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Autore: Tatuata Bella    03/06/2013    2 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Adrienne)

Giro serale per le strade di Berkeley.
In realtà assomiglia tutto a una dannata puntata di qualche soap opera domenicale, come sempre. E dire che io ho sempre odiato le situazioni di questo genere. Ma sono stata io a dire “si” a Mike quando mi ha chiesto se avevo voglia di uscire con lui, Mary, Trè e John. Sì, c’è anche John, lo ha invitato Trè. Trè è fantastico, è amico di tutti, incondizionatamente. Forse è perché è appena arrivato, ma in realtà credo che sia così perché è semplicemente il suo carattere.
Beh il fatto è che dentro la birreria dove ci siamo rintanati l’atmosfera stava cominciando a farsi pesante, quindi sono uscita fuori, per fumare tranquilla.
Accendo la sigaretta con il mio zippo e guardo verso la strada di fronte a me, cercando di non pensare assolutamente a niente.
“A che pensi?”
Ecco appunto.
“A niente, Al…”
Silenzio, rotto soltanto dal rumore dell’accendino di Al.
“Sono uscito per fumare, l’atmosfera dentro era un po’…”
“…pesante.” Concludo.
“Altrochè.” Mi dà ragione. “Si stanno sforzando tutti di non nominare né Billie Joe né Meggie, immagino che stiano facendo uno sforzo notevole.”
Ridacchio: “Sì beh. Ogni tre secondi c’è  qualcuno che deve cambiare bruscamente discorso per non avvicinarsi ad argomenti pericolosi, è un po’ snervante.”
Al annuisce e poi resta in silenzio ancora per un po’, prendendo boccate profonde dalla sua sigaretta.
“…e così…hai mollato Billie Joe. Di nuovo.” Dice, dopo qualche minuto di silenzio.
“Già. Ma se l’è meritato quindi non è un problema mio.” Non ci credo neanche io alle stronzate che dico.
Al mi porge una bottiglia di birra: “Vuoi?”
Faccio segno di no con la testa.
“L’hai mollato perché sei gelosa di Meggie?”
“Ma ti fai i cazzi tuoi?” sbotto.
“Scusa…” dice, con tono un po’ sarcastico.
“Comunque no. L’ho mollato perché non voglio entrare in questo stupido gioco tipo ‘Billie e il suo cazzo di Harem’.”
Al ride: “Ma che ci trovate in quel nanetto, poi, voi donne, non riesco proprio a capirlo”
“Sarà nanetto, ma è comunque più alto di me, e anche di Meggie, direi…” dico, unendomi alle risate di Al. “E poi ha molto fascino. E’ un genio e suona da Dio. E poi è…non lo so, ti coinvolge nelle cose che fa, tutte. Ti coinvolge e ti rende parte di esse, e ti fa sentire importante.” Faccio una pausa. “Ma nonostante questo tutte le sue donne sono sparite, adesso che pure Meggie l’ha mollato.”
Al tossice forte, si sta strozzando con il sorso di birra che stava mandando giù. Gli dò due botte in mezzo alle scapole.
“Co…sa?” chiede ancora tossicchiando.
“Oh no ho di nuovo detto qualche cosa che non avresti dovuto sapere?” dico, con tono un po’ annoiato, alzando gli occhi al cielo.
“No…è che…Meggie…ha davvero mollato Billie Joe? Cioè l’ha mollato lei?” chiede, incredulo.
Annuisco: “Sì. Neanche io ci volevo credere, ma sembra sia vero…”
“Uoh.” Commenta John, appoggiandosi al muro, come se stesse prendendo atto della notizia.
“E tu come lo sai?” mi chiede.
“Me l’ha detto Billie Joe…è venuto da me a chiedermi di rimetterci insieme. Pensa te la faccia tosta.”
“Avrei giurato che lei avrebbe scelto lui in ogni caso…” Al borbotta, quasi tra sé e sé come se non stesse realmente parlando con me ma con lui stesso.
