Il giorno dopo la
colazione viene consumata in silenzio religioso. Takeru ha dormito poco, causa
anche il pianto ininterrotto della madre. A letto si sentiva tutta la colpa
gravargli sulle spalle, sapeva di aver provocato lui quella reazione, ma non
trovava davvero altre parole per togliere la madre dall’illusione che un giorno
sarebbe cambiato tutto, come per magia. Dopo poche parole e i soliti auguri di
buona giornata, il ragazzo si invia con poca voglia verso l’edificio
scolastico. L’unico è sperare che non mi assillino anche oggi, spera.
Durante tutta la
notte ha sognato strane lezioni su argomenti stranissimi e senza senso, come
quando doveva imparare a memoria i nomi di tutti gli alunni della scuola e le
rispettive classi. Varie volte aveva interpretato il professore o il preside,
ma la maggior parte figurava da semplice alunno pressato dallo studio.
Probabilmente l’enorme quantità di compiti che si era imposto di fare la sera
prima per portarsi avanti in previsione di una futura lezione con Hikari
avevano aggravato il sonno di Tk, ma, ne era certo, anche il fatto che avrebbe
davvero dovuto sfoderare tutte le sue doti da bravo alunno per mostrarle alla
Yagami contava parecchio. Se era vero quello che aveva detto quel ragazzo, di
probabilità con Hikari ne aveva poche, anche perché non se la sentiva proprio
di farsi menare da quei tizi, però il solo pensiero di poter passare del tempo
in sua compagnia lo facevano sentire leggero. Certo, sarebbe stata dura
mantenere la concentrazione, ma doveva ad ogni costo dimostrarle quanto valeva,
anche perché già in due occasioni era riuscito a passare da deficiente.
Insomma, come avrà fatto Hikari a capire che Tsubaki gli viene dietro? È
davvero così evidente come dice Dai? Perché in fondo lui non se ne era affatto
accorto. Certo, ora veniva il problema maggiore: dirle che avrebbe rinunciato a
fargli da professore perché aveva preferito un'altra, che a quanto diceva
Hikari, odiava. Effettivamente, ora che ci pensa, le occhiate che la bionda
lanciava alla mora non erano delle più benevoli. Ma, a proposito di questo,
come faceva a sapere che Tsubaki gli aveva chiesto di fargli da Prof? Questo
non poteva averlo sentito in giro perché ne aveva parlato solo con… Daisuke?
No, non può essere, nega con la testa il ragazzo. Solo adesso si accorge di
essere davanti a scuola, e qualcuno lo sta guardando con un aria interrogativa.
Fantastico, adesso, oltre al fatto che mi piace una ragazza, penseranno anche
che sono pazzo a parlare da solo, sbuffa dirigendosi con passo pesante dai suoi
amici. “Che hai Tk?” chiede preoccupato Cody. Inizialmente rimangono tutti
immobili ad aspettare una risposta, poi Tk si decide: in fondo sono suoi amici,
è giusto che sappiano tutta la storia. Inoltre ho davvero bisogno di sfogarmi,
pensa. Così racconta ai suoi amici tutto quello che gli è successo il giorno
prima a scuola, tranne l’incontro con il fratello, e fra una risata e un
respiro trattenuto ascoltano le vicende fino al suono della campanella.
Uno sbadiglio profondo riscuote Daisuke dai suoi pensieri.
Quella lezione di giapponese antico è davvero noiosa, ed estremamente lunga.
Per fortuna che il professore sta spiegando, perché se facesse qualche domanda
lui non saprebbe neppure l’argomento che stanno trattando. Con fare annoiato comincia
a sfogliare il libro di testo, ma dopo qualche pagina si accorge che questo non
è un buon modo per distrarsi. Guardandosi in giro nota che anche altri ragazzi
hanno la sua stessa espressione, e le ragazze continuano a passarsi bigliettini
da un banco all’altro. Ah, beata innocenza! Si ritrova a pensare. Continuando a
far cadere lo sguardo qui e là nota Takeru. Sembra uno dei pochi attenti alla
lezione, o almeno da uno sguardo affrettato, ma lui sa che ha la mente altrove.
Quella ragazza è ormai diventata un incubo per lui. ricorda che la prima volta
che l’ha vista ne è rimasto stregato, e come il biondo, ogni azione era dettata
dal bisogno di farsi notare da lei. Solo dopo diversi mesi aveva deciso di
provarci con lei, ma già al primo tentativo si era trovato davanti Hikari che
si faceva grasse risate. Quella fu l’unica volta che ci provò: la bruciante
sconfitta lo aveva demoralizzato, e più che continuare a guardarla da lontano
aveva cominciato ad odiarla, lei e tutti quei tizi che le giravano attorno.
