Poco dopo la lezione finì. Piton se ne stava seduto immobile. I gomiti poggiati sulla cattedra e le mani conserte. A osservare gli studenti che pian piano lasciavano l’aula. Hermione raccolse le sue cose lentamente. Come Anna. Mentre Giulia si avvicinava a Piton. “Tutto…tutto bene professore?” gli chiese. Lui la guardò. Il fianco gli aveva dato un dolore lancinante. A stento era riuscito a tirarsi su. Nonostante ciò aveva continuato la lezione. Aveva visto la ragazza cercare di alzarsi. “Si…vada a lezione…” rispose secco. Giulia lo guardò. “Ho finito per oggi…se vuole…posso rimanere qui con lei…” propose. Piton scosse la testa. “Vada…le sue amiche la stanno aspettando…” ordinò. La ragazza annuì poco convinta. E raggiunse Anna ed Hermione. Quest’ultima doveva raggiungere l’aula di Aritmanzia. “Allora Giulia…se avessi il Death Note scriveresti ancora solo il nome di Voldemort?” le chiese Anna. La ragazza la guardò. Poi si voltò dall’altra parte. Accompagnarono il prefetto, dopodiché andarono in Sala Comune per finire i compiti. Si misero sulle solite poltrone nell’angolo. Una pila di libri sul tavolino accanto. Però Giulia non riusciva a concentrarsi. Pensava a Piton. Harry aveva agito davvero slealmente. Proprio in quel momento, il ragazzo entrò nella sala. Accompagnato da Ron. Diede una rapida occhiata in giro, poi vide le due. Giulia alzò lo sguardo e lo notò. Strinse i pugni arrabbiata. Seamus era andato dai due. Forse per complimentarsi dell’ennesima malefatta. Mentre lei era talmente furiosa. Chiuse il libro e lo poggiò sulla poltrona. Anna alzò la testa dalla sua pergamena. E osservò Giulia dirigersi verso Harry. Seamus la salutò, poi andò via. “Ti senti soddisfatto vero?” chiese la ragazza. Harry la guardò dubbioso. “Spero che tu ti renda conto che maltrattare gli insegnanti non ti fa certo più grande davanti ai tuoi amici…” spiegò poi. Il ragazzo sbarrò gli occhi. “Cosa?! Maltrattare gli insegnanti? Io…ho solo fatto come mi aveva chiesto Piton!” si giustificò. Giulia scosse la testa. “L’incantesimo che hai usato l’hai preso da quel libro vero?” gli chiese. Harry trasalì. “Come volevasi dimostrare…non so cosa ti sia successo quest’anno Harry, ma ora stai esagerando…Piton ti stava interrogando…non ti ha puntato contro la bacchetta per farti chissà cosa…” lo rimproverò ancora Giulia. “Anche se avrebbe voluto…” soffiò il ragazzo. La ragazza scosse la testa. “Non sai minimamente cosa ha passato Piton…” commentò adirata. Harry la guardò dubbioso. “Perché tu si? Vuoi farmi credere che c’è una specie d’amicizia fra te e quel pipistrello? Andiamo!” scoppiò a ridere poi. Giulia strinse i pugni rossa in viso. “Non trovo sia giusto che tu ti comporti così con lui…” osservò. Harry strabuzzò gli occhi. “Io? Ma se è lui che non fa altro che accanirsi contro di me!” sbottò. Giulia sbuffò. “Anna ha ragione…ti stai comportando come un ragazzino presuntuoso Harry…mi dispiace ammetterlo…però è vero…” rispose sicura. Il ragazzo non le rispose. Si limitò a spingerla di lato per poter passare. Ron le guardò e alzò le spalle, poi lo seguì. Giulia tornò a sedersi sulla poltrona. Passarono dei minuti. “Anna…” la chiamò la ragazza. La castana alzò la testa. “Secondo te…non mi sto accanendo su Harry vero?” le chiese. Anna scosse la testa. “Certo che no Giulia! È lui che se le cerca! Che rabbia che mi fa venire! E poi scusa, per quale motivo dovresti accanirti su di lui?” rispose. L’amica arrossì di poco. “Perché…è il figlio di Lily…” sussurrò. Anna sorrise divertita. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Non dire assurdità Giulia…tu cerchi solo di far capire ad Harry che quello che sta facendo è sbagliato…e che ultimamente si sta comportando da vero pazzo…” commentò. La ragazza le sorrise. “Sai…certe volte sembri proprio Herm…” notò poi. Anna la guardò scettica. Per poi tornare ai libri. Giulia rise. ed abbassò la testa. Per tornare a concentrarsi sul tema di Pozioni. Le due aspettarono l’arrivo di Hermione, poi scesero in Sala Grande. A quanto pare dopo la sua esibizione canora malriuscita, Lavanda aveva deciso di non presentarsi al tavolo quella sera. Il prefetto ne fu soddisfatta. Anna finì di mangiare veloce, poi iniziò a scrivere una lettera per sua madre. Sottolineando più volte la E avuta in Difesa. Sarebbe andata l’indomani in Guferia. Giulia aveva un noto allo stomaco. Non aveva particolarmente fame. Alzò lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti. Notando a malincuore che Piton non era presente nel suo solito posto. Accanto a quello di Silente, anch’esso senza il suo proprietario. La cena passò veloce, per poi portare le tre in dormitorio. “Allora Herm, vai in Sala Comune o te ne resti qui?” le chiese Anna, togliendosi i pesanti bracciali. Il prefetto alzò le spalle. “Penso che rimarrò qui…fuori c’è troppo caos…” osservò. Poi guardò curiosa la castana. “Come mai lasci tutto qui?” le chiese Giulia. Anna alzò le spalle. “Stasera mi va così…anche se ad essere sincera mi sento incompleta senza i miei gioiellini…” commentò, poggiando piano i bracciali sul comodino. Giulia scosse la testa divertita. Anna prese la bacchetta e rimpicciolì il numero di Death Note. Poi se lo mise nella tasca segreta della gonna. “Come mai te lo porti dietro?” le chiese Hermione. La castana sorrise. “Sono curiosa di vedere come continua…e poi mi dovrebbe arrivare il quarto tra poco…quindi prima lo finisco meglio è…” spiegò. Giulia la guardò dubbiosa. “Non devi andare da Draco? È strano che ti porti anche il manga…” osservò. Anna alzò le spalle. “Sono di umore pessimo…e un po’ di lettura è quello che ci vuole! Se Draco non sa cosa fare, può anche dormire…” sbottò. Giulia ed Hermione risero. Appena anche la prima fu pronta, lei e la castana salutarono il prefetto e uscirono. Direzione sotterranei. Per i corridoi parlarono del manga. Era meglio non riaffrontare l’argomento Harry quel giorno. Ne avevano già avuto abbastanza. Arrivate al bivio si separarono. Anna camminò annoiata lungo il corridoio umido e buio. Si poteva sentire lo scrosciare della pioggia di fuori. Poco dopo, arrivò alla Sala Comune. Disse la parola d’ordine ed entrò. Si guardò in giro. Non era particolarmente attenta. Oramai i Serpeverde sapevano che lei poteva accedere quando voleva alla Sala Comune. E la cosa non gli dava fastidio. Quella sera però, non tutte le poltrone erano vuote. In una, accanto al fuoco, c’era una ragazza. Anna sorrise. La riconobbe subito. Si avvicinò piano. Valentina stava seduta a gambe a penzoloni dal bracciolo. Come faceva sempre anche lei. Tutt’intorno libri su libri. Sembrava di vedere Hermione bionda e Serpeverde. La ragazza riposava tranquilla. Una mano abbandonata sulla pergamena in grembo. La castana si voltò e vide una coperta abbandonata sulla poltrona vicino. La prese. Piano tolse la pergamena dalle mani di Valentina e la poggiò sul tavolo. Poi coprì la ragazza con la coperta. Cercando di non inciampare tra i libri, Anna si allontanò. E si addentrò alle scale dei dormitori maschili. A metà rampa incontrò Blaise. Raccomandandogli di non fare rumore. Poco dopo entrò nella camera. come al solito, solo il letto di Draco era occupato. La castana si avvicinò trascinando i passi. Il ragazzo era immerso nella lettura di una rivista. Una di quelle babbane sulla musica. Anna si slacciò i pesanti anfibi abbandonandoli accanto alle converse blu del ragazzo in un angolo. Con eleganza