“Strana la vita, eh?” rispondo, con il tono più tremendamente cinico che riesco a fabbricare. “In ogni caso Billie Joe non ha capito un cazzo, con me ha chiuso.”
Al non mi sta nemmeno più a sentire è completamente perso nei suoi pensieri.
“Credevo che avesse già deciso insomma…sono cinque giorni che non la vedo, avevo dato per scontato che avesse scelto Billie…ma che cazz…”
Cerco di soffocare uno sbuffo. Odio qualsiasi cosa in questo momento e anche Al e il suo fottuto stream of conciousness di cui ha deciso di rendermi partecipe.
“Senti…io non so assolutamente nulla del cervello contorto di quella pazza di Meggie.” Dico: nel frattempo intravedo Trè che sta ci sta raggiungendo accendendosi una canna con lo zippo.
“Io chiederei a lui, credo che ne sia il massimo esperto al momento.” Aggiungo indicando Trè. Al lo nota solo ora e lo saluta con un cenno.
“Che è?” chiedo io indicando la canna.
“Erba. Ahem. Credo.” Mi risponde. Io faccio spallucce e gli chiedo un tiro.
“Di cos’è che sono esperto?” chiede Trè, riferendosi alla mia frase di prima.
“A parte di erba…del cervello di Meggie direi.”
Trè ride: “Sono più esperto di erba a dire la verità…”
“Ma sul serio ha mollato Billie?” chiede Al. Certo che è vero, ma evidentemente non si fida abbastanza della mia parola. Poi insomma, come potrei biasimarlo, chissà le cose che Meggie dice in giro di me…se sono più o meno la metà di quelle che dico io di lei, sono comunque certa di avere una pessima reputazione.
Con la coda dell’occhio vedo Trè che annuisce e poi cerca abilmente di cambiare discorso: “Allora Adie, che ne pensi dell’erba? Non è il massimo ma era…Al dove cazzo vai?” Dice, interrompendo gli sproloqui.
“Da Meggie, no? Mi pare ovvio…” dice Al, facendo per allontanarsi.
“No, no, no, tu rimani qui…”
Al lo guarda stupito: “…ma…”
“Lasciala in pace ancora un po’…sono sicuro che appena fa pace con il suo cervello sarà lei a venire da te.” Dice Trè.
“E tu come fai a esserne così sicuro?”
Trè fa spallucce: “Sono pur sempre il massimo esperto di Meggie in circolazione. E sono quello che la conosce da meno tempo di tutti, quindi voi siete tutti un branco di idioti…”
“A me non me ne frega un cazzo…” dico, per tirarmi fuori dalla categoria ‘idioti’ che Trè ci ha appena appioppato.
“Quindi ha intenzione di scaricare pure me, giusto?” chiede Al, con un tono mesto mesto che mi fa quasi tenerezza. Improvvisamente capisco perché Al è così preso da Meggie…sono assolutamente identici, si agitano nello stesso modo e reagiscono in maniera assolutamente identica di fronte ai problemi. Cavolo è assurdo, ma spero davvero che finiscano per mettersi insieme.
“Senti Al, io non lo so.” Risponde Trè, sbrigativo. Probabilmente ha paura di incasinarsi e di dire cose che non dovrebbe dire.
“Però…” inaspettatamente Trè prosegue. “Credo che se dovessi provare a fare un’ipotesi è molto probabile che non abbia nessuna intenzione di scaricarti.”
Gli occhi di Al si illuminano improvvisamente: “Devo andare assolutamente da lei…” dice.
“Dammi retta, non ci andare…lasciale ancora un po’ di tempo, direi che dopo tutto ‘sto casino se lo merita…”
Al annuisce, ma è poco convinto si vede lontano un miglio.
“Toh. Fatti un tiro.” Gli dico, porgendogli la canna di Trè.
Al accetta e prende una boccata di fumo.
“E’ solo che ci tengo un sacco…” dice.
Poverino. Tanto andrà uno schifo. Tutto va sempre uno schifo.