Solo col tempo, con lo scemare della cotta, gli era diventata indifferente. Molte
ragazze pensavano che lui fosse un bel ragazzo, ma periodicamente si fermavano
alle apparenze, etichettandolo come superficiale e infantile. Lui non era così,
lo sapeva. Certo, alcune volte i suoi comportamenti non erano propriamente
professionali e maturi, ma in fondo era un bravo ragazzo. Ah, e chi vuole una
relazione, in fondo! Basti vedere sua sorella: ora che si è lasciata con il
fidanzato è intrattabile, sempre pronta a scoppiare in lacrime ed è pure
ingrassata visibilmente, forse a causa dei troppi gelati. E pensare che
reputava Tai un mito, oltre che per il fatto del suo metodo di gioco nel
calcio, ma soprattutto perché riusciva a sopportare le bizzarrie di Jun. Non sapeva
se rallegrarsi che finalmente si fosse accorto della vera natura cretina di sua
sorella oppure al contrario essere deluso dal fatto che ora lo avrebbe visto
molto meno. Pensare che è il fratello di Hikari, sono così diversi… bhe, in
fondo anche lui e Jun non hanno nulla in comune, quindi forse la cosa è
giustificata. Tk non si è ancora voluto confidare con lui su quel ragazzo che
era venuto a trovarlo a scuola; infatti Dai è sicurissimo che la somiglianza
non sia solo un puro caso, ma se il suo amico non gli ha voluto dire niente,
forse ha solo bisogno di tempo. Non credeva di trovarlo così simpatico,
all’inizio la prima impressione che gli aveva dato era quella di un ragazzo di
campagna molto carino che non vuole destare attenzione, ma poi si è rivelato un
ragazzo solare e molto divertente, alle volte. Finalmente la lezione termina, e
il ragazzo accoglie con le lacrime agli occhi il suono della campana. Appena
raggiunge Tk nota che sta frugando nel suo zaino. “oggi ho promesso a Cody di
mostrargli un esercizio che la sua maestra ha accennato alla loro classe. Dice
che vuole capire come si applica quella regola” dopo una pausa riprende,
sorridendo “è molto sveglio e ha iniziativa, quando arriverà nel mondo del
lavoro farà strada”. Il commento è seguito da una smorfia del moro. Non gli è
mai andato a genio quel ragazzino, gli è sempre sembrato completamente diverso
da lui e Ken, e con sua enorme sorpresa fra Cody e Tk si stava sviluppando una
bella amicizia. Gli odori della mensa arrivano fino a lì in corridoio, e
l’acquolina comincia ad invadere la gola di Davis. Solo quando il piatto è
straripante di cibo si decide a raggiungere il tavolo, dove Tk sta già
mostrando un accidente di esercizio al ragazzino. “come fai a mangiare tutta
quella roba e rimanere così magro resterà un mistero” commenta asciutto il
piccolo della congrega, prima di re immergersi nel libro. Senza nemmeno
rispondergli affonda la forchetta nel piatto e si abbandona ai piaceri del
cibo. Altro che ragazze, pensa Dai, ingoiando quasi per intero gli spaghetti.
Sabato arriva con uno strano senso di irrequietezza per
Tk:quel pomeriggio suo padre sarebbe venuto a prenderlo,e con lui ci sarebbe stato anche suo fratello.
Sua madre non si è voluta unire, ma forse così la cosa risulta più facile: essendo
solo uomini possono comportarsi normalmente senza passare da sozzoni o
maleducati. Hikari non si è fatta vedere da quando si è proposta come sua
alunna,e questo lo rende stranamente
triste. Alla seconda ora un suo compagno di classe lo distrae dalla
conversazione con Dai: “c’è una ragazza che ti cerca” annuncia.
Improvvisamente, a quelle parole il cuore comincia a battergli sempre più
forte, e l’agitazione si fa sentire sempre più mano a mano che si avvicina alla
porta. Ad aspettarlo, però, non c’è la moretta, ma una ragazza bionda molto
imbarazzata. “Tsubaki, hai bisogno” attira la sua attenzione, leggermente
deluso. Lei lo guarda trasognante (solo dopo che gli è stato detto da Hikari
che la bionda gli veniva dietro ha cominciato a notare il suo atteggiamento nei
suoi confronti) e prende fiato, come se si stesse preparando a confessargli il
suo amore. A quel pensiero una nota di panico gli offusca la mente, ma si
trasforma velocemente in puro terrore non appena capisce per quale motivo è
venuta a cercarlo: “hai deciso allora se sei disposto a farmi da prof di
recupero durante i pomeriggi?”. La domanda, così innocua, provoca un eccesso di
tosse al biondo. Non appena riesce a prendere fiato la guarda addolorato
“scusa, ma proprio non posso. L’ho già promesso a qualcun altro” recita la
scusa che fino a quel giorno si è
ripetuto in preparazione a quell’evento. “ah, ok, spero allora che possa
diventare un bravissimo alunno, visto che ci sei tu con lui” malgrado le belle
parole lo sguardo è oscurato dalla delusione. “è una ragazza” si affretta a
precisare. Immediatamente si pente delle sue parole, ma quegli occhi, il
sorriso forzato e la sua gentilezza lo hanno fatto crollare, così tutta la
falsa storia che si era ingegnato a creare era caduta miseramente nel cesso. Lo
sguardo della ragazza è sorpreso. “è Hikari” vuota definitivamente il sacco.