si sdraiò dalla parte che il biondo aveva lasciato vuota per lei. Draco si voltò piano coperto dalla rivista. Aveva notato che Anna era arrivata. Aveva spiato ogni suo minimo movimento. Così femminile. Così sensuale. E misterioso. “Guarda che lo so che mi stai guardando eh…” commentò seccata la ragazza. Il biondo sobbalzò. Chiuse la rivista e la poggiò sul comodino. Poi si voltò sul fianco sorridendo. “Sono stato scoperto…” rispose solo. Anna sorrise e scosse la testa. allungò una mano e prese quella rivista che poco prima lui aveva lasciato. In copertina un gruppo famigliare. Gerard Way la guardava dentro ad uno stretto giubbotto di pelle. dietro di lui gli altri componenti dei My Chemical Romance. La ragazza iniziò a sfogliare il giornale. Notò molti gruppi da lei conosciuti. Poi, all’ennesima foto di Bill Kaulitz e soci chiuse la rivista schifata e la buttò sul letto di Blaise li affianco. “Piano Haliwell! Devo ancora finire di leggerla quella!” sbottò Draco. Anna si mise a pancia in su. Osservandosi le lunghe unghie laccate di nero. “Un articolo su ogni genere di gruppo a parte su di lui…che tristezza…” sbuffò irritata. Il biondo sorrise divertito. “Guarda che Manson non può essere su ogni rivista…” commentò. La castana lo guardò scettica. “Però i Tokio Hotel sono dappertutto no? Secondo me Voldemort ha fatto un Imperio a tutte le case editrici…altrimenti come si spiega questa orda di foto di quei quattro?!” sbottò. Draco rise. “Sei incredibile Anna…sei arrabbiata e te la prendi con la prima cosa che ti capita davanti…” osservò. La castana sbuffò. Prese la bacchetta infilata nella cintura di borchie e ingrandì il volume di Death Note. Il biondo la guardò dubbioso. “Siccome quella stupida rivista mi ha irritato ancora di più ho bisogno di leggere un po’…e gli ingegnosi piani di Light ora fanno proprio al caso mio…” spiegò secca Anna. Aprì il volume verso la metà ed iniziò a scorrere lo sguardo. Draco sbuffò. Con un colpo di bacchetta fece arrivare da lui la rivista. Si sdraiò anche lui a pancia in su. E cercò la pagina a cui era arrivato. La pioggia imperversava fuori. Li nei sotterranei sembrava che fosse amplificata. Quello era il solo rumore che riecheggiava nella camera. Nonostante volesse leggere l’articolo che aveva sotto gli occhi, Draco non ci riusciva. Era distratto. Non era il rumore della pioggia però che lo rapiva. Ma lei. Come poteva starsene zitto e buono con la sua Anna vicino? Così, senza accorgersene, ricominciò a spiarla. You have eyes that lead me on and a body that shows me death. I capelli castani che ricadevano morbidi sul suo cuscino. Come tanti fili di seta. La frangia un poco troppo lunga. Che arrivava alla montatura degli occhiali. Gli occhi saettanti. Castani. Scuri come i capelli. così belli. Dietro a quelle lenti. Your lips look like they were made for something else but. Se lo ricordava bene. Almeno una volta a sera, Anna si tirava su seccato gli occhiali. Che, come quando era piccola, le scivolavano sulla punta del naso. Draco sapeva bene che la ragazza odiava quel suo profilo. Diceva che poteva benissimo essere parente di Piton in quanto a naso. Però secondo lui era un naso così grazioso. They just suck my breath. Il ragazzo si avvicinò piano. Non voleva disturbare la sua lettura. Pian piano con lo sguardo scese alle labbra. Quella sera erano tinte di un rosso scuro. Davvero invitanti. Più giù, il collo scoperto. Draco si stupì nel notare che le mancavano il collare e i bracciali. Poteva vedere i polsi così piccoli. Quante volte nei primi anni l’aveva bloccata nei corridoi. Addossata al muro tenendola ferma. Premendo su quei ossicini striminziti. I want your pain. Il biondo si spostò ancora sul quel