“Allora mettiamola così, John, se vai da lei adesso rovini tutto. E poi se scopro che ci sei andato ti gonfio di botte. Con simpatia, ma ti gonfio di botte.”
Al finalmente ride, cavolo credevo che non ne fosse capace.
“D’accordo, d’accordo…me ne sto buono…”
Trè indica la canna tra le dita di Al: “Gente, quella roba fa miracoli…”
Rido anche io, poi annuncio che torno dentro. Anzi, me ne vado proprio.
Saluto Mike e Mary sbrigativamente e mi avvio verso casa, camminando da sola lungo le strade deserte di Berkeley.
La mia dose di Soap Opera stasera è già stata ampiamente superata, contando poi che non ho più nessuna voglia di immischiarmi in tutta questa faccenda. Mi fa ancora troppo male pensare a Billie Joe. Mi fa male pensare che abbia rovinato tutto per colpa di Meggie, come sempre. Ma che cavolo, ci amiamo, e lo so benissimo che lui mi ama, è una cosa su cui non ho mai avuto dubbi; ho sempre avuto molti più dubbi su me stessa più che su di lui. Non sono mai stata abituata ad avere qualcuno a cui importi così tanto di me, e so che se anche io annullo tutte le mie barriere mentali finirò per stare malissimo, perché non esiste una storia d’amore che vada a finire bene. E forse è anche per questo che ci siamo lasciati, non tanto per Meggie, lei è stata solo il primo sintomo della malattia: come mi aveva lasciata sola a quella festa per andare da lei all’ospedale mi avrebbe lasciata sola mille altre volte, per mille altri motivi e io non sono abbastanza forte da sopportarlo, non dopo aver ammesso a me stessa di essere innamorata di lui.
Alzo gli occhi e incrocio il cartello che indica la strada su cui sto camminando. Sono decisamente troppo lontana da casa mia per raggiungerla a piedi, e l’ultimo tram è partito venti minuti fa.
Sbuffo. Non c’è soluzione, vado a dormire in saletta.
 
(Meggie)

La saletta è un disastro, un incredibile disastro e questo è un ottimo motivo per girare come una trottola nei quattro metri quadri che ho intorno cercando freneticamente di dare un senso al casino che c’è.
In realtà muovermi mi calma e mi aiuta a pensare meglio, più liberamente. Amo camminare, muovermi, fare cose, e soprattutto riordinare ha un che di catartico per me, è come se mettendo a posto il disordine attorno a me mettessi a posto anche i miei pensieri. Guardo l’ora nell’orologio e mi prendo un colpo: Ho perso l’ultimo tram da quasi un’ora, ero convinta fosse molto più presto. Pazienza, dormirò qui…
Adesso però devo trovare un posto razionale per tutti i plettri che ho raccolto in giro per la stanz…
Oh. Qualcuno sta aprendo la porta con le chiavi.
Mi giro verso la porta e riesco distintamente a immaginare la mia faccia mentre vedo Adrienne che sbuca.
“Ma è possibile che ti incontro sempre ovunque?” sbotta.
“Ehi io ero già qui, sei tu che sei arrivata dopo.” Rispondo.
“Io devo dormire qui, ho perso l’ultimo tram.”
“Anche io ovviamente…se sono qui…”
“Sembra che dovremo convivere. Credi di sopravvivere per una notte nella stessa stanza con me?” mi dice, sarcastica.
“Ah, se sopravvivi tu, bella…”
Si chiude la porta alle spalle e si lascia cadere sul divano, sento che mi fissa.
“Che diavolo stai facendo?” chiede incredula.
“Niente. Metto a posto.”
“Stai…dividendo i plettri per colore?”
Annuisco: “Problemi?”
“Tu sei pazza.” Mi dice.
“Senti mi calma riordinare le cose, va bene?”
“Ah fai quello che vuoi. Potresti riordinare anche il mio garage una volta che ti viene una crisi, mi farebbe comodo.” Continua, con un tono sempre carico di sarcasmo.