Ok, adesso si sente davvero male, non tanto per la rabbia che sembra averle tramutato
l’espressione, quanto per l’espressione di disgusto che Tsubaki sta rivolgendo
a lui. dopo qualche parola borbottata velocemente abbassa la testa e si
allontana a passo deciso. “l’hai fatta grossa,a desso, eh?” lo sorprende la
voce di Daisuke, appoggiato alla porta con le braccia incrociate. “ma tu hai
degli amici tuoi, Dai, invece di venire ad origliare le mie conversazioni?” gli
domanda acido. “certo, ma mica mi potevo perdere questa scena” lo sorprende con
tono allegro. Lo sguardo che gli rivolge lo fa gelare, ma la reazione dura
poco, perché Motomiya non si fa scoraggiare da nulla, neppure da uno sguardo
che promette una vendetta lunga e dolorosa. Gli è subito alle spalle per
chiedere al biondino i dettagli della conversazione quando si ritrova il suo
astuccio in tasta e tutto il contenuto riverso a terra, con un Tk che sfoggia
un sorriso sornione e fiero.
Non appena il campanello di casa suona il ragazzo saluta la
madre e si precipita giù per le scale, rischiando di troncarsi l’osso del
collo. Non appena intravede la macchina del padre un moto di euforia pura si
sprigiona nel petto, prima di attraversare la strada di corsa.
Suo fratello è seduto
dietro e si direbbe che stia dormendo, se ogni tanto non rispondesse alle
domande che il padre gli rivolge. A Tk non importa, tutto pur di stare assieme
al padre. Di certo non sarà il suo solito atteggiamento introverso a rovinargli
la gita. La destinazione è la spiaggia, per godersi le ultime ore di sole
primaverile, poi una cena veloce e tutti a casa a ingozzarsi di schifezze
varie. Le onde che gli lambiscono le caviglie gli fanno girare la testa, mentre
ad occhi chiusi si sente come su un altalena. “dovremmo andare Tk,si sta
facendo tardi” la voce del padre lo riscuote improvviso. “papà” gli urla
correndogli dietro dopo essersi infilato le scarpe sul bagnasciuga “credi che
domani sia ugualmente bel tempo” “non lo so Tk, perché” chiede apparentemente
disinteressato “potremmo andare da qualche parte a passeggiare, non credi?”. A
serata passa completamente tranquilla, e anche il giorno seguente sembra filare
tutto liscio. Mentre se ne stanno seduti su una panchina a digerire i panini,
Takeru e il padre osservano Yamato che cerca con non poco imbarazzo di
liberarsi dalle due ragazze che lo hanno circondato, con la scusa di voler
sentire una canzone, poiché si è portato la chitarra appresso, ma con il vero
intento di provarci spudoratamente. “chissà cosa lo ha reso così schivo.
Potrebbe circondarsi di amici e ragazze, ma preferisce la solitudine” afferma
il ragazzo “smettila di parlare così di tuo fratello, non è bello” lo ammonisce
severamente il padre, lasciandolo leggermente basito.
Il ritorno a casa è
stranamente silenzioso, e quando Tk si appresta a scendere dall’auto non è
troppo prodigo di saluti, ne verso il padre, ne tanto meno per il fratello. Non
appena si volta verso casa nota una chioma familiare “Dai, che ci fai qui? E
chi ti ha detto dove abito?” aggiunge meditabondo. “nel quartiere sei l’unica
persona che si è trasferita da poco” spiega velocemente con una strana
espressione, tra il curioso e l’offeso “vado ad appoggiare la roba, poi ce ne
andiamo da qualche parte, aspettami qui” gli urla dietro mentre sta già salendo
le scale due alla volta. Non fa in tempo a scorgerlo appoggiato al portone che
capisce che il suo tono è particolarmente duro “perché non mi hai detto che hai
un fratello?” al silenzio del biondo seguono altre parole di Dai “e non dirmi
che non hai trovato il momento, perché era lui quello con cui parlavi l’altro
giorno sotto scuola” l’ira repressa minaccia di uscire, ma l’espressione di
Takeru la scaccia momentaneamente.