collo. La pelle morbida. Di un bianco così chiaro. La solita collana con un piccolo ciondolo a doppia croce, oramai ossidato, si abbassava con il suo respiro. una volta Anna gliel’aveva raccontato. Quel ciondolo era un regalo dei suoi genitori. Quando era partita per Hogwarts. To taste why you’re ashamed and I know you're not just what you say to me and I'm not the only moment you're made of. Più sotto, la collana che le aveva donato lui. Il filo tenuto largo. Con il ciondolo più grande rispetto a quello sopra. Copriva la piccola scollatura della maglietta. Draco si soffermò a guardare le forme della ragazza. Il seno non esageratamente grande. Ma nemmeno accennato. La pancia piatta. E la gonna stretta attorno ai fianchi. Si era alzata di poco, mostrando il bordo in pizzo delle calze nere. You're so sudden and sweet, all legs, knuckle, knees head's blown clean off your mouth's paid off. Il biondo fu colto da una scarica improvvisa. Chiuse di scatto la rivista e la buttò a terra. Si tirò su sostenendosi con un gomito e si chinò. Baciando una guancia di Anna. La ragazza lo ignorò. Draco si spostò di poco. Baciando così la ragazza sulle labbra. La castana si scostò. “Draco…voglio leggere…” lo rimproverò seccata. Ma stavolta fu il ragazzo ad ignorare lei. Le diede un altro bacio. Più passionale. Anna chiuse gli occhi. La presa sul manga si affievolì. “Sai una cosa?” le chiese il biondo. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Oggi hai detto a Potter che volevi essere la prima in qualcosa…” citò Draco. Anna annuì. “Bhe…sappi che in qualcosa prima lo sei…” iniziò a dire lui. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint over the evidence. La ragazza lasciò andare il manga. Draco le scivolò piano sopra. Facendo cadere il volumetto per terra. “Cioè?” gli chiese Anna. Il biondo la baciò ancora. Poi sorrise. “Anna Alvis Haliwell…tu sei e sarai sempre la prima nel mio cuore…” sussurrò. La castana sbarrò gli occhi. non se lo aspettava. Tremò di poco. Mentre il biondo continuava a darle piccoli baci. Lungo il collo. I want you Wanting me I want what I see in your eyes. Piano introdusse una mano sotto la maglietta. Le sfiorò la pancia. Fino ad arrivare al bordo del reggiseno. E sorrise. Pizzo nero. Cosa altro poteva indossare la sua Anna? La castana trattenne il respiro. Si stava lentalmente calmando. La rabbia le stava scivolando via. Come una vecchia pelle indesiderata. Il biondo seguì il filo della croce. Trovandosi a baciare il bordo della scollatura. So Give me something to be scared of don't give me something to satisfy. Anna chiuse gli occhi. Chinò di poco il capo contro il cuscino. Aveva caldo. Draco passò l’altra mano sulla spalla. Per poi seguire il percorso dei suoi baci con l’indice. Arrivando poi più giù. Fino al fiocco di nastri neri. La chiusura di quella maglia così sofisticata. Iniziò a giocherellare con il fiocco. Bastava un gesto. “Anna…ti amo…” sussurrò piano il biondo. La ragazza arrossì. “A…anche io…” rispose. Draco sorrise. Era la prima volta che sentiva la voce sempre così sicura della castana tremare. Il ragazzo alzò la testa. “Lo sai che sei la più bella cosa che io abbia mai visto?” sorrise. Anna teneva ancora gli occhi chiusi. Sentiva di avere le guancerosse. In fiamme. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint over the evidence. Sapeva che qualcosa era scattato dentro Draco. Lo sentiva. Dopotutto a fra meno di un mese sarebbero stati due anni. Però. Qualcosa in lei non andava. Non sapeva minimamente cosa fare. Si sentiva tornata bambina. Troppo bambina. Così fragile. Si mostrava così solo a lui. Perché lo amava. Eppure c’era qualcosa che la bloccava. “Draco…senti…” cercò di dire Anna. La voce insicura. Il ragazzo la guardò. “Si?” rispose. La castana sospirò. Aprì gli occhi. Prese piano il suo innamorato per il colletto. Portandolo in modo che fossero faccia a faccia. I want your pain. “Lo sai che ti amo tantissimo…però…” cercò di continuare. Draco annuì. “Però…voglio…voglio dirti che…ecco…per certe cose…penso che valga la pena aspettare…” concluse Anna. Il ragazzo sorrise. To taste why you're ashamed and I know you're not just what you say to me and I'm not the only moment you're made of. La castana lo guardò. Draco si spostò e si sdraiò accanto a lei. “Non…sei arrabbiato…vero?” gli chiese timida. Il ragazzo la guardò divertito. Ed intenerito. L’abbracciò e la portò a se. “Certo che no…non ne ho motivo…” spiegò. Anna sorrise. E lo strinse forte. “Grazie…e poi…abbiamo ancora tanto tempo…” disse ancora. Draco trasalì. Mentre la ragazza chiuse gli occhi. You're so sudden and sweet all legs, knuckle, knees head's blown clean off your mouth's paid off. Il biondo guardò ancora una volta Anna. La sua Anna. Che cosa le Aveva fatto. Si guardò si sfuggita il braccio sinistro. Per poi sospirare affranto. Era solo uno stupido. E non poteva continuare così. Ad illuderla. Inoltre c’era un’altra cosa che doveva fare. Parlare con Piton. doveva affidargli un’importante compito. Aver cura di Anna. In caso lui fallisse il compito. Però. Al sol pensare di non vedere più quell’esile creatura che si stringeva a lui. Gli veniva un tuffo al cuore. Fuck me 'til we know it's unsafe and we'll paint. Così strinse ancora a se Anna. Chiudendo gli occhi per non pensare. E lasciarsi andare. All’unica cosa che lo faceva stare bene. Stringendola tra le braccia. La cosa più cara che avesse al mondo. Over the evidence.
Intanto, Giulia aveva raggiunto veloce l’ufficio. Aveva bussato e Piton le aveva risposto. Stava come al solito seduto alla scrivania. Chino sui mille fogli sparsi. La ragazza si avvicinò piano. Lo salutò. Il professore ricambiò secco. Giulia si sedette sulla solita poltrona davanti a lui. E lo guardò. Era ancora arrabbiata per come era andata la lezione del pomeriggio. Ed era triste. In più il rumore della pioggia le ricordava quel giorno di una settimana prima. Aveva voglia di alzarsi ed andare ad abbracciare Severus. Semplicemente perché era li davanti a lei. Piton, sentendosi osservato, alzò la testa. “Dunque, cosa c’è?” sbottò acido. Destando Giulia dai suoi pensieri. “E…ecco io…volevo chiederle se…ecco…sta bene…” sussurrò timida. Piton la guardò. “Ovvio…gliel’ho già detto oggi…” rispose seccato. Giulia lo guardò ancora. “Forse dovrei cambiarle la fasciatura…” propose poi. Il professore scosse la testa. “Non è necessario…ho già provveduto da solo…” la liquidò. La ragazza annuì delusa. Si guardò in giro. Poi abbassò lo sguardo. La pioggia ancora batteva imperterrita. Violenta. Giulia guardò il professore. Triste. Stanca. Quella era stata davvero una brutta giornata. “Invece di occupare inutilmente la poltrona, che ne dice di sparire dalla mia vista cambiando stanza oppure tornandosene in dormitorio?” commentò seccato Piton. La ragazza sospirò. “Professore…lei crede che io sia presuntuosa?” chiese poi. Severus sbuffò. “Se lei è presuntuosa allora non oso immaginare come sia qualcuno più presuntuoso di lei…” commentò. Giulia annuì. “Secondo lei sono…una ragazza antipatica?” gli chiese ancora. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Se continua a distrarmi dal mio dovere lo diventerà…” rimbeccò acido. La ragazza abbassò lo sguardo. “Perché queste domande?” chiese poi il professore. Giulia alzò le spalle. “Oggi non è stata un a bella giornata…era iniziata bene…però…poi sono iniziate una serie di litigate…” spiegò. “Capisco…dunque devo dedurre che qualcuno giri per Hogwarts con qualcosa di rotto per merito suo…” osservò divertito Piton. La ragazza scosse la testa. “Sono state risse verbali…tra Anna ed Harry…poi Herm ci ha aggiunto anche un bello schiaffo…” raccontò. Severus la guardò curioso. “Mi fa arrabbiare come si sta comportando quel ragazzo quest’anno! Sta esagerando…anche con lei…” continuò Giulia. Piton alzò un sopracciglio. “Gli ho detto delle cose dopo la lezione di Difesa…ma lui sembra non capire…” sbottò affranta. Severus poggiò la piuma e congiunse la mani. “Lei mi vuole forse dire che ha cercato di difendermi?” commentò. Giulia arrossì. “Capisco…comunque devo informarla che un ragazzo in piena crisi ormonale non mi preoccupa così tanto…e poi vorrei rammentarle che il professore sono io, non ho bisogno di un avvocato difensore…” sbuffò Piton. La ragazza si fece piccola piccola sulla poltrona. “Io…però…non trovo giusto che Harry se la prenda con lei…ha cercato di aiutarlo anche l’anno scorso in Occlumanzia ma lui è stato così…stupido…” cercò di spiegare. Severus scosse la testa. “Come fa ad aiutarlo se lui non gliene da l’opportunità? Se solo vedesse che uomo buono è lei professore…ed invece se ne sta immerso nei suoi stupidi pregiudizi…” sbuffò Giulia. Piton rise. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Lo sa vero che solo lei pensa che io sia un buon uomo…” commentò arcigno. Giulia scosse la testa. Si alzò ed andò dal professore. “Non sono l’unica! Anche Anna, Hermione, Draco…” elencò. Severus la guardò scettico. “E poi…io non penso che lei sia un buon uomo…io ne sono sicura!” sorrise ancora la ragazza. Poi si avvicinò piano. E lo abbracciò. Piton rimase immobile. Era sconcertato. Non sapeva se erano più quelle parole o il gesto che la ragazza aveva fatto. Qualcosa in lui però si sciolse. Quella freddezza che lo aveva avvolto quella sera. Si stava pian piano estinguendo. Grazie al calore che Giulia gli dava. “Apprezzo molto i suoi pensieri signorina Wyspet…” le disse. Sorridendo. Per poi ricambiare timidamente l’abbraccio. Quando si staccarono, anche Giulia sorrideva. Si sentiva un po’ meglio. “Senta…io ho molto da fare qui…che ne dice di andare a importunare un po’ i miei cuscini?” propose Piton. La ragazza sorrise. Si chinò di poco e gli diede un bacio sulla guancia. “Ma solo se poi lei viene a farmi compagnia…” aggiunse. Il professore annuì. Così Giulia trotterellò in camera. Si tolse le Converse e si sdraiò su quel morbido letto. Le faceva uno strano effetto essere sdraiata dove nemmeno una settimana prima giaceva il corpo ferito di Severus. Però scosse la testa. Non voleva pensare a quelle brutte cose. Non dopo un abbraccio del suo professore. You're a song written by the hands of God. Si mise a pancia in giù. Appoggiando le braccia conserte sul cuscino. E sopra, il mento. Iniziò a muovere le gambe. Come quando era bambina e stava sul letto die suoi genitori. Osservava sua madre per ore mentre si preparava. Don't get me wrong cause this might sound to you a bit odd. Era una donna abbastanza precisa. Chissà se anche lei sarebbe stata ore davanti allo specchio. Magari con Eveline che la guardava. L’avrebbe chiamata e fatta sedere sul suo piccolo sgabello dal cuscino verde e morbido. Ed avrebbe iniziato a spazzolarle i lunghi capelli neri. Come quelli del padre. Li sentiva già così soffici fra le mani. But you own the place where all my thoughts go hiding. E la sera. Sarebbe andata a darle il bacio della buonanotte. Assieme a Severus. Le avrebbe cantato una ninna nanna. Oppure raccontato una favola. Forse quella della principessa di Park Avenue. Oppure di quella della scrittrice dell’Upper East Side. O dell’avvocatessa