“Perfetto, allora.”
E speriamo che se ne stia zitta e mi lasci in pace con la stanza da sistemare e i miei pensieri da riordinare.
“Quindi sei in crisi?” mi chiede.
“Sì.” Sbotto. “Ma non mi va di parlarne con te.”
“E con chi ne parleresti?”
“Con sto cazzo, Adie. La pianti?”
Adrienne ride lievemente. Mi giro a guardarla e all’improvviso mi rendo conto del perché Billie Joe fosse sempre stato innamorato di lei…è bellissima, quasi splendente.
“Mi piace stuzzicarti quando sei in crisi…” dice, anche se non è del tutto seria, sta parlando come se prendesse tutto per gioco.
“Che divertimento” mi approprio anche io del suo beneamato sarcasmo. “Infieriamo a caso su Meg, tanto lei ne ha sempre una, è sempre incasinata per un motivo o per l’altro
Adrienne rimane in silenzio per qualche minuto, è tornata seria, io ho ripreso a sistemare i plettri. Finchè però Adrienne non comincia a borbottare.
“Che schifo.”
Sospiro e mi giro a guardarla: “Che cosa?”
“Tutto il complesso, ma possibile che non lo vedi? Piangiamo per cose futili, ridiamo per cose futili, viviamo per cose futili. Non vorrai dirmi che credi che sia normale che la tua vita e anche la mia alla fine di tutto ruotino solo attorno a quell’idiota di Billie Joe? Ma non ti sei mai chiesta che senso ha?”
“Ah certo. Secondo questo ragionamento niente ha senso. Piantala di fare la vittima.”
Spalanca gli occhi e mi fissa: “Io farei la vittima? Ma ti sei vista? 'Povera me Billie non mi ama, povera me, Billie non mi vuole'…ma svegliati un po’…”
Ok, smetto di mettere a posto i plettri e comincio a passeggiare avanti e indietro, cercando qualche frase molto offensiva da dire a Adrienne, ma mentre cerco l’insulto perfetto lei prosegue: “Per esempio, vedi? Tu mi detesti e io detesto te. E siamo convinte tutte e due che sia una cosa assolutamente normale, anzi addirittura naturale. Se ci pensi non ha alcun senso.”
“L’odio non ha mai senso.” Che meraviglia. Adrienne ha dato il via ad una sana speculazione pseudo-filosofica. Mi mancavano un po’ questi discorsi, li facevo sempre con John. Oddio. Mi manca John? Scaccio questo pensiero dalla mia testa e riprendo: “ma io non ti odio, ce l’ho con te e basta, perché siamo lealmente rivali. E questa è davvero una cosa del tutto normale, e neanche tu riuscirai a demonizzarla.”
Un’altra pausa, nel frattempo io mi sono stufata di passeggiare in tondo e mi sono seduta sul divano, spostando le gambe di Adrienne.
“Ti sei chiesta perché ce l’ho con te così tanto? A parte Billie Joe, ovviamente. Insomma. La colpa di tutta la nostra situazione è sua, non certo mia né tantomeno tua, è soltanto sua e basta…però io me la sono presa con te lo stesso…” dice.
Ci penso un po’ su: “In realtà penso…perchè eri sicura che con me ce l’avresti fatta.”
“A fare cosa?”
“A distruggermi, a farmi sparire dalla scena. Era più facile far sparire me piuttosto che incazzarsi con Billie Joe dall’inizio.”
Adrienne scoppia a ridere, una risata cristallina, limpida, profonda, come se stesse ridendo dal profondo dell’anima, ma c’era un’amarezza soffusa in quel suono quasi angelico. Sì. Ho capito decisamente perché Billie Joe la ama così tanto.
“Infatti…si è visto.” Dice, sarcastica al massimo. “ma non dire cazzate.” Riprende, cambiando bruscamente tono e tornando seria “Non sei veramente così scema. Hai sempre vinto tu. Tornava sempre da te.”
“Ma se sei riuscita a farci lasciare?” dico.