“…non mi piace parlarne; è per questo che non ti ho detto
niente” conclude la sua storia con uno sguardo addolorato “credevo che gli
amici si dicessero tutto” lo sgrida Motomiya. L’altro lo fulmina con lo
sguardo, appoggiando i gomiti sulle ginocchia “senti Davis, piantala di farmi
sentire in colpa, mi dispiace, ok?” solo dopo aver saputo quanta amarezza ha
pervaso il suo amico alla vista di Matt, Tk si è reso conto di quanto fosse
infondata la sua paura. “ok, ma se lo rifai ti strappo tutti i peli che hai
addosso, chiaro?” riprende con la sua voce allegra e squillante “bel recupero
veloce1!” lo ammonisce Tk “certo, se non sono io qui a tenere alta
l’allegria, stiamo freschi” Takaishi ci impiega un po’ ad afferrare il
concetto, ma recupera subito i metri persi rincorrendolo e minacciandolo di
morte istantanea. Al campo una squadra di ragazzi sta intrattenendo la platea
con alcuni passaggi da vero bomber della nazionale, e anche i due amici si
fermano a guardare. Non appena la partita è finita Dai schizza come un fulmine
verso il campo, seguito a ruota dal biondo, leggermente imbarazzato
dell’intrusione che il suo amico ha provocato “Tai” urla il moro sventolando un
braccio “Dai, anche tu qui?” “certo, non potrei perdermi una tua partita per
nulla al mondo!” lo elogia leggermente imbarazzato. “Ciao” saluta Tai vedendo
avvicinarsi il biondino “oh, già, lui è Tk, ma non farci caso, comportati come
se non ci fosse, con me funziona. Sai” si avvicina maggiormente al maggiore e
abbassa la voce con fare cospiratorio “io non lo sopporto tanto, ma lui mi sta
sempre appiccicato come un mollusco” un poderoso schiaffo in piena testa lo fa
piegare in due dal dolore “ma sei pazzo, vuoi staccarmi la testa dal corpo, per
caso?” lo assale Dai “bhe, diciamo che era la mia intenzione, così per lo meno
non puoi più dire cazzate” lo zittisce Tk con un’occhiataccia. La risata di Tai
li fa tornare sul capo da gioco “però, forse Dai hai trovato un avversario che
sappia tenerti testa”. Il piccolo moro sbuffa divertito, ma ormai nessuno gli
da più ascolto “io comunque sono Tai, tanto piacere” sorride allungando la
mano. “piacere. Ho visto come giochi, e ne sono rimasto stupito” afferma
sinceramente “già, Tai è un fuoriclasse. Lui riesce a scartare tutti gli
avversari e a segnare un gol senza l’aiuto di nessun altro giocatore” si
spertica in complimenti Daisuke. Una risatina soffocata dell’amico lo fa
tornare serio e, a giudicare dall’espressione, leggermente incazzato “non è,
vero che ti sei preso una bella cotta per Tai?” chiede soffocando a stento le
risate. Dopo un vistoso imbarazzo da parte di entrambi i moretti ecco la
consueta corsa e la baruffa fra i due ragazzi, finiti per terra e segnati a
dito dai ragazzi circostanti.
“idiota”, “non ho fatto nulla”, “cretino”, “sei tu che sei
suscettibile”, “imbecille”, “non ti ho detto io di corrermi dietro”,
“citrullo”. Ormai da qualche minuto va avanti questa conversazione, che per
fortuna Tai sembra intenzionato a far finire “che ne dite di piantarla
entrambi?” propone, ma con scarsi risultati “è per colpa tua se il mister ci ha
cacciato dal campo” “ma noi non stavamo giocando, cosa te ne importa?” chiede
il biondo ingenuamente “me ne importa perché si ricorderà sicuramente di me
quando tornerò al campo. E inoltre è il migliore allenatore a cui si possa aspirare:
cosa credi che abbia pensato di me?” sbraita imbufalito Daisuke “che sei un
bambino, e che” confessa tranquillo l’amico, interrotto dalla tirata di capelli
che gli riserva l’altro. “deficiente” si lagna Takeru tenendosi la testa e
guardandolo con gli occhi lucidi “adesso basta, o anche io comincerò a pensare
che siete davvero infantili” li ammonisce severo il povero Taichi. Finalmente
raggiungono la gelateria ed ordinano i loro frappé, prima di tornare sui loro
passi. “Dai, il coach è un uomo saggio, e sa che i ragazzi sono irruenti come
voi. Non te la devi prendere con Tk” prova a calmare le acque, visto che i due
sembrano in serio conflitto “tu dici bene, con il cognome che porti tutto ti è
permesso!” borbotta masticando la cannuccia. L’occhiata fugace che gli riserva
Tai è meditabonda “Non sono arrivato dove sono perché porto il cognome Yagami”
afferma serio e scocciato. Non appena giunge all’orecchio di Takaishi quel nome
il frappé rischia di strozzarlo, così è costretto a fermarsi e piegarsi in due
per riprendere fiato, tossendo a più non posso. Con gli occhi ancora
lacrimevoli guarda entrambi inorridito “Yagami?” riesce solo a dire prima di
tornare a un tentativo di vomitare i propri polmoni “ah già, è vero che a te
quel nome da alla testa” afferma sovrappensiero Dai. Improvvisamente il
neo-degente si riprende all’istante e fulmina l’amico “tu lo sapevi? Tu lo
sapevi e ti sei guardato dal dirmelo? Sei una merda ambulante, Daisuke
Motomija” afferma sprezzante, guardandolo come una schifezza “non capisco, qual
è adesso il problema?” chiede confuso il terzo ragazzo, che ormai comincia a
capire che i litigi fra questi due sono all’ordine del giorno “oh nulla, solo
che Tk ha una cotta stratosferica per tua sorella. E comunque non l’ho fatto
apposta, a non dirtelo. Non sono mica ossessionato da lei, io” si giustifica.