di Brooklyn. E poi, quando sarebbe stata più grande, anche quella della PR del Meatpacking District. And right under your clothes is where I find them. Giulia sorrise. Al pensiero della piccola Eveline in braccio al suo Severus. Lei lo sapeva. Sarebbe stato un ottimo papà. L’avrebbe coccolata. Forse anche viziata. E gli si sarebbe spezzato il cuore a vederla salire sull’Espresso per Hogwarts, per iniziare la sua vita scolastica. Ed infondo, anche ad Eveline sarebbe scappata qualche lacrimuccia. O almeno, lo credeva. Underneath your clothes there's an endless story,there's the man I chose, there's my territory. Perché secondo Giulia Eveline avrebbe avuto le capacità del padre. Quelle dell’abile pozionista. Ma il carattere. Era il suo. L’aveva vista nello Specchio delle Brame. Quella purezza che tutti vedevano anche in lei. Negli occhi nocciola. Uguali ai suoi. Forse erano proprio quelli che trasmettevano quelle particolari caratteristiche. Giulia non lo sapeva. Però era sicura di una cosa. Eveline sarebbe sempre stata fedele alle sue amiche. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Forse avrebbe anche avuto la sua voce. Come lei l’aveva ereditata da sua madre. E sarebbero passate sere su sere. In cui loro tre sarebbero stati in veranda. Severus vicino a lei. A cingerle con un braccio le spalle. E sulle sue ginocchia Eveline. Mentre una melodia comune sarebbe uscita dalle loro labbra. Anche perché Giulia lo sentiva. Sentiva di voler già bene ad Eveline. Nonostante non fosse nemmeno nel suo grembo. Solo nella sua fantasia. E si era chiesta più volte. Se anche Severus fantasticava così sulla loro bambina. Poi ci pensò. A quel meraviglioso momento. Fra meno di due anni. Because of you I forgot the smart ways to lie. Quando lei avrebbe pronunciato i suoi voti d’amore di fronte ai suoi amici e parenti. E Severus le avrebbe risposto sorridendo. Prendendosi per mano. Per riempire la vita l’una con l’allegria dell’altro. Stare intere sere a coccolarsi. Essere finalmente marito e moglie. Senza più limiti. E costrizioni. Senza più parole formali a dividerli. Come era stato nel Pensatoio. E al ballo di Halloween. Uno dei momenti più belli dei suoi sedici anni. Because of you I'm running out of reasons to cry. Però, il più bel momento in assoluto. Era stato quando, il primo settembre di sei anni prima, era entrata un Sala Grande. E la prima cosa che aveva visto erano i suoi occhi. Così profondi. Che l’avevano rapita da subito. Perché era stato in quel momento. Che aveva deciso. Che Severus sarebbe stato l’uomo per lei. Non le importava cosa potesse comportare. Non le importava quanto avesse dovuto soffrire. Voleva lui e solo lui al suo fianco. When the friends are gone, when the party's over, we will still belong to each other. E sembrava stupido detto alla sua età. Però era vero. Lei aveva visto nei suoi occhi la bontà. Anche se agli altri era nascosta. Giulia l’aveva capito. E quei momenti che Severus le aveva fatto vivere, sia belli che brutti, erano tutti importanti. Perché c’era lui. Si ricordava ancora della sua prima interrogazione in Pozioni. Era agitata e le tremava la voce. Esattamente come era successo quel pomeriggio. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. Intanto, Severus correggeva i suoi compiti. Anche se il racconto fattogli prima da Giulia lo aveva disturbato non poco. A quanto pareva, Potter stava iniziando a dare i primi segni di squilibrio. Ciò significava forse che il Signore Oscuro aveva iniziato a compiere qualche intromissione nella sua mente. E questo non era un buon segno. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Finito di correggere un foglio, Piton ne prese un altro. Lesse distrattamente il nome. Poi però, sobbalzò e dovette rileggerlo. Eveline Joel, primo anno, Grifondoro. Il professore non potè fare a meno di sorridere. Perché quel nome gli aveva riportato in mente dei bei ricordi. O almeno, alcuni erano ricordi, altri erano solo fantasie. Fatte in qualche ora buca particolarmente noiosa. In cui aveva sognato ad occhi aperti. Lei. Loro. La sua futura famiglia. I love you more than all that's on the planet, movin' talkin' walkin' breathing. All’inizio gli era sembrato patetico che un uomo di quasi quarant’anni si mettesse a fantasticare come un adolescente. Però una volta iniziato non riuscì a mettere la parola fine. Vedere Giulia cresciuta. Seduta sul dondolo in veranda. Con in braccio la piccola Eveline. Lo allettava. E poi, anche se non aveva visto quell’immagine riflessa coi suoi occhi, sapeva che la sua bambina avrebbe avuto la purezza e l’ingenuità di Giulia. Ereditata con quei suoi occhi nocciola. You know it's true, oh baby it's so funny, you almost don't believe it. Così Severus sorrise. Si voltò di poco verso la sua camera. Giulia non aveva fiatato nemmeno una volta. Forse si era addormentata. “Signorina Wyspet? Le ricordo che per dormire ha un letto suo dall’altra parte del castello…” la chiamò. Nell’altra stanza, Giulia sobbalzò. “Non si preoccupi! Non sto dormendo!” rispose. Poi rise. C’era mancato poco però. Ricominciò a dondolare le gambe. Più piano però. E sospirò. As every voice is hanging from the silence, lamps are hanging from the celing, like a lady to her good manners I'm tied up to this feeling. Stavolta Giulia chiuse gli occhi. Affondando la testa in quel cuscino profumato. La pioggia ancora scorreva fuori. Però si era calmata. Così, si lasciò cullare dal rumore della pioggia. Il picchiettare così ritmico delle gocce. Severus sospirò soddisfatto. Per quella sera, il suo dovere l’aveva fatto. Si alzò stando attento a non fare rumore. E si diresse alla sua camera. Riconobbe subito Giulia, dai vestiti viola in contrasto con le lenzuola verdi. Si avvicinò piano. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Ma la ragazza non rispose. Severus si sedette sulla sedia accanto al letto. E la vide. Il viso poggiato di lato. Con la frangia a coprirle un occhio. Il respiro tranquillo. E le mani a stringere il cuscino. Il professore sorrise. “Chi è che non si stava addormentando?” sussurrò divertito. Poi allungò una mano e le accarezzò piano i capelli. And all the things I deserve for being such a good girl honey. Gli sembrava incredibile avere una così bella e giovane ragazza. Vicino a lui. Che gli aveva giurato eterno amore. Severus sel’era ripromesso. L’avrebbe fatta felice. E avrebbe dato ad Eveline quello che suo padre non si era mai curato di dare a lui. Affetto. Amore. Un posto sicuro in cui vivere. E mai. Mai e poi mai avrebbe anche solo pensato di toccare sua figlia con un dito per punirla. Mai. Ne Eveline, ne Giulia. Underneath your clothes there's an endless story, there's the man I chose, there's my territory. Piton chiuse per un attimo gli occhi. Continuò ad accarezzarle piano i capelli. Avrebbe voluto stare li con lei per sempre. Immerso in quel profumo di zucchero filato. Che stava pian piano riempiendo la stanza. Impregnando le sue lenzuola. Che però gli era entrato nel cuore. And all the things I deserve for being such a good girl honey. D’improvviso Severus si sentì prendere la mano. Aprì gli occhi e la vide. Giulia l’aveva presa nel sonno. E sel’era avvicinata alla guancia. “Severus…” lo chiamò nel sonno. Il professore sorrise. “Sono qui Giulia…lo sarò per sempre…” rispose piano. Mentre la ragazza stringeva la sua mano.

  
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