“Sì, e cosa ho concluso? Io sto peggio di prima. Ti sembra che ci abbia guadagnato qualcosa?” chiede, retorica. Guarda il soffitto per non guardarmi negli occhi. Non riesco a non notare dei lucciconi di lacrime che illuminano i suoi occhi neri, al di là della spessa riga di matita nera che li incornicia.
“Ci hai guadagnato la soddisfazione di avere vinto l’ultimo round.” Dico.
“Bella roba. Quello che volevo non ce l’ho. E non so nemmeno se lo voglio più.”
“Non ce l’ho nemmeno io però…” dico.
Adrienne sospira, ricaccia indietro le lacrime e ritrova un tono di voce più distaccato: “Per quanto la tua infelicità o infelicità sia del tutto ininfluente per me…sei sicura che Billie Joe fosse davvero quello che volevi?”
“Ti ho detto che sono in crisi…” dico.
“Sai, in fondo ti invidio. Sei tutto quello che ho sempre voluto essere, cavolo, quindi cerco di trovare mille motivi per cui posso definirmi più felice di te, ma non ci riesco…”
“Ma che cavolo dici?”
Il tono di Adrienne è ritornato confidenziale, sincero: “Io non sono capace a lasciarmi andare nemmeno con il ragazzo che amo perché ho una fottuta paura di mettermi in gioco…tu sei così…passionale, sei sempre sincera e se provi una cosa la dici e basta…”
“Missà che ti sei fatta un’idea sbagliata di me…” dico. E’ incredibile sentirmi dire queste cose da Adrienne.
“Non so perché ero sicura che ti saresti messa a ridere…”
“Questo perché hai un’idea sbagilata di me.” Dico sorridendole.
Lei ricambia il sorriso poi ripiombiamo nel silenzio e lei riprende a fissare il soffitto.
“Adie?”
“mmm?”
“Ho mollato Billie Joe perché è innamorato pazzo di te…non era il mio posto con lui, era il tuo posto…”
“Non può usarmi come gli pare.” Risponde, secca.
“Sono sicura che ti ama davvero. E credimi, preferirei che non fosse vero, ma è così…io gli darei un’altra possibilità, Adie…” dico. Non so da dove mi venga tutta questa saggezza, e soprattutto da dove sia nata tutta questa voglia di aiutare Adrienne e Billie Joe a riconciliarsi.
Sospira: “Sono troppo incazzata.”
“Beh…quando ti sarà passata pensaci. In fondo, forse meritate una specie di lieto fine…e potrai anche lasciarti andare quanto vuoi perché non credo che ti lascerebbe per nessun motivo.” Dico.
Annuisce. Si vede che è turbata, sta riflettendo su quello che le ho appena detto.
“E Al?” mi chiede a bruciapelo, dopo qualche secondo di silenzio.
“Non ne ho idea. Sto cercando di scoprire cosa voglio.”
“Eravamo con lui stasera.”
Il mio cuore manca un paio di battiti all’idea di John che gira per pub con gli altri senza di me. Negli ultimi mesi non uscivamo mai l’uno senza l’altro, eravamo diventati inseparabili quasi senza rendercene conto. Era tutto così naturale.
“Come sta?” chiedo, appesantendo il groppo che avevo in gola.
“Vuoi la verità? Non sta granchè bene…non ha fatto che blaterare cose lagnose su di te per tutta la sera” ride “siete proprio uguali”
Il groppo nella mia gola è diventato un macigno e mi sembra di aver perso l’uso della parola.
“Credeva che tu avessi scelto Billie Joe.” Prosegue Adrienne.
“Cosa?”
Annuisce: “Se ne era autoconvinto. Anche in questo è identico a te. Dovevi vedere la sua faccia quando gli ho detto che tu avevi scaricato Billie…gli si sono illuminati gli occhi…Se quello non era lo sguardo di una persona innamorata non so cos’altro avrebbe potuto essere…”
Rimango immobile, sono arrossita terribilmente, mi sento le guance avvampare e non so assolutamente cosa dire. So solo che vorrei terribilmente che John fosse qui adesso per abbracciarlo e dirgli che mi dispiace per tutto quello che gli ho fatto passare e per come l’ho trattato, lasciandolo sulla corda per tutto questo tempo.