Al contempo il biondo diventa di un bel colore rosso brillante, prima di
guardare Tai con una supplica che proviene dal profondo “se non ricordo male
anche tu avevi perso la testa per lei, no, Dai?” chiede innocentemente Taichi.
Motomija si infervora e si allontana a passo spedito da quei due traditori e Tk
ringrazia vivamente il maggiore per l’aiuto prezioso che gli ha fornito, prima
di rincorrere l’amico intimandogli di fermarsi e di
“comunque Take ti assicuro che non ci ho pensato a dirti che
Tai è il fratello di Hikari, se no te lo avrei detto prima!” si scusa per
l’ennesima volta Daisuke “e te lo credo; bella figura che ho fatto!” commenta
acido, ma lo sguardo che gli rivolge è rassicurante. Ken ancora ride sotto i
baffi da quando ha saputo come è andata la faccenda, ma dopo l’occhiataccia del
biondo si è ben guardato dal trattenersi, per lo meno pubblicamente. Takeru
intravede di sfuggita Tsubaki e decide di andarle a parlare: dopo sabato
l’aveva accuratamente evitato, e questo comportamento gli dispiaceva, visto che
da quando era arrivato lì era stata sempre gentile con lui. le corre dietro
chiamandola, ma sembra che non abbia intenzione di fermarsi. Solo quando si
trova a qualche metro di distanza decide di rivolgergli la sua attenzione, ma
l’espressione che gli si presenta sul viso è scoraggiante. “Tsubaki ascolta” si
blocca immediatamente annaspando per lo sforzo “volevo chiederti scusa per
sabato” “perché? Non mi hai fatto nulla. Sei solo stato sincero confessandomi
che hai preferito un altra ragazza a me, tutto qui!”. Certo, la verità la
sapevano entrambi, ma sentirsela spiattellata con tale rudezza lo lascia
comunque basito “si, ma è il modo in cui te l’ho detto!” precisa fissandola
negli occhi “Non avrei dovuto ferirti in quella maniera, ma mi sembrava giusto
essere totalmente sincero con te fino in fondo, visto che sei sempre gentile
con me”. Ecco, adesso che il sacco è vuotato si sente davvero meglio, ma
l’espressione dell’amica non sembra comunque idilliaca “già, e pugnalare alle
spalle è il modo giusto per mostrare la propria gratitudine” sputa tutto il
veleno che le invade il corpo. Certo quella frase nessuno dei due se
l’aspettava, e il ragazzo la sta guardando mortificato e forse un po’ sorpreso.
Ma chi l’ha messa in questa situazione, si domanda la bionda. Sospira esasperata
“senti Tk, sarò sincera: non porto rancore, ma ti consiglio di stare attento a
lei, perche è subdola” finalmente riesce a dire quello che ha sempre pensato di
quella Hikari “va bene, cercherò di seguire il tuo consiglio” prova a
tranquillizzarla Takeru salutandola poi con un sorriso dolcissimo. Si, peccato
che tu ne sia già cotto, commenta poi fra se e se.
“sai cos’è? sei
fortunato perche è innamorata persa di te, altrimenti nella stessa situazione
avresti già preso uno schiaffo in piena faccia” bofonchia quasi invidioso Dai
“già, perché tu te ne intendi di sberle, vero?” lo stuzzica il biondo. Un
leggero colpo di tosse fa voltare tutti e due, e finalmente notano Ken che li
guarda serio, affiancato da un Hikari spazientita “Oggi pomeriggio vieni a casa
mia per la prima lezione. Finito il tuo allenamento di basket mi dovrai
raggiungere immediatamente al cancello, e devi portarti dietro il libro di
Matematica. Ti è tutto chiaro?” le parole lo investono come un tornado, senza
neppure avere il tempo di immagazzinarle. “buongiorno anche a te” bofonchia un
po’ offeso Dai, ma si zittisce subito all’occhiata fulminante che gli lancia
Hikari “potresti concedergli dieci minuti di tempo, giusto per permettergli di
raggiungere la farmacia più vicina. Sai, non credo che abbia profilattici nello
zaino” prova a tranquillizzarla subito dopo, ma con scarsi effetti, visto anche
che si trova una mano di Tk sulla faccia e l’altra dietro la nuca a bloccargli
la testa “si, va bene, ci vediamo oggi, allora” la voce che esce dalla bocca
del biondo è particolarmente acuta. Senza neppure un cenno al moretto, la
ragazza fa un cenno a Tk per salutarlo, prima di allontanarsi a testa alta. Non
appena sente la presa diminuire sul viso, Dai prova a protestare per la brusca
interruzione, ma gli manca il tempo, poiché l’amico gli salta al collo,
probabilmente con l’intento di soffocarlo, mentre qualcuno, probabilmente Ken,
se la ride di brutto.
A pranzo, con Dai che
continua a lagnarsi di un misterioso dolore lancinante al braccio, Ken che
prova a tranquillizzare Tk sui suoi timori della figura di merda che l’amico si
è premurato di avergli fatto fare e Cody che continua a scossare la testa
interdetto dal maturo comportamento dei suoi amici, la ragazza che si avvicina
al tavolo passa inosservata, ed è costretta a bussare sulla spalla del moro,
intento a divorare il suo pranzo, per farsi notare. “che c’è?” chiede con la
bocca piena, scocciato dell’interruzione alla sua attività preferita “mi è
stato chiesto di recapitare questo per te. Per tua mera informazione, sputare
cibo addosso alle persone è segno di maleducazione” conclude scrollandosi la
felpa dalle briciole di pane, prima di voltarsi e andarsene a passo spedito
verso un tavolo all’altro capo della mensa. Daisuke continua a fissarla
immobile, masticando lentamente, prima di tornare a voltarsi verso i suoi amici
“e quella chi è?” chiede quasi cadendo dalle nuvole “forse una spasimante che
ti ha voluto confessare i suoi sentimenti per iscritto, ma dopo la tua
performance stai certo che avrà cambiati idea” dice Tk allungandogli il foglio
che la ragazza aveva posato sul tavolo. Curiosamente veloce, Dai apre lo
scritto, per poi emettere un suono gutturale “no, è mia sorella! Vuole che
passi da Tai per riprendere le cose che ha lasciato a casa sua. Ma perché devo
avere una parente così cretina?” sbotta lanciando il foglietto in mezzo al
tavolo “aspetta, tua sorella stava con Tai?” domanda confuso Takeru “si, ma
questa è storia vecchia. Ora lei non vuole più vederlo e manda il fratellino a
fare da messaggero fra i due” aggiorna prontamente Ken. Alla domanda dell’amico
se non poteva ribellarsi, tutti quanti scoppiano a ridere, eccetto Dai “tu non
hai mai assaggiato i suoi pungi, Tk, se no non lo diresti”. Cody gli indica
gentilmente la figura della sorella, seduta allo stesso tavolo della ragazza
che ha portato il foglietto, ma nulla gli suggerisce questa cattiveria che
descrive il fratello minore “è la storia che racconta a tutti, ma nessuno
ancora ha saputo confermare le sue parole: tutti quanti affermano essere una
ragazza educata e molto per bene” la difende Cody “forse perché tutti quelli
che l’hanno criticata sono morti di una morte lenta e dolorosa” si difende
Davis con una smorfia “si, certo, Jun, l’incubo di ogni ragazzo. Se mai
scomparirai, sapremo da chi andare” lo canzona Ken, dandogli dolci pacche sulla
spalla e alzandosi, assieme agli altri due, con i vassoi e piegati dalle risate
“che merde di amici, che ho!” commenta prima di tornare al suo dolce.
È durante la prima
ora del pomeriggio che l’idea brillante illumina la mente di Davis; dato che
l’interrogazione dei tre ragazzi alla cattedra si sta protraendo per le lunghe
e la professoressa non sembra minimamente interessata a ciò che accade al resto
della classe, il ragazzo scivola furtivamente giù dalla sedia e, cercando di
non farsi notare dall’insegnante, sgattaiola vicino al banco di Takeru.
Quest’ultimo, sorpreso dal gesto dell’amico, lo guarda incuriosito “visto che
oggi devi andare a casa di Hikari, perché non ci pensi tu a chiedere a Tai di
restituire la roba a mia sorella?” domanda troppo speranzoso “perché dovrei
fare da paciere fra i due innamorati?” chiede perplesso, ma Dai gli scocca uno
sguardo stizzito “tu non vedi fare nulla fra nessuno, tonto! L’unica cosa che
ti è richiesta è di dire due parole a Taichi da parte mia, così mi risparmio il
tragitto che tanto tu sei già costretto a fare” conclude brillantemente.
Purtroppo l’amico non trova tesi a sfavore, ed è quindi costretto ad accettare.
Durante l’ora di basket ogni senso del
biondo e vigile, poiché vuole evitare qualsiasi scontro con i suoi compagni di
squadra: dopo l’ultima volta che lo avevano messo in imbarazzo evitava
accuratamente di rivolgere loro la parola se non per il solo intento di parlare
della partita corrente o simil. Praticamente nessuno dovrebbe essere al
corrente dell’imminente lezione che Takeru si appresta a sostenere con la
Yagami, ma resta comunque sull’attenti non appena qualcuno della squadra lo
guarda troppo insistentemente o se scoppia una risata senza motivo apparente.