“io non sarei così stupida da lasciarmelo scappare, tu che ne dici?” mi provoca Adrienne.
“Ah no? Se ti lasci scappare Billie Joe lo sei eccome. La regina delle stupide.”
Annuisce. Sa che ho ragione, e anche io so che lei ha ragione.
“Adie?”
“…”
“Non è che io e te stiamo diventando amiche?”
Si volt e mi guarda negli occhi, con uno sguardo di intesa, un po’ malizioso: “Nah. Al resto del mondo serve ancora un po’ di chiarezza.”
Sorrido: “Mi fai un po’ di spazio sul divano? Vorrei tentare di dormire..” dico.
“Aaaaah, ti ho appena detto che non siamo amiche, e adesso dobbiamo pure dormire insieme?” dice, scherzando e ridacchiando, e nel frattempo si sposta in un angolo del divano per permettermi di sdraiarmi a fianco a lei.
Comincio a ridere e non riesco a fermarmi: “Non ci staremo mai…” dico.
“E allora dormi sul pavimento, bambola…” risponde, contagiata dalla mia ridarella.
“Dormici tu sul pavimento!”
“Col cazzo…”
continuamo a ridere. Sarà impossibile dormire decentemente stanotte e di sicuro domani avremo un gran mal di schiena, ma in fondo sono felice, mentre sento la risata sincera di Adrienne, mezza soffocata dalla gomma piuma del divano.
Sembra che tutto stia finalmente trovando un suo posto, proprio come me e Adie, incastrate nel microscopico spazio di questo divano, riempendoci di piccoli calci nel tentativo di guadagnare qualche centimetro, senza smettere di ridere. Ridiamo per noi. Per me e lei, perché è assurdo, ma non riusciamo a smettere di ridere nemmeno sforzandoci, e tutto questo è dannatamente bello.
 
 
(Adrienne)

“Adie!”
Muovo le labbra in un sorriso.
E’ almeno la quindicesima persona che mi ferma per salutarmi. Succede quando suonano i Green Day.
“Ehi…Billie Joe ti ha detto quando iniziano?”
Le domande di questo tipo però cominciano a stressarmi.
“No, mi dispiace…non lo so…”
“…e Billie e gli altri ora dove sono?”
“Non…non lo so…”
Per un secondo riprendo a odiare Meggie per avermi più o meno involontariamente convinto ad essere qui stasera. Forse non è la cosa giusta, e poi stasera c’è un casino improponibile, questo buco di locale è pieno fino al colmo, non ci si riesce neanche a muovere.
All’improvviso qualcuno mi prende sottobraccio allontanandomi dal mio interlocutore.
“Al, che vuoi, stai diventando appiccicoso da quando sei depresso…” gli dico.
“Ma che cazzo dici, io sono praticamente sempre depresso…”
Rido: “E’ vero. E comunque che ci fai qui?” chiedo.
“Trè mi ha invitato. E non mi ha lasciato la possibilità di rifiutare e credimi, l’avrei fatto volentieri…E tu che ci fai di nuovo a un concerto dei Green Day?”
“Ho un’assurda idea in testa…” dico, anche se non sono del tutto sicura di volerlo dire a qualcuno.
“Vuoi chiedere a Billie Joe di tornare insieme?” dice.
Davvero sono una persona così prevedibile?
“L’idea era quella…” sospiro. “mi manca.”
Io arrossisco di botto, non è nel mio stile esternare i sentimenti in questo modo.
Al deve essersene accorto perché cambia bruscamente discorso: “Se iniziano a pogare stasera c’è da farsi male.”
Non faccio in tempo a rispondere perché vengo interrotta da Trè in ipereccitazione che ci piomba letteralmente addosso.