Finito l’allenamento tutti sembrano prendersela comoda, ma al ricordo
dell’ammonimento di quella mattina, Takeru si costringe ad accelerare i tempi
per non far attendere troppo la ragazza all’ingresso. Ironia della sorte:
quando, con capelli ancora bagnati e borsone mezzo aperto raggiunge il
cancello, non trova nessuno ad attenderlo. Passano due minuti, poi cinque;
finalmente, dopo quasi un quarto d’ora che è lì appoggiato nota una figura
familiare che si avvicina a passo tranquillo “pensavo avessi detto che sarei
dovuto arrivare il prima possibile” prova ad incolparla senza che però sia
troppo evidente l’accusa “è la mia tecnica per far si che nessuno arrivi in
ritardo: anticipare di qualche minuto l’orario in cui bisogna incontrarsi” lo
liquida sorpassandolo. Tk la affianca subito, cercando di capire se questa loro
vicinanza è così sgradita come lei sembra voler far credere. “allora anche tu
avevi un corso pomeridiano da seguire” azzarda “già” è la liquidaria risposta.
Con un sospiro azzarda un approccio più irritato “prima o poi verrò mai a
conoscenza dei tuoi intrattenimenti pomeridiani?”. Lo sguardo curioso e quasi
sorpreso che gli rivolge lo lascia atterrito: è la prima volta che non è
arrogante con lui, e così sembra acquistare ancora più fascino, se possibile
“tutti tutti?” la leggera nota di imbarazzo fa intuire al biondo cosa intende
con tutti “si, via, quelli
scolastici, intendo” possibile che si debba sentire a disagio lui per ciò che
fa Hikari nel suo tempo libero? Con un alzata di spalle, guardando la strada,
il suo “forse” chiude definitivamente la questione. Procedono così, in
silenzio, per altri tre minuti, fino a che non raggiungono un edificio enorme
ed evidentemente ben curato. La casa, a un piano, ha un giardino nascosto dalla
rete verde. La porta d’ingresso si apre su un corridoio leggermente scuro e
spoglio. Il ragazzo segue la padrona di casa in una stanza, dove si blocca
appena entrato. Il salottino che precede la cucina è occupato da due ragazzi
stesi sul divano di 7 posti. Chissà, forse se torna subito indietro non si
accorgeranno neppure della loro entrata. “vi spiace trattenevi per due
secondi?” chiede evidentemente irritata Hikari. La ragazza che si trovava sul
divano alza la testa velocemente e si butta a sedere, evidentemente
imbarazzata. Il ragazzo, al contrario, resta sdraiato a occhi chiusi,
respirando lentamente, a riprendere il controllo di se “non potresti
semplicemente uscire come sei entrata, cioè senza rompere i maroni, Kari?”
portandosi le palme delle mani sugli occhi continua la ramanzina “mai che ti
passi per la testa che forse facendo così metti in imbarazzo Sora?”. La
ragazza, ancora ad occhi bassi e i bracci stretti intorno alle ginocchia sembra
non premurarsi di essere appena stata nominata “se forse avessi avuto gli occhi
aperti, invece della bocca, avresti notato che ho ospiti, e forse è più in
imbarazzo lui che la tua fidanzatina!” a quelle parole Tai sbarra gli occhi e
incrocia quelli di Takeru “Tk!”. Adesso ad essere in imbarazzo sono i due
ragazzi “voi due vi conoscete?” chiede Hikari avvicinandosi al biondo con una
bottiglietta d’acqua in una mano e un’espressione schifata sul viso, fissando
il fratello “si, ci siamo conosciuti ieri. Ma tu che ci fai qui?” chiede dando
poca considerazione alla sorella “ehm, bhe, gli faccio lezioni private” prova a
rimettere tutti a proprio agio “si, va bene. Almeno evitiamo presentazioni.
Andiamo, dai!” lo incita afferrandolo per un braccio e tirandolo via “felice di
averti conosciuto” prova a congedarsi dalla ragazza ancora in forte imbarazzo,
ma è praticamente sicuro che lei non sia dello stesso parere. Finalmente viene
liberato dalla presa della ragazza e la può seguire in camera sua, dove si
accomoda ad una scrivania. Nel mentre che lei getta lo zaino in un angolo e
prende il necessario per lo studio, Tk ha il tempo di guardarsi in giro: il
letto è a due piazze, appoggiato contro la parete a nord, la finestra da sul
cortile che circonda la casa, priva di tende, l’armadio che ricopre tutta la
parete sud ingrandisce l’intera stanza, più di quanto già non lo sia, grazie
agli specchi sulle ante. Gli scaffali traboccano di oggetti vari, fra cui varie
foto leggermente impolverate, e sulla scrivania fogli vari, libri e cancelleria
sommergono la maggior parte del piano e il computer portatile, aperto e in
standby. La ragazza afferra qua e là i libri, li chiude e li appoggia sul
letto, procurandosi lo spazio minimo per poter aprire il libro di matematica.