“Ragaaaaa avete visto il pie-no-neeee?? Adie? Cristo santo che ci fai qui?” urla con la voce ad un passo dal farsetto.
“E’…è un problema?” chiedo, cercando di forzare un tono provocatorio, in realtà è una domanda sincera.
“Figurati…scherzi? Anzi! Hai…già visto Billie Joe?” chiede.
“No.”
“e…vorresti ehm..vederlo o preferisci evitarlo?”
Lo guardo mezza divertita. “Sono venuta apposta per vederlo, Trè…”
Il viso di Trè si illumina in un sorriso sincero: “Fantastico! Vieni! Ti porto da lui!”
Cos..com…eh? ora? Oh Dio…non sono assolutamente pronta a fargli quel discorso ora . Probabilmente non sarò mai pronta a fare quel discorso…
“Vieni o no?” insiste Trè.
Mi decido e lo seguo.
Andrà bene, staremo bene. Dopotutto è solo Billie Joe. Il mio Billie Joe.
 
(Meggie)

E’ tardi è dannatamente tardi. E’ una mia costante, quando suonano i Green Day in qualche posto che non sia il Gilman io arrivo terribilmente tardi.
Mi fiondo verso l’ingresso del locale mentre sento le note di Welcome to Paradise in sottofondo.
Mio Dio. E’ il locale più stra-pieno che abbia mai visto in vita mia, non ci si riesce nemmeno a muoversi. Non riuscirò mai a trovare John in mezzo a tutto questo casino. Non mi importa,lo devo trovare, e devo trovarlo subito prima che mi si cominci a riempire la testa di dubbi.
Prima di infilarmi in mezzo al pogo selvaggio alzo un secondo gli occhi verso il palco striminzito su cui stanno suonando i Green Day.
 
It makes me wonder why I'm still here
For some strange reason it's now
Feeling like my home
And I'm never gonna go
 

Anche io, guardandoli così dal fondo del locale minuscolo, con quattro luci in croce ad illuminarli, il pogo disordinato appena sotto di loro, e qualche spettatore che di tanto in tanto si arrampica sul palco per poi lanciarsi sulla folla, mi chiedo come sia possibile che siano ancora lì. Non mi è mai apparso così chiaramente di fronte agli occhi che, accidenti, sono troppo bravi per essere lì, dovrebbero essere su un palco più grande, con strumenti più belli, sono davvero troppo per questo posto.
Ritorno al presente dopo un urletto di Billie Joe, con cui incita la gente a saltare. Come se ce ne fosse bisogno, il casino che c’è lì sotto rasenta la rissa.
Mi faccio largo tra la gente a strattoni, spintoni e gomitate, maledicendomi per essere così piccola di corporatura.
“Ehi!” qualcuno mi afferra per un braccio. Mi volto e vedo Adrienne.
“Ehi.” La guardo meglio “Stai sorridendo, mio Dio, è incredibile.” Commento, un po’ ironica.
“Meg…sono tornata insieme a Billie Joe.”
Spalanco gli occhi. Però. Ha deciso di non prenderla alla lontana.
“Senti…non devi per forza far finta di essere felice per me, è solo che volevo dirtelo subito…alla fine sei stata tu a convincermi a perdonarlo e…” prosegue Adrienne, parlando a raffica.
“Sono davvero felice per te.” Dico, senza esitazioni.
“Gesù, sto diventando troppo affabile, non litigo nemmeno più con te…” dice Adie, regalandomi un luminosissimo sorriso.
“Bei tempi, quelli. Se potessi tornare indietro farei in modo di aggiungerci anche una bella rissa tra me e te.”
Adrienne ride: “In effetti è una cosa che manca al mio repertorio. Ehi. Siamo ancora in tempo, che ti credi?”
Mi unisco alla sua risata.
“Sai da che parte è John?” chiedo.
Adrienne sorrise, un po’ maliziosa: “Ah, ecco perché Trè ha voluto a tutti i costi che venisse anche lui stasera, stavate complottando…è da quel lato là, credo. Penso stia cercando di decimare i fan dei Green Day uccidendone un cospicuo numero nel pogo, con lo scopo di far crollare le vendite dei dischi.”
Rido. Lei ci scherza, ma l’idea che John possa mettersi ad architettare un piano del genere non mi sembra poi così assurda.
“Grazie.” Le dico, e quel ringraziamento è riferito solo in una milionesima parte all’indicazione che mi ha appena dato, ma è per i nostri discorsi nella notte in saletta, perché ha deciso anche lei di smettere di odiarmi e perché senza di lei nessuno di noi sarebbe riuscito a sistemare le cose.
Fa spallucce. “Anche a te. Però ora và a cercare Al e levati dalle palle…” mi dice con un sorriso.
Seguo immediatamente il suo consiglio e riprendo a spintonare la gente facendomi largo tra la gente lungo la direzione indicatami da Adrienne.
Più ci si avvicina al palco più il casino si infittisce e gli spintoni del pogo aumentano di violenza.
Sto cominciando a pensare che potrei uscire da lì e aspettarlo comodamente fuori, a concerto finito, quando riesco non so come a intercettarlo con la coda dell’occhio, a qualche metro di distanza da me.
Lo vedo voltarsi inconsapevolmente verso di me e intercettarmi con lo sguardo, smettendo all’istante di pogare, appena realizza di avermi visto sul serio.
Rimane fermo, con un mezzo sorriso stampato sul viso, incurante delle spallate che continuano ad arrivargli un po’ da ovunque.
Vedo le sue labbra che sillabano “Che ci fai qui” anche se non riesco a sentire il suono della sua voce, è troppo distante e c’è troppo casino.
Alzo le spalle, gli sorrido e mi intrufolo in mezzo a altre tre o quattro persone per cercare di raggiungerlo; mi tende una mano, infilando il braccio oltre le spalle della gente che gli sta intorno e io allungo il braccio per raggiungere le sue dita. Gli prendo la mano e lui stringe le mie dita tra le sue, tirandomi verso di lui e superando le ultime poche persone che ancora ci dividono.
Non gli lascio il tempo di dire nulla, tanto siamo troppo vicini alle casse per riuscire a sentirci, anche ora che siamo a pochi centimetri di distanza. E poi, a questo punto, non c’è più niente da dire.
Mi alzo sulle punte, prendo il suo viso tra le mani e lo bacio. E me ne rendo conto, me ne rendo conto perfettamente che è questa la cosa giusta da fare, perché non importano gli spintoni, la gente pressata attorno a noi, gli amplificatori al massimo contro le nostre orecchie, è tutto quasi rassicurante, e anche la voce di Billie Joe che ci fa da sottofondo in fondo lo è.
Le nostre labbra si separano proprio mentre suonano le ultime note di the one that I want e non avrei mai potuto trovare niente di più appropriato per questo momento.
John mi accarezza il viso con la punta delle dita.
Vedo le sue labbra sillabare “Sei sicura?”, la sua voce completamente coperta dall’intro di Only of you.
Gli sorrido, appoggiando la fronte alla sua.
Assolutamente sì.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok mi rendo conto che è l'ultimo capitolo (epilogo escluso, che devo ancora scrivere) e che quindi dovrei cercare di scrivere qualcosa di articolato nelle note dell'autrice dell'ultimo capitolo, ma è anche vero che sono le due di notte (come ho fatto a ridurmi a quest'ora comeeeeee???) e domani ho lezione quindi devo essere breve...per i ringraziamenti finali a tutti quanti voi rimando all'epilogo, che arriverà appena riuscirò a scriverlo, ma comunque vi farò aspettare sicuramente meno dell'ultima volta (scusaaaaaate)
Buona notte a tutti e non siate troppo crudeli, anche se non sono per niente convinta del finale (non sono MAI convinta dei finali, li odio, odio i finali con tutto il mio cuore)...
Beh scappo a nanna **
Un bacio
Ire
  
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