“allora, da che cominciamo?” domanda afferrando una sedia e guardandolo fisso
in faccia “ehm, non lo so, qual è il vostro programma, quest’anno?”. In tutta
risposta gli porge il libro, aprendolo all’indice. Dopo una breve scorta degli
argomenti torna a guardarla “e immagino tu debba partire dall’inizio” “già”.
Bene, mettiamoci al lavoro, pensa. All’inizio Takeru sembra imbarazzato,
soprattutto quando è costretto a diminuire la distanza per mostrarle come
eseguire un esercizio, ma dopo un quarto d’ora sembra tranquillizzarsi, e la
lezione prosegue tranquilla.
Dopo quasi un ora un
lieve bussare li riscuote dai loro calcoli “Sora se ne sta andando, la
accompagno a casa” la ragazza di prima spunta da dietro il braccio di Tai e fa
un lieve cenno con la mano a Tk, che ricambia “va bene” lo liquida Hikari prima
di riprendere la calcolatrice. Prima di richiudersi la porta, Tai lancia uno
sguardo stupito a Takeru, come a dirgli però,
tu si che ci sai fare, ma il biondo si limita a un cenno della testa. “vuoi
riposarti cinque minuti?” prova ad interromperla, ma un grugnito appena udibile
gli suggerisce che è troppo concentrata per ascoltarlo davvero. La ragazza è
molto sveglia, e dopo che ha ascoltato la spiegazione teorica della regola
riesce a fare l’esercizio quasi subito. Ogni tanto alcuni passaggi più
complicati richiedono un ripasso delle regole, ma la capacità di Tk a
trasformare la definizione in parole più semplici ed efficaci risolve ogni
problema. Dopo un ora e quaranta Hikari chiude con uno scatto il libro, prima
di appoggiarsi allo schienale, sfinita “direi che per oggi basta così” lo
guarda intensamente, senza sbattere gli occhi “sei un bravo insegnate, te ne
devo dare atto” lo sorprende. Per togliersi dall’impaccio si china a
raccogliere il suo zaino, per poi metterselo in spalla. “ti chiedo scusa per
l’imbarazzo che ha provocato mio fratello e quell’altra oca” Takeru la guarda
severo, cercando di capire se lo sta dicendo per scherzo o è seria “non ti sta
simpatica?” chiede sorprendendo anche se stesso della domanda. Sbuffa prima di
emettere una breve risata secca “affatto. Ma almeno è meglio di quella
precedente” a quell’accenno gli balza in mente una cosa “oh, è vero, dovevo
chiedere a Tai se poteva ridare indietro a Jun la sua roba” una breve pausa fa
cadere la casa nel silenzio più assoluto “bhe, ma immagino che con la sua
ragazza davanti non potevo chiederglielo” borbotta più per se. “conosci Jun?”
domanda lei forse più annoiata che incuriosita “no, l’aveva chiesto a suo fratello,
e lui l’ha chiesto a me, visto che venivo qui” si affretta a rispondere, ma la
sua interlocutrice non sembra molto interessata. Apre la porta d’ingresso per
farlo uscire e si ferma lì, sul ciglio dell’entrata. Il biondo si volta per
salutarla “bhe, immagino che ci vedremo a scuola, no?” chiede con troppa
speranza che incrina la sua voce “si. Vengo io a comunicarti il prossimo
incontro” fissandolo intensamente accenna un sorriso “immagino che ti dovrei
qualcosa di più che una firma sul foglio dei crediti, visto il tuo impegno e la
velocità con cui sei riuscito a insegnarmi quegli esercizi”. L’incredulità si
impossessa di Takeru, che si affretta a sminuirsi “no, non ce n’è bisogno,
basta che tu riesca…” non riesce a finire la frase. Probabilmente Hikari decide
di dargli quel qualcosa che aveva
promesso, appoggiando le labbra sulle sue. La sorpresa blocca il ragazzo sul
posto, impedendogli di reagire,e magari
ricambiare quel bacio. Dura troppo poco per lui, ma quando Hikari si discosta
non è imbarazzata, tutto il contrario. Con un cenno della mano e un sorriso
furbo richiude la porta, lasciandolo coi suoi dubbi.
1 Non so se la frase vi risulti familiare: per chiunque
l’abbia visto, in Digimon- Il Film Davis scoppia a piangere dopo il racconto di
Willis e dei Digimon gemelli. Willis dice: “Il problema è mio, non disperarti
così, sorridi” e alla pronta ripresa di Davis commenta proprio “Bel recupero
veloce!”. Caso vuole che questa volta sia Tk a dirglielo!